Libri > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiore di Giada    03/05/2023    0 recensioni
[[L\\\\\\\\\\\\\\\'ultimo soldato di Mussolini]]
Con un cenno del capo, l'altro annuì. Un simile, struggente desiderio non meritava di restare incompiuto.
Il respiro di Ulisse, a poco a poco, si attenuò, fino a fermarsi, e il suo corpo, prima teso, si rilassò nella morte. Tutto era finito.
Poteva affrontare la morte senza rimpianti.
[Partecipante alla challenge "Angst Time" col prompt "Morte"]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il corpo di Ulisse, colpito dalle due detonazioni, cadde a terra, senza alcun lamento.
Ennio gli lanciò uno sguardo sprezzante, ardente d’odio, poi girò le spalle e si allontanò.
Alfio, per alcuni istanti, rimase immobile, gelato dall’orrore, poi si avvicinò all’ex compagno.
Si inginocchiò accanto a lui, gli cinse la vita con un braccio e, cauto, gli sollevò il tronco. Forse, poteva dargli una morte pietosa.
Ad un tratto, un sibilo doloroso attirò la sua attenzione e l’uomo abbassò il capo.
Il viso dell’altro, bianco di morte, era umido di sudore, mentre le sue labbra, rosse di sangue, si schiudevano in esili respiri.
E’ vivo…, pensò l’altro, stupito, mentre il cuore accelerava i battiti. I proiettili di Ennio non avevano colpito organi vitali.
Forse, con le giuste precauzioni, poteva essere salvato.
Aveva visto suoi compagni di lotta sopravvivere a lesioni ben più gravi.
Lanciò sguardi preoccupati ora a destra, ora a sinistra, poi puntò il ginocchio.
La mano destra di Ulisse, a fatica, si sollevò e si posò sul suo braccio sinistro.
L’altro, sorpreso, si irrigidì e fissò sul compagno uno sguardo confuso.
─ Guarda le tue mani… ─ mormorò l’ex miliziano, pacato. Il dolore non gli aveva tolto la lucidità e aveva compreso le intenzioni di Alfio.
Ma non doveva correre rischi inutili per una causa insensata.
D’istinto, Alfio sollevò le mani e abbassò lo sguardo sulle palme, rosse di sangue.
Non c’è più speranza…, si disse. Pochi, terribili minuti separavano Ulisse dalla morte.
E lui, stupido, aveva pensato di poterlo salvare.
─ Perché sei qui? ─ domandò ad un tratto il professore.
─ Non lo  so.  E’ stato un gesto istintivo. ─ mentì l’altro. Si vergognava quasi a esprimere il suo pensiero di pochi secondi prima, anche se, ne era sicuro, Ulisse lo aveva capito.
Un mezzo sorriso sollevò le labbra dell’ex miliziano. Sentiva la pena vibrare nelle mani di Alfio, che, gentili, stringevano il suo corpo.
– Non pensare a salvare me... Non è possibile... E, forse, è meglio così... – mormorò. Tanti, troppi errori avevano macchiato la sua anima.
Forse, la morte, lontano da sua figlia, era la giusta punizione.
Gli sbagli si pagavano con lacrime e sangue, ne era ben cosciente.
A quelle parole, il partigiano sgranò gli occhi, esterefatto. Ulisse Savino aveva percorso un'erta strada di abiezione e redenzione, pur di riconquistare l'affetto di sua figlia.
Ed Ennio, annebbiato dalla sua cecità ideologica, lo aveva condannato a morire lontano da lei, senza poterla riabbracciare.
– Non vuoi tornare da lei? Non vuoi consegnarle il disegno? – domandò.
Sono un idiota., si disse.  Ulisse non aveva bisogno di domande così stupide.
Con quelle parole, aveva solo acuito le sue enormi pene.
Scosse la testa, amareggiato. Come suo vecchio compagno, doveva confortarlo e accompagnarlo in quel passaggio tra la vita e la morte.
Ma lui, Alfio, era ben più impaurito dell'altro, che attendeva la morte con malinconica serenità.
Ulisse chiuse gli occhi e, d’istinto, strinse la mano sull’avambraccio dell’ex compagno. Le forze fluivano dalle sue membra e il gelo della morte, implacabile, si irradiava lungo il suo corpo.
Ma non poteva morire, prima di affidare ad Alfio le sue memorie.
– E' vero... Volevo tornare da lei... Ma cosa avrei potuto offrirle? Ormai, è lontana, anche a causa mia... E a cosa è servito quello che ho fatto? – si chiese, la voce vibrante di tristezza.
Alfio strinse le labbra in una piega amara.
– Hai saputo andare oltre, Ulisse... Non hai avuto paura di mettere in discussione te stesso. E non è da tutti. – replicò, amaro. Se lo avesse sentito Ennio, non sarebbe sopravvissuto, ma non gli importava.
Ulisse, di scatto, aprì gli occhi e fissò sul compagno uno sguardo azzurro, lucido d'incredulità. Forse si illudeva, ma in quelle parole vibrava rispetto.
L’altro, accortosi del suo sguardo confuso, accennò ad un sorriso.
– Sì... Tu hai sbagliato, ma hai cercato la strada giusta. E a questo cambiamento non sei stato spinto dall’opportunismo, ma dall’amore. E non è da tutti. Puoi andare in pace, Ulisse. Dio, con te, sarà misericordioso. – rispose, la voce vibrante di dolore.
L'ex miliziano sollevò le labbra in un debole sorriso, mentre gli occhi si velavano di lacrime di gioia. Alfio aveva saputo capire il suo tormento e gli aveva dato la possibilità di conoscere un frammento di serenità.
Certo, non placava la sua pena per la lontananza da sua figlia, ma non poteva negare una pur debole felicità.
Con un gesto stanco, Ulisse si abbandonò contro il petto dell’altro e la mano di Alfio, leggera, si posò sui suoi capelli castani.
– Ti prego... Affido a te il disegno di Flavia... Non perderlo... Parlale di me… E non avere paura di essere un uomo libero…  – supplicò.
Con un cenno del capo, l'altro annuì. Un simile, struggente desiderio non meritava di restare incompiuto.
Il respiro di Ulisse, a poco a poco, si attenuò, fino a fermarsi, e il suo corpo, prima teso, si rilassò nella morte. Tutto era finito.
Poteva affrontare la morte senza rimpianti.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Fiore di Giada