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Autore: PerseoeAndromeda    25/01/2023    5 recensioni
Una notte stellata, contemplata insieme al fratello, ricorda ad Ikki il giorno in cui lui stesso diede il nome al piccolo Shun.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Fanfic scritta per il writober indetto da Fanwriter.it.
Lista: Pumpink
Prompt: 29. Cielo
Titolo: La stella caduta dal cielo
Fandom: Saint Seiya
Personaggi: Ikki e Shun
Rating: Giallo per possibili risvolti incestuosi
Genere: introspettivo, angst, sentimentale, post canon
Warning: rapporto fraterno dalle sfumature morbose, tendenti all’incesto per chi che le vuole vedere (io personalmente sì)

 
LA STELLA CADUTA DAL CIELO
 

“Guarda, Niisan, una stella cadente!”.
“Dalla costellazione di Andromeda” mormorò Ikki, seguendo il percorso della meteora nel cielo, prima di riportare la propria attenzione sull’unica stella che gli interessava davvero.
Erano appollaiati l’uno accanto all’altro, sul tetto di Villa Kido e le loro spalle a contatto li facevano sentire al sicuro, davano ad entrambi una sensazione di concretezza, insieme alla certezza di non perdersi più.
Eppure, nonostante Shun fosse lì accanto a lui, sorridente come non lo vedeva da tempo, gli occhi che accoglievano come specchi tutte quelle stelle nel cielo, Ikki non riusciva, comunque, a sentirsi tranquillo, quasi quel male oscuro che aveva rischiato di strapparlo per sempre al suo abbraccio non se ne fosse mai andato del tutto.
Cercò la sua mano e Shun rispose subito, distogliendo lo sguardo dalle stelle per portarlo sul fratello maggiore, le guance accese di un lieve rossore: ogni gesto d’affetto che Ikki-Niisan gli rivolgeva era, per lui, un sogno che si avverava.
“Quanto ho aspettato una nottata come questa, Niisan… come se stanotte dovessi nascere di nuovo”.
Quelle parole suscitarono in Ikki un ricordo, così lontano che, per un attimo, credette non fosse neanche suo, sembrava appartenere ad un’altra vita.
Eppure sì, era suo, e si trattava di quattordici anni prima, pochi giorni dopo la nascita di Shun.
“Quella notte è caduta una stella dalla costellazione di Andromeda” mormorò, quasi parlasse a se stesso, ma senza distogliere gli occhi dal piccolo guerriero al suo fianco. “Proprio come adesso”.
Shun smise di sorridere, ma solo per assumere un’espressione curiosa:
“Quale notte?”.
La memoria gli giocava strani scherzi perché, all’improvviso, ogni istante gli si palesò alla mente con una precisione da dargli l’idea che fosse accaduto solo un giorno prima. Era difficile parlarne, significava ricordare chi era accanto a lui e adesso non c’era più: quell’uomo che lo aveva amato come un padre e, seduta lì vicino, sul loro piccolo balcone, la mamma, che teneva tra le braccia un fagottino appena venuto al mondo.
Tuttavia, in quel momento, i ricordi non lo rendevano triste perché, in quei giorni, quanto aveva di più prezioso era finalmente giunto fino a lui: Ikki non faceva fatica a credere di averlo aspettato…
Il suo Shun…
Suo…
Spaventosamente suo, in un modo che faceva male.
Questa volta fu lui a distogliere lo sguardo per portarlo al cielo:
“La notte in cui ti diedi il nome…”.
“Il… nome?”.
Ikki sorrise, con un velo di malinconia:
“Non te l’ho mai detto? Sono stato io a chiamarti Shun… il mio Shun…”.
“Niisan…”.
Il sussurro del ragazzino uscì incrinato, la mano in quella di Ikki ebbe un tremito.
“La stella cadente di quella notte, la vidi riflessa nei tuoi occhi che si erano appena aperti e cercavano me… e dopo quella stella ne ho viste tante altre nei tuoi occhi… in essi c’era il loro scintillio”.
Si voltò, ricercò lo sguardo del fratello, come quella volta i loro occhi si incontrarono e, di nuovo, Ikki vide tutte quelle stelle.
“Shun…” mormorò.
All’epoca era un bambino, dopo aver pronunciato il nome del fratello lo aveva gridato al cielo, con una sola idea in mente:
“Questo è Shun! Me lo avete dato voi stelle e io lo terrò sempre con me!”.
Erano accadute tante cose da allora, molte promesse Ikki non le aveva mantenute, lo aveva tradito troppe volte.
“Il mio Shun…” ripeté.
Anche la sua voce era malferma, i sensi di colpa non lo avrebbero mai abbandonato.
“Il mio Niisan…” gli fece eco il piccolo Andromeda.
Allora, ogni resistenza di Ikki venne meno.
Si chinò verso di lui e lo circondò con le proprie braccia, attirandolo a sé e stringendolo con quel senso di disperato possesso che gli faceva paura, ma che Shun accettava con naturalezza e sorpresa gratitudine.
Forse perché non capiva quanto potesse diventare distruttivo, non se ne rendeva conto, ma Ikki sì e ne era terrorizzato.
“Il mio Shun” la sua voce tremò e si sentì tremare egli stesso. “La stella caduta dal cielo per me”.
 
   
 
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