Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiore di Giada    01/03/2023    1 recensioni
[Partecipante all'"Angst contest" con il prompt "Incubo"]
‒ Ci sono riuscita. Non corre il rischio di morire, ma è ancora molto debole. Morrigan, coi suoi incantesimi, aveva potenziato il veleno delle zanne dei lupi infernali. E, quando lei usa simili magie, puoi solo aprire la ferita con un sacro coltello d’argento marino e lasciare che il sangue corrotto fluisca. ‒ spiegò lei. Lei rispettava Kaidan Laois, ma il suo legame non poteva essere equiparato a quello tra il mago e il giovane principe.
Kaidan amava Roran con la tenerezza d’un padre e il suo sentimento era ricambiato.
E tale legame, già profondo, si era rinsaldato, a causa degli eventi di tre anni prima..
Una smorfia di disappunto contrasse le labbra sottili della guerriera. Come potevano i suoi famigliari non accorgersi del loro errore?
Le lacrime, impetuose, bagnarono il viso del giovane e singhiozzi sempre più forti scossero il suo corpo.
‒ E’ salvo… E’ salvo… Almeno lui è salvo… Non farà la fine di Aidan... ‒ ripeté.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La tenebra, come una nebbia cupa, copriva il paesaggio, mentre un gelido vento soffiava, implacabile.
Roran, cauto, avanzava, la lunga spada stretta nella mano destra. I suoi occhi non riuscivano a distinguere nulla, ma riusciva ad avvertire la durezza del suolo sotto i suoi stivali.
Gli altri suoi sensi erano ancora efficienti, non erano presenti incantesimi.
L’angoscia, sempre più straziante, si abbatteva sul suo petto, come i massi durante una frana. Anche senza magie, in quel momento, era vulnerabile.
Non riusciva a vedere la fine di quell’oscurità e questo accresceva la sua sensazione di impotenza.
Cosa ne era stato dei suoi compagni di battaglia?
Ad un tratto, una lama di luce livida, come una spada, fendette la caligine.
Roran, d’istinto, si coprì il viso con le braccia e chiuse gli occhi.
La spada, non più stretta dalla sua mano, cadde sul terreno, con un tonfo secco.
Il giovane, cauto, abbassò le braccia e aprì gli occhi.
‒ Che mi venga un colpo… ‒ ansimò.
Una pianura sabbiosa si estendeva per migliaia di leghe e il vento, implacabile, sferzava il suolo, sollevando vortici di pietre di dimensioni differenti.
Decine di alberi alti secchi, nodosi, levavano i loro rami, nudi di foglie, verso il cielo nero, quasi volessero straziarlo.
Corvi e arpie, pigri, sorvolavano la foresta e riempivano l’aria di lugubri richiami.
Cauto, avanzò di alcuni passi. No, non poteva restare fermo.
Ne era sicuro, una magia terribile si era impadronita dei suoi compagni.
Ad un tratto, il suo piede calpestò una massa morbida e, nell’aria, risuonò secco uno scoppio.
 Poi, un violento zampillo di sangue investì il guerriero in pieno viso, come lo spruzzo d’un tubo rotto.
Roran, d’istinto, si strofinò il viso con le mani, poi abbassò lo sguardo.
Aprì la bocca, cercando di urlare, ma un fievole sibilo uscì.
‒ No… Non di nuovo… Non tu… ‒ balbettò.
A terra, giaceva il corpo di un giovane di alta statura e di corporatura muscolosa.
I lunghi capelli castani, dai riflessi mogano, si allargavano attorno al suo viso, bianco di morte, e le sue lunghe dita si stringevano ad artiglio.
Il suo petto, nudo, era dilaniato da un’orribile ferita, da cui esondava sangue, e, sinistre, biancheggiavano le costole.
Dagli organi, ancora palpitanti, si levava un esile filo di fumo, come un invito ad un banchetto.
Roran, per alcuni istanti, rimase immobile, ghiacciato dall’orrore. No, non poteva essere accaduto.
Aveva profanato la dignità di suo fratello!
Incespicando, si allontanò dal corpo dilaniato, poi corse, come un cervo inseguito da un leone.
 
Con un grido, Roran aprì gli occhi e si alzò a sedere.
Si strinse la mano sul petto e, per alcuni istanti, rimase immobile, lo sguardo vitreo, fisso nel vuoto. Di nuovo, quel sogno doloroso aveva dilaniato la sua mente.
Aveva rivissuto la tragica morte di suo fratello Aidan.
Con un gesto nervoso, scostò le coperte del letto e si alzò in piedi. Ne era certo, non avrebbe riposato.
Quei sogni, sempre diversi, come ferri roventi, rinnovavano la sua pena.
La porta, con un lieve fruscio, si aprì e apparve una giovane donna alta e snella, vestita d’un lungo abito bianco, adorno sulla gonna di ricami dorati.
I lunghi capelli neri scendevano sulle spalle e sul petto, fin oltre metà della schiena, e gli occhi grigi, dal taglio allungato, risaltavano sul viso ovale, dai lineamenti sottili.
Roran fissò su di lei uno sguardo stralunato. Rhiannon era una grande guerriera e guaritrice e i suoi poteri erano inferiori solo a quelli del suo maestro Kaidan.
Sbarrò gli occhi e il suo viso si scolorò. Il suo mentore e amico era rimasto ferito, durante un assalto dei lupi infernali di Morrigan.
Le loro zanne velenose avevano corrotto il corpo robusto di Kaidan, condannandolo a patimenti atroci.
Aveva chiesto di potergli stare accanto, ma Rhiannon, con voce calma, lo aveva allontanato e gli aveva ordinato di riposare.
Con ferma dolcezza, aveva deciso di curare da sola Kaidan.
Si maledì e un ringhio salì sulle sue labbra. Come aveva potuto dimenticarsi di lui?
Strinse le mani della donna e fissò su di lei i suoi occhi verdi, lucidi d’angoscia.
‒ Rhiannon… Ti prego, parla… Come sta? ‒ domandò.
La ragazza, per alcuni istanti, tacque, poi le sue labbra si sollevarono in un sorriso.
‒ Ci sono riuscita. Non corre il rischio di morire, ma è ancora molto debole. Morrigan, coi suoi incantesimi, aveva potenziato il veleno delle zanne dei lupi infernali. E, quando lei usa simili magie, puoi solo aprire la ferita con un sacro coltello d’argento marino e lasciare che il sangue corrotto fluisca. ‒ spiegò lei. Lei rispettava Kaidan Laois, ma il suo legame non poteva essere equiparato a quello tra il mago e il giovane principe.
Kaidan amava Roran con la tenerezza d’un padre e il suo sentimento era ricambiato.
E tale legame, già profondo, si era rinsaldato, a causa degli eventi di tre anni prima..
Una smorfia di disappunto contrasse le labbra sottili della guerriera. Come potevano i suoi famigliari non accorgersi del loro errore?
Le lacrime, impetuose, bagnarono il viso del giovane e singhiozzi sempre più forti scossero il suo corpo.
‒ E’ salvo… E’ salvo…  Almeno lui è salvo… Non farà la fine di Aidan... ‒ ripeté.
Rhiannon gli lanciò un’occhiata interdetta, poi gli appoggiò le mani sulle braccia. 
‒ Roran… Di nuovo quei sogni? ‒ domandò. 
Con un cenno debole del capo, il giovane combattente annuì. Come un bambino impaurito, si era lasciato sopraffare da quelle immagini illusorie.
E questo non era degno di un guerriero forte e valoroso.
‒ Sì… Ho rivisto il corpo di mio fratello morto, straziato da orribili ferite… Mi è sembrato di profanare di nuovo la sua memoria… E, quando sei venuta, ho ricordato quella terribile battaglia… Ho seguito un incubo passato e mi sono dimenticato dell’orrore presente… Mi sento uno stupido, Rhiannon… E ho paura…. ‒ confessò.
Poco dopo, la sua voce si spense in un debole mormorio e si abbandonò al pianto. Odiava tale sua fragilità, ma, in quei momenti, non riusciva a controllare se stesso.
Rhiannon, per alcuni istanti, rimase immobile, poi avanzò d’un passo e lo abbracciò. No, Roran non doveva soffrire per colpe non sue.
Ma, in quell’istante, lui non avrebbe sentito le sue pur giuste esortazioni.
Aveva bisogno di liberare il suo cuore dalle catene dell’angoscia.
‒ Stai tranquillo. Non sei solo. Affronteremo questo cammino insieme. E tu sarai di nuovo libero. ‒ 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Fiore di Giada