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Autore: Fiore di Giada    20/04/2023    0 recensioni
[[L\\\'angelo bianco]]
[Partecipante alla challenge "Solo i fiori sanno" col prompt "viola"]
Scuote la testa. No, non è Dio colpevole della tragica e triste fine di suo figlio.
Sua madre e sua moglie sono le artefici di quella tragedia.
La nobile contessa Carani, nei suoi ultimi momenti, è stata condannata a sopportare il peso del rimorso.
E ora tocca a lui punire Elena.
Lei deve conoscere lo stesso, straziante dolore da lui patito da tanto, troppo tempo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A passo rapido e deciso, Guido attraversa il cancello d'ingresso del cimitero.
Il vento soffia ora tra le tombe, ora tra gli alberi, riempiendo il silenzio di sibili, sospiri e fruscii.
L'uomo si ferma davanti ad una tomba di forma rettangolare, sormontata dal busto marmoreo di un bambino.
Abbassa il capo e il suo sguardo si posa su un vaso di ceramica, colmo di viole, dai quali si spande un delicato profumo.
Un mezzo sorriso arcua le sue labbra. Quei fiori sono un dono di Luisa.
E donano un tocco di colore a quel marmo gelido.
Sospira e si inginocchia davanti alla lapide, le mani giunte in preghiera. Niente può disturbare il suo raccoglimento.
La solitudine, pur da lui temuta, in quel momento gli appare necessaria.
– Bruno... Finalmente siamo soli. Io e te. – sussurra.
Le lacrime bagnano il suo viso e l'uomo china la testa, come sopraffatto da un peso possente. Quel dialogo, in quel momento, gli pare quasi una beffa.
Di suo figlio resta solo un busto marmoreo.
Ed è colpa delle trame di sua madre e di sua moglie.
La rabbia, come lava, ribolle nel suo petto e un debole ringhio sale sulle sue labbra. A causa dei loro pregiudizi, loro hanno impedito a Bruno di godere del calore di una famiglia.
E gli hanno impedito di conoscere l'identità di suo figlio.
Sua madre, prima di morire, ha cercato redenzione ai suoi peccati, mentre sua moglie si atteggia a donna pentita.
Ma lui non riesce a credere al suo rimorso.
Quell'atteggiamento dolente gli pare un'offesa al suo dolore dilaniante.
– Figlio mio, perdonami. Avrei dovuto capire tante cose. Invece, mi sono fidato di loro. La mia stupidità non mi ha permesso di conoscerti e di volerti bene.  – mormora, la voce vibrante d'ira. Il suo cuore, prima palpitante di gentilezza, si è indurito.
Solo l'amore per Anna gli impedisce di perdere la sua umanità.
Ma è un legame fragile, prossimo alla rottura.
Scuote la testa, amareggiato. Il dolore, in quei giorni, si alterna all'ira.
Vuole punire sua moglie, ma la sua forza di carattere si dissolve, consumata dalla disperazione.
– Nemmeno la fede riesce a confortarmi della tua morte, figlio mio. Tu, forse, sei con Dio, ma io ti voglio qui, con me e Anna. Tu dovresti essere qui. – mormora. Per lunghi anni, ha creduto nelle dolci parole del Cristianesimo.
Ma, in quel momento, la fede gli sembra un elenco pretenzioso di vuoti precetti e stupide regole.
Perché Dio, che pure è definito misericordioso, ha condannato a morte un ragazzino innocente?
Gli sembra una beffa crudele.
Scuote la testa. No, non è Dio colpevole della tragica e triste fine di suo figlio.
Sua madre e sua moglie sono le artefici di quella tragedia.
La nobile contessa Carani, nei suoi ultimi momenti, è stata condannata a sopportare il peso del rimorso.
E ora tocca a lui punire Elena.
Lei deve conoscere lo stesso, straziante dolore da lui patito da tanto, troppo tempo.
La sofferenza di Bruno merita risposte e le sue lacrime non devono restare impunite.
Elena perderà la sua protervia nobiliare e sentirà il peso dei suoi errori.
Quella donna, ormai, è una sua nemica.
La sua mano, ferma, si posa sul viso marmoreo in una carezza gentile, calda d’amore paterno. Ora sa che cosa deve fare.
− Figlio mio… Te lo giuro. La tua sofferenza avrà una risposta. − mormora. Un simile pensiero, per quanto terribile, attenua il suo strazio.
Con la vendetta, gli pare di avere uno scopo-
Per alcuni istanti, fissa la tomba, poi si allontana e scompare nel pomeriggio grigio.

   
 
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