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Autore: __Laverne__    01/03/2023    0 recensioni
[Dance with Devils]
- Estratto -
Mi bastava che non si opponesse, che non evitasse i suoi doveri di moglie e che non scappasse mai da me. 
Sorrisi tra me e me, guardandola. 
Si era addormentata dopo poco. 
Passai lo sguardo da lei, all'uccellino rosso. 
T.N era il mio piccolo uccellino rosso della felicità, non l'avrei lasciata scappare...
Avessi dovuto tenerla rinchiusa in una casa perfetta e fingere di essere una coppia perfetta. 
Fin quando non avesse provato a scappare via da me, avrebbe potuto stare tranquilla.
«Amore mio, se avessi saputo che tarparti le ali era così facile lo avrei fatto molto prima~» 
Sogghignai, consapevole che non potesse udire la mia voce. 
Mi apparterrà sempre... 
Il mio piccolo uccellino rosso~
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ᴀɴɪᴍᴇ: ᴅᴀɴᴄᴇ ᴡɪᴛʜ ᴅᴇᴠɪʟs
ɢᴇɴᴇʀᴇ: ɪɴᴛʀᴏsᴘᴇᴛᴛɪᴠᴏ, ᴅᴀʀᴋ ʀᴏᴍᴀɴᴄᴇ
ᴊᴇᴋ × ʀᴇᴀᴅᴇʀ
-ᴀᴠᴠᴇʀᴛᴇɴᴢᴇ-
ᴛ.ɴ = ᴛᴜᴏ ɴᴏᴍᴇ
ᴄ.ᴄ = ᴄᴏʟᴏʀᴇ ᴄᴀᴘᴇʟʟɪ
ᴄ.ᴏ = ᴄᴏʟᴏʀᴇ ᴏᴄᴄʜɪ
 
───────•••───────
 
Jek's pov. 
Era notte fonda, sembravano essere passate delle ore da quando T.N si era addormentata. 
Ella era distesa su di un morbido letto matrimoniale, coperta solo da lenzuola di seta nere. 
Aveva un dolce sorriso sul suo bel viso di porcellana. 
 
Quando la guardavo, la toccavo o le rivolgevo la parola, avevo paura.
Trattasi del costante timore di romperla in mille pezzi, proprio come una bambola di porcellana. 
Non volevo perdere ciò che mi ero guadagnato con non poca fatica. 
 
Avevo cercato di attenuare la sua paura verso la mia natura vampirica a piccoli passi. 
L'essere umano era sempre una creatura sciocca, non in grado di comprendere a pieno l'esistenza dell'immortalità. 
 
Mi alzai dal letto e mi guardai intorno, ci trovavamo in un hotel di lusso in Francia. 
La mia metà non era interessata a frequentare un posto del genere durante la nostra luna di miele.
 
Non mi curai delle sue lamentele su quanto pensasse che fosse lontano, o del come mai non si fosse applicata a lezione di francese a scuola. 
 
Non avrebbe trovato un partito migliore di me, dunque dovevo sempre offrirle il meglio per assicurarmi che non si opponesse, che non evitasse i suoi doveri di moglie e che non scappasse mai da me. 
 
Voltai lo sguardo scarlatto verso di lei, la quale si beava del calore che le calde lenzuola setose le donavano. 
Dormiva come un cucciolo in letargo, come se nulla potesse svegliarla. 
C'era da aspettarselo, del resto dopo una notte di perversioni era normale che una creatura umana fosse stanca. 
 
Rimembravo ancora quando decisi di tenerla con me... 
 
- Flashback - 
 
«No, l-lasciatemi andare!» 
Gridava aiuto, l'umana in pericolo grazie a me e ai miei lacchè. 
 
«Resta un po' ferma, idiota!» 
Dissi con aria saccente. 
 
In quel momento non potevo ancora sapere che quell'essere inferiore, un'umana qualsiasi, sarebbe presto diventata la mia sposa. 
 
Piangeva... 
Lei piangeva. 
 
I miei sottoposti la tennero ferma per me, le diedi un paio di morsi al collo, beandomi del dolce sapore del suo sangue... 
Una manna dal cielo in quei tempi, in cui i vampiri dovevano costantemente nascondersi. 
 
La mia natura vampirica mi consentiva di nutrirmi unicamente attraverso il sangue umano, tuttavia ero solito preferire il fresco nettare quando proveniva da giovani pulzelle. 
 
Quando ebbi finito con la giovane, non le rimase quasi più forza nelle gambe. 
La abbandonai nella sua tristezza, al suo triste destino... 
Tuttavia sapevo che non sarebbe morta per così poco, dopotutto era la mia vittima preferita per una ragione. 
 
Nonostante la rincorressi ogni volta, nonostante sembrasse voler smettere di vivere, una creatura mortale avrebbe sempre provato un grande attaccamento alla vita. 
 
- Un essere del genere non dovrebbe nemmeno sognare di restare in vita! - 
Pensai, mentre mi allontanavo dal suo corpo esanime e privo di speranza, il quale giaceva ai piedi di un muro dietro un vicolo buio e malfamato.
 
Il tempo passò... 
Arrivò il giorno in cui compresi cosa provavo veramente. 
 
Durante quella serata fresca si vedeva il sole calare. 
Ero appostato sul tetto di un edificio, mentre aspettavo che T.N percorresse la solita strada per tornare a casa. 
 
Fu a quel punto che un piccolo uccellino rosso cremisi si posò sulla mia spalla, il suo colorito mi ricordava il viscoso liquido che amavo e che tanto desideravo. 
 
Non gli diedi molto peso e scacciai il volatile persistente con un gesto della mano, ma apparentemente voleva che lo seguissi. 
 
«Maledetto essere inferiore!»
Borbottai, in preda al fastidio. 
Se mi fossi allontanato avrei perso la fonte primaria della mia cena, non avevo intenzione di lasciarmi sfuggire la sciocca umana universitaria. 
 
«Cip cip!» 
Cinguettò il volatile rosso, convincendomi a seguirlo per esasperazione. 
 
Seguí quell'uccelino e raggiunsi una casa, non compresi esattamente perché il volatile rosso mi avesse condotto ad un'abitazione del genere...
Le finestre avevano delle sbarre, proprio come una gabbia per uccelli. 
 
All'interno dell'edificio si poteva udire la voce di T.N piangere. 
Intravidi una figura alta ma non ben definita, probabilmente maschile, colpire qualcosa. 
 
Dalle urla represse, supposi che l'individuo le stesse facendo del male.
Inizialmente pensai di non dovermi intromettere, schioccai la lingua contro il palato. 
Se quella stupida si stava facendo maltrattare doveva esserci una motivazione. 
 
Mi appoggiai alla parete dell'abitazione, pensando tra me e me... 
Non era affare mio quello che faceva la mia cena nel suo tempo libero, quando non la costringevo a darmi in dono il suo sangue. 
 
Tuttavia, sentire i versi della mia proprietà e sapere che non ero io ad incuterle timore, mi causó una fitta di gelosia. 
 
«Cip cip, cip!» 
Il cinguettio dell'uccellino mi fece prendere una decisione... 
Se quell'umana doveva essere maltrattata, dovevo essere io a farlo. 
 
Feci irruzione all'interno dell'abitazione, raggiungendoli in pochi secondi grazie alla mia velocità disumana. 
 
Entrai nella stanza dalla quale provenivano le urla della mia umana, la quale giaceva su di un letto ferita e piena di lividi. 
 
C'era un uomo in piedi, palesemente il suo aggressore, il quale teneva il pugno alzato come a volerla colpire. 
 
Non feci fatica ad afferrarlo e a metterlo al tappeto, l'uomo emise un grugnito di dolore e di fastidio. 
T.N sembrava sorpresa di vedermi, ma soprattutto sembrava sorpresa dal fatto che la stessi salvando... 
Io, il suo carnefice. 
 
Ciò che accadde dopo avvenne decisamente in fretta, anche per uno come me... 
Tirai fuori delle forbici e pugnalai l'uomo al cuore, e poi ripetutamente al volto, senza un briciolo di esitazione. 
 
- Nessuno può ferire le mie cose, le mie proprietà! Devo essere il solo a vederla in questo stato... Quest'umana appartiene a me! - 
Pensai, ridendo sguaiatamente. 
 
Non era la prima volta che uccidevo qualcuno, un umano per giunta. 
Il nobile Nesta, il famoso e misericordioso Nesta, padre e re dei vampiri, mi aveva ordinato più volte di svolgere per lui lavoretti del genere.
Ma quella volta fu diverso, lo feci di mia iniziativa, per un mio capriccio... 
Qualcuno avrebbe osato dire, per amore. 
 
«F-Fermati... Jek, basta così! Non devi arrivare a tanto per una come me...» 
Solo al comando di T.N mi allontanai dal corpo senza vita dell'uomo... Il suo volto era quasi irriconoscibile a causa delle pugnalate subite. 
 
Già in precedenza non era munito di un bel viso, gli feci un'enorme favore a deturparlo. 
 
«Nei guai come sempre, tch... Mocciosa umana!» 
La guardai dall'alto in basso, i miei occhi scarlatti si posarono sui suoi vestiti strappati. 
 
La giovane iniziò nuovamente a piangere e non avevo la minima idea di come farla smettere. 
Se avessi saputo che le ragazze umane piangevano constantemente, me ne sarei cercata un'altra più felice... 
Una che non somigliasse alla figlia del re dei demoni, quella racchia. 
 
Avrei potuto accalappiare qualsiasi altra ragazza con un bel viso, ma sapevo per certo che vedere T.N triste, vederla soffrire con lo sguardo basso, mi metteva in soggezione... 
Di slancio la tirai verso di me e la strinsi, un'azione che gli umani chiamavano "abbraccio". 
 
Se avessi dovuto abbassarmi a tanto per convincerla a restare al mio fianco, lo avrei fatto... 
Non mi sarebbe importato se gli altri vampiri mi avrebbero deriso, del resto avevo il potere per zittirli facilmente. 
 
L'umana si sorprese, ma dopo poco ricambiò la stretta. 
Sentì le mie gote diventare rosse, non volevo ammettere quello che stavo provando... 
Probabilmente stavo mentendo a me stesso, infondo i vampiri sono conosciuti per essere dei gran bugiardi. 
 
Non sapevo spiegarmi perché l'avessi abbracciata, sta di fatto che continuai a farlo. 
Che avessi trovato qualcosa di cui prendermi cura? 
Che fosse questo quello che i demoni provavano per la ragazza del grimorio proibito? 
 
«G-Grazie... Mi hai salvata...» 
Sussurrò la giovane tra le lacrime, tremante, aspettandosi forse che le mordessi il collo. 
 
Vidi l'uccellino rosso volare via e da allora, stranamente, trovava sempre il modo di tornare da noi.
 
Che ironia... 
Essere rinchiusa nella sua stessa casa, con suo padre come carnefice senza poter fuggire in alcun modo... 
Proprio come un uccellino in gabbia... 
E non era ancora a conoscenza dei piani che avevo in serbo per lei. 
 
- Fine Flashback - 
 
Da allora era passato all'incirca un anno. 
Si innamorò presto di me, probabilmente colpita dalle mie avanches...
Di certo, non lo facevo perché mi piacesse. 
 
Questa era la storia di come divenne mia moglie. 
 
«Cip cip~»
Lo stesso cinguettio di allora raggiunse nuovamente le mie orecchie...
L'uccellino rosso era tornato ancora una volta.
 
«Mmh...» 
T.N mugolò nel sonno. 
Le accarezzai i capelli C.C, sparpagliati sul morbido cuscino. 
Le fissai le palpebre chiuse in attesa che le aprisse, unicamente per vedere quel C.O profondo che apprezzavo.
 
Non avrei mai pensato di provare una tale attrazione verso un'umana come lei, un essere inferiore a me... 
Ma così aveva voluto il destino. 
 
«La tua malvagità è caduta per via di questo passerotto, Jek...» 
Aveva affermato il nobile Nesta, quando presentai la mia promessa sposa dinnanzi agli occhi bramosi della sua corte. 
 
Avrei protetto la mia proprietà anche dai miei simili, se fosse stato necessario. 
 
Mentre ero perso nei miei pensieri, la mia consorte aprì gli occhi e rividi quella profondità che sembrava volermi inghiottire. 
 
Mi sorrise genuinamente, ricambiai, socchiudendo gli occhi. 
Sembrava che volesse dirmi qualcosa, ma la fermai in anticipo con un bacio come a dirle di fare silenzio, per poi donarle un caloroso abbraccio. 
 
La mia umana era sensibile, avrebbe potuto mettersi a piangere da un momento all'altro. 
Tra di noi era sempre stato così, non ci servivano le parole, i "ti amo" e le litigate. 
 
Il silenzio contava più di mille parole, o almeno questo era quello che cercavo di farle capire attraverso gesti d'affetto umani. 
 
La condussi a sdraiarsi nuovamente contro il materasso, prima di sdraiarmi al suo fianco. 
Io non avrei mai potuto sonnecchiare come gli esseri umani, mi rilassai semplicemente accanto alla mia amata, mentre lei si stringeva al mio petto nudo. 
 
Come al solito, prima di riaddormentarsi prese ad accarezzare i miei lunghi capelli rosa. 
Il mio modo di agghindarmi era solo per mascherare quanto ero brutto dentro. 
 
Avevo un bel viso androgino, nessuna donna poteva resistermi, ma il mio brutto carattere era la mia debolezza principale, cosa che non sembrava disturbarla. 
 
Non che lei fosse così abbordabile.
Ogni mattina mi costringeva a farmi pettinare, a fare shopping con lei, e se non lo facevo iniziava a piangere come quella volta... 
Era furba, la donzella. 
 
Non avrei mai pensato che potesse fingere così bene, doveva aver imparato a mentire dal sottoscritto. 
Tuttavia non mi lamentavo della nostra relazione e la lasciavo giocare quanto voleva... 
Mi bastava che non si opponesse, che non evitasse i suoi doveri di moglie e che non scappasse mai da me. 
 
Sorrisi tra me e me, guardandola. 
Si era addormentata dopo poco. 
Passai lo sguardo da lei, all'uccellino rosso. 
 
T.N era il mio piccolo uccellino rosso della felicità, non l'avrei lasciata scappare...
Avessi dovuto tenerla rinchiusa in una casa perfetta e fingere di essere una coppia perfetta. 
Fin quando non avesse provato a scappare via da me, avrebbe potuto stare tranquilla.
 
«Amore mio, se avessi saputo che tarparti le ali era così facile lo avrei fatto molto prima~» 
Sogghignai, consapevole che non potesse udire la mia voce. 
 
Mi apparterrà sempre... 
Il mio piccolo uccellino rosso~
 
 
   
 
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