Emozioni
 

Daichi è abituato all’immagine che gli si dipana davanti agli occhi nel momento in cui, poco prima dell’alba, si è alzato dal letto.
Suga di spalle, appollaiato sulla sedia e con la coperta avvolta addosso, la lieve luce della lampada della scrivania che gli rischiara il volto.
Le matite colorate sul tavolo davanti a lui, la schiena che vibra silenziosa per qualche piccola risata che soffoca per non disturbarlo, gli angoli degli occhi che a volte si inumidiscono per l’emozione di quanto sta leggendo.
I compiti dei suoi piccoli allievi.
Perché è in quelle parole, in quei disegni, in quel mettersi alle mercé in quel modo totalizzate e genuino che Koushi viene ripagato di quello che fa.
Perché non solo gli fa capire che quello che ha voluto trasmettere nelle sue lezioni, quei semini che ha lanciato, sono germogliati dentro i suoi allievi, ma – soprattutto – quei semini germogliati gli hanno restituito cento volte tanto.
 
Koushi si sente avvolgere le spalle e un bacio si posa lieve sulla sua nuca.
- Ehy… - sussurra appena, girando il volto verso quello di Daichi, posando le mani sulle sue, su quelle braccia forti, eppure così delicate, che lo stanno avvolgendo con infinito amore ed infinita cura.
Nota la tazza di the fumante che Daichi gli ha appoggiato sul tavolino.
- Mattiniero, eh? – lo ammonisce dolcemente quest’ultimo, continuando a coccolarselo.
- Scusami Daichi. –
- Ehy, non ti devi scusare. –
- Volevo finire di correggere così poi possiamo avere tutta la giornata per noi, dato che questa volta il tuo turno di riposo coincide con la Domenica. – si giustifica in qualche modo, posando le labbra sulle sue.
- Però adesso ti devo rapire per un attimo. – sorride, Daichi, mentre nota quanto siano a dir poco meravigliose le piccole rughe di espressione che si formano attorno agli occhi gridi di Suga quando accenna un sorriso.
- Sono tutto suo, agente. – lo punzecchia, mentre si alza dalla sedia e avvolge anche Daichi nella coperta.
 
Ed è così, tutti infagottati, che escono fuori in terrazza. Giusto nel momento in cui il cielo terso di quella mattina ha iniziato a colorarsi.
L’alba, come il tramonto, è qualcosa che si può osservare ogni giorno. Si potrebbe pensare nulla di straordinario quindi, ma è qualcosa in grado di emozionarli entrambi. Proprio come il tramonto che hanno visto insieme quella volta in cui, sulla collinetta dietro alla scuola, si erano dichiarati entrambi.
Perché hanno entrambi imparato allora che per emozionarsi insieme non servono chissà quali grandi scenari o quali grandi avvenimenti.
Perché le cose più belle del mondo non possono essere viste e nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore.