Settima XMas fic
(e quarta SakuAtsu nello specifico,
‘sti due si stanno prendendo tutto il carico da novanta
non c’è che dire).

Fluff diabetoso allo stato puro
siete avvisati.

L’ottimista vede opportuinità in ogni pericolo

Fu nel cuore della notte che Kiyoomi si sentì chiamare da Atsumu.

- Ehy amore, che succede? - lo stava tenendo abbracciato da dietro, a cucchiaio, come ogni notte, e lo strinse ancora di più a sé, mentre cercava di connettere tutti i neuroni.
- Omi… - piagnucolò di nuovo Atsumu.
- Cosa c’è amore? - ora un po' più sveglio, facendolo voltare verso di sé, accarezzandogli dolcemente la schiena e la nuca e Atsumu ricambiò l’abbraccio, rifugiandosi tra le sue braccia, strofinando la guancia sul suo petto.
Kiyoomi adorava coccolare Atsumu, anche se non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, in particolar modo proprio con l’oggetto delle sue attenzioni.
Ed era stato proprio grazie ad Atsumu che aveva permesso a questo suo lato di venire fuori. Atsumu - con la sua persona, il suo essere sempre così aperto alla vita, così esplosivo, anche così maledettamente appiccicaticcio - aveva pazientemente smussato tutti gli spigoli del carattere di Kiyoomi. Il suo essere sempre così diffidente e sospettoso, il suo non fidarsi degli altri a prescindere. Atsumu aveva avuto la pazienza, nonché il grande amore, di grattare via la crosta e trovare in Kiyoomi ciò che sospettava ci fosse dentro di lui, ben nascosto ma pronto a sbocciare.
- Mi dici cosa c’è? - gli chiese con tutta la dolcezza possibile ed immaginabile. Il bello era che comunque, anche se Kiyoomi aveva permesso a se stesso di far venir fuori questo lato tenero di lui con il proprio compagno, questo non voleva dire che il loro rapporto di punzecchiature e battutine sarcastiche si fosse esaurito, anzi! Si era consolidato ancora di più.
- Omi perché stai con me? - spiattellò alla fine Atsumu.
E Kiyoomi fermò per un istante le sue carezze, accigliandosi per un attimo.
- Ehy…? - lo richiamò in modo tale che l’alzatore sollevò il volto verso di lui.
Ok, guardandolo negli occhi, lo schiacciatore capì che la domanda era stata posta in modo serio.
- Atsumu, dopo cinque anni che stiamo insieme, mi sembra un po' tardi per fare questa domanda. - ridacchiò, Kiyoomi, sollevato anche. Dal fatto che non ci fosse fossero problemi e che Atsumu non stesse male.
- Rispondimi Omi. Io sono un minchione mentre tu… tu sei tutto, e quindi… perché stai con uno come me? -
- Ok, sei un minchione sì. -
- Ohy! - lo riprese quasi offeso.
- Ma te lo sei appena detto anche tu! E poi è vero comunque. -
E stavolta Atsumu ridacchiò.
- Ma sei anche la persona che ha sempre rispettato i miei tempi, le mie manie, le mie fisime. - iniziò a rispondere allora Kiyoomi posandogli dei dolci bacini sulla zazzera dorata.
- Sei la persona che ha sempre visto oltre alla mia scorza e alle mie mure difensive, alle mie insicurezze. Sei quello che mi ha permesso di far venire fuori una parte di me che non avevano neanche il coraggio di contemplare. Sei la persona che mi sprona, che mi aiuta, che mi fa ridere. -
E qui Atsumu sollevò la testa dal petto di Kiyoomi per poterlo guardare, e Dio: quanto amore vide negli occhi del proprio compagno.
- Sei quello che ha creduto in noi fin da quando un noi non esisteva nemmeno. Sei la persona che mi fa sentire amato... - concluse con un piccolo, quanto raro, sorriso sulle labbra.
- Omi… - sussurrò Atsumu, con il cuore che aveva preso a battere all’impazzata dall’emozione – Dio, vedermi attraverso i tuoi occhi ne vengo fuori proprio un gran figo. -
- Idiota! Non mi far pentire di averti risposto in modo così vergognosamente smielato. - rise Kiyoomi e la risata vibrò sul petto di Atsumu che scoppiò a ridere a sua volta per poi farsi serio in volto come raramente capitava di vedere.
- Che ore sono, Omi-Omi? -
E Kiyoomi allungò un braccio al di fuori del piumone a recuperare il telefono per vedere che ore fossero.
- Le due e quarantasette. -
- Allora è proprio Natale. Quindi è il momento dei regali. - disse Atsumu piegando le labbra nel suo solito sorrisetto storto, che preoccupava sempre non poco Kiyoomi. Sopratutto quando gli si spiaggiò addosso per sporgersi verso il proprio comodino al fianco del letto a recuperar qualcosa.
Qualcosa che fece mozzare il respiro in gola a Kiyoomi, dopo avergli fatto sbarrare gli occhi.
- Miya… - sussurrò appena, con la gola improvvisamente secca.
- Non potrai più chiamarmi così tra un po'. - ridacchiò Atsumu, felice dell’effetto sortito ma indubbiamente emozionatissimo e nervoso dentro di sé. Fissò intensamente Kiyoomi negli occhi mentre faceva scattare il coperchio della piccola scatolina in velluto nero che teneva tra le mani e lo vide come Kiyoomi si portò una mano tremante tra i suoi riccioli neri per scostarseli dal volto, chiudendo per un istante gli occhi.
- Kiyoomi. – non lo chiamava mai con il suo nome intero e queste lo fece emozionare ancora di più.
Atsumu gli prese la mano destra con la sua.
- Vuoi sposarmi? - e qui anche la voce di Atsumu si incrinò inesorabilmente e il viso si distese nel suo sorriso più bello.
Kiyoomi schiuse le labbra per rispondere ma era così emozionato che la voce non gli usciva proprio mentre posava lo sguardo su quelle fedi in oro bianco che risplendevano anche nella semioscurità della stanza.
- Mi devo preoccupare, Omi? Stai cercando il modo più carino per dirmi di no? - scherzò Atsumu, dato che fare l’imbecille quando era nervoso era la cosa che gli riusciva meglio, era il suo meccanismo di difesa preferito.
- Idiota! - replicò Kiyoomi ridendo, stringendoselo addosso – Sì. Sì Atsumu, voglio sposarti. -
E le due lacrime che gli si formarono agli angoli degli occhi furono inevitabili.

- Quindi quella tua domanda era per testarmi in qualche modo? - gli chiese Kiyoomi ironico quando i loro respiri si erano un po' calmati ed erano ritornati regolari.
- No, era il mio salvacondotto. Se mi avessi detto di no, io ti avrei ripetuto per filo e per segno tutte le lodi che mi avevi appena tessuto facendoti capire l’assurdità nonché l’impossibilità del tuo rifiuto. - ridacchiò Atsumu mentre gli appoggiava la testa sul petto e poteva sentire come il cuore di Kiyoomi avesse ripreso a battere regolarmente dopo la maniera spasmodica in cui avevano fatto l’amore poco prima.
- Sei proprio pessimo, Miya. - rise Kiyoomi, iniziando a giocherellare con le sue ciocche bionde.
- Omi-Omi ti ricordo e ti ripeto che tra un po' non potrai più chiamarmi così perché sarà come se stessi chiamando te stesso. - gracchiò divertito l’alzatore, sollevandosi sull’avambraccio per poterlo guardare.
- Chi ti ha detto che io voglia prendere il tuo cognome? - si divertì a dargli il tormento Kiyoomi, ghignando.
- Sei proprio pessimo, Miya… - gli fece il verso, rimarcando bene il concetto del cognome facendogli sollevare fintamente esasperato gli occhi al cielo, cosa che lo fece inevitabilmente scoppiare a ridere.
- E Buon Natale, Omi. -
- Buon Natale, Atsumu. -

Fine

Lo so, è tanto diabetosa ed io sono qui tutta felice per questo. Poi la cosa comica e paradossale è che io nella vita sono un’ascara, anaffettiva da manuale, che odia proposte di matrimonio e cose affini però quando scrivo mi piace troppo. AHAHAH
Bene, detto questo sparisco in una nuvola zuccherosa.

A prestooo