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Autore: sakura_hikaru    10/12/2022    0 recensioni
[Green Creek - T.J. Klune]
In straritardo, continuo writober.
Pensieri di Gordo su Ox e di Ox su Gordo: Ox è un ottimo osservatore (quando non c'è Joe di mezzo XD ). E con Gordo è sempre stato un maestro a leggerne il cuore.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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È qualcosa che gli vede sempre, lì, tra la bocca e la linea delle sopracciglia.

Non compare e scompare a intermittenza, come la luce di una freccia dell'auto o il tempo ballerino dell'autunno.

L'ombra è lì, perenne sul suo viso, parte di lui quanto lo sguardo da duro e i tatuaggi immensi. Come la sua lingua tagliente e la generosità sempre nascosta.

Copre ogni cosa: i suoi begli occhi neri, il naso leggermente adunco, le labbra strette, a volte piegate in un ghigno divertito, a volte, semplicemente, schiuse in un'espressione indecifrabile tra una tristezza irrisolvibile e una rabbia cocente.

A volte, con la coda dell'occhio, Ox lo osserva nella pausa sigaretta, quando non parlano e nella bocca di Gordo c'è solo fumo e un'apparente calma; la punta della lingua stretta tra i denti, Ox è ancora un ragazzino, per molti lento e stupido, ma con un mondo di pensieri ed emozioni che teme di tirare fuori.

Ma i suoi occhi scuri sono grandi ed espressivi e osservano, osservano, osservano.

E Gordo è parte così grande del suo mondo che imprimere sulla sua cornea ogni angolo di lui è la cosa più naturale che quel ragazzino possa fare.

È un amico, forse un fratello.

A volte Ox pensa che ci sia anche qualcosa di un padre là dentro, sotto quell'ombra e quella durezza. Perché Gordo è un duro, ma non bisogna scavare troppo per trovare il suo cuore morbido.

 

Per Gordo, Ox è un bambino incompreso, un piccolo gigante. Non ha mai amato molto i bambini, ma, chissà perché, lui a loro è sempre piaciuto.

E Ox non ha fatto eccezione. Quel giorno di tanti anni prima, quando Gordo era poco più di un ragazzino e Ox una piccolissima versione del ragazzone attuale, quel ragazzino lo aveva guardato come se fosse un dio sceso in Terra quando gli aveva dato da bere quell'aranciata.

Gli aveva tirato fuori un sorriso, piccolo e timido, aveva sgranato gli occhi al suo arruffargli i capelli e aveva ringraziato con una vocina così sottile che Gordo ora stentava a ricordare.

Ma ricordava perfettamente quello che aveva pensato: che suo padre fosse un coglione e che Ox avesse solo bisogno di più amore paterno.

 

Ox ricorda solo una volta, una, ed era piccolo. Forse erano appena arrivati in paese.

Stava camminando per la strada, forse aspettando che sua madre finisse il lavoro, e l'aveva visto.

Dio, se l'aveva visto.

Ricordava le stelle. Stelle negli occhi. Una risata. Come il metallo battuto dalla pioggia.

Gordo gli era sembrato così vivo e giovane. Così... leggero.

Lì, non aveva visto l'ombra.

Forse si era dissolta, forse non c'era mai stata.

Eppure, qualche giorno dopo, era tornata, più cupa e profonda di prima, e non si era più levata da lui.

 

Ox ricorda il momento esatto in cui quell'ombra ha cominciato a mutare: era il giorno in cui aveva conosciuto Joe e tutta la famiglia Bennett.

Lo aveva visto incazzato poche volte, ed era sempre stato qualcosa che era passato, veloce com'era giunto.

Ma quel giorno... dio, Ox aveva temuto che avrebbe picchiato Mark, che avrebbe urlato così tanto che il corpo di quell'uomo tanto grande si sarebbe trasformato in polvere.

L'ombra era divenuta immensa, scura come il cielo prima di una tempesta. E aveva travolto tutto il corpo di Gordo, pronto a esplodere in un tuono rabbioso.

 

Poi erano giunti dei dolorosi litigi, una rabbia inconsulta che aveva travolto Gordo, rischiando di inghiottire lo stesso Ox e provocando in Gordo un dolore così forte che, quasi, gli si era spezzato il cuore. Di nuovo.

 

Ox aveva continuato a vederla, quell'ombra. E, poi, col tempo, aveva cominciato a notare un'informe macchia, molto simile, sul capo di Mark.

E su di lui sembrava ancora più scura, perché lui sembrava fatto di luce, a volte, e sorrideva, molto più di quanto non facesse Gordo. Ma quando lo faceva... dio, sembrava che il sole dovesse dissolversi in mille pezzi.

 

Ox era silenzioso, ma osservava. E ascoltava. E Mark, come Gordo, l'aveva preso sotto la sua ala. E gli parlava. E, man mano che cresceva, gli raccontava cose e Gordo era, tra tutto, quella che più accresceva l'ombra, quella che, fra tutti, faceva brillare di piccoli soli il sorriso di Mark.

E, sopra quella luce, quell'ombra sembrava sempre più scura, sempre più inevitabile.

 

«Che c'è?» chiede Gordo a Ox, alzando un sopracciglio a quel silenzioso osservare. Sono nella loro “pausa sigaretta”, anche se Ox non ha quasi mai fumato e Gordo ha smesso da qualche tempo. Ora si godono il sole, i silenzi morbidi e la vicinanza delle loro spalle.

Ox fa spallucce, sorride misterioso e scuote la testa.

«Pensavo che mi piace quando fai il finto scorbutico».

Gordo arriccia il naso e bofonchia uno “stronzo alfa”. E poi:

«Dici che mi sono ammorbidito?».

«Ti ho sempre voluto bene anche quando facevi il duro tutto di un pezzo».

Gordo non arrossisce, anche se vorrebbe farlo, ma è diventato bravo a mascherare esteriormente certe cose. E, comunque, non potrebbe mentire sui propri sentimenti: i lupi ne sentirebbero la puzza.

«Tutto d'un pezzo, ti pare...?».

Ox sghignazza e si appoggia appena a lui con una spalla; rimane un momento in silenzio prima di riaprire bocca:

«Non cambiare mai, ok?».

Gordo fa per aprire bocca, una domanda sulla lingua, ma gli occhi di Ox, grandi ed espressivi come quando era bambino, lo guardano con un amore che è sconfinato. Così, non può far altro che rispondere:

«Va bene, Ox».

Si appoggia alla spalla del ragazzo, lasciandosi andare con un sospiro, e si lascia travolgere dal verde verde verde del suo branco.

  
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