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Autore: babastrell    10/10/2022    1 recensioni
[Hazbin Hotel]
Alastor scopre casualmente qualche dettaglio sul passato di Angel Dust quando lo trova a torturare un pianoforte nella sala musica.
(Contiene slur omofobi)
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Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it
Prompt: Sweet dreams are made of this
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al Writober2022 di Fanwriter.it

Prompt: Sweet dreams are made of this (pumpNEON)

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No. parole: 1073

 

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SWEET DREAMS

 

Alastor passeggiava nei corridoi dell'Hotel, impettito e soddisfatto, fischiettando un motivetto jazz di cui non ricordava il titolo.

L'albergo era ancora deserto, e finché Charlie non avesse iniziato ad accogliere seriamente ospiti era piacevole aggirarsi nei corridoi la mattina presto, ora che non sembravano più una discarica.

Quello che non si aspettava però era il suono dei tasti di un pianoforte. Proveniva dalla sala di musica, una delle modifiche che Alastor aveva aggiunto all'edificio da quando aveva iniziato a sponsorizzarlo. Charlie adorava quella modifica.

Incuriosito, Alastor tornò sui suoi passi e spinse la porta doppia.

Il pianoforte nero lucido troneggiava su una pedana in fondo alla stanza. A suonarlo era Angel Dust, le due braccia inferiori incrociate allo stomaco e la sinistra rimanente abbandonata in grembo. Suonava –o meglio, strimpellava– una melodia completamente fuori tempo battendo sui tasti l'indice destro.

«Cazzo» imprecò a mezza voce quando sbagliò una nota.

Alastor alzò un sopracciglio, ascoltandolo. Il piano non era decisamente la sua strada.

Il ragno riprese la strofa dall'inizio, un po' più a ritmo, e sbagliò di nuovo la stessa nota.

«Quello è un Do».

Angel Dust trasalì e si portò tutte le mani al petto. «Porca troia, Smiles! Vuoi farmi morire di nuovo?!».

Una reazione esilarante, che fece allargare ancora di più il sorriso di Alastor. Il flebile suono statico della radio crepitò nell'aria. «Niente da temere al riguardo, amico mio, se mai decidessi di ucciderti l'attacco di cuore non sarebbe tra le mie tecniche di elezione». Scosse la testa. «Troppo rapido e indolore, oserei dire noioso».

Con un'alzata d'occhi, Angel Dust rilassò le spalle e tornò a guardare la tastiera. «Come credi. Che stavi dicendo prima?».

Il Demone della Radio attraversò la stanza e si appoggiò all'asta del microfono. «La nota che cerchi è un Do. Stavi suonando un Fa, per questo stona».

Lo guardò contare i tasti come se non sapesse riconoscere un Do, poi premere il Do sbagliato.

Il suo sorriso ebbe un minuscolo spasmo e il crepitio statico si fece più intenso. «Non quel Do. Un'ottava sopra».

Finalmente Angel Dust trovò il tasto giusto. Riprovò a macellare la strofa un'ultima volta e infine, soddisfatto del risultato, si alzò stiracchiandosi. «Quindi conosci questa roba» disse.

«The Entertainer» confermò Alastor. «Scott Joplin, un brano di grande effetto nella sua semplicità. Un vero genio, il signor Joplin, se mi è concesso. Una produzione musicale e teatrale innovativa, nonostante la morte in culla della figlia, la morte della giovane seconda moglie, il ricovero per sifilide durante il quale trascorse tre lunghi mesi in stato semicosciente tra atroci sofferenze, e infine una morte lenta che neanche fece notizia sui giornali. Che vita avvincente!» esclamò, dondolando la testa con fare allegro.

Angel Dust gli rispose con una smorfia fintamente impressionata.

«Permettimi» continuò Alastor sedendosi al pianoforte.

Si scrocchiò le dita, producendo un raccapricciante rumore più simile a ossa che si spezzavano, e iniziò a suonare la versione completa, a due mani, del brano.

Anche se inizialmente aveva avuto solo intenzione di sfoggiare la sua abilità davanti a un assoluto principiante, doveva ammettere che vedere l'espressione indifferente di Angel Dust mutare in colpita e poi ammirata era molto divertente.

«Afferrato. Sai suonare» commentò Angel Dust quando l'esibizione finì e Alastor si alzò per inchinarsi al suo pubblico.

«Suppongo che anche tu abbia avuto qualche tipo di formazione in passato, dato che stavi tentando di suonare senza spartito». Anche se chiaramente erano stati sforzi sprecati, pensò Alastor, ma non lo disse.

Lui si strinse nelle spalle. «Mio padre aveva un'idea ben chiara di come dovesse essere un uomo, era convinto che dita agili rendessero un assassino più abile o stronzate del genere. Non me n'è mai fregato un cazzo, onestamente, avevo di meglio da fare». Fece un gesto di noncuranza. C'era una nota di amarezza nella sua voce. «E comunque di solito passava le lezioni a darmi del frocio o del succhiacazzi, era fatto così. Poi sono crepato prima che potessi imparare davvero qualcosa».

Alastor si costrinse a passare sopra la sequela di volgarità. Suo malgrado, la conversazione lo stava interessando.

«Mia sorella invece cantava» aggiunse Angel Dust. Sembrava un blando tentativo di cambiare argomento.

Decise di abboccare. «Era brava?»

«La migliore della città. Da piccoli cantavamo insieme, con dei tubi di cartone come microfoni». Il ragno si lasciò sfuggire un sorrisetto nostalgico.

Alastor annuì, soppesando la nuova informazione. «E dimmi, ora mi faresti il favore di cantare per me?». 

Angel Dust gli scoccò un'occhiataccia. «Non ho mai detto che cantavo bene»

«Non intendo offendere, ragazzo mio, ma dubito fortemente che il tuo talento canoro possa in qualche modo essere peggiore delle tue capacità di pianista». Fece un cenno teatrale verso il microfono abbandonato all'estremità della pedana. «Suvvia, è buona educazione assecondare la curiosità di un vecchio peccatore».

Lui squadrò il microfono come se dovesse esplodere, poi sbuffò e alzò le spalle. «Non sei neanche più vecchio di me» disse posizionandosi davanti al microfono. «Hai solo tirato le cuoia prima».

Alastor ignorò la frecciatina e si accomodò di nuovo al piano. «Ci sono richieste?».

«Beh, dunque…». Angel Dust si grattò il mento, pensoso. «Ce n'è una che mi piace, la suonano spesso al club, ma non la conosci. È uscita dopo che siamo morti»

«Sono una persona che impara velocemente, e raramente mi sottraggo a una sfida. Il titolo, prego»

«Uh…». Il demone aggrottò le sopracciglia. «Sweet Dreams? Credo, il DJ non annuncia i titoli. Il testo dice qualcosa tipo ‘Sweet dreams are made of this’».

Il Demone della Radio rifletté un momento, poi evocò una serie di note rosse luminose, che fluttuarono davanti ai suoi occhi disponendosi su un pentagramma. «Non sembra una composizione per pianoforte. Dovrò adattarla».

Si scoprì divertito da quel giochetto, si stava rivelando più difficile del previsto. Fece un paio di prove per trovare il tempo, infine rivolse il suo sorriso impeccabile verso Angel Dust.

Lui chinò la testa, strafottente. «Quando vuoi, Maestro».

Quando poi, qualche minuto dopo, Charlie si ritrovò a passare nella sala musica per verificare che fosse tutto in ordine, fu accolta dal bizzarro spettacolo dei due demoni impegnati in un duetto su una canzone che non aveva mai sentito. Alastor era un pianista sublime, la voce di Angel Dust era un po' troppo rauca e acuta per intonarsi bene alle note, insieme erano un duo poco equilibrato ma sembravano divertirsi un mondo.

Sorrise, appoggiandosi allo stipite della porta per godersi bene l'esibizione.

  
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