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Autore: Be_Yourself    21/03/2023    1 recensioni
[Hollow Knight]
Per proteggere il ricettacolo, i sognatori dormono in eterno.
E nella veglia, il tormento dei loro più cari affetti li accompagna verso l'ultimo sacrificio.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL CUSTODE, IL SERVITORE, LA FIGLIA
 
 
Per proteggere il ricettacolo, i sognatori dormono in eterno.
Grazie alla loro devozione, Nidosacro vivrà in eterno.

Mai menzogna fu più grande. Nidosacro era un regno già morente nel momento in cui quel sacrificio era stato compiuto, un regno che aveva perso tanto, tutto, dietro l’ossessione del suo re, in una guerra senza prospettiva di vittoria.
E infine, anche quell’ultimo disperato tentativo, quell’ultimo incommensurabile sacrificio, non era valso a niente. La loro ultima speranza infranta per sempre, e le marcescenti radici di quel reame avevano ripreso a crescere, ghermendo tutto ciò che trovavano sul loro cammino. 


 
Monomon l’Erudita
Nel suo archivio, circondata da nebbia e bruma.

All’inizio non capiva cosa lo avesse spinto a recarsi lì, in quel desolato reame. Era stato l’istinto, la semplice curiosità… o stava forse rispondendo alla chiamata di qualcuno?
Era una sensazione strana, così come era strano che una parte della sua mente pareva conoscere così bene alcuni luoghi di Nidosacro, nonostante lui non ci fosse mai stato prima.
O meglio, così credeva.
Non aveva memoria della propria vita, se non quella fuori dal reame, ed aveva sempre pensato che quelli fossero i suoi unici ricordi.
Ma il suo errare per Nidosacro era stato anche un viaggio nei più antichi recessi della sua mente, e alla fine aveva capito, aveva ricordato.
Era lì per una ragione, per adempiere ad un ingrato compito che aveva sperato di non dover mai eseguire.
Dimenticare era stata una benedizione, ricordare sarebbe diventato il suo tormento.
La scelta era stata di Monomon, ora come allora, ed entrambe le volte lui non aveva potuto far altro che obbedire, pur con tutto il dolore che gli albergava nel cuore.
Custode dei suoi segreti e della sua vita, era stato infine un tramite per la sua morte.



 
Lurien il Guardiano
Nella sua torre, sorveglia dall’alto la città.

Quanto tempo era passato? Giorni? Anni? Forse secoli? Non lo sapeva neanche più. Da quanto tempo aveva smesso di tenere il conto? O forse non lo aveva mai fatto…
Aveva giurato di vegliare sul suo padrone, qualunque cosa fosse successa non lo avrebbe lasciato solo. Come lo aveva servito nella veglia, lo avrebbe servito nel sonno… e finanche nella morte.
Sentiva la mente offuscata, qualcosa lo chiamava, la luce era così ammaliante, splendida nei sogni… ma lui non avrebbe tradito quel compito, non avrebbe lasciato da solo il suo padrone. Era la sua volontà, il suo scopo, il suo destino. Niente e nessuno sarebbe riuscito a strappargli via quella certezza.



 
Herrah la Bestia
Nel suo antro, tra la profonda oscurità al di là del reame.

Dopo tanto vagare per quel regno maledetto, non pensava che sarebbe tornata a casa, lì, nelle profondità di Nidoscuro, solo per compiere quella triste veglia al capezzale di sua madre, per stare con lei un’ultima volta, con quella madre che, di fatto, non aveva mai conosciuto davvero. Una madre che l’aveva messa al mondo solo come parte di un accordo.
Era stata una guardiana per Nidosacro, il regno in rovina di un padre che lei non aveva mai neanche visto, e adesso avrebbe dovuto trovare una soluzione per contrastare quella tremenda infezione, perché il sacrificio di sua madre, degli altri sognatori e di suo fratello per sigillare quel male non era valso a niente, e tutto stava andando in contro alla sua fine, Nidosacro così come Nidoscuro. L’infezione non risparmiava nessuno.
E adesso la loro unica speranza era un ricettacolo scartato che chissà come era riuscito a fuggire da quella tomba sigillata e nascosta nelle profondità del regno.
Il re non lo aveva ritenuto adatto, ma ora i sognatori lo avevano scelto per adempiere a quel compito, per riuscire dove tutti loro avevano fallito.
Ma sarebbe servito davvero a qualcosa, o era soltanto l’ennesimo disperato tentativo di ritardare una fine che, prima o poi, li avrebbe colti comunque?



L’acqua di quel lago sotterraneo era di un blu così vivido da risultare quasi accecante, ma era davvero bella. Quel luogo era come un angolo di pace e bellezza in un reame devastato dal terrore dell’infezione e dalla tristezza per i cari perduti. Ironico che si trovasse proprio tra i Sentieri Dimenticati e le Terre del Riposo.
Se l’era domandato, nel suo vagare per Nidosacro prima di recuperare la memoria, da dove venisse tutta l’acqua che cadeva sulla Città delle Lacrime. Non lo aveva mai saputo, nemmeno prima, ma ora si ricordava di esserselo chiesto altre volte, e finalmente lo aveva scoperto.
Ma ora cos’altro gli rimaneva?
Aveva vissuto a lungo, aveva visto e scoperto tante cose, era stato tante cose, aveva ottenuto la risposta ad ogni sua domanda… e, infine, aveva adempiuto al suo compito.
Eppure, nonostante quella vita così piena, si sentiva come se avesse perso tutto.
Piantò l’aculeo nel terreno, poi si alzò in piedi e fissò ancora l’acqua di quel blu così luminoso, domandandosi cosa avrebbe dovuto, o meglio, voluto fare.
Voleva sapere cosa ne sarebbe stato di Nidosacro questa volta? O preferiva tener viva la speranza che tutto ciò che aveva sacrificato fosse davvero valso a qualcosa?



L’ultima stanza in cima a quella torre, a lungo immersa in un silenzio tombale, era adesso anche terribilmente vuota. Un vuoto incolmabile e pesante, che stava schiacciando il cuore di quel fedele servitore che da tempo immemore vegliava sul suo signore.
Era finita, il suo compito era giunto al termine e lui non sapeva nemmeno come fosse successo, non riusciva a ricordarlo. Si era soltanto trovato, d’improvviso, a vegliare su un giaciglio vuoto.
Seduto lì accanto, continuava a fissare il vuoto lasciato da Lurien, sperando quasi, tra i bagliori della follia che gli aveva invaso la mente, di vederlo riapparire da un momento all’altro, e per questo non osava distogliere lo sguardo.
Ma quella flebile speranza non si avverò, presto sostituita dalla consapevolezza che fosse davvero finita.
E adesso cosa ne avrebbe fatto di sé stesso? Era vissuto solo per quello, aveva resistito solo per quello, per quella volontà, per quel destino…
Chiuse gli occhi e vide la luce, più luminosa di quanto gli fosse mai apparsa



Ancora qualche istante, solo qualche istante, non di più. Si sarebbe concessa di indugiare su quella che ormai era diventata la tomba di sua madre soltanto per poco, poi avrebbe lasciato quel luogo, probabilmente per sempre.
Più osservava quel freddo e vuoto giaciglio, più il dolore cresceva dentro di lei, ma non voleva lasciare quel luogo troppo presto, sarebbe stato irrispettoso, e sua madre meritava di essere onorata per tutto ciò che aveva sacrificato per dare al reame una speranza di salvezza.
Herrah aveva adempiuto al suo compito senza esitazione.
Adesso toccava a lei adempiere al proprio. Toccava a lei mantenere in vita, per quanto flebile, quell’ultima speranza di salvezza.
  
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