La storia
originale
in inglese la trovate qui: Hear,
feel,
think, and die - imthefemalemonster - House of the Dragon (TV) [Archive
of Our
Own]
Questa
è solo una traduzione e come tale può avere delle
leggere modifiche per rendere le frasi più poetiche e
coerenti in italiano. In
caso di recensioni le farò avere al vero autore/autrice.
Enjoi.
UDIRE,
SENTIRE, PENSARE, E MORIRE di
imthefemalemonster
Aemond non
conosceva abbastanza numeri per poter riuscire a contare quante cose lo
rendessero geloso di Lucerys. Ogni giorno notava nuovi atteggiamenti
che le
persone avevano nei confronti del ragazzo. Guardarlo, parlargli, o
ancora
peggio, toccarlo. E Luke prestava loro attenzione. Li guardava, parlava
loro, e
ancora peggio, li toccava. Per lui non c’era niente di carino
e gentile in
tutta la questione. Faceva solo crescere e rafforzare la sua rabbia
ogni giorno
di più.
Iniziò
con
dei pugni chiusi, sguardi minacciosi, parole dure e continuava ad
aggiungere finché
non raggiungeva il desiderio di violenza e pensieri molto ma davvero
molto
aggressivi e possessivi si impossessavano di lui. Giorno dopo giorno,
Aemond
aveva immaginato tutto ciò che avrebbe potuto far subire a
quelle persone,
qualsiasi forma di violenza che avrebbe potuto dissuaderli
dall’approcciarsi a
suo nipote. Non poteva di certo renderlo troppo ovvio, avrebbe
preferito
evitare di crearsi problemi con alcune persone, ma a volte le
sensazioni erano così
intense che non poteva farne a meno, non riusciva a controllarlo.
Quelli erano
i momenti in cui avrebbe voluto marchiare Lucerys per sempre,
distruggere chiunque
provasse a reclamare la sua proprietà e annegare nelle
parole del ragazzo
mentre lui sussurrava “ sono tuo”.
VISTA.
Nessuno poteva
pretendere di guardare il ragazzo. Nessuno ne aveva il diritto. Aemond
se ne assicurava
ogni volta che succedeva. Entrambi sapevano meglio di chiunque altro
che la
vista li legava. Luke gli aveva preso un occhio, era riuscito in
qualcosa che
nessuno sano di mente aveva mai neppure pensato di fare. Per cui,
quando gli
occhi delle persone si soffermava sul corpo di Lucerys, per qualsiasi
fosse il motivo,
lo faceva perdere la calma.
Li guardava
direttamente.
Viso freddo, corpo rigido, sorriso congelato, sguardo assassino. Poteva
durare
secondi come minuti, finché la persona non lo notava.
Qualche volta, lo
guardavano a loro volta confusi, ma per la maggior parte spaventati.
Altre le
persone semplicemente evitavano il suo sguardo, e dopo aver incrociato
la vista
con il suo occhio, abbassavano il volto, non sentendosi al sicuro.
Quando gli
era a fianco torreggiava su chiunque, guardandoli con disdegno. Poteva
succedere
che a volte le persone non recepissero i suoi segnali, oppure che lo
sfidassero
mentre guardavano Luke. Allora, perdendo anche il più
piccolo pezzo di autocontrollo
che gli era rimasto, con il suo pugnale in mano, immaginava di
strappare gli
occhi dalle loro teste. Sentire le loro grida, guardarli collassare a
terra in
un lago di sangue, assistendo con piacere alla perdita della loro
vista,
celebrando di avere il privilegio di poter guardare il suo Lucerys, a
differenza loro.
Aemond voleva
che i dolci e scuri occhi di Lucerys fossero solo per sé.
Alzando in alto il
mento, spendeva innumerevoli ore a nutrirsi della bellissima vista del
ragazzo.
Di norma aveva uno sguardo vivace, ingenuo, brillante, ma quando suo
nipote lo
guardava, lui vedeva scherno, sfida, puerilità. Lo
disturbava, lo faceva
arrabbiare ed elettrizzare. C’era qualcosa di speciale nel
vedere il naso del ragazzo
arricciarsi quando rideva, nel sentire la sua confidenza mal riposta.
C’era qualcosa
di eccitante nello stringere Lucerys contro di sé,
costringendolo a farsi
guardare. C’era qualcosa di davvero, davvero molto speciale
nel poter riuscire
ad oscurare ed ostacolare la vista del ragazzo, di farlo supplicare di
vedere
nei momenti più intimi, di avere il controllo su di lui.
VOCI.
Erano tutte
così disturbanti, insopportabili alle orecchie di Aemond. Le
persone parlavano
di argomenti così senza senso che lui non perdeva nemmeno
tempo ad ascoltarli. Mentre
gli altri lo evitavano, le persone dialogavano con Lucerys tutto il
tempo, perché
con il ragazzo era piacevole parlare. Lui rideva, gridava, rispondeva.
Aemond
odiava vedere le loro bocche produrre suoni. Odiava chiunque iniziava
una
conversazione con Lucerys, chiunque che non fosse lui.
Quando lo
annoiavano troppo ad Aemond piaceva tagliare corto. Quello che dicevano
non
aveva importanza per lui. Si intrometteva nelle conversazioni altrui,
facendo
ombra a suo nipote, interrompendo le persone come più gli
piaceva. Non aveva
vergona nel fermare le persone, e nessun interesse nemmeno nel
continuare la
conversazione, non gli importava, voleva solo assicurarsi che loro
sapessero
quanto erano insignificanti di fronte a lui. Quanto inutili fossero le
loro
parole per Lucerys, rispetto alle sue. A volte perdeva la pazienza, le
persone
erano troppo stupide, o testarde per capire il messaggio implicito. Se
ti
interrompo, significa che devi chiudere la tua stupida bocca.
Pensava
spesso. E spesso, desiderava poter distruggerei loro denti con il suo
pugno. Prendere
la loro stupida lingua dalle loro bocche e provare piacere nel non
doverli più
sentire, assicurandosi così che non potessero più
parlare a Lucerys.
La voce del
ragazzo gli faceva un effetto diverso. Non solo la sua voce, anche le
sue
labbra. Aemond era affascinato, ossessionato dal volto del ragazzo. La
sua
risata, il modo in cui le sue labbra si muovevano per potergli
permettere di
parlare. Qualunque cosa dicesse per le sue orecchie era dolce miele.
Anche quando
la usava per deriderlo, come quando il ragazzo lo guardava con sfida,
lui amava
ascoltare le sue risate e i suoi acuti commenti. E allora lui si
arrabbiava in
modo giocoso e quello non faceva altro che accrescere il disprezzo del
ragazzo
per suo zio. Ma a prescindere da ciò che Lucerys avrebbe
potuto dire, lui si
soddisfaceva con ciò che riusciva a fargli dire. Dita
premute con forza sulle
labbra rosse del ragazzo, sangue che colava mentre lo stava chiaramente
mordendo
durante i baci. La sua stessa bocca vagava sul corpo di Luke,
marchiando collo,
braccia e petto con lividi e graffi.
A prescindere
da quanto fossero larghe le mura, lui voleva assicurarsi che tutti
sentissero i
gemiti e le urla del ragazzo, mentre stava gridando quanto forte e a
fondo volesse
sentire suo zio dentro di lui. Affamato, Aemond lo faceva supplicare,
deliziato
dal suono, dalla voce, dalle oscenità che suo nipote
piangeva. “Per favore,
prendimi!”.
TOCCO.
Mani sulle
sue spalle, sulla sua testa, sulle sue braccia, sul suo
volto… l’intero corpo
di Aemond tremava furioso. Ogni mano che osava sfiorare Lucerys, che
fossero di
un perfetto sconosciuto, amici o perfino della sua famiglia, lo faceva
arrabbiare. Vedere le loro disgustose dita, i loro palmi, accarezzare
il suo
dolce e innocente volto. Vedere le loro prese sul corpo del ragazzo che
era SUO.
Lucerys stringeva mani, colpiva le schiene dei suoi amici, abbracciava
sua
madre. Tutto ciò rendeva il pugno di Aemond ancora
più stretto finché le sue
unghie non facevano uscire sangue dai suoi palmi.
Nelle sessioni
di allenamento, voleva essere lui a confrontarlo, o meglio, voleva che
fosse
suo nipote a sfidarlo, e lui soltanto. Niente era più
insostenibile per Aemond
che vedere, sentire la spada di suo nipote scontrarsi con quella di
chiunque
altro che non fosse lui. I tocchi amichevoli erano intollerabili per
lui da
vedere, ma peggio erano quelli con scopo maligno. Quelli che osavano
colpirlo,
toccarlo dove non voleva essere toccato, ferirlo, sarebbero morti dalla
più lenta,
lunga e molto dolorosa morte mai conosciuta all’uomo.
Bagnarsi del loro stesso
sangue dopo che la loro gola era stata tagliata, vedere i loro stomaci
svuotarsi, rompersi, aprirsi, schiacciati sotto il peso di un drago,
mangiati
vivi, bruciati fino alla morte. Aemond riusciva a immaginare migliaia
di modi diversi
per uccidere chiunque provasse a toccare suo nipote, e avrebbe provato
piacere
nel farlo, nel torturarli, sapendo che sarebbe stato l’unico
a potersi
permettere di godere della presenza del ragazzo, del suo corpo.
Lucerys aveva
dei capelli scuri, ricci e folti. Piccole mani, dita sottili ed un
corpo
esiguo. Lo avrebbe potuto schiacciare con il suo peso, dentro il suo
abbraccio.
Poteva essere maneggiato così facilmente, plasmato
addirittura. Le mani dell’uomo
correvano tra i suoi capelli, avvolgendo le sue lunghe dita nei
riccioli del
ragazzo. Accarezzava le sue rosse guance, esplorando ogni sua
caratteristica. I
tocchi di Lucerys erano soffici, amorevoli ed ingenui….
aggrappandosi alle
spalle di suo zio si faceva sollevare, portare, spingere contro il
muro,
facendosi fottere fino alla disperazione. Le mani di Aemond graffiavano
le
cosce del ragazzo, la sua lingua dentro la sua bocca, il suo cazzo
martellante
nelle profondità di suo nipote, con ogni spinta che li
portava sempre più
vicini al limite. L’uomo si nutriva del privilegio di poter
controllare e
possedere ogni millimetro del corpo di Lucerys.
Aemond aveva
molti pensieri. Non molti lo soddisfacevano, non aveva ancora ucciso
nessuno solo
per aver guardato Lucerys, ma non era privo del desiderio di farlo.
Tuttavia, a
volte non considerava la reazione di Lucerys al suo comportamento. Per
la
maggior parte delle volte il ragazzo sospirava, scrollava le sue
spalle, volgendo
la schiena ad Aemond, ma succedeva anche che lui lo IGNORASSE???.
Era inconcepibile
per l’uomo. Aveva bisogno della presenza del ragazzo, aveva
bisogno della sua
voce, dei suoi occhi, del suo corpo. Lo bramava. E sapeva che lo voleva
anche
Lucerys. Minacciare di uccidere delle persone non era abbastanza per
riconquistarsi
l’attenzione di Luke. Aemond allora lo seguiva, lo osservava,
analizzava tutto
ciò che faceva. Ma il ragazzo era intelligente, sapeva come
minacciare e
spaventare il suo zio bisognoso. Dovevi solo fare tutto ciò
che lui odiava
vederti fare. Stringere mani, parlare con le persone, guardarli negli
occhi,
ridere….ignorarlo. Quando Aemond andò a
confrontarsi con Lucerys a riguardo,
lui semplicemente roteò i suoi occhi.
-A differenza
tua, riesco a controllare me stesso, anche se desidero veramente
qualcosa-.
L’uomo
senza
un occhio odiava amare la sua risposta. Mischiava dolore con il piacere.
-Come
preferisci- borbottò Aemond, mordendosi le labbra.
-Renderà solamente la caccia,
e la ricompensa……più eccitante.
Giusto nipote? -.