"Hai mangiato qualcosa?" la domanda di Watson cadde nel vuoto.
Certo che non aveva mangiato nulla, come sempre durante un caso, eppure il dottore trovava così assurdo questa totale incuranza per se stesso che aveva il consulente investigativo durante il suo lavoro.
Giorni interi senza dormire né mangiare.
Sconvolgente!
"Ma hai provato almeno a fare delle analisi per le tue continue emicranie?".
La seconda domanda non venne ignorata, anzi, un fiume in piena riguardo all'importanza del suo lavoro, a quanto odiasse essere inerrotto, all'inutilità del corpo umano se non come mezzo, e ovviamente all'inadeguatezza e frivolezza del suo caro amico, lo travolse violentemente.
Doveva aspettarselo, in fondo.
Era sempre così, dopo qualche giorno di indagini iniziava a soffrire di un incessante cerchio alla testa e il consulente investigativo riusciva a diventare ancor più irritabile di quando era la noia, anziché l'emicrania, a non dargli pace.
Il dottore non rispose, se l'era andata a cercare pensò, poi come al solito si diresse nella stanza adiacente per prendere un paio di pastiglie effervescenti e un bicchiere d'acqua.
Glie lo porse "non andrebbero prese a stomaco vuoto" borbottò, ma almeno questa volta il suo interlocutore non si lamentò, ma sussurrò un flebile "grazie, come farei senza il mio dottore?"