Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Giandra    27/02/2023    1 recensioni
❧ Eruri
➥ college!AU; Levi & Hange!brotp; narratore onnisciente
Questa storia partecipa alla "To Be Writing Challenge 2023" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce la Penna (trope: grumpy x sunshine).
Levi non lo sapeva, ma a Erwin questo aspetto di lui piaceva tantissimo. A Erwin piaceva l’onestà. Non aveva idea di dove lo avrebbe portato questo suo interesse per lui, non poteva immaginare gli anni che avrebbero trascorso assieme, le estati spese nella casa al mare di suo padre e gli inverni passati sotto una sola coperta, con i loro corpi attorcigliati e la testa di Levi appoggiata sul suo petto. Durante il loro secondo anno di università, Erwin non se lo sarebbe prospettato, ma non sarebbe neanche stato restio all’idea. Se qualcuno, invece, lo avesse rivelato a Levi, si sarebbe guadagnato un sonoro pugno in faccia.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I like you
 

            «È senz’altro un tipo strano.»
            Erwin si spalmò una mano dietro la nuca, prima di arruffarsi i capelli in un gesto meccanico, come faceva sempre quando una conversazione lo metteva a disagio. «Ah, sì?»
            Rashad era amico di Hange, la quale era a sua volta senz’altro una tipa strana – ed era, nondimeno, amica stretta di Levi, per quanto lui non lo avrebbe mai ammesso. Rashad a ciò non fece riferimento. C’è pur sempre da considerare che la mera definizione di ciò che è o non è strano varia da individuo a individuo. Qualcuno come Erwin, per esempio, che di cose strane ne aveva viste nella sua vita, non era tanto frettoloso nel tracciare una linea per definire cosa fosse anormale e cosa e no. Rashad aveva un metro di paragone diverso: ciò che lo infastidiva era strano, ciò che gli piaceva non lo era.
            «Sì!» rispose a Erwin, annuendo enfaticamente. «Se ne sta sempre per i fatti suoi. Chissà come è riuscito ad avvicinare quei due, lì... com’è che si chiamano?... Ah, sì: Isabel e Farlan.»
            Rashad non poteva sapere che Levi non aveva fatto proprio nulla per ‘adescare’ i suoi due compagni di corso, i quali per loro iniziativa avevano deciso di tenergli compagnia a ogni lezione e di studiare assieme per ogni esame. Isabel trovava Levi estremamente buffo, nella sua freddezza e compostezza, un aggettivo che nessun altro gli avrebbe mai assegnato.
            «Magari è solo timido.»
            «Macché. Se fosse timido non risponderebbe come risponde agli insegnanti.»
            Erwin continuò a ribattere per un po’, senza capire che la conversazione si era conclusa ancor prima di cominciare, essendo Rashad più che convinto delle sue affermazioni e per nulla predisposto a cambiare idea.
-
            Levi non si giudicava un tipo strano. Non aveva però mai riflettuto — non ancora, almeno — su cosa significasse quella parola e sul perché tutti sembrassero evitarlo bisbigliandola convinti che non li avrebbe sentiti, dimenticando che tra le definizioni di strano di certo non figurava anche quella di sordo.
            A Levi non interessava cosa pensassero gli altri di lui. Era abituato a essere guardato con circospezione, a essere additato ed evitato. L’aver passato quasi tutta la sua vita in uno orfanotrofio non gli aveva garantito lo sviluppo di particolari abilità sociali: il ragazzo non aveva idea di cosa volesse dire rompere il ghiaccio, di cosa fossero le chiacchiere di cortesia, non aveva mai parlato del meteo in vita sua e, sicuro come la morte, non aveva mai dispensato sorrisi senza essere davvero felice o divertito per qualcosa.
            Levi non lo sapeva, ma a Erwin questo aspetto di lui piaceva tantissimo. A Erwin piaceva l’onestà. Non aveva idea di dove lo avrebbe portato questo suo interesse per lui, non poteva immaginare gli anni che avrebbero trascorso assieme, le estati spese nella casa al mare di suo padre e gli inverni passati sotto una sola coperta, con i loro corpi attorcigliati e la testa di Levi appoggiata sul suo petto. Durante il loro secondo anno di università, Erwin non se lo sarebbe prospettato, ma non sarebbe neanche stato restio all’idea. Se qualcuno, invece, lo avesse rivelato a Levi, si sarebbe guadagnato un sonoro pugno in faccia.
-
            Il giorno in cui Erwin avrebbe interagito per la prima volta con Levi finalmente arrivò. Il ragazzo biondo aveva fantasticato su quel momento parecchie volte, mentre osservava il collega dai capelli corvini senza farsi notare. Levi invece non aveva mai ipotizzato che una persona dal carattere così diverso dal proprio potesse prendere l’iniziativa e decidere di fare conversazione con lui. Entrambi, comunque, sarebbero rimasti più che sorpresi dalle conseguenze di quella interazione.
            «Ciao, Levi!»
            Levi alzò gli occhi dal libro di testo che stava leggendo con aria di stizza, la stessa che avrebbe avuto se qualcuno avesse gettato una carta per terra di fronte ai suoi occhi nonostante a venti metri di distanza ci fosse un secchio dell’immondizia. «Ciao. Cose c'è?»
            Erwin gli stava indirizzando un sorriso cordiale, che qualcuno senz’altro potrebbe scambiare per un gesto di cortesia, ma che invece esprimeva con sincerità la contentezza che stava provando per aver trovato il coraggio di interloquire con il suo collega. «Per quanto riguarda il progetto di gruppo... al mio team mancano due persone. Volevo sapere se fossi interessato a unirti... e avrei intenzione di chiederlo anche ad Hange.»
             Hange, se fosse stata lì, si sarebbe messa a saltare dalla gioia senza neanche provare a contenerla, gli avrebbe stretto la mano con foga, avrebbe afferrato Levi per le spalle prima di scuoterlo avanti e indietro senza ritegno supplicandolo di dire di sì. Hange era quel tipo di persona. Levi, invece, non era sicuro di cosa Erwin ci avrebbe guadagnato nell’averlo come partner e non poteva evitare di essere sospettoso all’idea del secchione di turno che chiedeva allo scapestrato e disadattato sociale di unirsi al suo gruppo. Levi non poteva sapere che Erwin non aveva nessun secondo fine nella sua richiesta e che serbava solo tanta speranza in una risposta affermativa.
             «Perché?» Era una domanda onesta, quella di fatti più adatta a chiarire i suoi dubbi e a conferire maggiore sincerità alla conversazione.
           «Oh, uhm...» Erwin si grattò nuovamente la nuca. Il rossore sulle orecchie era una spia del suo imbarazzo. «Mi è piaciuto molto il discorso sul classismo che hai fatto ieri, in aula. Quello per demolire la retorica del ‘se vuoi, puoi’. Quando hai detto che non partiamo tutti dalle stesse basi, anche se è ciò che ci inducono a credere e pensare. Sono molto d’accordo. Anche se al professore non è piaciuto, io penso che tu sia una persona interessante. Se acconsentirai a fare questo progetto con me, magari gli insegnanti ti guarderanno con occhi diversi, all’esame potrai cavartela con poco e non dovrai fare tutto il lavoro da solo.»
           Era, a tutti gli effetti, una contrattazione. Erwin non si accorse che era così che suonava. Levi invece sì. «Tu che ci guadagneresti?» Non era poi tanto restio all’idea di lavorare con lui. Non aveva piacere a farlo notare, ma le parole che Erwin gli aveva rivolto lo avevano colpito. Avrebbe dovuto scavare in profondità dentro se stesso per capire che quello era l’effetto che un apprezzamento genuino causa in una persona abituata a vedersi sottovalutata.
           L’espressione sorpresa di Erwin fece pensare a Levi che lo avesse colto alla sprovvista, che avesse smascherato le sue vere intenzioni; in realtà, era solo una manifestazione di stupore, perché non si era aspettato una domanda del genere. Finì comunque per sorridergli prima di spiegare: «Perché mi piaci, no?»
           Diverse cose accaddero in quell’istante. La mente di Levi si annebbiò, cancellando tutte le teorie complottiste che fino a quel momento era riuscita a elaborare, e il suo cervello non gli consentì di pensare nell’immediato a qualcosa di intelligente da ribattere. Erwin, dal canto suo, si rese conto troppo tardi delle implicazioni di ciò che aveva detto. Mi piaci, in fondo, è una frase che può significare tante cose; ciò che il ragazzo biondo intendeva dire era: Mi piace il tuo modo di pensare, mi piace come ti comporti, sei una persona dalla quale sono attratto intellettualmente. Il senso che la maggior parte della gente avrebbe inteso, però, era Ho una cotta per te o Sono innamorato di te. Levi non la interpretò in nessuno di questi modi. Non andò oltre la singola frase, non cercò un significato nascosto: era troppo sbigottito per farlo, perché semplicemente era la prima volta che gli era stata rivolta. «Ah» fu tutto ciò che si sentì di rispondere.
             Erwin era arrossito dalla testa ai piedi. «M-Mi piace il tipo di persona che sei! O almeno l’idea di te che mi sono fatto. Quindi mi piacerebbe conoscerti meglio.»
             «Capisco.» In verità, ciò che Levi avrebbe voluto chiedergli era, di nuovo, Perché?; ma si trattenne, deducendo che la risposta a quella domanda sarebbe potuta essere altrettanto bizzarra.
            Alla fine, accettò il suo invito a entrare a far parte del suo gruppo di studio. Quando lo riferì a Hange, l’amica elaborò subito mille possibili scenari su come quella collaborazione, secondo lei, si sarebbe evoluta, e ognuno di essi prevedeva una conclusione sdolcinata con tanto di matrimonio in riva al mare. Levi finse di non starla ascoltando.
             Quando ci avrebbe ripensato tanti anni dopo, all’alba del decimo anniversario dal giorno delle loro nozze, non sarebbe riuscito a trattenersi dal sorridere, attento a non farsi notare da nessuno.
 

Buonsalve a tuttx.
Questa storia l'ho scritta come Secret Santa per Veronica, una mia amica conosciuta su Facebook e alla quale ho scelto di regalare una fan fiction (facciamo entrambe parte del mio gruppo di scrittura, basato sul sistema dei prompt, Prompts are the way ~. Vi accoglieremmo a braccia aperte nel caso in cui foste interessatx a entrare!).
EFP è un sito ormai abbandonato e datato per certi aspetti, quindi sottolineo che so perfettamente quanto il termine 'shonen-ai' sia in disuso e ritenuto problematico, ma non ho usato la dicitura 'yaoi' per attenermi ai parametri del sito.
Questo è il mio primo tentativo di fan fiction (e di storia in generale) scritta con l'uso di un narratore onnisciente. Spero non sia venuta troppo male.
Gli EruRi mi piacciono, sono una mia ship, ma non vado pazza per loro e in generale non ci avrei scritto nulla sopra se non fossero l'OTP di Ron. Pertanto, spero non risultino troppo OOC.
Grazie di aver letto fin qui!

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Giandra