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Autore: pampa98    15/10/2022    2 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Thorin, Fili e Kili sono sopravvissuti alla Battaglia delle Cinque Armate e dopo due anni decidono che è tempo per Bilbo di rivedere la sua casa. Un viaggio a ritroso verso la Contea, si spera privo dei pericoli affrontati all'andata.
~ Thorin/Bilbo - Thranduil/Bard - Accenni Kili/Tauriel e Dwalin/Ori ~
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gandalf, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: "Con te"


 

Grande via a Est



 

Lasciarono Gran Burrone dopo tre giorni. Thorin aveva iniziato a scoprire le comodità che poteva offrire una vita libera da doveri e fantasmi, ma vivere a stretto contatto con gli elfi non era ancora diventata una delle sue maggiori attrattive. 

L’estate assicurava loro un viaggio tranquillo e soleggiato lungo la Grande Via a Est e, a differenza del loro primo passaggio, i nani si fermarono spesso a riposare all’ombra degli alberi e Bilbo osservò attentamente tutte le piante di cui non conosceva l’esistenza, affiancato da Bofur e Dori. Thorin non smetteva mai di sorprendersi per l’entusiasmo che lo hobbit dimostrava per le cose più semplici. Mesi a stretto contatto con l’oro e le gemme di Erebor senza fare una piega, eppure bastava mostrargli la corolla di un fiore che i suoi occhi splendevano di gioia e curiosità. 

«L’amore dei mezzuomini per le piccole cose non smette mai di stupirmi.»

Thorin alzò lo sguardo. Gandalf parlava di Bilbo, ma stava fissando lui, con quel mezzo sorriso di chi si vantava di conoscere ogni cosa attorno a sé. 

«Non credo sia prerogativa di tutti i mezzuomini» disse Thorin, tornando a guardare Bilbo che era intento a spiegare a Bofur che quei fiori non erano dei “piscialetto”, qualunque cosa volesse dire. «Bilbo è speciale.»

«Lo è di certo. Ha fatto sciogliere un re di pietra come te.»

Thorin lo guardò di sbieco. Avrebbe voluto ribattere, ma si trattenne: dopotutto, ciò che Gandalf aveva detto non era così distante dalla realtà. Thorin avrebbe voluto attribuire il merito del suo cambiamento alla riuscita della missione a cui aveva dedicato anima e corpo per tutta la sua vita, ma sapeva anche lui che, senza Bilbo, sarebbe stato ancora preda della Malattia che aveva colpito la sua famiglia prima di lui. 

«Sembra felice» disse poi lo stregone, e Thorin fu lieto che l’argomento fosse mutato.

«Sì. Lo è» rispose. 

Gandalf annuì, sorridendo.

«Non ho avuto successo con lui, perciò dubito di averne con te, ma perché non tentare?»

Thorin aggrottò le sopracciglia. «Di cosa stai parlando?»

«Credevi che Bilbo sarebbe stato un fardello per voi e mi hai assicurato che non avresti badato alla sua incolumità. Tuttavia, mi pare di capire che la mia scelta non ti sia dispiaciuta così tanto alla fine.»

Thorin sbuffò. «È stato un fardello» disse, ricordando tutte le volte che Bilbo aveva rischiato di farsi ammazzare proprio in quelle terre. «È migliorato nel tempo, ma quando me lo hai presentato era ben diverso dallo hobbit che è adesso.»

«Su questo devo concordare» concesse lo stregone, ma dal suo sguardo Thorin capì che non avrebbe chiuso lì la questione. «Ma la mia scelta si è rivelata comunque la migliore.»

«Per merito di Bilbo, non certo tuo» disse Thorin, incrociando le braccia sul petto. Non voleva immaginare che Gandalf avrebbe potuto proporgli qualcun altro come quattordicesimo membro della Compagnia, ma sarebbe morto prima di dare ragione a uno stregone.

Gandalf attese un’ulteriore risposta per qualche secondo, poi sbuffò, borbottando qualcosa sulla caparbietà dei nani che Thorin scelse di ignorare.

«Bene, credo sia giunto il momento di salutarsi» annunciò infine Gandalf.

«Salutarsi? Te ne vai?»

Lo stregone annuì.

Thorin spostò lo sguardo da lui ai suoi compagni, che si erano riuniti tutti insieme a mangiare al riparo dal sole cocente. 

«Se è per qualcosa che ho detto» disse, tornando a guardare lo stregone, anche se gli costò molta fatica, «mi scuso.»

Gandalf soppesò attentamente le sue parole e quel prolungato silenzio irrigidì Thorin, teso per il responso che avrebbe ottenuto. Alla fine lo stregone sorrise e scosse la testa.

«No, Thorin, figlio di Thràin. Era mia intenzione accompagnarvi solo per un breve tratto di strada. Queste terre sono abbastanza sicure ormai e la Contea è vicina. Ve la caverete anche senza di me.»

Thorin annuì. «Abbastanza?» chiese poi. «Senza gli orchi, non ci sono altre minacce da cui stare in guardia.»

«Vorrei che fosse così» disse e il suo sguardo si incupì. «Azog e Smaug non erano i nemici peggiori che potessi incontrare. Ma non è questo il tempo e il luogo per parlarne – e, se saremo fortunati, quel tempo non arriverà mai.»

Thorin stava per chiedergli a cosa si riferisse, ma Gandalf lo aveva già superato per andare a salutare gli altri.


🌰
 

Si accamparono su un promontorio roccioso per passare la notte. Thorin non aveva parlato a nessuno della conversazione con Gandalf, ma da allora teneva sempre i sensi all’erta. Non voleva allarmare gli altri, soprattutto riguardo un pericolo solo paventato e di cui lui per primo non conosceva niente, perciò non disse loro che passava le notti sveglio a fare la guardia, concedendosi solo qualche minuto di riposo quando si accorgeva che qualcuno di loro si era svegliato. 

Aspettò che Bilbo si addormentasse, poi lentamente gli sollevò la testa dal suo petto, adagiandola sul mantello perché restasse comodo e si alzò. Si diresse verso lo strapiombo, osservando la natura circostintante illuminata dalla luna. Non ci aveva fatto caso prima, ma in quel momento, richiamando alla memoria la voce di Balin, ricordò che erano già stati lì. 

«Thorin?» Bilbo comparve alle sue spalle, fissandolo preoccupato.

Thorin sospirò. «Bilbo. Perdonami, non volevo svegliarti.»

Lo hobbit scosse la testa. Si avvicinò a lui, prendendogli una mano tra le sue.

«Va tutto bene? Non riuscivi a dormire?»

«No. Stavo solo… Qui siamo piuttosto esposti» disse, cercando di restare vago. «Volevo solo assicurarmi che fossimo al sicuro.»

Bilbo annuì. Si guardò intorno e Thorin sorrise vedendo il modo – completamente inutile ed errato – con cui lo hobbit scrutava intorno a sé in cerca di minacce. Gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoli con affetto.

«Torna a dormire, mastro Baggins» disse. «Basto io per tenere d’occhio la zona.»

«No, no, preferisco restare con te» rispose. «Anche se non credo che ci siano davvero dei pericoli qui intorno. I pochi orchi superstiti si sono ritirati, no? Dubito che ne incontreremo in questa zona.»

Thorin annuì, ma probabilmente con poca convinzione perché Bilbo insistette: «Thorin, che succede? Mi sembri preoccupato, ma non… non ne capisco il motivo.»

Per un momento, il nano pensò di informare il suo compagno circa le parole di Gandalf su nemici paventati e ignoti, ma si rese conto che lo avrebbe spaventato inutilmente. Ripensando alle parole dello stregone, inoltre, Thorin si rese conto che aveva assicurato che quelle terre fossero sicure e che quella minaccia, di qualunque entità si trattasse, non era ancora giunta tra di loro. 

Non c’era niente di cui preoccuparsi, almeno per il momento.

«Sto bene, davvero» rispose con un sorriso, ed era sincero. «Sono sprofondato di nuovo nel passato, dimenticando che i demoni di allora non esistono più.»

Tornarono accanto ai resti del fuoco su cui avevano arrostito la loro cena e si stesero sul loro giaciglio. 

Bilbo poggiò la testa sul suo petto e si lasciò andare a un lungo sbadiglio. Thorin rise.

«E volevi restare a fare la guardia con me?» chiese divertito, affondando il volto tra i suoi capelli.

Bilbo sbuffò, stizzito, reazione che ampliò il sorriso di Thorin. 

«Ce l’avrei fatta senza problemi. E poi» aggiunse, dopo un altro sbadiglio, «ormai mi sono abituato a dormire con te, non credo che sarei riuscito a riposare bene da solo.»

Thorin lo avvolse tra le sue braccia. «Non preoccuparti, mio piccolo hobbit. Io sarò sempre con te.»

   
 
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