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Autore: An13Uta    27/10/2022    0 recensioni
Mi chiedo se Andy abbia mai provato un rancore irragionevole per la sua situazione.
(Contiene pensieri suicidi)
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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Odio Odio Odio







Perula gli chiedeva spesso come si sentisse.

A volte Andy era stato sul punto di non pensare e di risponderle gentilmente, molto calmo, di volersi ammazzare. Non lo fece mai, per non farla preoccupare, e perché non era mai sicuro di volerlo davvero.
 

Si ricordava di essere stato terrorizzato quando non era più riuscito a muoversi e quella Frosslass che aveva confuso per qualcuno che non ricordava era stata sul punto di staccargli le membra gelate pezzo per pezzo per il suo stuolo di timidi, famelici Snorunt, e che aveva quasi gridato per il sollievo prima di sentirsi svenire quando il Glalie l'aveva tranciata quasi a metà nelle sue fauci. Si era risvegliato al caldo, al sicuro, e Otis, che non si era mai lontanamente fidato di lui e lo aveva tollerato solo per rispetto verso Perula, lo aveva accudito tra la febbre e l'assideramento dicendogliene dietro di ogni mentre gli tagliava Baccaperine a spicchi come un padre apprensivo.

Si ricordava di essere stato felice, in quel momento. Mezzo morto e grato a chissà chi – a Sinnoh, di essere vivo.

Quindi non sapeva davvero se volesse morire.
 

C'erano poi i suoi pokémon, che immaginava sarebbero stati rattristati se li avesse lasciati così crudelmente da soli. Alcuni li aveva praticamente cresciuti lui stesso, come Machamp e Gliscor – e poi c'era Sneasler, che lo aveva scelto dopo giorni e giorni di prove e indecisioni e come accadeva anche agli altri Regali con i loro capitani si era ormai affezionata a lui: non avrebbe mai voluto darle un tale dispiacere. E non sarebbe stato giusto neanche per il Clan Perla, gettare così al vento la loro ospitalità, l'avergli salvato la vita.


A volte Andy voleva afferrarsi la testa, il mento, la mascella, e tenerla con le mani in a presa invincibile, e tirare forte verso l'alto finché non gli si sarebbe staccata completamente dal collo.

A volte Andy odiava di un odio profondo quella terra e quelle persone che lo avevano rapito.

Mi hanno incatenato qui, con questo bracciale e questa tunica, pensava con astio torcendosi il polso come per farlo a brandelli. Mi hanno imprigionato con la scusa di dovergli la vita e non mi lasceranno mai tornare a casa, mai, mai, mai. Getteranno la mia giacca e il mio cappello in un qualche dirupo appena riusciranno, per farmi dimenticare tutto, e mi ricorderanno che non ho nessuno al mondo se non loro e nessuna casa se non Hisui finché non morirò.

Poi tornava in sé; e odiava aver pensato così.


A volte Andy pensava di andare da qualche parte lontano, nelle montagne innevate, di trovare una tana di Zoroark e infilarcisi, preso dalla disperazione: se fosse stato uno di loro come spesso lo avevano accusato lo avrebbero accolto e avrebbe vissuto come una bestia, avrebbe finalmente dimenticato tutto, tutto quello che non lo faceva dormire, che gli faceva venir voglia di morire; se fosse stato un semplice umano lo avrebbero sbranato, e Otis non avrebbe potuto balzare fuori dal nulla ad impedirlo, e non avrebbe avuto il tempo di pentirsene.


L'unico Zoroark che avesse mai incontrato lo aveva adescato regalandogli confuse visioni bellissime di un luogo luminoso, di un baccano confortevole, di gallerie infinite, di specchi sorridenti. Di una sensazione di casa.

Valeva la pena morirne.

Ma non lo disse mai.

   
 
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