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Autore: Cinnepete    01/11/2022    0 recensioni
Finalmente la Recluserv, dopo i successi iniziali, è arrivata a formare un consiglio amministrativo ed è pronta a inserirsi sul mercato. Fase davvero delicata.
 
Intanto sulla Terra Enzo e Margherita si accingono ad andare in gita scolastica assieme a due classi, oltre alla loro.
 
Le classi diventano Servitrici d'Allinie. Presto dovranno capire che voglia dire ciò e cosa comporti tale ruolo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate
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Materia prima


 
 
Riunione

Dieci persone stavano dietro a un lungo tavolo, nella sala con sobrie decorazioni. Teto Murran aveva giustamente insistito sull’importanza di limitare gli sprechi in un’azienda, indipendentemente da cosa vendesse. Un ufficio ben tenuto e di un minimo di gusto era adatto a parlare d’affari e a garantire un’atmosfera di professionalità. Anche nel loro caso, lo sfarzo andava solo dove necessario.
Certo, la scoperta di quella che veniva chiamata, la “Stella Ven”, era stato per loro una grandissima fortuna! Altri avevano pensato di sfruttarla, più che altro per prodotti di salute e cosmesi, ma era stata dei fondatori della da poco nata Recluserv l’idea geniale per fruttare ciò che la Stella Ven aveva da offrire. Il forgiatore di artefatti e l’intagliatrice di pietre avevano subito suggerito di brevettare il procedimento.
Inizialmente alcuni avevano pensato che i guadagni sarebbero potuti arrivare semplicemente in quel modo, ma fortunatamente la maggioranza aveva capito che occorresse controllare tutta la filiera produttiva per arrivare al successo.
Finalmente erano arrivati a formare il consiglio esecutivo e avrebbero potuto portare la produzione a un maggior livello di disponibilità per i clienti. I primi prodotti erano andati a ruba, a dispetto del prezzo elevato, e ciò aveva aiutato non poco l’azienda a procurarsi il necessario per aumentare la capacità produttiva. L’aiuto finale però era arrivato da quelli che il loro esperto di finanza, aveva chiamato “finanziamenti di prenotazione”. Un’idea a dir poco geniale. Chiedere un prestito sarebbe stato oneroso e la loro filosofia di non far debiti aveva sempre dato i propri frutti.
In quel modo i clienti pagavano in anticipo il prodotto, permettendo loro di aver liquidità e una volta che l’attività fosse stata potenziata, avrebbero potuto ritirare il loro prodotto quando avrebbero voluto, avendo ottimi margini di scelta. Quindi non avrebbero dovuto mettere in bilancio interessi onerosi, anzi i finanziatori avrebbero avuto tutto l’interesse affinché avessero successo.
«Sto parlando di tre classi.»
Altro elemento fondamentale era la Terra, un pianeta dove non vi era la magia.
«Tre intere classi di studenti.»
Propose l’uomo, che aveva domandato loro appuntamento.
«Signor Woln, intende persone che sono cresciute insieme, che hanno legami, affiatamento?»
Domandò una donna. Ciò voleva dire maggior qualità, ma anche doverlo pagare di più.
«Precisamente e posso assicurare i ragazzi sono a posto e molti strettamente legati l’uno all’altro.»
Lei rimase scettica.
«Età e luogo che frequentano?»
Domanda banale, sperava in qualcosa di meglio, per stupirli.
«Intorno a diciott’anni. Liceo cittadino a classi miste. Perlopiù gente di città, ma alcuni vengono dalla campagna circostante.»
Le schede di ognuno di loro le avrebbe presentate nella prima fase del lavoro.
«Lei ci dice che intende portare qui quelle classi in occasione di una gita scolastica. Precisamente come intende fare?»
Questa domanda se l’aspettava.
«Semplice. I ragazzi avranno un’uscita di tre giorni e verranno portati tramite tre corriere. Mi basta prendere le sembianze del conducente e potrò decidere io dove sto andando. Utilizzerò una magia illusoria applicata ai vetri, così da far credere che stia seguendo la strada giusta. Poi prenderò una strada chiusa e mi infilerò in una galleria dismessa e sarò da voi, senza che nessuno veda niente. Ovviamente avrò bisogno di due sottoposti e ciò andrà a influire sulla paga.»
Allora prese la parola un uomo.
«Mi scusi, ma far sparire tutte quelle persone attirerà senza dubbio l’attenzione di molti.»
Osservazione giusta!
«Quelle persone risulteranno morte in un crollo della galleria, per via di tre autisti sconsiderati che hanno portato i loro mezzi in una strada chiusa.»
I membri del consiglio esecutivo si guardarono l’un l’altro.
«Ho già pensato al crollo controllato, come ai pezzi di lamiera da far trovare. Qui c’è il mio preventivo.»
E mostrò i documenti con i costi e il piano.
«Il costo è alto, ma stiamo parlando di 75 terrestri, perdipiù affiatati.»
Commentò uno dei membri.
«Ha detto 75? Vorrà dire 81. Gli studenti saranno accompagnati.»
Il gruppo fu stupito. Alina però rimase scettica, cogliendo che ci dovesse essere qualcosa che non trovava nel preventivo.
«Mi dica, ha pensato ai palliativi psichici per i familiari, più eventuali sigilli?»
Quello fu una cosa che non si aspettava!
“Vede, come ha fatto notare la mia collega, noi vendiamo prodotti che rientrano nella categoria A1. Dobbiamo badare alla nostra reputazione.»
E pensare che ci fossero delle famiglie distrutte dal dolore non era certo un bel biglietto da visita!
Woln fu colto alla sprovvista. Un palliativo psichico, specie se applicato a un terrestre, non costava molto, un sigillo ancor meno. Tuttavia, visto il gran numero di persone, avrebbe dovuto acquistarne molti, Anche se forse gli avrebbero fatto un prezzo di favore, per un acquisto in blocco.
Non poteva dire di no. Sostenere quella spesa non avrebbe rovinato tutto. Certo, lo avrebbe limitato in alcuni dei progetti che aveva nel breve termine. Ma cosa poteva fare? Alzare il prezzo per acquistarli? Forse, ma ciò avrebbe potuto portare a un ripensamento dei presenti o a non fare una bella impressione. Sapeva che quella sarebbe stata una grande occasione e non se la sarebbe fatta sfuggire.
«Certamente. Palliativi e sigilli di riserva sono inclusi nel prezzo.»
Doveva fare una piccola rinuncia per avere un domani radioso.
I membri al tavolo sorrisero e firmarono il preventivo. Poi compilarono l’ordine e lo diedero all’uomo da firmare, così che confermasse il proprio impegno a fare quelle cose.


 
cornicetta
 
Enzo e Margherita

La felicità era durata più o meno mezz’ora, poi Margherita era stata preda dell’ansia. Già da prima si era chiesta se avesse fatto bene a lasciare quella lettera; il giorno prima aveva ripensato alle cose scritte e le aveva trovate via via più imbarazzanti. Ora però che aveva ricevuto quel messaggio era totalmente inutile e non vedeva l’ora di farla sparire!
Aveva scritto una lettera in cui vi era ciò che provava per Enzo e l’aveva messa nell’armadietto personale del ragazzo, dove teneva il materiale di disegno tecnico, così che la trovasse alla prossima lezione di quella disciplina. Ci sarebbero voluti alcuni giorni, vista la gita, ma poteva aspettare; anche perché temeva la sua risposta. La mattina successiva però aveva ricevuto da lui un messaggio sul cellulare in cui le si era dichiarato.
Era stata felice in un primo momento: i sentimenti erano reciproci. Poi però erano arrivate le preoccupazioni.
Come poteva togliere la lettera? Se il ragazzo l’avesse letta sarebbe sprofondata dall’imbarazzo! Cosa poteva fare? Fiondarsi in aula di disegno e prenderla? No, dato che non poteva allontanarsi dall’ingresso della scuola: le corriere sarebbero arrivate a breve.
Certo, però che Enzo non era stato molto coraggioso: avrebbe potuto dirglielo di persona, anziché lasciarle un messaggio. Ma che diceva? Parlava lei che, per il timore di parlargli della cosa, gli aveva scritto una lettera, dietro suggerimento di un’amica? Il problema era che la sua compagna di classe aveva visto troppi film e letto troppi fumetti e lei, in un momento di difficoltà, aveva finito per darle bada!
Però, perché proprio quel giorno le aveva mandato il messaggio? Che Enzo avesse trovato la busta e l’sms fosse la sua risposta? No, si ricordava bene: il giorno precedente lui se ne era andato a casa e lei era stata l’ultima a lasciare l’aula. Era sola quando aveva infilato la busta nello scompartimento. Dubitava che il ragazzo potesse essere tornato nel pomeriggio ed aver guardato negli armadi adibiti al materiale lasciato sempre a scuola.
Che quella dichiarazione fosse una fortunata coincidenza che le avrebbe risparmiato la figuraccia? Forse, ma avrebbe fatto meglio a raggiungere l’aula prima di lui e far sparire quella maledetta lettera d’amore, una volta tornata a scuola.
Chiuse un attimo gli occhi. Forse, il fatto che le avesse scritto un messaggio, non era un male. Avrebbe potuto conservarlo e leggere quella dichiarazione quante volte voleva! Probabilmente si sentiva scontenta al pensiero che la sua, imbarazzantissima, lettera fosse ancora nell’armadio.
 
Proprio allora, uno degli insegnanti chiamò la classe e la invitò ad uscire. I bus erano già nella piazzola scolastica. Enzo fu uno dei primi a salire, Margherita fece lo stesso poco dopo.
Il trasporto aveva quattro file di sedili per i passeggeri, separati da uno spazio centrale percorribile dai presenti, che li disponeva a due a due, a destra e a sinistra di esso. Il ragazzo aveva già preso posto ad un sedile alla sua destra, vicino al finestrino, più vicino a al retro della corriera, che alla parte davanti.
Margerita gli si avvicinò, venendo subito notata da lui.
«Enzo, ho letto il messaggio che mi hai mandato questa mattina.»
Lui prese a guardarla negli occhi.
«Ci devo pensare.»
Disse lei. Se avesse accettato subito e poi lui avesse trovato la sua lettera, sarebbe stato proprio il colmo!
«Certo. Pensaci pure.»
Rispose sorridendo. In realtà era preoccupato. Il fatto che stesse prendendo tempo, secondo lui, non era un buon segno!
«Spero di poterti rispondere dopo la gita.»
O meglio, per il tempo necessario per arrivare prima lei alla busta.
«Grazie.»
Rispose lui, quindi Margherita saluto e andò a sedersi vicino all’amica che le aveva consigliato quella stupita idea.
Quindi la corriera si mise in moto e partì, seguita dalle altre due.
Il viaggio sarebbe stato lungo e nonostante l’amica parlasse molto, gli occhi di Margherita tornavano spesso su Enzo. Era seduto abbastanza dietro rispetto a lei e avendo preso posto a sinistra rispetto allo spazio che delimitava i due gruppi di sedili, le era facile gettare un occhio.
Era seduto da solo. I suoi amici si erano messi subito dietro di lui, essendo però il suo gruppo in numero dispari, qualcuno doveva stare da solo. Era lì, con la spalla poggiata sul finestrino e il suo viso da quella parte. Forse dormiva o più probabilmente era immerso nei suoi pensieri.
Lei si sentì in colpa di averlo lasciato lì e presto disse alla compagna di classe avrebbe cambiato posto, andando verso di lui. Durante le gite scolastiche avevano viaggiato abbastanza spesso a fianco.
Solo quando lei le fu abbastanza vicino lui la notò e distolse il suo sguardo dall’esterno. Margherita era una delle ragazze più carine della sua classe, ma lo aveva notato solo ultimamente. I due si conoscevano da prima del liceo, anche se in certi periodi si erano persi di vista.
«Non ce la facci proprio a lasciarti da solo!»
Disse, mentre lo guardava col suo tipico sguardo, caratterizzato da una lieve vivacità.
«Posso sedermi?»
Lui sorrise impertinente.
«No.»
Quasi volesse ricacciarla e farle ripercorrere quel breve tratto. Non facile da attraversare, visto che la corriera era in moto; come si poteva capire da come si tenesse aggrappata lei a uno schienale e suo come venissero mosse le sue lunghe chiome nere.
Il tono scherzoso del ragazzo faceva però intendere quale fosse la sua vera risposta.
«Scemo!»
Ribatté lei, per poi sedersi.
«Però non si parla di quella cosa lì. Si fa come al solito.»
Specificò, prima che lui potesse prendere la parola.
Lui si grattò i capelli castani.
«Sicuro.»
Anche se non sapeva come le avrebbe risposto alla fine, di certo sarebbe stato più piacevole fare quel viaggio con lei vicina.


 
cornicetta
 
 
Consegna

Woln stava continuando a condurre la corriera, sotto l’aspetto di un autista ordinario. Un uomo non più giovane, dal profilo leggermente trasandato e una barba un po’ corta, non perfettamente rasata. Forse lo stereotipo di chi di solito svolgeva quel lavoro. Ciò che a lui interessava era che fosse un aspetto a cui nessuno avrebbe prestato attenzione, non certo fare l’originale, e soprattutto che corrispondesse a quello di cui aveva preso in prestito l’identità. Non conosceva bene le sue abitudini, ma di certo neppure gli insegnanti sapessero che tipo fosse.
I suoi due sottoposti avevano preso il profilo di due conducenti più giovani e avvenenti. Forse per vanità personale. Woln gliel’aveva ceduto volentieri: le sembianze che stava assumendo lasciavano intuire che avesse esperienza, ma soprattutto corrispondevano all’uomo che avrebbe guidato la corriera davanti e quindi gli sarebbe stato più facile coordinare i due.
La prima parte del percorso era effettivamente quella prevista per la gita, ma di lì a poco sarebbe avvenuto il bello.
«Ci fermiamo un quarto d’ora per far benzina. Se volete prendere qualcosa da mangiare c’è un locale a fianco, ma siate puntuali a tornare.»
Disse ai ragazzi, per poi deviare verso il parcheggio, seguito dalle altre due corriere. Era comune che in viaggi del genere vi fossero delle soste, anche perché era previsto dalla legge che gli autisti facessero delle pause per motivi di sicurezza, dato che la concentrazione tendeva a diminuire, in attesa di riposo.
Il vero scopo della sosta era però permettere a uno dei due sottoposti di raggiungere la sbarra che bloccava l’accesso a una strada dismessa più avanti e alzarla.
Come previsto, molti dei ragazzi scesero, mentre alcuni rimasero a bordo, forse perché infastiditi dalla temperatura all’esterno. Alcuni arrivarono qualche minuto in ritardo, ma Woln ne fu contento, dato che l’aiutante ci aveva messo leggermente di più del previsto, ma non era stato notato grazie a quel fatto.
Aspettò che gli insegnanti facessero di nuovo l’appello. Aveva tutto l’interesse che non fossero rimasti dei ragazzi fuori, tanto che chiese alla radio ai due se anche da loro fossero rientrati tutti. Sentita la risposta ripartì.
Ora era arrivato il momento di usare le illusioni. Utilizzare la magia era sempre difficile sulla Terra, anche per coloro che erano nati fuori da essa. Per questo dovevano limitarsi dai finestrini. Tuttavia potevano usare poteri illusori di scarso livello, dato che i terrestri non se ne sarebbero accorti, non essendo abituati alla magia.
La prima illusione si manifestò come un cartello che diceva che la strada principale era chiusa e che si doveva deviare verso un’altra, che in realtà era quella dismessa. L’autista curvò come se niente fosse e gli altri due lo seguirono. Gli insegnanti non sembravano aver notato niente di strano. Perfetto!
Trecento metri dopo aver imboccato la strada Woln ricevette, come da programma, una comunicazione dagli altri. Quindi accostò su una piazzola, seguito dagli altri.
«Scusatemi, uno dei miei colleghi dice che forse ha un problema. Ci fermiamo un attimo.»
Il vero motivo era che doveva scendere e andare a sistemare la sbarra. Non voleva che altri imboccassero quella strada.
Dallo specchietto vide il sottoposto uscire e chiudere le porte. Se fossero usciti non avrebbero più visto le cose attraverso i vetri. Woln comunque riteneva eccessivo questo scrupolo, dato che difficilmente sarebbero scesi e comunque non avrebbero visto qualcosa di strano. Infatti la segnaletica che indicava che la strada non era percorribile era stata ormai superata.
Vide l’uomo correre, fino a che svotò dietro a un gruppo di alberi, per poi riapparire alcuni minuti dopo, presumibilmente dopo aver abbassato la sbarra. Tornò a bordo della corriera, ancora con fiatone e disse che potevano procedere.
«Possiamo riprendere, alla fine andava tutto bene. Si era sbagliato lui.»
Spiegò Woln, guardando la strada e abbozzando un breve ghigno.
Quindi arrivarono alle gallerie e le imboccarono. Tutti e tre accesero i fari. Anche se per i terrestri, dai finestrini il passaggio era ben illuminato, chi guidava vedeva come fossero le cose in realtà e la realtà era che le luci alle sommità e ai lati fossero spente e che dovessero affidarsi solo ai propri fari. Quindi arrivarono al tratto rettilineo. Perfetto, era quello il momento in cui avrebbero dovuto agire, essendo la parte più sicura. Tutti e tre spensero i fari, dai vetri non passò più la luce delle lampade illusorie e anche le luci interne alla corriera si spensero. Furono pochi secondi, poi tutto tornò a illuminarsi. Le luci interne, i fari e poi quelle che sembravano appartenere alla galleria.
Il fatto era che quei secondi di buio servivano a non far notare ai terrestri l’incantesimo. Anche se erano effettivamente dentro una galleria, erano stati portati da tutt’altra parte. Il periodo di buio era stato comunque abbastanza breve, così che nessuno si spaventasse. Solo un insegnante della seconda corriera fece una domanda e l’autista la rassicurò, dicendo che simili cose fossero frequenti.
Quindi uscirono di nuovo all’aperto. Era fondamentale che le illusioni funzionassero bene e che facessero credere che fossero ancora sulla strada prevista. Il percorso però sarebbe stato abbastanza diverso, ciò però non preoccupava però Woln: il mondo dove si trovavano in quel momento non era ricchissimo di magia, ma la sua presenza era tremendamente più grande se paragonata a quella della Terra; quindi potevano alzare il livello illusorio senza problemi.
Il viaggio non riservò altri particolari problemi, fino a quando non giunsero nei pressi della struttura. Quella che, attraverso i finestrini, sembrava l’albergo che avrebbe ospitato la comitiva scolastica.
Una volta giunti nella piazza del posto, una persona fece segno a Wlon di portare la corriera nei parcheggi sottoterra.
«Non mi risultava che l’albergo avesse dei parcheggi sotterranei.»
Commentò una professoressa, mentre scendevano. Forse nel sito vi erano informazioni parziali o non aggiornate. Comunque non cambiava molto. Wlon sapeva che così le cose sarebbero state molto più semplici. Infatti non ci sarebbe stato bisogno di usare magie illusorie in un garage sotterraneo.
Le tre corriere parcheggiarono e le porte da cui erano arrivate si chiusero. I ragazzi uscirono, seguiti dagli insegnati. Ad attenderli vi era un uomo, probabilmente un cameriere.
«Allora ragazzi, ci fermiamo solo perché mettiate giù i bagagli poi andiamo a piedi a visitare il sito. Dopo di che penseremo al pranzo.»
Spigò una degli insegnanti, prima che l’ipotetico cameriere facesse segno a tutti. Quindi le tre classi seguirono l’uomo, salendo le scale.
Solo quando furono soli i tre conducenti scesero a sua volta.
«Capo, non capisco però. Perché non ha consegnato anche gli autisti di cui abbiamo preso l’aspetto?»
Domandò un sottoposto a Wlon.
«Vedi, non hai grande fiuto per gli affari. Forse avrei potuto consegnare anche loro e magari avrei potuto guadagnarci un po’ di più. Invece ho deciso di farli cadere in un sonno profondo e metterli in un posto sicuro. Poco a poco accumulerò altri terrestri a cui nessuno interesserà la sparizione o che potrà essere spiegata in qualche modo. Quando li avrò accumulati una cinquantina aspetterò il mento giusto per venderli alla Recluserv.»
I suoi pensieri erano, perlopiù, altrove. Tra palliativi e sigilli se ne era andato poco più dei guadagni dei sei accompagnatori dei ragazzi!
«Ma capo, se sono tanti e sfusi non li dovrebbe venderle a prezzo più basso?»
L’altro sottoposto, saggiamente non diceva niente.
«Vero, ma quando avranno bisogno di nuovi terrestri io ne potrò offrirne cinquanta subito. In questo modo si rivolgeranno ancora a me e presto diventerò un loro fornitore fisso.»
Aveva capito che la Recluserv avrebbe fatto strada. Era certo che alle prossime volte avrebbe potuto chiedere che i palliativi e i sigilli fossero a loro spese.
«Comunque, non che mi dispiaccia che tu mi chiami capo, ma non farti illusioni. Semmai ti richiamerò per un incarico, sarà sempre a chiamata.»
L’altro ci rimase male e non fu bravo a nasconderlo.
«Ah, capisco.»
Allora, però, Wlon si sentì in colpa. Cercò di mettersi nei panni di quel giovane, immaginando la sua situazione e di quanto fossero importanti le prime esperienze di lavoro.
«Però è pur vero che potrei aver bisogno di qualcuno che stia nel posto dove tengo i terrestri addormentati. Si tratta di un lavoro più semplice e quindi meno retribuito giornalmente, però è pur sempre qualcosa e avere due persone che si possono scambiare il turno sarebbero l’ideale. Sempre assunti a contratto a chiamata, s’intende.»
Il sottoposto sorrise.
«Grazie capo.»
Anche al secondo collega non dispiacque la cosa e Wlon fu contento di non essersi scordato di pensare agli altri.
In ogni caso avrebbero avuto qualche ora per riposarsi, prima di dover lasciare il posto. Se l’erano meritato!
   
 
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