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Autore: Fed    11/09/2009    2 recensioni
C’erano caramelle lungo la strada ed Alfredo credeva le avessero buttate Hansel e Gretel per ritrovare la strada di casa una volta abbandonati dal padre nel bosco, ma io ricordavo bene che nella storia si trattava di briciole di pane, non caramelle. Le briciole le mangiano gli uccellini, le caramelle i piccioni; c’è una bella differenza.
Genere: Generale, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vittima è Alfredo, lo confermo.
C’è poco da fare, si capisce dal titolo e mi dispiace che non sia lo stesso per l’assassino; d’altronde una storia senza assassino è difficile da capire, una storia senza vittima è una favola per bambini.
 
Ho sempre adorato le favole, detective.
Non riesco a capire come le persone possano trovarle prive di interesse, a mio avviso sono le storie più sensate che un visionario riesca a scrivere senza sfociare in un omicidio, una nottata di sesso o degli strani vampiri buffi che vivono di giorno.
Oh, per carità, non ce l’ho mica col giorno.
 
Comunque questa non è una favola, visto che c’è un morto.
 
 
Alfredo ha aspettato un’Attesa piuttosto sbadata tutta la notte. Quand’è arrivata da lui – puf – gli è inciampata addosso e se l’è portato per sbaglio nel mondo dell’Isteria Latente.
Immagino l’abbiate sentito dire alla TV, non tutti gli Alfredi riescono a reggere uno scombussolamento simile.
 
Oggi una strada buia mi ha portato fino al distaccamento. Ero sdraiata sul sedile, la sigaretta in mano e Gran Burrone tra le dita. Avevo in mano anche una girandola.
Se metti una girandola fuori da finestrino fa Fuuu e Fuuu. Tra l’altro, gira.
Quando un volo charter a cinque centimetri da me si è accorto che avevo tre delle mie mani occupate mi ha sgridato a dovere: “Non buttar via dal finestrino il Gran Burrone come hai fatto con l’accendino!”
Aveva anche ragione, per carità – l’accendino già mi manca, mi ero affezionata al suo smalto sbeccato – ma il problema era più che altro che fumavo la girandola ormai da tre minuti e la sigaretta fuori dal finestrino non faceva Fuuu e Fuuu. Neanche girava.
Preferirei non fosse messa a verbale la fine del mio accendino.
 
 
Vi racconterei anche la storia di Alfredo, se fosse interessante. D’altronde così è, se vi pare, quindi potrei continuare a citare persone con più anni di me. Sapete, più anni si hanno e più si è vecchi.
Vasco Rossi ha detto che è colpa di Alfredo. Potrebbe anche aver ragione visto che quando l’Attesa gli è inciampata addosso quel pazzo era distratto.
Stava fissando il cielo.
Chissà cosa vedeva.
 
Alfredo era un brav’uomo.
Non aveva obbiettivi, non aveva ideali, non aveva voglie.
Aveva ogni tanto qualche Lucky Strike da fregare e una strana mania per le domande.
 
Io amavo le domande, infatti fu così che lo conobbi.
Domandai al vento: “Quando?” e lui, seduto sulla nuvola più rosa, mi rispose “Non sarebbe meglio chiedere prima Come?”
Cosa?
Ah, no, non fu il vento a rispondermi, ma Alfredo. Il vento non si siede mai sulle nuvole rosa.
Comunque Alfredo mi era parecchio antipatico, per questo lo frequentavo moltissimo, prima che conoscesse Attesa, almeno, e si mettesse ad aspettarla sotto casa sua.
Io amavo ardentemente Attesa da anni. Non la amava nessuno e questo rendeva il mio amore appassionato. Non sapevo di provare per lei qualcosa fin quando Alfredo non ha preso ad aspettarla.
Sì, fu sicuramente colpa di Alfredo.
 
Ora odio le domande, in ogni caso, ma sono così abituata a farle che ne faccio sempre una nuova prima di dare una risposta a quella che ho già fatto.
La cosa è abbastanza noiosa, se stai parlando con una persona priva di immaginazione – mica come voi, insomma.
 
Probabilmente non è stata l’Attesa ad uccidere Alfredo, ma io.
Non ve lo dirò, comunque, perché un assassino incerto è già troppo per una storia. Un assassino certo la renderebbe un poliziesco americano.
C’era la Luna ieri, in effetti, quindi la colpa poteva benissimo essere la sua. Basta rifletterci, l’assassino vuole assistere alle indagini. E poi sarebbe così originale, no?, se l’assassino si dimostrasse essere la più nominata tra tutti.
Perché tutti hanno parlato della Luna, a ben vedere. Leopardi, Calvino – li avete già interrogati? Sempre lì a parlare della Luna o a parlare proprio a lei. Ognuno alla sua, sempre una dannata stronza.
Nessuno ha mai parlato di Attesa, invece, quindi lei si dev’essere incazzata – è per questo che potrebbe benissimo essere l’assassina.
Io non ne so molto, la sera in cui è stato ucciso ero con Alfredo, mica con Attesa o con la Luna.
 
Ricordo bene che c’era anche un treno, se ne sentiva il rumore.
C’erano caramelle lungo la strada ed Alfredo credeva le avessero buttate Hansel e Gretel per ritrovare la strada di casa una volta abbandonati dal padre nel bosco, ma io ricordavo bene che nella storia si trattava di briciole di pane, non caramelle. Le briciole le mangiano gli uccellini, le caramelle i piccioni, c’è una bella differenza.
Alfredo non conosceva bene Hansel e Gretel perché la loro non era una favola: la strega moriva e perdere il personaggio più interessante della storia prima della fine del libro era tipico degli americani.
Mentre me lo diceva tirò fuori una Lucky Strike. La accese ed io gliela rubai.
Il treno in lontananza fischiò, poi ci deragliò addosso e quando mi voltai a guardarlo Alfredo era già morto.
 
Non so chi fu a lanciare il treno.
D’altronde l’Attesa inciampò su Alfredo prima che il treno passasse, ne sono abbastanza certa.
 
Alfredo continua a dire di non essere morto, ma è perché lui non se n’è ancora accorto. La sua morte è evidente, no?, basta guardarlo.
Ha obbiettivi, ideali, voglie ed ha smesso di leggere favole. Ha addirittura iniziato a fumare Phillip Morris.
Non scrive neanche più poesie dedicate alla luna.
Sì, signor detective, ne scriveva svariate. Ne ricordo una.
 
Ode a te
che albeggi
nell’ora in cui io
muoio.
 
Continuava dicendo:
 
non più una lacrima
sospiri futili
attraverseranno questo
io sono un così misero
latente latitante di me –
cielo nero.
Morderei la tua bruma
strappando via l’aorta
dalla tua gola.
Attendo l’Attesa,
lei sola.
 
 
Ma il secondo pezzo della poesia non mettetelo a verbale.
Mi diverte troppo ricordare dei morti solo le opere peggiori.
 
  
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