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Autore: serendipityh    14/11/2022    0 recensioni
Negli ultimi secondi della sua vita, poco prima di morire, una persona rivive tutti i momenti significativi vissuti. Questo è quello che tanti affermano.
Non so se sia vero e non mi importa, l'unica cosa che so è che nei suoi ultimi istanti io ho rivisto la sua vita passarmi davanti agli occhi
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Un matrimonio combinato tra due perfetti sconosciuti.
Due persone ribelli, anticonformiste ed estremamente masochiste.
Da una parte il bianco, dall'altra il nero.
La via di mezzo? L'arcobaleno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: la storia è completamente frutto della mia fantasia, anche e soprattutto dal punto di vista storico.
I personaggi non riflettono in alcun modo le persone reali.
Spero la storia vi piaccia.
Se avete consigli/critiche costruttive, sentitevi liber* di scriverle!
Buona lettura ♥️

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Elisabeth Grace Herbert

Fissavo il mio nome scritto con una grafia disordinata su quel foglio. Avevo avuto tanti motivi per odiare il mio cognome in passato, ma mai ero arrivata a provare talmente tanto disprezzo per esso come in quel momento.
La libertà che avevo tanto agoniato e per cui mi ero a lungo battuta, mi stava scivolando dalle mani senza che potessi fare niente.
Ero assolutamente impotente e per la prima volta nella mia vita non sapevo cosa fare.

"Liz, l'auto é pronta. Ti stanno aspettando" Meredith entró nella stanza per avvertirmi. Avevo passato le ultime ore in quella casa che avevo sempre odiato cercando un modo per rimanerci. Mi veniva quasi da ridere al pensiero che fino a qualche settimana prima avrei fatto di tutto per andarmene mentre in quel momento avrei tentato il tutto per tutto per restare.

"Ascoltami bambina mia" Meredith si inginocchiò ai piedi del mio letto, esattamente di fronte a me, prendendo le mie mani nelle sue. Lei era stato il mio faro in tutti quegli anni di buio. Mi aveva cresciuta proprio come se fossi stata sua figlia: mi aveva rimproverata, mi aveva aiutata, consigliata, aveva gioito per me e pianto con me.
Se ero diventata la donna forte di cui ero tanto fiera, lo dovevo solo a lei. Non a mio padre, a mia madre e a nessuna delle tante educatrici che erano passate in quella casa, solo a Meredith, la donna che era stata al mio fianco dall'esatto momento in cui avevo aperto gli occhi per la prima volta.

"So che non è facile, lo capisco. Ma ce la farai, come sempre. Quando ti sembrerà di non farcela ricordati che anche nelle situazioni più disperate sei tu l'artefice di te stessa, tu e nessun altro. Sei la persona più forte che conosca, saprai trovare il tuo equilibrio" posò una mano sulla mia guancia destra accarezzandola in modo gentile.

"Passerà?" le chiesi sussurrando dopo alcuni minuti di silenzio. Quando la vidi aggrottare leggermene le sopracciglia e assumere un'espressione confusa compresi di dover aggiungere qualcosa.

"La sensazione di star morendo, passerà?" Non ricevetti risposta a quella domanda. Meredith si limitò a fissarmi in silenzio per alcuni secondi, probabilmente provando pena per me, per poi alzarsi velocemente e abbracciarmi.
Quello fu l'ultimo abbraccio che ricevetti da lei, quella fu l'ultima volta che mi fu consentito vederla. Dentro di me lo sapevo, per questo aspettai che fosse lei a sciogliere quell'abbraccio dentro il quale mi sarei rifugiata per il resto della mia vita.

Non ricordo quali furono le ultime parole che i miei genitori pronunciarono in quella occasione. Tutti sapevano che non avrei mai più rimesso piede in quella casa e tutti erano consapevoli di cosa stessi affrontando in quel momento,ma nessuno sembrava esserne turbato, soprattutto mio padre che non aveva smesso di sorridermi neanche per un secondo.
Quella fu la prima volta in assoluto che pensai di odiarlo. Come poteva essere felice mentre io stavo morendo? Sapevo di non essere stata la figlia che lui avrebbe voluto, ma ero pur sempre sua figlia, come poteva avermi fatto quello?

Venni fatta accomodare all'interno di un'auto nera di lusso e per le ore successive non feci altro che provare a immaginare quale sarebbe stata la mia vita da quel momento in poi.
Mio padre mi aveva praticamente venduto ad una persona di cui non conoscevo neanche l'esistenza. Nonostante ciò non era questo che mi faceva stare male. La cosa che più mi turbava era che per tutta la vita avevo combattuto per una libertà che avevo ora definitivamente perso. Clark Herbert aveva vinto la guerra dimostrando a tutti di essere stato in grado di domare anche la più indomabile delle sue figlie.
Il viaggio per raggiungere la mia nuova casa fu lungo, ma nell'esatto momento in cui l'auto si fermò e un signore ben vestito venne ad aprirmi la portiera pensai che avrei preferito di gran lunga che non fosse mai giunto a termine.

"Sua Altezza, benvenuta a palazzo. Spero che il viaggio sia andato bene. Il mio signore la sta aspettando nelle sue stanze". Il signore ben vestito mi parlò in modo gentile. Tirai immediatamente un sospiro di sollievo non appena compresi che l'uomo non fosse la persona con cui avrei dovuto condividere il resto della mia vita. Non che sembrasse una brutta persona, ma per me era decisamente troppo grande.

"Io sono Geon, può rivolgersi a me qualora abbia qualsiasi tipo di esigenza. Sono il responsabile del palazzo e collaboro con la famiglia reale da ormai tanti anni. Immagino che la situazione per lei non sia semplice, ma non si preoccupi, sono più che sicuro che non avrà problemi ad ambientarsi qui. Il signor Kim è un uomo molto dolce, non sarà un problema per lei abituarsi a lui" le sue parole mi spiazzarono. Da dove venivo io nessuno aveva mai aperto un argomento del genere con così tanta leggerezza, nemmeno Meredith. Parlare di come io potessi sentirmi o cosa io stessi provando in merito all'argomento matrimonio era quasi un tabù.

"Se vuole seguirmi, le faccio strada. I suoi bagagli verranno portati nelle sue stanze e disfatti. Avrà a disposizione tutto il personale di cui ha bisogno. Se lo ritiene insufficiente o ha un qualsiasi tipo di problema con loro, può rivolgersi a me o al signor Kim. La informerò nelle ore successive dei ritmi, delle abitudini e delle tradizioni del palazzo, ma non credo che questo sia il momento giusto per lei.
Questa sera la famiglia del signor Kim, la sua nuova famiglia, ci farà visita. Le è già stato preparato qualche abito qualora non sapesse o avesse al momento qualcosa di consono con lei, ma si senta libera di indossare quello che più preferisce" Geon era una macchinetta. Parlava camminando alla mia destra, pochi passi avanti a me.
Mentre lo ascoltavo cercando di assimilare tutte le informazioni che stavo ricevendo, osservavo quella che sarebbe stata la mia casa per probabilmente il resto della mia vita.
Era bella, tanto, e questo era innegabile. Non sfarzosa quarto quella in cui ero cresciuta, ma il palazzo di questo Kim non era niente male.
Dopo aver salito l'enorme scalinata presente all'ingresso del palazzo, ci ritrovammo in una stanza alta e spaziosa, con finestre coperte da pesanti tende che impedivano alla luce del sole, che si stava preparando a calare,di penetrare.
C'era tanta gente all'interno. Tutti correvano da una parte all'altra della stanza impegnati a sbrigare nel minor tempo possibile le proprie mansioni.
Nel momento in cui due donne si  resero conto della mia presenza , fermarono immediatamente la loro attività per alcuni secondi, voltandosi verso di me e rivolgendomi un piccolo inchino. Tutti pian piano seguirono l'esempio delle due, riservandomi lo stesso trattamento.
In quel preciso momento un brivido salì lungo tutta la mia colonna vertebrale. Non ero pronta a vivere quella vita e probabilmente non lo sarei mai stata. Il disagio che provai in quell'occasione ero sicura fosse evidente a tutti, ma ognuno di se di non notarlo.
Anche Geon non diede peso a quel susseguirsi di azioni. Anche lui probabilmente finse di non notare il mio evidente disagio e continuò a camminare attraversando diverse stanze e lunghi corridoi. Ci ritrovammo presto di fronte ad una seconda scalinata, più piccola della precedente. In cima ad essa, ad attenderci, c'era un lungo corridoio. Era stretto, ma ben illuminato. Le porte presenti erano veramente poche diversamente da tutti i corridoi che avevamo percorso poco prima.

"Queste sono le sue stanze.
Il signor Kim l'attende al loro interno. Benvenuta a casa, Sua Altezza" Geon si inchinò leggermente, per poi voltarsi e ripercorrere la stessa strada dalla quale eravamo venuti senza attendere nessuna risposta da parte mia, lasciandomi da sola davanti ad una grande porta bianca.
Avevo apprezzato quel gesto; aveva probabilmente compreso che avessi bisogno di qualche istante prima di entrare.
Avrei visto per la prima volta la persona con la quale avrei dovuto condividere la mia vita. Non sapevo niente di lui, solo il suo nome. Mia madre aveva provato a dirmi qualcosa su quest'uomo, ma non gliene avevo dato possibilità. Avevo trascorso le ultime due settimane in quella casa senza rivolgere la parola a nessuno dei miei famigliari. Tutti loro avevano tramato contro di me, tutti mi avevano tradito.
Ero sposata legalmente  già da due settimane, ma mio padre aveva dovuto rifinire gli ultimi dettagli degli accordi prima di mandarmi definitivamente via, proprio come se fossi stata dello sporco denaro.
Ero stata venduta per instaurare un patto di pace tra due regni che per lungo tempo si erano combattuti.
Non sapevo molto sul regno di Silla , sulla sua storia e sul suo sovrano. Avevo sentito mio padre parlarne poco bene e questo mi aveva infastidito ulteriormente: aveva venduto sua figlia ad un uomo di cui non si fidava, ad un uomo che reputava una minaccia e nei confronti del quale non nutriva di certo una buona opinione.
Non gli importava niente di me.

Presi un grande respiro, cercando di reprimere quel sentimento di rabbia,contai fino a tre e bussai leggermente alla porta che mi stava di fronte per poi afferrare la maniglia e abbassarla. Non pensavo di dover attendere che qualcuno mi aprisse, in fondo quelle erano le mie stanze.
Richiusi la porta dietro di me e iniziai a guardarmi in giro. Non ero interessata all'ambiente in quel momento, stavo solo cercando la figura dell'uomo che sembrava però non essere da nessuna parte.
Dove era finito?
Attesi diversi minuti, che impiegai per scoprire quel nuovo ambiente, quando sentii la porta dalla quale ero entrata poco prima aprirsi e poi chiudersi. Era esattamente alle mie spalle, girandomi avrei probabilmente potuto vedere la faccia di mio marito.
Restai paralizzata sul posto per alcuni secondi.

Andiamo Elisabeth, non fare la rammollita. Non lo sei mai stata e questo non è il momento giusto per iniziare.
Continuavo a ripetermi questa frase in mente per spronare me stessa a non far trapelare nessuna emozione.
Fredda e spietata, indifferente e distaccata, proprio come mi ero sempre mostrata davanti a chiunque, solo questo dovevo mostrare.

"Perdonami se ti ho fatto attendere, una questione urgente mi ha richiamato e sono dovuto correre nel mio ufficio. Spero non sia molto che aspetti" non mi ero ancora girata, continuavo a dargli le spalle, ma la sua voce riuscì in un qualche modo a tranquillizzarmi. Era profonda, ma sembrava appartenere ad una persona abbastanza giovane.

"Va bene, non è un problema" presi un grande respiro e mi voltai. La sorpresa era sicuramente leggibile nei miei occhi e dall'espressione che assunse colui che avevo di fronte compresi che doveva essersene reso conto.

Andiamo Elizabeth, indifferente e distaccata!

Ma come potevo fingere indifferenza quando davanti a me avevo un giovane uomo, alto ed estremamente bello? La sensazione che provai in quel momento fu strana, quasi impossibile da spiegare: mi sentivo a disagio nel mantenere il mio sguardo fisso nel suo ma allo stesso tempo mi era impossibile distoglierlo, i suoi occhi erano magnetici.
Schiarii la gola cercando di ricompormi.
Elisabeth Herbert non si lasciava incantare dai bei faccini.
Lui continuava a fissarmi, quasi aspettando che io facessi o dicessi qualcosa.

"C'è qualche problema?" chiesi quindi in modo diretto

"Niente inchino?" spalancai gli occhi a quella sua domanda. Voleva che mi inchinassi davanti a lui?

"Perdonami?"

"Niente inchino e parli con me in modo confidenziale. Sai, non è così che ci si dovrebbe comportare secondo le regole" incrociò le braccia al petto. Le sue parole mi infastidirono, ma la sua espressione non sembrava essere di rimprovero o di giudizio. Un leggero sorriso comparve infatti sulle sue labbra.
Si accorse probabilmente dell'espressione di fastidio che era sorta sul mio volto e che non ero riuscita a nascondere perché subito dopo tentò di tranquillizzarmi.

"Non che io lo richieda da te, è solo strano. Mia madre lo ha sempre fatto con mio padre e mi è da sempre stato insegnato che è così che ci si comporta a palazzo. Deduco che per te non sia stato lo stesso, ma va bene così" sorrise non cambiando mai posizione.

"Tua madre si inchina sempre davanti a tuo padre?" domandai sorpresa. Lui annuì semplicemente in risposta.

"E non parla con lui in modo confidenziale?" Continuai.

"Oh, effettivamente quello non più. Nei primi incontri però, che siano essi da sposati o no, la donna è tenuta a portare rispetto all'uomo, soprattutto al sovrano, non parlando in modo confidenziale. È una forma di rispetto aspettare che sia lui a concedere un certo grado di confidenza" spiegò mantenendo il suo sguardo fisso nel mio. Un brivido percorse tutta la mia schiena.

"Giusto perché tu lo sappia, non farò niente del genere. Non mi sono mai inchinata davanti a nessuno, non inizierò di certo adesso" mi misi subito sulla difensiva. È vero, aveva detto che non avrebbe richiesto da me tutto quello, ma preferii mettere in chiaro il tutto.

"E per la cronaca, non sono inferiore a te. Non lo è proprio nessuno. Siamo tutti uguali, uomini e donne. Il semplice fatto che tu sia re non ti rende una persona migliore di me o di qualcun altro" aggiunsi indispettita. Sapevo perfettamente che le mie idee fossero lontane anni luce da qualsiasi politica regia, proprio per questo avevo sempre avuto problemi con mio padre, ma non mi era mai importato. Non mi ero mai considerata inferiore ai miei fratelli o a qualsiasi altro uomo e avevo più volte dimostrato a me stessa e ad altri di avere ragione di credere ciò.
Non ero scesa a compromessi nei miei 22 anni di vita, non avrei di certo iniziato in quel momento.

"Non l'ho mai pensato. Sai Elisabeth, ho sentito parlare molto di te. Il tuo modo di fare e di pensare mi intriga. Il conformismo non mi è mai piaciuto" sciolse le braccia per poi muovere qualche passo verso la mia direzione. Si fermò a pochi centimetri da me e piegò le ginocchia per fare in modo che i suoi occhi si trovassero alla stessa altezza dei miei, perfettamente allineati. Rimase immobile per alcuni secondi durante i quali potevo percepire il suo respiro su di me.
Il suo buon profumo attraversò le mie narici e raggiunse il mio cervello dandomi quasi alla testa.
Ubriaca, ecco come mi sentivo. Avevo perso il controllo della ragione.

"E per la cronaca, io non sono il sovrano" e poi rise. Rise di gusto portando la testa all'indietro e le mani sulla pancia quando notò l'espressione che assunsi a quella sua affermazione. Stava ridendo di me.
Mio padre mi aveva detto che avrei sposato il re di Silla, significava che non era lui mio marito?
Il panico mi assalì per qualche secondo. Lo fissai con gli occhi sbarrati cercando di far chiarezza nella mia mente.
Mi era stato detto che l'uomo che avevo sposato mi avrebbe atteso proprio in quelle stanze e lui era entrato scusandosi per il ritardo. Doveva quindi essere per forza lui.
A meno che non avesse tentato di prendersi gioco di me.

"Cosa significa?"

"Quello che hai sentito. Non sono il re di questo regno" scosse le spalle continuando a ridacchiare.

"Ma allor-"

"Mio padre. Per il momento resta lui il sovrano del regno. Apparentemente non si fida poi così tanto di me" mi interruppe.

"Aspetta un attimo, cosa significa questo? Mi era stato detto che avrei sposato il re del regno di Silla. Se tu non sei il re, vuol dire che..." non poteva essere. Non riuscii a completare la frase.
Il ragazzo davanti a me, di cui a questo punto non conoscevo neanche il nome, era sicuramente poco più grande di me, il che voleva dire che suo padre dovesse avere all'incirca l'età del mio.
Non era possibile.
No. No. No. No.
Prima ancora che potessi fare o dire qualcos'altro la porta alle nostre spalle si aprí rivelando la figura di una donna bassa e dal volto simpatico.

"Taehyung, ti sto cercando da non so quanto tempo. Ti avevo espressamente detto che dovevi-" smise di parlare quando il ragazzo davanti a me si spostò dalla sua posizione, affiancandomi e rivelando la mia figura alla donna che ora mi fissava senza parole.

Taehyung. Kim Taehyung.

"Oh, mi dispiace. Non sapevo che fosse già arrivata. Sono Hea, pronta per servirla. Tolgo il disturbo sua maestà, mi perdoni per l'intrusione" inchinandosi, senza lasciarmi neanche il tempo di dire niente, uscì esattamente da dove era entrata, richiudendo la porta dietro di se.
Spostai lo sguardo nuovamente sulla figura del ragazzo che continuava a fissarmi con un ghigno sul volto.

"Qualcuno deve averti mentito, Elisabeth. Non sei sposata con il sovrano di Silla, non con quello attuale, almeno. Ma sei mia, solo mia" avrei tanto voluto rispondergli a tono dicendogli che non appartenevo a lui né a nessun altro, ma non trovai la forza per farlo. Ero felice, in fondo. Felice che per lo meno la persona accanto a cui avrei passato il resto della mia vita avesse più o meno la mia età.

"Vado a vedere cosa voleva Hea. Mando subito qualcuno che possa aiutarti a prepararti per stasera. Geon dovrebbe averti avvisato. Ho dato ordini di prendere alcuni vestiti tra i quali scegliere, ma qualora avessi altro da mettere, sentiti pure libera di farlo. Hai un po' di tempo prima che arrivino i miei, ma credo che per farti bella te ne serva davvero poco" mi sorrise in modo sghembo per poi darmi le spalle e camminare verso la porta di ingresso della stanza.
Nell'esatto momento in cui questa si chiuse alle sue spalle lasciai che una grande quantità d'aria entrasse nei polmoni.

Mi aveva fatto un complimento?

 

   
 
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