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Autore: teensyears    31/03/2023    0 recensioni
"Erano passate quasi due settimane da quando la vide per l’ultima volta, due settimane da quando le disse di tenerci a lei, tanto da considerarla parte della famiglia. L’immagine di Olivia girata di spalle, intenta alla ricerca dello zucchero negli sportelli della cucina, mentre evitava a tutti i costi il suo sguardo era ancora impressa nella sua mente".
SPOILERS SVU 24x12.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le dita di Elliot aleggiavano nervosamente sullo schermo del telefono; selezionò il contatto di Olivia in rubrica quasi involontariamente e rilasciò un lungo sospiro. Aveva intenzione di chiamarla, di sentire la sua voce, ma non aveva la più pallida idea di che cosa dirle.

Erano passate quasi due settimane da quando la vide per l’ultima volta, due settimane da quando le disse di tenerci a lei, tanto da considerarla parte della famiglia. L’immagine di Olivia girata di spalle intenta alla ricerca dello zucchero negli sportelli della cucina, mentre evitava a tutti i costi il suo sguardo, era ancora impressa nella sua mente.

“Olivia, guardami” le aveva detto, avvicinandosi in un unico grande passo a lei.

Quando finalmente si voltò, i suoi occhi castani non riflettevano la sicurezza che la contraddistingueva quotidianamente nel lavoro; cercavano agitatamente l’azzurro dei suoi, erano vulnerabili. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza: entrambi potevano sentire il respiro dell’altro sulla propria pelle. Elliot ricordava nitidamente lo sguardo di Olivia che si posava sulle sue labbra, mentre lui cercava disperatamente di intuire la direzione nella quale la sua mente era diretta, proprio com’era in grado di fare quando erano colleghi.

“Olivia” mormorò delicatamente.

Il suo nome fu ciò che la riportò alla realtà.

“Elliot” sussurrò, mentre chiudeva debolmente gli occhi, “lo voglio”.

“Lo voglio” ripeté nel momento in cui la sua bocca sfiorò appena la sua guancia, “ma… non posso”.

Fu allora che Olivia iniziò a indietreggiare improvvisamente, spezzando l'intimità di quel momento e reiterando di non essere pronta come se fosse un mantra; forse per convincere più se stessa che il suo cuore.

Era esausta dalla giornata, ma anche visibilmente impaurita. Elliot riusciva a leggerlo chiaramente nel suo atteggiamento: si era accostata vicino al frigo con le braccia che stringevano i fianchi in modo protettivo, quasi a innalzare una barriera che gli impedisse di toccarla e il suo sguardo era fisso sul pavimento.

Sentiva quella rabbia che ormai conosceva bene salire in superficie: le sue mani si chiusero in pugni che lo costrinsero ad abbassare lo sguardo a sua volta. Passarono alcuni minuti prima che decise di guardarlo; lui annuì quasi impercettibilmente e poi si girò, afferrò la giacca e uscì dall’appartamento senza più voltarsi indietro.

***
 
Olivia aveva da poco finito di riporre i piatti nella lavastoviglie; Noah era andato a dormire e si ritrovò immersa nel silenzio della sua casa. Normalmente apprezzava i momenti di tranquillità che riusciva a ritagliarsi dopo il lavoro, ma negli ultimi mesi la quiete che veniva a crearsi non appena suo figlio si addormentava, serviva solo a ricordarle quanto si sentisse sola.

Scosse debolmente la testa per allontanare quei pensieri e si avviò in direzione del divano per accendere la televisione con la vaga speranza che potesse offrirle un po’ di compagnia.

Fantastico, pensò tra sé, non appena vide il canale delle news; il volto del Sergente Bell apparve in primo piano davanti a una schiera di giornalisti che le porgevano domande sull’ultimo caso risolto dall’unità.

Olivia alzò leggermente il volume non appena la telecamera inquadrò Elliot di fronte al suo capo: il suo viso era corrucciato e le sue sopracciglia aggrottate mentre parlava di una sparatoria che aveva coinvolto il dipartimento e di come l’intervento dei suoi colleghi si rivelò necessario per evitare una tragedia.

Nel momento in cui udì la parola sparatoria, strinse forte il telecomando che teneva in mano; c’era stata un’emergenza e lei non sapeva nulla, o meglio, Elliot non le aveva detto nulla.

Si girò verso il tavolino accanto al divano per prendere il cellulare e aprì la sua chat: si fermò alcuni istanti a fissare gli ultimi messaggi che si erano scambiati. Ovviamente lui non glielo aveva fatto sapere, d’altronde perché mai avrebbe dovuto quando lei non gli aveva più risposto?

Dopo la sera in cui Elliot riportò Noah a casa, la stessa sera in cui i loro visi si erano ritrovati vicini per la prima volta in ventiquattro anni e Olivia aveva finalmente ammesso di volerlo (e per di più davanti a lui), le cose tra di loro avevano iniziato a diventare tese – non che prima andassero meglio – ma da quel momento incominciò a evitarlo di proposito, rispondendo sporadicamente ai suoi messaggi, trovando scuse nel lavoro e nella sua routine fuori dall’ordinario.

Le aveva concesso dello spazio nei giorni successivi e ne era grata: inizialmente confidava di poter evitare quella conversazione che ora si stava facendo sempre più insistente, ma tale convinzione ebbe vita breve. Rispose ai primi messaggi senza rivelare troppo delle sue giornate, ma la paura paralizzante che potesse andarsene di nuovo da un momento all’altro, quella di complicare ulteriormente le cose e il fatto che non l’avesse ancora interamente perdonato, la consumavano talmente a tal punto che alla fine smise di rispondere di punto in bianco.


Hey Olivia, come stai? Fin mi ha raccontato del caso su cui state lavorando… fai attenzione.

***
 
Fu nuovamente il lavoro a riunirli. L’unità Crimine Organizzato aveva bisogno della squadra di Olivia per risolvere un caso di trafficanti sessuali, un’indagine che si rivelò più difficile del previsto.

Sorprendentemente, ma forse neanche troppo viste le ultime circostanze, la chiamata di aiuto venne da Ayanna; Elliot, quando la vide entrare nel bureau, si limitò a un formale “Capitano” con un cenno del capo, al quale lei rispose solamente con uno sguardo fugace nella sua direzione.

Nelle precedenti occasioni in cui si erano ritrovati a lavorare insieme, era quasi una regola implicita ormai che avrebbero condotto l’investigazione in coppia; lui avrebbe guidato l’auto di servizio, lei avrebbe dato le indicazioni da seguire per le squadre e insieme avrebbero condotto gli interrogatori. Solo che questa volta Olivia si era ritrovata a lavorare con Fin perché Elliot era rimasto al fianco di Ayanna tutto il tempo e l’unica volta in cui aveva incrociato i suoi occhi fu durante le riunioni di aggiornamento sul caso.

Aveva un atteggiamento esclusivamente professionale nei suoi confronti e ciò la feriva più di quanto mostrasse; non che si aspettasse dimostrazioni eclatanti come quelle avvenute nell’intimità del suo appartamento – alle quali peraltro si era soffermata più volte a pensare – anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.

I trafficanti vennero arrestati dopo più di una settimana di appostamenti, missioni sotto copertura e una quantità interminabile di notti insonni. Poteva contare sulle dita della mano le volte in cui lei ed Elliot si erano rivolti la parola; le poche conversazioni che avevano avuto erano state comunque inerenti al lavoro.

A caso concluso, le due squadre decisero di andare a festeggiare in un locale vicino a Brooklyn particolarmente frequentato quella sera. La tensione tra loro era palpabile anche se nessuno aveva avuto il coraggio di commentare il loro comportamento insolito.

Mentre si accomodavano al tavolo, Olivia alzò gli occhi verso Fin, il quale le fece un occhiolino; aggrottò le sopracciglia e aprì la bocca per chiedere il significato di quel gesto, ma poi la richiuse non appena si accorse che gli ultimi posti liberi erano due. Uno per lei e uno per Elliot, gli unici rimasti ancora in piedi.

Sentì i suoi occhi addosso, ma non appena si voltò per guardarlo, lui abbassò lo sguardo e si sedette di fianco alla sua sedia. Era inutile protestare ormai e forse anche infantile, pensò, perciò si accomodò vicino a lui, sperando che le cose non diventassero ancora più difficili di quanto lo fossero già.


***
 
Una volta che i loro ordini erano giunti al tavolo e le prime gocce di alcol iniziavano a farsi sentire, l’atmosfera diventò più rilassata; Elliot era assorto in una conversazione con Fin e Carisi e ogni tanto sentiva il suono inconfondibile della risata di Olivia, impegnata in quello che sembrava essere un assiduo chiacchiericcio tra Ayanna e Jet.

Di tanto in tanto, le rivolse qualche occhiata furtiva e si rasserenò nel vederla più tranquilla rispetto a qualche ora fa. Onestamente non ricordava l’ultima volta che l’aveva vista così e la colpa di ciò era da ricercarsi in un unico fatto avvenuto più di dieci anni fa che aveva comportato delle scelte: scelte che oggi era in grado di definire sbagliate.

Proprio nel momento in cui iniziava a essere immerso nei suoi pensieri, la voce di Fin si distinse tra le altre.

“È un po’ come ai vecchi tempi stasera”.

Ruotò immediatamente il capo nella direzione di Olivia per guardarla e lei fece lo stesso: i loro occhi si incontrarono solo per qualche istante prima che lei rivolse il suo sguardo verso Fin. Poté notare un’indistinta tristezza nei lineamenti del suo volto, mascherata dall’abbozzo di un lieve sorriso che però non raggiungeva i suoi occhi.

I bicchieri di tutti si innalzarono per il brindisi ed Elliot fu leggermente sorpreso quando sentì il clic del drink di Olivia scontrarsi con il suo.

La serata continuò liscia fino a quando lei si alzò per annunciare la sua dipartita.

“Si sta facendo tardi” disse, sistemandosi una mano tra i capelli, “domani devo accompagnare Noah a scuola”.

Il gruppo di colleghi la salutò e nel momento in cui Olivia si chinò per prendere la sua borsa, Elliot attirò l’attenzione di tutti quando si mise in piedi a sua volta, ottenendo non pochi sguardi stupiti, compreso quello di Olivia. Notò che la sorpresa iniziale che poteva leggersi chiaramente sul suo volto fu presto trasformata in un’espressione neutra, noncurante, intenta a nascondere qualsiasi tipo di reazione.

Vicino alla porta di uscita con Elliot al seguito, decise finalmente di dare una risposta ai suoi quesiti.

“Cosa stai facendo?” chiese, alzando lo sguardo.

“È la prima volta che riesci a guardarmi negli occhi per più di dieci secondi stasera” rispose lui, mantenendo il contatto visivo.

Una leggera risata sarcastica uscì dalla sua bocca.

“Potrei dire la stessa cosa di te”.

Lo fissò ancora per qualche secondo con aria di sfida prima di voltargli le spalle per uscire.

“Olivia” la chiamò, posando una mano sul suo braccio in maniera delicata, quasi avesse paura di scottarsi.

A quel punto si accorse che la sua pazienza stava iniziando a diminuire ogni minuto di più, ma, nonostante ciò, la vide sospirare lievemente per poi girarsi.

“Lascia che ti accompagni a casa”.

Osservò le sue sopracciglia inarcarsi, mentre i suoi occhi si posarono su un punto fisso della parete.

“Non ce n’è bisogno” rispose, “ma grazie” aggiunse dopo qualche secondo.

“Sei senza auto” tentò ancora con un timbro di speranza nella sua voce.

“Posso chiamare un taxi”.

“È tardi”.

“Elliot” disse in tono austero, un accenno di esasperazione visibile sul suo volto, “so cavarmela da sola”.

“Lo so” replicò, cercando i suoi occhi. Un tentativo di comprendere la gravità di quelle parole, di venire a conoscenza di tutte le volte, in questi ultimi anni, in cui Olivia aveva dovuto contare esclusivamente sulle sue forze per poter andare avanti.

L’intensità del loro contatto visivo stava iniziando a diventare difficile da sostenere.

“Avrei risposto comunque sai” disse inaspettatamente.

Una certa confusione si palesò sul volto di Elliot.

“Ho sentito della sparatoria” chiarì.

“Oh” rispose, non capendo il repentino cambio di discorso, “non è stato niente di grave”.

Olivia inclinò il capo da un lato, uno di quei movimenti inconsci che lui aveva imparato a conoscere durante gli interrogatori, quando non era pienamente convinta di ciò che il sospetto le stesse dicendo.

“Alla tv hai detto diversamente”.

“In tv si esagera sempre, sai come funzionano queste cose” disse, passandosi una mano sulla fronte.

Lei lo guardò per qualche istante per poi annuire, un’espressione che non riusciva a decifrare si esternò sul suo viso.

Questo” disse, abbassando gli occhi e osservando le sue stesse mani gesticolare in modo incerto tra di loro, “è importante per me”.

Riuscì a catturare il suo sguardo solo per pochi secondi e prima che potesse rispondere, la osservò aprire la porta e sparire nel buio della notte.
 
   
 
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