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Autore: Fiore di Giada    16/04/2023    0 recensioni
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− Avete dimenticato quello che vi ho detto? − chiede lei, il tono insolitamente duro.
A quella domanda, un mezzo sorriso solleva le labbra dell’uomo.
Poi, si gira e il suo sguardo, vitreo, indugia sull’alta figura di lei.
− Puoi stare tranquilla. Non sono venuto qui per rievocare il passato. − mormora. Una strana, orribile tranquillità copre il suo animo.
E’ il riflesso della decisione presa?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il crepitio della pioggia risuona nel cimitero, seguito dal brontolio del tuono.
Con un sospiro, Luisa si rialza e, a passo rapido, si allontana dalla tomba di Bruno. Deve tornare al convento.
Uno scricchiolio di passi attira l’attenzione della suora e lei gira la testa.
Guido, avvolto in un trench color cuoio, si dirige verso la tomba, un mazzo di margherite nella mano destra.
Luisa sospira, irritata. Perché lui vuole sconvolgere la sua calma spirituale?
Lei, ormai, è suor Addolorata.
− Avete dimenticato quello che vi ho detto? − chiede lei, il tono insolitamente duro.
A quella domanda, un mezzo sorriso solleva le labbra dell’uomo. 
Poi, si gira e il suo sguardo, vitreo, indugia sull’alta figura di lei. 
− Puoi stare tranquilla. Non sono venuto qui per rievocare il passato. − mormora. Una strana, orribile tranquillità copre il suo animo.
E’ il riflesso della decisione presa?
Scuote la testa. Non ha senso una tale, vuota riflessione.
Con la tragica, triste morte di Elena e Anna il suo cuore ormai è morto.
Presto, niente resterà di lui sulla Terra.
Luisa, perplessa, aggrotta le sopracciglia. Che cosa gli è accaduto?
Quelle parole, così meste, le causano brividi sgradevoli.
− Però… Forse è un bene che ti abbia incontrata. Forse, almeno a te, potrò chiedere scusa. − prosegue, quasi parlando tra sé.
La suora scuote la testa e la ruga sulla sua fronte si approfondisce. Le parole di Guido sono calme, ma quella sensazione sgradevole non si allontana.
− Che… cosa intendete dire? − domanda lei, stupita.
Il nobiluomo sospira. La stanchezza morale, in quel momento, è opprimente, ma deve andare oltre quella sensazione.
− Anni prima, io non ho ricevuto le tue lettere. Mi dispiace che tu ti sia sentita abbandonata. L’errore fu mio, anche se non fu volontario. − confessa l’uomo, amaro. 
Luisa sbarra gli occhi e apre la bocca in un grido muto, mentre una fitta di dolore trafigge il suo cuore, come una pugnalata. Ora comprende la ragione di quel suo turbamento.
Le parole di Guido sono un testamento, vibrante di dolore e rabbia.
Avanza d’un passo, ma l’uomo alza le mani, quasi a volere porre un muro tra di loro.
Lei si blocca, sconvolta, e, per alcuni istanti, tace. Le sembra di essere in un incubo, ma non può perdersi in vacue riflessioni.
Deve dissuaderlo da quell’orribile proposito.
− Non dovete chiedermi scusa di un errore non vostro, quando state per commettere un peccato grave agli occhi di Dio e degli uomini. − comincia.
Sono un’idiota., si dice la religiosa. La sua fede l’ha aiutata nelle avversità.
Ma non può lasciarsi avvincere dall’arroganza.
L’uomo alza un sopracciglio. Come è riuscita a comprendere  le sue intenzioni?
Le labbra della suora si sollevano in un sorriso. Quella sua reazione, per quanto blanda, è un segno positivo.
Oltre quel viso triste, scavato, vive ancora l’anima di un uomo forte.
Il suo sguardo, ben presto, si incupisce. Non può lasciare nessuna parola al caso.
− Che cosa vi è successo? Perché avete abbandonato la speranza? − domanda lei, cauta. Qualcosa le sfugge, in quel momento.
Forse, può darle la possibilità di aiutarlo.
L’uomo, per alcuni istanti, tace, poi il suo sguardo si fissa sulla tomba di Bruno. Sente il peso della vergogna opprimere le sue spalle.
− Ho perduto tutto, Luisa. Ed è solo mia la colpa. − mormora. 
Alza la testa e, per alcuni istanti, fissa il cielo grigio.
− Mi sono servito di mia figlia per punire mia moglie. Per vendetta, sono diventato un carnefice. E ho condannato a morte entrambe. −
Si passa una mano sugli occhi, mentre deboli singhiozzi scuotono il suo corpo. Le parole, spietate, danno concretezza a quei corpi privi di vita, stretti in un disperato abbraccio.
La donna, silenziosa, annuisce e lacrime d’amarezza bagnano il suo viso. Ora comprende l’origine dell’angoscia di Guido.
Le circostanze lo hanno portato a smarrire la ragione e a perdere la sua famiglia.
E, nella morte, vede la pace per il suo animo sanguinante.
− Non fatelo. La vostra morte non darebbe la pace a nessuno. − dice lei, ferma.
− Luisa, io sono rimasto solo. A chi importerebbe? − chiede lui, stupito.
D’istinto, lei colma la distanza tra di loro e gli appoggia le mani sulle spalle.
Il conte, sorpreso, sussulta, poi allontana la mano dal viso e i suoi occhi d’acquamarina si riflettono nelle iridi cupe di lei. 
− Voi avete avuto una figlia e le avete insegnato a volere bene a Bruno. L’ho vista, mentre gli portava mazzi di margherite. E ora… Ora lei è con lui, davanti a Dio. Sarebbero contenti se il loro padre si privasse della vita? − chiede lei.
D’istinto, l’uomo si copre la bocca con la mano. Luisa, pur senza volerlo, ha sparso sale sulla sua ferita.
Davanti ai suoi occhi, in quel momento, risalta il suo volto, bianco di morte, distorto in una maschera d’orrore.
La religiosa sospira. Come ha potuto commettere un errore così terribile?
Lui sta vivendo la medesima pena da lei sopportata dodici anni prima.
− Poi… Poi, importa a me. Voi siete il mio ultimo legame con lui. Vi chiedo, come una grazia, di non troncarlo per mano vostra.  − supplica. Le sembra di essere egoista.
Forse, nelle sue parole, risuonano sentimenti mai confessati, ma non le importa.
Lui è l’ultimo legame con quel figlio da lei amato e non vuole perderlo.
Il conte, per qualche istante, riflette, mentre le lacrime bagnano il suo viso. Quelle parole, così accorate, insinuano nella sua mente il dubbio.
Quella decisione non gli appare così irrevocabile. 
Fissa la tomba di Bruno, poi gira le spalle e fa per allontanarsi. Ha bisogno di ritornare nella villa.
In quel luogo, circondato dalle sue memorie, si sente protetto.
− Che cosa avete intenzione di fare? − domanda la suora. Non comprende quel mutamento.
Lui, di solito limpido, le sembra chiuso e sfuggente.
A quella domanda, Guido si blocca, turbato. 
Inspira, poi si gira e osserva la religiosa, un mesto sorriso sulle labbra sottili.
− Non lo so, Luisa. Credimi, non lo so. −
   
 
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