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Autore: federicaMalik    11/11/2022    0 recensioni
*la storia fatta eccezione per il prologo è raccontata dal punto di vista della protagonista due anni prima.
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Il lieto fine non è garantito e l’amore non è sempre fisico.
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Dal testo:
“Come ti hanno convinta a venire a questa festa?” Mi chiese riscuotendomi dai miei pensieri.
“Tuo fratello ed Izi” sospirai alzando gli occhi al cielo “non volevano lasciarmi a casa da sola” conclusi, scrollando le spalle.
“Ed il tuo ragazzo?” Mi domandò, gettando la sigaretta a terra ormai terminata, dopo averla spenta contro il muro.
“Cosa avevi mercoledì pomeriggio?” Ignorai la sua domanda, intenta ad indagare su quanto era successo, continuando a scrutarlo
attentamente.
“Non so di cosa tu stia parlando”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 1


Due anni prima

17 settembre 2020





“Scusi signorina potrebbe mostrarmi il biglietto” 

la voce del controllore mi fece sobbalzare, ma gli sorrisi comunque gentile, mentre sollevai lo sguardo dal mio libro, sistemandomi gli occhiali e portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio; con pochi e rapidi gesti recuperai dallo zainetto al mio fianco il biglietto del treno e pochi secondi dopo tornai ad immergermi tra le righe di quel romanzo, senza badare al mormorio di tutte le altre persone presenti su quel vagone.

Chiusi il libro con un gesto leggero e delicato quando sentii il mio cellulare iniziare a vibrare sulle mie gambe, guardai  il nome sullo schermo e non riuscii a trattenere un sorriso.

“Isabel” 

“Tesoro sei ancora sul treno?” Sentii squittire dall’altro lato della cornetta “ io sono già arrivata da 2 ore, sto facendo una spesa veloce, prendo qualcosa anche per te?” continuó la mora, senza neanche darmi il tempo di metabolizzare le sue parole.

“Asia, ci sei?” Sentii la sua voce alzarsi leggermente.

“Si, Izi ci sono, va bene” mormorai, perdendomi a guardare il paesaggio che correva veloce fuori dal finestrino.

“Perfetto tesoro, non vedo l’ora di riabbracciarti” sorrisi al suo tono affettuoso, anche se lei non poteva vedermi, “Anche io” risposi sincera.




Scesi dal treno velocemente, o almeno, veloce tanto quanto mi permetteva l’enorme valigia che mi trascinavo dietro.

Raggiunsi l’uscita della stazione ed osservai le persone disperdersi in mille direzioni.

Iniziai a guardarmi intorno alla ricerca di un viso fin troppo familiare; aguzzai gli occhi e mi alzai sulle punte come se quel gesto potesse aiutarmi a trovarlo.

Niente, lui non c’era.

Eppure Ric me lo aveva promesso,

“Vengo a prenderti appena arrivi, non vedo l’ora di vederti” mi aveva detto proprio il giorno prima.

Sbuffai, ricominciando a camminare, magari mi aspettava nello spiazzale adiacente alla stazione.

Illusa, sapevo benissimo che non sarebbe venuto.




“Asia” mi sentii richiamare appena varcai l’ingresso, spostai gli occhi in direzione di quella voce e sorrisi spontaneamente.

Lascia la presa sulla valigia correndo tra quelle braccia, che non persero tempo a stringermi a se.

“Mi sei mancata tantissimo” urlò ad un centimetro dal mio orecchio la mia coinquilina.

“Anche tu, Izi” le dissi, stringendola più forte.

Ci staccammo da quell’abbraccio dopo un periodo indefinito, troppo felici di rivederci dopo ben due mesi.

Isabel non era solo la mia coinquilina, ma era diventata la mia compagna di avventure con cui condividere tutte le cose belle e meno belle di quegli anni universitari.

Mi aiutò con la valigia, mentre passeggiavamo tranquillamente, raccontandoci del più e del meno e dirigendoci verso il nostro appartamento.




Mi era decisamente mancata.




Eravamo quasi giunte a casa, quando decisi di dar voce a quel pensiero che, volontariamente, avevo deciso di mettere da parte dal momento in cui l’avevo vista fuori dalla stazione e senza troppi giri di parole le chiesi come mai era venuta lei a prendermi e non il mio fidanzato.

Mi spiegò che l’aveva chiamata un’ora prima, avvisandola di un imprevisto lavorativo e lei aveva sostanzialmente lasciato perdere la spesa ed era corsa a prendermi.

Sorrisi ringraziandola, avrei visto Ric più tardi.

Non me la presi, poiché sapevo quanto impegnato fosse con il suo lavoro e mi ero, ormai, abituata ai suoi frequenti imprevisti lavorativi.




Passai il resto della giornata in compagnia di Isabel, mancavano ormai solo due giorni all’inizio delle lezioni e dunque, approfittammo di quel pomeriggio per ripulire l’intero appartamento, rimasto chiuso per tutto il periodo estivo.

Fu un pomeriggio tranquillo, pieno di tutte quelle cose che mi erano incredibilmente mancate:

La risata squillante di Isabel

Ia musica a farci compagnia

I concerti improvvisati con la scopa tra le mani

E quelle quattro mura, in cui davvero riuscivamo ad essere noi stesse.




Finimmo di sistemare casa proprio quando il poco sole di Bristol stava già per tramontare, sistemai velocemente le ultime cose nella mia stanza e mi andai a fare una doccia mentre Izi si accingeva a preparare la cena.

Indossai una felpa enorme di un azzurro chiaro, un leggings nero con un piccolo buco sul ginocchio evidenziato dalla mia pelle chiara ed un paio di calzini imbarazzanti.

Sorrisi guardando i piccoli gattini colorati disegnati sul cotone delle calze, poi tornai a prestare attenzione al mio viso pallido riflesso nello specchio e sistemai velocemente i capelli biondi in una coda disordinata.

Raggiunsi Izi in cucina, dalla quale provenivano dei deliziosi profumi che mi fecero brontolare lo stomaco: avevo fame.

Entrai nella stanza in tutta fretta, decisa a dar voce ai miei pensieri, ma la mia attenzione fu subito rapita da una persona.

Bello come il sole, bello come pochi, Ric se ne stava appoggiato sul bancone della cucina e quando mi accorsi di lui mi stava già sorridendo.

Non prestai minimamente attenzione al mio inusuale abbigliamento, anche perché mi aveva vista persino in condizioni peggiori, ad esempio durante le sessioni di esami, e nonostante tutto non era fuggito.

Gli mostrai un sorriso enorme e corsi ad abbracciarlo, lasciandogli un dolce bacio sul collo.

Lo sentii ridacchiare tra le mie braccia e pensai a come la sua risata fosse uno dei miei suoni preferiti.




I due giorni prima dell’inizio delle lezioni erano praticamente volati; 

Passai quel tempo quasi sempre con Isabel e qualche altro amico che come noi era rientrato da poco in città.

Adoravo la vita a Bristol, era tutto più semplice ed avevo avuto la fortuna di poter conoscere delle persone speciali, con le quali ero in perfetta armonia.

Isabel riusciva a distrarmi da tutti gli inutili pensieri che vagavano incontrollati nella mia mente; io, d’altro canto, le stavo accanto senza farle troppe domande, era il nostro accordo tacito ed era alla base della nostra amicizia.

Riccardo lo avevo visto poco, per lo più la sera, lavorava molto e non mi piaceva essere una fidanzata fastidiosa.

Aveva già i suoi impegni e stare con me doveva essere uno svago, non di certo un ulteriore pensiero.

Lo avevo conosciuto al mio primo anno di università, mentre lui stava già frequentando un master in economia.

Rimasi sin da subito affascinata da lui, non solo per la sua bellezza, per i suoi occhi magnetici o per il suo sorriso mozzafiato.

Di lui mi piaceva, soprattutto, la sua intelligenza, mi affascinava scoprire tutte le cose che poteva insegnarmi e mi trasmetteva la sua passione per quelle discipline, che io non amavo quanto lui, ma che iniziai ad apprezzare grazie a lui.

Il primo anno insieme era sicuramente stato il più bello, aveva già iniziato in concomitanza con il master a svolgere  qualche stage retribuito, ma aveva, comunque, molto più tempo da condividere insieme a me.

Tuttavia, lo scorso anno, subito dopo la fine dei suoi studi, aveva ricevuto un incredibile proposta di lavoro che lo teneva molto tempo impegnato.

Ero comunque molto felice con lui e di lui, si meritava tutto il prestigio che stava ricevendo e la consapevolezza che una grande azienda si era accorta del suo incredibile talento mi riempiva il cuore di gioia.

“A che pensi?” Mi sentii richiamare dai miei pensieri.

Smisi di disegnare cerchi immaginari sul petto del mio ragazzo e sollevai il viso, che avevo appoggiato tra la sua spalla ed il suo collo, in modo da poterlo guardare negli occhi.

“A noi” dissi sinceramente e lui sorrise con delicata dolcezza “e al fatto che domani ricominciano i corsi” continuai con meno entusiasmo.

Ric ridacchiò, spostandosi di lato e cingendomi i fianchi.

“Pensi all’università dopo aver fatto l’amore con me?” Mi prese in giro ed io avvampai, nascondendo il viso sul suo petto, lo sentii ridere più forte.




Passeggiavo lentamente per le strade di Bristol, guardando freneticamente l’orologio; avrei dovuto accelerare il passo altrimenti sarei arrivata tardi alla prima lezione del nuovo anno accademico.

Avrei dovuto, ma non mi andava.

Ero una studentessa modello, avevo praticamente il massimo dei voti in tutti i corsi ed un futuro prestigioso davanti.

Ed ero la gioia di mio padre, la sua più grande soddisfazione, non che c’è ne fossero altre, ero la sua unica figlia.

L’unica erede del suo colosso aziendale, un futuro certo, un futuro già scritto, un futuro che mi facevo andare bene perché non era da me ribellarmi a qualcosa.

Studiavo economia perché non avevo mai considerato alternative, come se queste non esistessero.

Fin da bambina ero cresciuta consapevole del mio ruolo, del mio posto nel mondo, dei miei impegni.

Non potevo certo lamentarmi, non tutte le persone sono abbastanza fortunate da avere la strada già spianata, una vita già piena di possibilità.

Per questo mi sono sempre adattata a tutti i confort che non ho mai chiesto, ma che ho sempre avuto e non ho mai disdegnato.

Non avevo mai avuto passioni al di fuori di quelle suggerite dai miei genitori e spesso mi sentivo vuota per questo, senza stimoli, annullata.

Era forse per questo che mi rifugiavo nei libri, lì potevo vivere tante vite diverse, potevo ricercare la vera Asia e potevo smettere di pensare alle mie responsabilità.

Sbuffai, tornando a guardare l’orologio, si stava facendo tardi, ma continuai a mantenere un passo lento e costante, imponendomi però di smettere di continuare a tirar fuori pensieri indesiderati.

Avrei voluto che quella mattina ci fosse Isabel con me, lei riusciva a spegnere il flusso dei miei pensieri, era l’unica che sapeva come fare o forse le veniva semplicemente naturale.

Purtroppo, i suoi corsi iniziavano un ora prima e, dunque, mi ritrovai a percorrere la strada verso il grande edificio da sola.

Sbuffai di nuovo, dieci minuti di strada da sola e senza un libro per me erano un’eterna tortura.




Mi diressi verso la mensa dell’università, le lezioni di quella mattina si erano da poco concluse e con mia grande gioia potevo andare alla ricerca dei miei amici.

La sala da pranzo del campus universitario era davvero enorme, ospitava tutti i ragazzi che studiavano nelle diverse facoltà ospitate da quella maestosa struttura ed era davvero difficile ricercare dei visi familiari in quel luogo così affollato.

Dopo tutto per me non era affatto un problema, ormai da anni, abituati a quella confusione, io e i miei amici ci incontravamo sempre allo stesso tavolo, sempre alla stessa ora.

Pertanto, dopo aver riempito il mio vassoio  non mi guardai neppure intorno e raggiunsi sbrigativa il nostro tavolo.

Scarlett rideva incessantemente per le solite battute di Lucas, mentre Isabel scuoteva la testa sconvolta.

Alec smanettava con il suo smartphone senza prestare attenzione a nessuno, probabilmente troppo preso da qualche nuovo gioco che aveva installato per non farsi sopraffare dalla noia delle lezioni;

Edo, invece, aveva lo sguardo puntato su di me e il solito sorriso sghembo sulle labbra.

“Alla buon ora” mi accolse quest’ultimo, attirando l’attenzione degli altri su di me.

Mormorai uno scusatemi sedendomi sbrigativa, avevo tardato poiché mi ero fermata a fare delle fotocopie.

La pausa pranzo passò veloce, tra una risata e qualche battuta, un ora dopo mi ritrovai in biblioteca.

La biblioteca era probabilmente il mio posto preferito all’interno dell’università; sembrava di essere in un luogo di culto, vi era un incredibile silenzio, così tanto che se ti concentravi potevi riuscire a sentire il respiro dei pochi presenti.

Presi posto in un tavolo vuoto, il primo giorno di ritorno all’università la biblioteca era ovviamente più vuota del solito e di questo ne ero davvero grata.

Non persi tempo e recuperai dallo zaino un nuovo romanzo, dopo aver messo il silenzioso al mio cellulare, avrei avuto l’intero pomeriggio per dedicarmi alla lettura e forse poi, se mi fosse avanzato tempo, avrei dato una sistemata agli appunti presi quella mattina.




“Ed io che pensavo che tu stessi cercando di capire i diversi metodi di determinazione dell’equity”  ero così presa dallo scorrere delle parole del mio libro che sobbalzai alle parole di Edo, lui se ne accorse e ridacchiò sedendosi difronte a me.

“Non ne ho bisogno, li ho capito benissimo” mentii assumendo un’aria saccente che lo fece sorridere e scuotere la testa con aria divertita; 

Edo era l’unico tra i miei amici a seguire il mio corso di studi e mi conosceva abbastanza bene da sapere che stavo attenta a lezione per ridurre al minimo le mie ore di studio nel tempo libero.

“Che ci fa Edward Bolton dentro una biblioteca?” Chiesi con con tono divertito e sconvolto, inarcando un sopracciglio.

Fortunatamente non c’era praticamente nessuno in biblioteca quel pomeriggio, altrimenti ci avrebbero già buttato fuori, nonostante il nostro tono di voce non fosse molto elevato.

“Ti stavo cercando e visto che non rispondevi sapevo di trovarti qui” rispose convinto il mio amico, mi conosceva troppo bene! 

“Non posso credere che ci sia una giornata pazzesca e tu stai chiusa qui dentro a leggere” mi canzonò. 

Poi senza neppure darmi il tempo di replicare chiuse con un tonfo il mio libro, continuando a parlare “andiamo, devi aiutarmi! Scarlett ha deciso di organizzare una festa nel mio appartamento stasera, non puoi mancare” concluse con tono che non ammetteva repliche.

“Non verrò a Nessuna festa, sai che evito come la peste questo genere di cose” risposi ovvia.

Ed era vero, non andavo a praticamente nessuna festa ed avevo un sacco di buoni motivi a sostegno di questa mia convinzione.

Infatti, Ric non era un amante delle feste, o almeno non più da quando aveva concluso gli studi universitari ed io ero troppo impacciata e pudica per muovermi sensualmente a ritmo di musica tra una folla di gente.

“Ti prego Asia, sai come riducono il mio appartamento dopo queste serate e domani torna mio fratello in città, ho bisogno di qualcuno con la testa sulle spalle che mi aiuti a tenere a bada ventiduenni ubriachi e arr..” 

“Domani torna Nick?” Lo interruppi, non volendo che concludesse davvero quella frase, avevo capito benissimo cosa intendesse dire. 

Lui annuì sospirando e pregandomi con lo sguardo di accettare quella folle proposta.

Nick era il fratello di Edo, aveva un anno in più di lui e studiava a Bristol, ma doveva star via un anno per un Erasmus, ma un anno non era ancora passato.

“Non doveva stare via un anno?” Chiesi, dando voce alla mia curiosità.

“Si, ma a quanto pare torna prima, non ho capito bene il perché, forse il Portogallo non gli piaceva poi così tanto” rispose Edo scrollando le spalle, “quindi mi aiuti?” chiese nuovamente.

Alzai gli occhi al cielo, non conoscevo molto bene Nick, ma essendo il fratello di uno dei miei più cari amici sapevo con certezza che non gli dispiacevano le feste, però sapevo anche che odiava quando il fratello le organizzava a casa loro.

“Va bene” mi arresi sbuffando e rimettendo il libro nella borsa, sarebbe stata una lunga giornata.



buonasera,
da questo momento in poi la storia verrà narrata da Asia, esattamente 2 anni prima dagli avvenimenti del prologo.
🫶


 
  
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