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Autore: leti_0907    26/03/2023    1 recensioni
[86: Eighty Six]
«Sei pronto, Rei?» gli domandò poi il padre, accarezzandogli i capelli così simili a quelli dell’amata.
«Sì, papà! Anche se sono un po’ agitato.»
«È normale, piccolo, ma vedrai che una volta che inizierà il gioco andrà tutto bene.» lo rassicurò il capofamiglia nei Nouzen. Fiero, prese tra le sue braccia la loro bambina e gli disse, fingendo una voce da bambina e facendo applaudire Kaie con il suo aiuto: «Forza, Rei! Sei il migliore!»
«Vedi?» Lena sorrise al figlio. «Kaie è qui e tifa per te, esattamente come noi. Fa’ vedere a tutti chi è Rei Nouzen sul campo da calcio.»
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lena guardava preoccupata la piccola creatura tra le sue braccia, la quale le stava beatamente sbavando sul dolcevita nero. «Davvero non capisco.» asserì, ed attirò così l’attenzione delle sue amiche, che non facevano altro che guardare con gli occhi a cuoricino dagli occhi argentei ed i capelli nerissimi. «Sono seria. Rei ha imparato a camminare a quasi un anno, mentre lei non fa altro che gattonare. Non ci prova neanche, ed ho paura che possa avere qualcosa che glielo impedisce.»

«Secondo me non dovresti impensierirti così tanto, Lena.» Anju, alla sua sinistra, si accarezzò il pancione pronunciato. «Insomma, non ho molta esperienza, ma i bambini possono imparare a camminare anche più tardi, e questo non significa che ci sia qualcosa che non vada in lei.»

A conferma di ciò che l’altra ha aveva affermato, Annette annuì vigorosamente. «Ti posso solo dire che mia figlia ha iniziato a gattonare -ripeto, a gattonare- solo dopo aver compiuto l’anno. Sta tranquilla, anche Kaie prima o poi camminerà, e quel giorno ti pentirai di averlo tanto voluto.»

«Ci sono già passata, per quel che vale.» la giovane mamma mosse le dita per far giocare la figlioletta, che portava il nome della giovane Eighty Six che era morta prematuramente. «Poco dopo che Rei aveva incominciato a gironzolare per casa sui suoi piedi, ha rovesciato per terra talmente tanti di quei documenti che io e Shin abbiamo stabilito di non portare mai più il lavoro a casa, se non per delle eccezioni.»

«E cosa riguarderebbero le eccezioni?»

«Quando dobbiamo tenere la bambina oppure quando nostro figlio è a scuola.»

«A proposito.» Annette attirò l’attenzione di Anju e Lena. «Non dovremmo andare a vedere se la partita è già cominciata? Ci siamo appartate mentre allattavi, ma ora dovremmo tornare indietro.»

«Hai ragione.» L’Alba conosciuta come Regina degli Eighty Six si alzò in piedi, stringendo a sé la sua piccola copia dai capelli del papà. «Andiamo a vedere il fratellone che gioca, Kaie.»

Si avviarono verso gli spalti, e, mentre Annette ed Anju parlavano fra di loro, Lena si permise di pensare a quanto in quei dieci anni le cose erano cambiate. Dopo la nascita del loro primogenito Rei, lei e Shin avevano iniziato a cercare il secondo figlio nell’anno del secondo compleanno del bambino. Ma rimanere incinta la seconda volta fu difficile per Lena tanto che ci vollero sette anni prima che le lineette del test di gravidanza si scurissero entrambe. Fu tosta, per entrambi: a Shin si spezzava il cuore ogni volta che vedeva Lena piangere per l’occasione mancata, cercava di consolarla in tutti modi, mentre lei precipitava nel vortice buio della depressione. Intanto, Rei cresceva, e, sebbene cercasse di partecipare quanto più possibile ad ogni minimo cambiamento del suo bambino, Lena faceva fatica a guardarlo. Non perché non l’amasse, ma perché tutto di lei era proiettato verso il bambino che voleva a completare il suo ideale di famiglia felice.

Perciò decise di iniziare ad andare dalla psicologa. Passarono ancora due anni prima che ricominciasse a respirare di nuovo per davvero, e ben presto Lena si mise l’anima in pace. Cercare un altro bambino così disperatamente, tanto da non riuscire a pensare ad altro, non faceva bene né a lei, a Shin e tantomeno a quel bambino che aveva bisogno di sua madre. Se fosse arrivato, ne sarebbe stata lieta; ma se non fosse mai arrivato, non cambiava niente.

E, dopo tanto tempo, pazienza ed amore, arrivò. Quando Rei compì nove anni, i suoi genitori gli annunciarono l’arrivo di un regalo nel giro di nove mesi. E fu davvero un regalo molto apprezzato, perché il bambino amava da impazzire la sua sorellina, e di questo Shin e Lena ne erano più che felici.

Difatti, quando Lena si sedette al fianco del suo carismatico ed affascinante marito -Shin non ci credeva molto quando glielo diceva, ma sua moglie gli assicurava sempre che ai suoi occhi innamorati lui era il più bell’uomo che avesse mai potuto incontrare-, passarono cinque millisecondi prima che Rei saltasse oltre il parapetto e salisse le scale ad una velocità fulminea. «Kaie!» urlò, ebbro di gioia mentre sollevava la sorellina tra le sue braccia e la stringeva al petto, ricevendo come risposta una risatina incontrollata e felice. «Oggi il mio primo goal lo dedico a te!»

«”Ciao mamma, sono felice che anche tu sia qui! Non vedo l’ora di farti vedere quanto sono migliorato!”» sua madre lo scimmiottò con un adorabile broncio per poi dire: «Non per farti sentire il colpa, però sono un po’ offesa.»

Gli occhi rossastri del giovane brillarono divertiti prima di sommergere mamma e sorella in un tenero abbraccio. «Sono contento che tu sia qui, mamma.» le sussurrò all’orecchio, e lei rabbrividì di felicità.

Le braccia di Shin si strinsero attorno a quel gruzzolo di braccia e gambine. «Mi sentivo lasciato fuori.» tentò di giustificarsi, ma le sue parole provocarono una risata scrosciante della famiglia. «Sei pronto, Rei?» gli domandò poi il padre, accarezzandogli i capelli così simili a quelli dell’amata.

«Sì, papà! Anche se sono un po’ agitato.»

«È normale, piccolo, ma vedrai che una volta che inizierà il gioco andrà tutto bene.» lo rassicurò il capofamiglia nei Nouzen. Fiero, prese tra le sue braccia la loro bambina e gli disse, fingendo una voce da bambina e facendo applaudire Kaie con il suo aiuto: «Forza, Rei! Sei il migliore!»

«Vedi?» Lena sorrise al figlio. «Kaie è qui e tifa per te, esattamente come noi. Fa’ vedere a tutti chi è Rei Nouzen sul campo da calcio.»

Il primogenito dei Nouzen sorrise loro, rasserenato dalla loro presenza e dal loro supporto. Diede un batti cinque a Shin, un bacio a Lena, mentre alla sua sorellina volse una promessa. «Vedrai, Kaie, quanto il tuo fratellone è migliorato!». Dopo di che, preda dell’agitazione, corse per raggiungere i compagni in campo che lo stavano aspettando.

Shin fece scivolare il braccio attorno alle spalle della moglie, mentre con l’altro stringeva a sé il corpicino della sua amata bambina, di cui aspirò il dolcissimo profumo, e, così legati, guardarono con attenzione la partita. Sin da quando era piccolo, a Rei piaceva moltissimo giocare con la palla, e vederlo correrle dietro per poi fare un goal dietro l’altro rendeva i genitori fieri della forza e dell’astuzia che il giovane sembrava avere nel sangue. Shin sosteneva che, in quanto carattere, Rei aveva preso tutto da sua madre.

E fu proprio grazie alla furbizia ed alla determinazione che la squadra di Rei vinse la partita con un netto stacco. Tutti i presenti, compresi tutti gli amici e compagni di Lena e Shin -Raiden, Shiden, Annette e Theo con la loro figlioletta, Dustin ed Anju, Kurena- applaudirono ed urlarono a gran voce il nome del protagonista di quella vittoria. Tutti sorridenti e fieri, scesero sul campo per la proclamazione della vittoria e per la distribuzione delle medaglie.

Al che, quando Rei ricevette la sua, successe qualcosa che fu motivo di ulteriore gioia ed orgoglio.

Kaie, in braccio al suo papà, iniziò a sgambettare ed a dimenarsi, lamentandosi. «Piccola, vuoi andare da tuo fratello?» con uno sguardo d’intesa a sua moglie, la quale aveva capito cosa stesse per succedere, si accovacciò e permise alla figlioletta di poggiare i piedini sull’erba finta del campo. Intanto, Rei si era avvicinato e, notando la posizione di Shin e Kaie che stava in posizione eretta, si inginocchiò a neanche un metro di distanza in silenzio, la gola stretta in una morsa.

E così, sotto lo sguardo commosso di tutti, la più piccola dei Nouzen lasciò la presa del padre e raggiunse il fratello con le sue gambe, muovendo così i suoi primi passi.

   
 
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