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Autore: Violet Tyrell    23/02/2023    0 recensioni
Chi era, Minos, prima di abbracciare la causa di Hades?
Lui stesso lo aveva dimenticato, e non si poneva più domande strane su cosa fosse meglio; da quando era giunto in Ade, Minos aveva trovato la propria dimensione e non sentiva la mancanza di quella vita terrena che aveva vissuto per tanti anni.
Minos- Giudici - Nuovo pg.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grifon Minos, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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der puppenspieler 11

Der Puppenspieler





La stanza era avvolta nel buio, ma vedeva della luce filtrare da un punto lontano. Si stropicciò gli occhi e si ferì la guancia, incredula.
Ahi!
Gelido metallo le aveva colpito la guancia ed Elise notò il polso ricoperto da qualcosa; si rese meglio conto a una seconda occhiata che si trattava di un bracciale. Alla terza, invece, vide una catena; mosse alcuni passi e si ritrovò improvvisamente bloccata alla vita. Abbassando gli occhi notò una catena che la stringeva anche lì, collegandola e difatti bloccandola, a un muro che puzzava di morte.  Entrambe le braccia, la vita e persino le gambe, erano ridotte così e quando cercò di tirare, si procurò uno strattone così violento da indurla a emettere un grido.
Cosa sta succedendo?! Minos! Che cosa ti è venuto in mente?!
Nella sua mente quella era l'ennesima idea perversa del suo...maestro, se voleva chiamarlo in quel modo. Non era nemmeno una novità, già in passato aveva subito trattamenti poco teneri se poteva dire così, ma quello... era anche strano, secondo lei, soprattutto dopo gli ultimi giorni in cui le era parso più tranquillo. Cercò di liberarsi ma si sentiva più debole, come se ogni suo movimento la rendesse tale anche se era una cosa assurda. Inoltre non riusciva granchè ad avanzare perchè le catene continuavano a bloccarla.
"Al tuo posto starei calmo".
Non si era nemmeno accorta di non essere più sola; quella voce però non le era ignota, tutt'altro. Alzò lo sguardo d'istinto da dove proveniva l'improvvisa fioca luce e rischiò di rimanere abbagliata. Lo riconobbe subito, era quel ragazzo con i capelli stranamente azzurri e la voce che ricordava la cosa più dolce del mondo; solo che in quel momento pareva fin troppo stucchevole alle sue orecchie e si rese conto di chi era davvero. Non ne aveva mai viste cosi da vicino ma quella era indubbiamente un'armatura d'oro, si vedeva da come pareva rilucere di luce propria.
"... sei stato tu a ridurmi così?"
Indicò le catene con lo sguardo mentre ancora cercava di liberarsi sotto lo sguardo beffardo dell'altro che - lo poteva sentire - la stava deridendo in silenzio.
"Sei proprio sveglia, vedo? Per mio ordine più che altro, mi sono già sporcato le mie delicate mani con una cucciola insulsa di spectre, e... per rendere le catene più gradevoli".
Brutto antipatico, si disse Elise, consapevole che faceva il buffone sapendo che non avrebbe potuto picchiarlo come si sarebbe meritato.
"Cosa intendi per gradevoli?"
Erano tutto tranne che quello ed era certa che lui lo sapesse molto bene.
"Oh diciamo che sono speciali, sono sicuro che tu te ne sia già resa conto, ma non so se capirai esattamente perchè. Ora spero ti piaccia la tua nuova stanza, anche se immagino preferiresti quella che dividevi con... il Grifone".
Lo disse in un modo così dolce che alle orecchie di Elise suonò come se fosse la cosa più volgare che avrebbe potuto dire, e capì perfettamente che cosa intendeva quel bellimbusto dai capelli di quel colore tanto bizzarro. Arrossì persino pur non essendoci un vero motivo.
"Mi hai spiata? Bravo perchè hai fatto proprio un pessimo lavoro a riguardo, io ho la mia stanza..."
Ma sapeva che non contava il luogo, quel cavaliere d'oro voleva sottindendere qualcosa di diverso e lo aveva capito benissimo. Lo vide scrollare la chioma, divertito.
"Si perchè immagino infatti che qualunque allieva nel letto del suo... maestro, se vogliamo chiamarlo così, si limiti a dormire. Non offendere la mia intelligenza, anche perchè vi ho osservati e non me la dai a intendere."
Elise pensò che lui avrebbe potuto usare le parole  più soavi o quelle più crude e il risultato sarebbe comunque stato disgustosamente perverso. Sembrava parlare di lei cose se fosse una prostituta, o anche peggio. Inaspettatamente lo sorprese, con un sorriso. Dolce quanto il veleno che nascondeva,
"Non discuto la tua intelligenza, ne contesto l'esistenza".
Ah che liberazione, era da un po' che non si divertiva a mettere in scacco le persone e si rese subito conto dalla smorfia che gli aveva distorto i lineamenti, che non si aspettava una risposta così piccata. Avrebbe potuto dire di ben peggio in verità, se si fosse impegnata. Un lampo dorato le strappò un piccolo strillo, anche se più per la sorpresa che per il dolore: un rivolo di sangue le scese sulla guancia. Non aveva alcun dubbio sul colpevole, che la guardava ora togliendo quella maschera insopportabile di finta dolcezza che aveva portato finora.
"Vedi di non irritarmi, non sono molto tollerante e..."
Lei rise senza trattenersi. Ora che più o meno aveva chiara la situazione, Elise non si sentiva affatto spaventata: irritata per essersi fatta raggirare, nervosa sicuramente, ma era più se stessa che mai.
"A parte che sei un gran maleducato dato che non ti sei nemmeno presentato... ma tralasciando questo, non mi conosci affatto. Ho reso a Minos la vita un inferno in terra coi miei modi di fare durante tutto l'addestramento, sono stata ovviamente punita per questo e per mille altri motivi... Ma mai, e ribadisco mai, è riuscito a domarmi. Figurati se può riuscirci uno pseudo cavaliere d'oro dai capelli color.... puffo."
In realtà a lei piacevano i capelli dai colori strani, per esempio adorava quelli di Minos che parevano argentati... colore meno chiassoso di quello che vedeva, ma dato che era un suo nemico non li apprezzava affatto.
"E soprattutto non azzardarti più a offendermi, non sono la prostituta di nessuno."
Lo chiarì bene. Non sapeva cosa avesse spiato - di sicuro abbastanza da sapere che sì, lei e Minos non avevano un semplice rapporto maestra e allievo - ma qualche informazione sbagliata l'aveva se davvero credeva che fossero arrivati a quel punto. Si rese però conto di cosa l'aveva inaspettatamente turbata durante i giorni precedenti, in cui aveva avuto l'impressione più volte che qualcosa li spiasse. Ora sapeva perchè e chi era stato.
"Che piccola ragazzina arrogante che sei! Mi parli come se fossi un tuo pari quando l'unica cosa in cui potresti riuscire sarebbe leccare la suola dei miei stivali".
Sentiva, Elise, la crudeltà trapelare da quella voce fastidiosa ma non si piegò, non si sarebbe nemmeno azzardata a farlo.
"Il mio nome non ha per te alcuna importanza, piccola strega impertinente. Non sei nemmeno tu il mio obiettivo: posso già immaginare il tuo maestro in preda al panico perchè gli sei sparita sotto al naso. Povero stupido, non è così sveglio come vuole far credere. Avrebbe dovuto proteggerti meglio, invece ti ha lasciato la libertà.... di finire nelle mie delicate mani."
Fece una risatina ed Elise percepì uno strano brivido ghiacciato attraversarle la schiena sentendolo parlare e, senza volerlo, si ritrasse all'indietro di alcuni passi. Non abbassò mai lo sguardo, però, osservandolo sempre con la sua solita aria di sfida. Gli aveva promesso l'inferno e quello avrebbe avuto. Fu in quel momento che l'immagine di lui si sdoppiò davanti ai suoi occhi, lasciandola perplessa. Sbattè alcune volte le palpebre e lui era ancora lì, unico e senza nessun doppio. Lo vide sorridere compiaciuto.
"Il mio veleno farà effetto molto presto, ho intriso le catene con il mio potere. Lo senti questo dolce profumo? Le ho sfregate con le mie rose rosse, non è buonissimo?"
Si trattenne dal dirgli delle brutte parole. Ecco perchè era così sicuro, con delle catene quasi avvelenate... ed ecco perchè si sentiva così strana.
"No, fa schifo! Come te, d'altronde!"
lo schiaffo arrivò puntuale sulla sua faccia, più bruciante che mai.
"Dici? Perchè non parliamo di come il tuo caro Grifone ha ridotto il povero Gordon di Ara con le sue torture? Sappiamo tutto, non affannarti a negare. Peccato tu sia già stata contaminata dalla sua aura malefica, avresti potuto essere purificata... ma così...."
Elise rimase per alcuni momenti imbambolata, chiedendosi di cosa stesse parlando. Sembrava davvero arrabbiato. Poi ricordò il silver saint catturato tempo prima e... ma no, era stata lei a torturarlo, se lo ricordava. Dietro consiglio/ordine di Minos, certo, ma lo aveva fatto lei e senza neppure battere troppo ciglio alla fine. Lo osservò con improvvisa freddezza.
"Non serve, so già tutto. L'ho fatto io, o forse non lo sapevi?"
Ancora una volta Elise si rese conto di essere cambiata davvero tanto da quando era stata catturata, riusciva a parlare di quello che aveva fatto senza troppi patemi; nonostante fosse dispiaciuta in qualche modo per quel saint, non si sentiva davvero colpevole. E nemmeno questo pensiero di quasi indifferenza la turbò, anzi, vedere l'espressione momentaneamente incerta di quel cavaliere d'oro era appagante. Si mosse ignorando le catene, che ricordarono la loro presenza facendola imprecare.
"Tu?Ma davvero...  non sembri per nulla pericolosa, dopotutto sei solo..."e la squadrò con un evidente disgusto sul volto sorridente"... una cucciola di spectre incapace di elevarsi. Mi avevano detto che le stelle malefiche di Hades erano molto più forti e rapide, ma a vedere te si direbbe quasi che il tuo potenziale ti stia evitando a sua volta.".
Rise. Una risata che fece infuriare Elise, poco incline a mantenersi sempre calma quando avrebbe dovuto e che la spinse a cercare di aggredirlo, per venire ritratta da quella catena che senza volerlo la rendeva sempre più debole.
"Parli solo perchè sono incatenata! Faresti meno lo sbruffone se potessi colpirti con i miei poteri!"
Suonò patetica persino a lei quella grande dichiarazione, sentendosi ancora più debole ma ferita soprattutto nell'orgoglio.
"Poteri? Hai certamente capacità di urlare, te lo concedo, il resto... beh ne parlerò con il tuo maestro quando arriverà." E la squadrò con un sorrisetto. "SE arriverà, naturalmente,,, potrebbe essere troppo stupido per capire i segnali che gli ho lasciato, o potresti essere tu meno interessante da farlo scomodare. Per scaldargli il letto, dopotutto, penso potrebbe trovare tranquillamente di meglio, e soprattutto, qualcuno di più silenzioso."
Tutte provocazioni che andarono a segno facendola infuriare sempre di più, anche se quella volta non si mosse sentendosi improvvisamente più debole. Lo sguardo era più appannato.


Non sapeva se si fosse addormentata o cosa fosse successo, nè quanto tempo era effettivamente trascorso ma non era più prigioniera. Mosse le braccia e le gambe e nulla la trattenne. Alzò lo sguardo incredula, un'alta figura dal volto angelico e gli occhi demoniaci era poco distante da lei.
"Minos? Mi hai... mi hai liberata tu?"
La sua voce era un sussurro quasi incredulo... e grato. Non pensava in verità Minos l'avrebbe lasciata al suo destino, ma nemmeno aveva creduto davvero che sarebbe giunto per salvarla nemmeno fosse stato un principe delle fiabe: non era proprio da Minos, quello, soprattutto perchè sarebbe stato decisamente meno azzurro e più irritato se fosse stato un principe.
"Minos? Lui è lontano, non è qui. Non sai chi sono, quindi?"
Quando si girò a guardarla, Elise ebbe l'impressione che quelle iridi fossero ben note. Non riusciva a distinguere bene i suoi lineamenti, anche se era un ragazzo indubbiamente. Un lungo mantello purpureo lo ricopriva, lasciando scoperto il volto e parte dei capelli. Era alto e pallido, e ora che lo osservava non le sembrava che i suoi occhi fossero così demoniaci. Brandiva una lunga falce anche se non pareva davvero reale.
"No... io... un momento, ma..."
Era Londra quella via, l'avrebbe riconosciuta tra mille, anche perchè era una delle ultime strade che aveva calcato prima di essere portata nell'oltretomba. Si guardò attorno, incredula.
"E quella sai chi è, immagino..."
L'alta figura semi incappucciata indicò una direzione ed Elise guardò davanti a se: poco distante c'erano tre ragazze, adolescenti, e quella al centro... Sbiancò.
"Credo tu sappia cosa succederà ora..."
Strano, quella voce profonda era tutto tranne che inquietante e in qualche modo la tranquillizzò. Osservò le due ragazze al suo fianco, erano le sue amiche... o così le aveva chiamate in vita, almeno. Le tre ridacchiavano e scherzavano senza alcun problema al mondo, tanto che Elise le osservava folgorata, e del tutto dimentica di guardare sè stessa.
"Sì, è stato qui che è arrivato Minos e mi ha portata via".
Soprattutto nei primi tempi aveva rivissuto quel terribile momento come se non potesse farne a meno, mentre ora poteva guardarlo con tranquillità, come se fosse stato normale. La risatina divertita dello sconosciuto la ridestò.
"Non esattamente, Minos è nella piazza. Qui siamo a svariate strade di distanza, ma non importa... stai proprio andando la..."
Per un momento Elise si chiese di cosa stesse parlando: la sè stessa di quella visione si era improvvisamente irrigidita e un alone viola, molto scuro, l'aveva circondata all'improvviso. Le altre due con lei parevano non essersi accorte di nulla, solo del fatto che si era fermata sul posto e osservava in lontananza una direzione. Senza dire nulla se le scrollò di dosso per correre in avanti, svoltando in una direzione che ora Elise riconobbe. Era senza fiato.
"... Non è venuto lui da me! Ci sono... ci sono andata io!"
Le si rovesciò lo stomaco ma seguì quel trio, la sè stessa che correva in preda a chissà quale trance e le sue amiche che cercavano di tenerle dietro con fatica, senza capire. In tutto quel tempo era sicura di essere sempre stata in quella piazza quando Minos era arrivato a seminare morte e distruzione, ma ora...
"Esatto. La sua destinazione non è stata così casuale, gli era stato detto solo di creare un po' di confusione tra i terrestri, ma il suo cosmo lo ha guidato fino a te. E la tua stella malefica lo ha riconosciuto subito, anche da quella distanza. In poche parole sì, lo hai cercato tu, e lui ha cercato te. Una cosa un po' complicata, ovviamente, ma non mi aspettavo nulla di diverso: la stella del cielo incerto è sempre stata la più volubile e capricciosa tra le mie stelle, ma anche una delle più fedeli e leali in assoluto. Ha riconosciuto il suo padrone prima ancora di vederlo e niente ha potuto impedirlo naturalmente.".
La voce dello sconosciuto sembrava confermare ciò che vedeva. Ora in quella piazza, Elise ricordava ogni cosa, soprattutto la strana sensazione che aveva provato vedendo quello che sarebbe stato poi il suo rapitore e maestro, e anche carnefice in un certo senso. Lo vide divertirsi all'opera, persino quando aggredì le sue due amiche prima di lei e notarla solo quando Elise stessa gli lanciò un coltello direttamente in faccia, senza però fargli alcunchè di serio come ferite.
"Io... non... non me lo ricordavo..."
Strano però che ora riuscisse a vedere quella scena; Elise vide ancora sè stessa questa volta tirata qua e la dai fili invisibili e che ora sapeva cos'erano, anche se non per molto tempo come credeva. Difatti era senza difese ma si rese conto che il suo cosmo brillava e che nel momento stesso in cui Minos se ne era reso conto, aveva lasciato immediatamente perdere la tortura per avvicinarsi al suo corpo ferito e praticamente svenuto, prima di osservarla per qualche momento con incerto interesse.
Elise si voltò a osservare quello sconosciuto che ora capiva di chi si trattava.
"Tu sei Hades..."
Non lo aveva mai visto se non nelle statue dell'oltretomba, e in varie raffigurazioni in vecchi e antichi tomi che era stata costretta a studiare durante l'addestramento. Non gli somigliava affatto, ma si rese conto di non sapere nemmeno come descriverlo fisicamente. Soprattutto non lo aveva riconosciuto esteticamente e nemmeno dalle parole, bensì dal cosmo. Era forte, così tanto da farle quasi sembrare quello di Minos ridicolo a confronto, impalpabile anche se era bellissimo da vedere: era come se un'intera galassia gli vorticasse attorno, una galassia purpurea prondonda e sublime. La cosa che trovò più curiosa era che era la stessa che avvolgeva lei, anche se la potenza non poteva nemmeno pensare di eguagliarlo.
"Uhm... ci hai messo un po' a capirlo, vero? E' molto tempo che aspetto il tuo risveglio, vedo che sei pronta."
Elise si accorse di non avere nessuna paura di lui: molti le avevano descritto Hades e la sua presenza come qualcosa di terribile e indescrivibile, ma lei non si sentiva minacciata in alcun modo. L'unica cosa che non riusciva a fare era essere strafottente e arrogante come a volte era stata persino con Minos: sentiva solo di appartenergli e di ammirarlo e rispettarlo in un modo che non avrebbe saputo definire. Era inquietante e rassicurante allo stesso tempo,
"Non siamo qui davvero, giusto? E come ci sei arrivato?"
Lui rise. Una risata di scherrno questa volta, anche se non sembrava arrabbiato.
"Non sono proprio Hades. O per meglio dire, mi vedi come tu credi che io sia. Nessuno dei miei spectre mi può guardare e vedere la stessa cosa che vedono i suoi compagni. Vedila così, sono come una visione delle tue ideee su di me. Mi piace vedere che non mi temi, detesto i fifoni anche se riconosco che Minos ha ragione su di te, hai un'incredibile faccia tosta. Neppure Pandora mi parlerebbe in modo così schietto."
Per un momento Elise si chiese se non avrebbe dovuto comportarsi diversamente, ma era più forte di lei, doveva essere sè stessa. E poi non era proprio lui, o così diceva...
"E adesso cosa succederà? Sono ancora prigioniera di quel disgustoso saint?"
Non riusciva più a capire cosa era reale e cosa no, ma l'altro annuì.
"Cosa accadrà? Credo che stia a te deciderlo, no? Non sono sicuro tu sia sua prigioniera... oh si, fisicamente sei incatenata e debilitata, ma con la mente sei qui."
Non ci aveva capito molto almeno all'inizio poi osservò quella piazza: ora tutto sembrava sfocato, per nulla nitido, non sapeva cos'era successo dopo essere stata portata via, forse era per quel motivo che non vedeva quello che era accaduto in seguito.
"Ah... ho capito, la mia mente non è prigioniera... allora non lo sono..."
O almeno credeva di avere capito quel discorso: dato che riusciva a essere lì, forse la sua volontà non era stata piegata. Sbuffò. Ma quello per lei era ovvio, quel pesciolino non sarebbe mai riuscito ad averla vinta su di lei, anche se probabilmente alla lunga il suo corpo sarebbe stato fin troppo debilitato.
"Non mi potresti vedere e capire se tu lo fossi. Mi compiaccio sempre nel vedere i miei spectre capaci di reggere le pressioni. Non ti rimane più tempo però, il momento è infine giunto. Se non sei pronta, soccomberai".
Quelle ultime parole suonarono molto fredde alle orecchie di Elise, che non riuscì a capirle appieno in un primo momento; poi ricordò, la stella malefica doveva svegliarsi... le sembrava quasi di sentirla premere da dentro, come se fosse un'entità viva. Avrebbe voluto esternare le sue paure, soprattutto quella di rimanere del tutto soggiogata, una cosa che aveva sempre pensato e forse era il principale motivo di quel tardivo risveglio. Allo stesso tempo anche lei era stanca di quell'attesa, non solamente Minos.
"Ci rivedremo presto, in un modo o nell'altro. O come anima sperduta o come spectre. "
Elise ebbe solo la visione della falce di Hades contro di lei in un improvviso e fortissimo attacco che le procurò un urlo spaventato.

L'urlo però non era il suo. Elise parve ridestarsi da quella illusione, o visione che era, all'improvviso e con violenza inaudita: era a terra, sempre incatenata, ricoperta di rose rosse. Tossì con estrema violenza, soffocando sentendo quell'odore così intenso e letale nell'aria della stanza.
"Ma tu sei morta!"
Adesso riconobbe la voce, era il gold saint che la stava fissando incredulo. Era ferito, lo poteva vedere, perchè qualcosa lo aveva fatto sbattere contro la parete con la schiena; non seppe di essere stata lei, Si rialzò. Fu inaspettatamente facile.
"... il tuo corpo..."
Elise si guardò dopo avere sentito quelle poche parole: il suo cosmo brillava attorno a lei, più forte di quanto mai l'avesse percepito fino a quel momento, e sembrava completamente libero. Si concentrò e le catene che la tenevano prigioniera si sgretolarono. Non sapeva se era lei, se Hades l'avesse in qualche modo aiutata, o se era la forza della stella malefica, ma era libera. Nonostante fosse debilitata percepì il corpo trasformarsi e perdere le fattezze umane: si accorse di questo solo dopo, trovando curioso che fosse praticamente accucciata a quattro zampe e, tentando di rimettersi in piedi, vide le forme della bestia.
Aphrodite la osservava senza riuscire a credere ai propri occhi: era un drago enorme quello che era praticamente uscito dalla sua prigioniera, anche se era un po' strano, si disse. Aveva la coda diversa, sembrava quella di un serpente... e poi quelle stupide corna lo rendevano più grottesco, secondo lui. Tuttavia il resto del corpo era quello di un drago e c'era poco da scherzare. Si chiedeva solo cosa fosse successo.
Fu nel momento in cui la ragazza-drago aprì le ali per librarsi in volo che la torre e l'intera struttura si accartocciò su se stessa, trascinando anche lui con sè tra le macerie anche se riuscì a teletrasportarsi all'ultimo momento per evitare danni seri. Quando riaprì gli occhi era all'esterno, scampato a quel crollo violento e vide la sagoma draconica nei cieli, che si allontanava sempre di più anche se non era così veloce.
Esitò alcuni istanti: poteva lasciare perdere, ma lui non avrebbe lasciato uno spectre illeso e vivo se poteva fermarlo. Le avrebbe fatto rimpiangere quella follia, si disse gettandosi al suo inseguimento il più velocemente possibile.




Note:

buonasera a tutti :D
sono un po' in ritardo con questo capitolo, ma non sono mai stata contenta di com'era uscito. Ora si o almeno molto più di prima.
Non c'è un vero e proprio avanzamento di trama, questa è la parte del rapimento di Elise secondo il suo pov.
Quello non è Hades, ovviamente, o come ha spiegato, è lui per come si presenta nelle idee di Elise stessa. Credo sarebbe stato inutile inserire un intervento del Dio stesso, meglio in questo modo da subconscio diciamo. Si può vedere anche come parte del risveglio stesso della stella. Insomma, mi è piaciuto porlo così e spero sia gradito u.u
Elise mostra un po' di psicologia e soprattutto, il pezzo che volevo inserire da sempre ovvero il suo stesso rapimento da parte di Minos ma visto dalla sua parte, ovvero ciò che è successo davvero ma che lei aveva rimosso. Con l'aiuto di qualche spiegazione ovviamente u.u che lei quindi non era in quella piazza all'inizio ma che la sua stella malefica ha riconosciuto la presenza del suo superiore diretto e l'abbia quindi condotta proprio da lui. In realtà Elise lo ha sempre saputo questo ma per moltissimo tempo lo ha dimenticato, rielaborato per renderlo più sopportabile per la sua psiche senza saperlo u.u credo sia venuto bene.
Probabilmente ci sarà anche qualche altro episodio rivisitato in questa chiave, soprattutto ora che è in versione bestiale.
Non ho ancora dato questa risposta, del perchè non ha la surplice ma è diventata letteralmente la belva del suo totem. Diamo il benvenuto quindi a Fei Lian in tutto il suo draconico splendore u.u
povero Dite lol lo sto trattando malissimo, ora comunque lui ha uno spectre appena nato da inseguire e lei beh chissà dove sta andando u.u
per l prossimo capitolo credo non sarà così lunga l'attesa, ci sto già lavorando e non mi dispiace.

Niente Minos in questo capitolo, del resto quello scorso era tutto su di lui u.u ma tornerà molto presto. Vi ringrazierò se vorrete lasciare dei commenti :D a presto!

   
 
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