" --Sei troppo paranoico Michelangelo. Non è detto che se ci dividiamo seguano proprio te--. Si Leo, come no?! E guarda caso invece, seguono sempre e solo ME! ", esclamò arrabbiato il più giovane dei quattro fratelli tartaruga, rivolgendosi al silenzio e al buio delle tubature fognarie che gli fungevano da nascondiglio e nelle quali stava vagando forse da ore senza meta.
Avevano dovuto ancora una volta affrontare i Kraang, ma data la loro evidente superiorità numerica, avevano dovuto battere in ritirata; per meglio riuscirci e non farsi catturare, Leo aveva proposto loro di separarsi, nonostante le proteste della tartaruga in arancione basate sulla più di una volta testata teoria che ogni qualvolta si dividessero gli inseguitori di turno lo prendessero di mira. Come da programma i suoi fratelli avevano sminuito le sue preoccupazioni, ma come previsto Michelangelo era diventato nuovamente il bersaglio dei Kraang. 
Fortuna aveva voluto che fosse riuscito a seminarli rifugiandosi in un tombino, ma si era reso conto troppo tardi di non avere la minima idea di dove si trovasse. Non conosceva quei cunicoli, erano in una zona piuttosto lontana dal loro rifugio, che non aveva mai avuto modo di esplorare da solo o con i suoi fratelli. E purtroppo il tarta-cellulare lì non prendeva alcun segnale, quindi non c'era modo di far tracciare la sua posizione a Donnie.
Un sibilo basso ed improvviso alle sue spalle lo fece letteralmente saltare sul posto con un urletto stridulo; afferrò i suoi nunchaku, mettendosi in posizione di guardia e guardandosi attentamente intorno alla ricerca di qualunque cosa avesse potuto produrre quel suono, mentre avvertiva la pelle d'oca farsi strada fin nel suo guscio.
A Michelangelo non era mai piaciuto restare solo. Non perchè non fosse capace di difendersi, anzi, ma semplicemente perchè, essendo comunque il più giovane dei quattro, era sempre stato abituato all'idea di avere in qualunque situazione qualcuno su cui contare. Tra fratelli si guardavano le spalle a vicenda, come una vera squadra, ma il piccolo Miky aveva sempre avuto come la sensazione che se fosse rimasto in solitudine troppo a lungo non sarebbe sopravvissuto.
Sapeva per certo di non avere la tecnica di Leonardo, o la forza di Raffaello, e neanche lontanamente l'intelligenza di Donatello; nonostante il Maestro Splinter lo avesse comunque rassicurato più volte sulle sue capacità di guerriero, non poteva impedire a quella piccola parte del suo cervello di suggerirgli che senza di loro non avrebbe combinato nulla.
E quando era solo con sè stesso, senza possibilità di concentrarsi su altro, quei pensieri diventavano sempre più intrusivi e persistenti...
Un nuovo sibilo, più vicino del precedente, gli fece fare un nuovo giro di 180 gradi, con tale velocità che per poco non perse l'equilibrio, scivolando su un qualcosa che non aveva individuato ai suoi piedi.
Istintivamente perse per un secondo la guardia, abbassando lo sguardo per capire che cosa avesse calpestato; dai fori del tombino proprio sopra la sua testa filtrava una piccola lama di luce, che cadde a suo favore proprio ad illuminare il punto che stava fissando.
Michelangelo sgranò gli occhi, un brivido di terrore puro gli scese lungo la schiena, facendogli tremare persino il guscio, mentre un solo pensiero si affacciava nella sua mente.
Correre.

Non ne ebbe però il tempo.