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Autore: Diana924    12/05/2023    0 recensioni
Tutto quello era strano, più del solito.
AU!Nochnoy Dozor principalmente berlermo
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Diana924
Fandom: La Casa de Papel
Titolo: Lo que vale un amor de verdad
Personaggi:  Andrés de Fonollosa| Berlin, Sergio Marquina |el Professor, Martìn Berrote| Palermo, Raquel Murrillo| Lisboa, Nairobi| Agata Jimenez, Tokyio| Silene Olivera, Alicia Sierra
Rating: NC15
Note: Canon Divergence, AU!Modern, AU!Nochnoy Dozor, slash, urban fantasy
Note2: "Nochnoy Dozor", da noi "Saga dei Guardiani" è una saga russa urban fantasy che pur essendo di nicchia ha avuto un ottimo successo in patria nonchè spunti interessanti
Note3: il titolo è un verso de "Lo que una chica por amor es capaz" di Gloria Trevì

Note4: pur essendoci due film, basati molto vagamenti sul primo libro, la sottoscritta ha preferito sfruttare l'universo cartaceo, non è necessario conoscere la saga per leggere la seguente storia


 

Tutto quello era strano, più del solito.

Sergio Marquina era uno dei pochi umani a conoscenza degli Altri, questo perché quando ogni altra speranza era svanita suo fratello si era servito di un’interferenza di quarto livello per poterlo curare. Era stato allora che aveva scoperto del Crepuscolo, degli Altri e delle Guardie e allo stesso tempo di come non avrebbe mai potuto realmente far parte di quel mondo. Suo fratello gli aveva spiegato che era stato messo di fronte a una scelta: la Guardia di Notte gli aveva accordato l’interferenza ma doveva scegliere chi salvare, se suo fratello o sua madre. Si era sempre chiesto se Andrés si fosse mai pentito di quell’azione, quel che era sicuro era che dopo quell’interferenza aveva lasciato la Guardia di Giorno e si era sposato per la prima volta. Rafael non era un Altro sebbene lui ci avesse sperato, come gli aveva spiegato suo fratello era rarissimo che un Altro avesse un figlio come lui, a meno che non si parlasse di vampiri e mutantropi, e avere un figlio Altro non voleva dire che poi avrebbe scelto la stessa strada, Rafael avrebbe potuto tranquillamente scegliere la Luce.

Per lui si era sempre trattato di teoria ma quando si era trattato di passare alla fase di reclutamento per la rapina alla casa de moneda si era rivolto a suo fratello, Altri che vivevano ai margini della società e arrotondavano con rapine e furti erano quasi la norma, a differenza della Russia pochi sceglievano di lavorare attivamente per le Guardie. Aveva così allestito la prima banda formata interamente da Altri, della Luce e delle Tenebre, streghe, maghi, vampiri e mutantropi e stranamente aveva funzionato.

Sarebbe potuta andare peggio, ma almeno era riuscito a salvare tutti, quasi tutti, exploit finale di suo fratello compreso ma era abituato a certi colpi di testa.

Stare con Raquel era facile, Raquel si era rivelata sorprendente e non solo perché era una mutantropa di terzo livello ma perché sapeva farsi valere, e che i mutantropi arrivassero ad un livello simile era un fatto eccezionale.

Quando Tokyo aveva portato loro la notizia che Rio era stato catturato aveva dovuto radunare tutti, Rio era un mago di quinto livello ma era pur sempre uno dei loro. Il governo sapeva, ovviamente, ma come suo fratello gli avevano spiegato era meglio che meno umani sapessero del Patto, solo così potevano sopravvivere. Tutti gli altri erano stati d’accordo e aveva dovuto reclutare nuovi Altri.

Aveva temuto per la presenza di Martìn ma lui e suo fratello si erano ignorati in quei tre mesi e scoprire che fosse arrivato al secondo livello lo aveva rasserenato, avevano bisogno del meglio del meglio e che fossero tutti in ottima forma.

Riconosceva di aver sottovalutato Cesar Gandia ma come poteva immaginare che un mago di quarto livello della Luce fosse così coriaceo?

Per fortuna era riuscito a riaccendere il collegamento e stava tenendo d’occhio la situazione, non poteva andare così male si disse.

<< Tu vieni con me! >> urlò Martìn prima di agguantare Gandia e sprofondare nel Crepuscolo.

Quello era inaspettato ma poteva ancora risolvere tutto, nel Crepuscolo i tempi erano dilatati e quando sarebbero tornati sarebbero passati appena pochi secondi ma prima di quello era opportuno recuperare Gandia e sperare che non fosse morto o peggio ancora assorbito dal Crepuscolo stesso.

<< Vai a riprenderlo, andate tutti >> ordinò a suo fratello tramite il microfono, la tecnologia non funzionava nel Crepuscolo e quindi non avrebbe potuto tenersi in contatto con gli altri.

<< Cosa pensi che potrebbe fare? >> gli domandò Raquel, quella era una bella domanda.

<< Non ne ho idea, Palermo è sempre stato… impulsivo e potrebbe far accadere una disgrazia >> ammise lui.

<< È uno stregone di secondo livello, cosa pensi che possa fare se gli altri intervengono? >> replicò Raquel di rimando. Stava per risponderle quando sentì la voce di suo fratello, Andrés era visibilmente stanco e fu quello il primo campanello d’allarme. Veloce obbedì a quello che suo fratello gli ordinava e rimase di sasso… cosa aveva fatto?

 

Andrés de Fonollosa era divenuto un Altro a otto anni.

Quando si era trattato di scegliere non aveva avuto dubbi: le Tenebre erano molto più divertenti della Luce e non si era mai pentito di quella scelta. La decisione della Guardia della Notte quando aveva fatto domanda per un’interferenza per poter salvare Sergio lo aveva profondamente disgustato, quegli ipocriti della luce si credevano i buoni della situazione ma erano solo dei patetici codardi. La condotta dei suoi colleghi della Guardia di Giorno lo aveva portato a dimettersi dopo appena quattro anni di servizio, aveva appena diciotto anni e non aveva nemmeno fatto domanda come riservista come facevano la maggior parte degli Altri europei, semplicemente non gl’interessava.

Da lì in poi aveva continuato la sua vita in tutta tranquillità, godendo di tutti i vantaggi che la sua condizione gli offriva, compresa la facilità nelle rapine, nessuno badava a lui se prima di un colpo si occupava di attingere alle paure più profonde delle sue vittime, sapeva come non oltrepassare il limite e si era spesso vantato di aver mai condotto nessuno al suicidio a differenza di tanti Altri che invece di certe faccende non si curavano.

La rapina alla casa de moneda era stata il suo più grande trionfo nonché lo scalino definitivo per il secondo livello, cosa lo avesse portato al terzo… lo sapeva solo lui e non ne avrebbe mai parlato con nessuno. Quella faccenda del banco lo aveva messo in crisi ma tutto era andato come previsto, compreso Martìn.

Sapeva di avergli fatto male, l’aura di Martìn era stata così ferita da quello che aveva fatto che aveva temuto di perderlo e lui ne aveva avuto un dolore quasi fisico ma non poteva permettersi debolezze, non in quel momento. Tornare a lavorare con lui era stato meraviglioso, bastava ignorare quella punta di dolore che sembrava pervadere l’altro ed era come se tutto fosse tornato come cinque anni prima. E ora quello.

<< Lo seguiamo? >> gli domandò Nairobi osservando perplessa il punto dove prima si trovava Martìn.

<< Certamente, non può essere andato lontano >> replicò lui prima di immergersi nel Crepuscolo imitato dagli altri. Attese che Stoccolma si abituasse al primo strato del crepuscolo e ne approfittò per scandagliare la zona: Martìn non era lì e bisognava scendere ancora.

Fece segno a Denver di restare con Stoccolma e imitato dagli altri arrivò al secondo strato, dove la realtà cominciava a sfumare, di Martìn zero tracce, e così nel terzo.

<< Torno su, non posso andare oltre >> gli disse Helsinki, per essere un mutantropo di quarto livello aveva fatto meraviglie pensò lui prima di dargli il permesso, il quarto livello fu troppo per Nairobi e il quinto dopo pochi istanti ebbe ragione di Tokyo.

Fece un respiro profondo prima di immergersi nel sesto strato, non era mai arrivato a simili livelli e temeva che fosse troppo per lui ma doveva assolutamente trovare Martìn si disse sperando che non fosse morto, un Altro del suo livello non poteva sopportare certe cose, e non nelle sue condizioni psicofisiche.

Non era mai stato nel sesto strato e si perse per qualche istante a guardarsi attorno, nemmeno il muschio vi cresceva notò prima di muovere un passo e persino quel piccolo movimento gli costò uno sforzo eccessivo. Avrebbe avuto bisogno di mesi per recuperare le forze dopo tutto quello si disse, quel posto gli stava drenando tutte le energie e sebbene lo stesse rinforzando non lo avrebbe lasciato andare facilmente.

<< Sapevo che ci saresti riuscito, chi se non tu? >> disse una voce che lo fece voltare. Rimase senza parole, tutto quello era impossibile, assolutamente impossibile.

Martìn Berrote lo stava osservando, nel Crepuscolo le sue ferite erano svanite e quel che più lo sorprese era il suo aspetto: Martìn non stava soffrendo. Non era nelle sue stesse condizioni ma anzi scoppiava di salute e sembrava persino più giovane, stava sfruttando il potenziale del sesto strato come se vi fosse abituato, lo stesso non si poteva dire di Gandia che sembrava moribondo, ancora qualche minuto ed era certo che Gandia sarebbe morto.

<< Come? Com’è possibile? >> domandò sorpreso prima che Martìn gli lanciasse un prisma di forza. Lo prese al volo e lo assorbì, vi era abbastanza energia da ricaricarlo per almeno un’ora anche se ignorava se potesse funzionare in quelle profondità.

<< Quando sono partito ci sono state molte cose che ho omesso. I miei superiori decisero che dovevo nascondere le mie vere capacità e così don Panfilo si è servito di un piccolo incantesimo, rende invisibile il mio vero livello a chiunque, davvero pensavi che fossi il povero, piccolo e indifeso Palermo da salvare? >> gli spiegò Martìn con un ghigno. Quando lo aveva conosciuto Martìn era un mediocre stregone di quarto livello, ne era sicuro, e ora scopriva che in realtà l’altro aveva mentito.

<< I tuoi superiori? >> domandò, doveva aver sentito male, non poteva essere vero.

<< I miei superiori, a differenza di te non ho mai lasciato la Guardia di Giorno di Buenos Aires, sono semplicemente in trasferta. Dovevo localizzare un certo oggetto ma dopo un decennio direi che ho fallito, tuttavia l’Europa mi piace troppo per pensare di lasciarla >> rivelò Martìn. Tutto quello era una follia, chi era allora la persona che aveva conosciuto, con cui aveva diviso la vita per oltre dieci anni? La persona che aveva amato e che amava ancora in maniera pura e platonica?

<< Devo ringraziarti, e sai perché? Perché quando mi hai spezzato il cuore mi hai dato la spinta necessaria per superare il primo livello. In questi cinque anni ho avuto l’opportunità di addestrare il mio corpo a sopportare lo stress derivante dal fatto di essere un fuori categoria, d’altronde in Sudamerica oltre il quarto livello non accettiamo nessuno. Ho sofferto così tanto che per sopportare tutto quel dolore senza cannibalizzarsi il mio corpo ha deciso che era meglio un ultimo passo quindi ti ringrazio tanto. È meglio che torni su prima di morire qui >> aggiunse Martìn prima di abbracciarlo e poi… non seppe trovare definizione migliore che non sostenere che Martìn lo aveva spinto verso l’alto, verso gli altri strati del Crepuscolo, lui e Gandia.

Respirò a pieni polmoni quando fu nella realtà corrente, erano trascorsi appena pochi secondi ma non era mai stato tanto stanco e tutto quello lo preoccupava come non mai, troppe rivelazioni per cui sarebbe stato difficile organizzarsi.

<< Chiedi a tuo fratello di controllare il mio file, ho appena comunicato ai miei capi di desegretarlo >> gli comunicò Martìn che lo aveva raggiunto, gli sguardi sorpresi e terrorizzati degli altri erano più che comprensibili, per fortuna si occuparono loro di Gandia.

<< Professore, controlla il fascicolo di Palermo >> disse all’auricolare mentre sentiva l’energia del prisma di forza fluire lentamente dentro di lui, era come un brodo ricostituente per un paziente terminale ma ne aveva bisogno, doveva procedere per gradi altrimenti il suo corpo non avrebbe retto un improvviso aumento di energia, lo sapeva per esperienza.

<< … nato a Buenos Aires… scoperto come Altro nel…. oh per la miseria, aveva tre anni! >> quasi urlò Sergio e gli venne spontaneo allontanare l’auricolare prima che Santiago lanciasse un piccolo incantesimo di amplificazione.

In Europa i bambini cominciavano ad attirare l’attenzione di stregoni e maghi quando arrivano ai sette anni, dieci al massimo, sapeva che in Russia e negli Stati Uniti l’età si abbassava per non parlare dell’Africa dove si mormorava che le streghe influissero sulle gravidanze ma… tre anni… quello era troppo. Il Crepuscolo non era adatto ad un bambino così piccolo, lui stesso la prima volta aveva avuto paura, e così gli altri, ma aveva otto anni, che Martìn vi fosse entrato ad appena tre anni aveva dell’incredibile.

<< Arruolato nella Guardia di Giorno nel… otto anni…. Partecipa al suo primo sabba all’età di tredici anni >> mormorò Sergio mentre a lui venne spontaneo trattenere il fiato.

I sabba, le celebrazioni degli Altri della Tenebre che si tenevano una volta al mese, ufficialmente un ritrovo ma in realtà era una scusa per abbandonarsi ad orge disgustose tra streghe, maghi, mutantropi e vampiri con i demoni e che culminavano in sacrifici di bambini. L’Europa li aveva proibiti da almeno cento anni, la Russia li stava lentamente abolendo e gli l’Inquisizione statunitense li aveva dichiarati illegali e immorali da almeno trent’anni; sapeva che in Asia avevano ancora successo, specialmente in Cina e in India, in Africa non si era mai smesso ma ignorava che in America latina fossero ancora legali. Non vi aveva mai partecipato, tutta quella promiscuità gli dava il voltastomaco, non c’era nulla di raffinato in quelle pratiche, solamente volgare depravazione e sozzure innominabili.

<< Tu partecipi ai sabba? >> domandò Denver guardando Martìn come se fosse un mostro.

<< Da quasi trent’anni, l’esperienza più bella e intensa della mia vita, è a parimerito solamente con un altro evento della mia vita >> fu la risposta.

<< Siamo stati ad un sabba a Panama quando siamo arrivati… dopo dieci minuti ce ne siamo andati, era tutto così… era troppo >> ammise Tokyo, allora la ragazzina aveva dei limiti si disse, se persino lei era arrestata di fronte a un sabba allora la situazione doveva essere seria.

<< Ricardo de Correls ha di nuovo esagerato, la sua passione per deflorare le quindicenni dopo aver assunto sembianze demoniache prima o poi gli sfuggirà di mano >> si limitò a dire Martìn con un sorriso divertito mentre Stoccolma sbiancava e lui stesso doveva appoggiarsi al muro.

<< Ci hanno fatto una proposta quando siamo arrivati in Argentina ma sono feste malvage quelle, troppo sesso, troppa morte e troppe cose brutte accadono durante i sabba >> disse Helsinki, non era la definizione del sabba che avrebbe dato lui ma non era così sbagliata.

<< Dovete solamente provare, vi piacerebbe, piace a tutti >> disse Martìn con una risata prima di aprire un piccolo portale per uno degli uffici del piano superiore e saltarvi dentro.

<< Siamo rovinati? >> domandò a suo fratello.

<< Forse no, nel file si fa riferimento ad una missione, qualsiasi cosa stia cercando non l’ha ancora trovata; fai qualcosa a riguardo >> rispose Sergio, e non si riferiva solamente ai poteri di Martìn.

 

Sapeva che sarebbe accaduto.

I suoi capi non ne sarebbero stati troppo felici ma andava fatto. Aveva dedicato la sua vita a due scopi: servire la Guardia di Giorno e amare Andrés de Fonollosa e per fortuna il primo gli era stato d’aiuto quando il secondo lo aveva abbandonato.

Ricordava ancora il dolore, come avesse voluto che l’altro non se ne andasse e l’aura… l’aura di Andrés non poteva mentire ma l’altro gli aveva comunque spezzato il cuore per poi andarsene e lasciarlo solo con il suo dolore. Non aveva mai pianto così per qualcuno, mai si era disperato tanto e il solo pensiero che i suoi poteri gli garantivano una vita più lunga del normale era stato devastante, come avrebbe fatto a vivere altri dieci, venti, cento anni?

Aveva seriamente pensato di morire, un colpo di pistola o più semplicemente raggiungere il quinto strato del Crepuscolo e rimanere lì fino alla fine ma alla fine la sua forza di autoconservazione era stata più forte. Don Panfilo gli aveva consigliato di sfruttare quel dolore e lui lo aveva fatto, diventare un fuori categoria non gli aveva dato alcuna gioia ma ci si sarebbe abituato. Era pronto a tornare a casa, quindici anni ad inseguire un fantasma erano troppi, quando Sergio si era presentato da lui con quella proposta e aveva accettato. Si era prima assicurato che l’altro non mentisse e solo allora lo aveva seguito, sperando che il suo cuore non facesse brutti scherzi.

Andrés aveva capito che qualcosa non andava in lui ma non aveva indagato perché consapevole di avere gran parte della colpa in quello e lui non aveva dato spiegazioni a nessuno sull’argomento. Un gruppo eterogeneo senza alcun dubbio, specialmente per lui che era abituato a lavorare solamente con streghe e stregoni delle tenebre: tre mutantropi, tre streghe di cui una della luce, un vampiro e due stregoni per non dire un umano a capo di tutto, certamente insolito.

Era andato tutto ma… quella era una casualità di cui aveva tenuto conto ma che non sapeva come arginare, era stato uno sfogo dettato dall’ansia, dall’odio, dal rancore e dell’amore che ancora provava per Andrés e che aveva influenzato il suo giudizio. Avrebbe dovuto lasciarlo a marcire nel Crepuscolo e invece lo aveva aiutato, era una debolezza che non voleva spiegarsi e che odiava. Aveva visto gli sguardi degli altri, la sorpresa, il timore e il disgusto che aveva pervaso i loro volti quando avevano scoperto che partecipava ai sabba ma loro non potevano capire, non con il loro retaggio europeo. Era stato scoperto quando aveva appena tre anni, aveva scelto le tenebre e dopo la morte dei suoi genitori si era arruolato, l’Argentina e il Brasile puntavano da sempre sulla giovane età delle loro reclute da entrambi gli schieramenti e quella vita gli piaceva. In quanto ai sabba… non negava di aver partecipato a innumerevoli di loro e di essersi devotamente divertito.

Vi partecipava da quando aveva tredici anni, aveva avuto più partner in una notte di quante donne avesse avuto Sergio in tutta la sua vita, e non si era mai tirato indietro quando si trattava dei sacrifici, era inoltre uno dei tanti pupilli di don Panfilo e quello lo aveva aiutato i primi tempi.

Se non era ripartito per l’Argentina dopo due anni di sterili ricerche era perché aveva conosciuto Andrés e se n’era perdutamente innamorato, vivere le loro semi immortali vite insieme rubando tutto quello su cui potevano mettere le mani era stato per anni il suo sogno, altro non aveva osato. E poi Sergio aveva rovinato tutto.

Aveva pensato di raggiungerlo in quei giorni, assorbirne tutta la forza vitale per lasciarlo preda dei suoi demoni e indurlo a fare qualcosa di irreparabile ma sapeva che Andrés non avrebbe apprezzato e per quel motivo si era trattenuto.

E ora si trovava lì, bloccato nel banco de Espana e senza copertura, con tutti che sapevano e di nuovo con una missione fallita.

<< Quando ci siamo conosciuti era parte di un piano più grande? >> gli domandò una voce alle sue spalle: Andrés doveva aver recuperato abbastanza forze da poter affrontare i primi strati del Crepuscolo, avrebbe dovuto scandagliare anche quello, almeno il primo strato.

<< No, ero appena tornato da Edimburgo in missione e avevo bisogno di rilassarmi, quando mi proposero di lavorare con sé accettai, un lavoretto veloce a Madrid e poi a Praga per una settimana >> ammise, era inutile mentire ora.

<< Non sei andato a Praga quell’anno >> gli fece notare Andrés, esatto e ancora esatto. Non era partito ma era rimasto ad orbitare attorno all’altro, innamorandosi ogni giorno di più come mai gli era capitato. Nella Guardia le relazioni erano sconsigliate se non osteggiate e aveva ammaliato un buon numero di mortali senza però mai innamorarsi in maniera totale e disinteressata.

<< Ci sono andato con te due anni dopo. E mentre tu eri occupato con Nina io ho fatto delle ricerche, non ti sei nemmeno accorto che non ero mai in albergo >> rivelò, quello faceva male. Entrava ed usciva a suo piacere ma siccome Andrés era tutto preso dalla sua nuova fiamma non se n’era accorto, si era ricordato di lui solamente quando Nina se n’era andata dopo tre settimane e allora erano partiti per la Francia.

<< E cosa cercavi? Cosa hai cercato per così tanti anni? >> gli chiese Andrés prima di sedersi accanto a lui facendolo sbuffare.

<< Il gesso del destino. Don Panfilo e donna Maribel sono tuttora convinti che si trovi in Europa, quindici anni buttati via ad inseguire qualcosa che forse nemmeno esiste più. Sarebbe una bella vittoria per le Tenebre ma non sarà per merito mio >> annunciò. Il gesso del destino, il miracoloso artefatto in grado di alterare lo svolgersi del tempo e di cambiare il destino delle persone, umane e Altri. Si diceva che solo la Luce potesse servirsene ma c’erano prove di stregoni e streghe delle Tenebre che erano riusciti a servirsene prima che andasse perso. Trovarlo avrebbe cambiato tutto ma se quel gessetto esisteva era ben nascosto se non distrutto.

<< Su cosa mi hai mentito oltre al tuo vero livello? >> fu la domanda, almeno Andrés non era come i suoi colleghi che chiedevano ogni volta dettagli sulle sue ricerche per sfotterlo dietro le spalle.

<< Solamente su quello, è una precauzione che hanno preso per me fin dalla mia partenza, quando ci siamo conosciuti stavo imparando a padroneggiare il secondo livello >> ammise, lo schermo lanciato dai suoi superiori aveva funzionato perfettamente facendolo apparire come un patetico stregone di quarto se non quinto livello, uno dei tanti indesiderabili di cui le varie Guardie di Giorno sotto Juarez si liberavano mandandoli in trasferta. In quanto ai sentimenti che provava nei confronti dell’altro… sarebbe bastato controllare la sua aurea per vederli, a volte era sicuro che fossero persino tangibili, non aveva mai nascosto nulla, semplicemente entrambi avevano evitato di dargli un nome e per anni si erano accontentati di quello.

<< Il gesso del destino non può essere maneggiato da quelli come noi >> gli fece notare Andrés.

<< Il gesso del destino originario si è sfaldato in almeno otto pezzi negli ultimi mille anni, la parte più grande si trova a Mosca ma almeno tre di loro si sono corrotte e un grande mago o uno stregone potrebbero servirsene, o così sosteneva una nota d’archivio che ho trovato a Barcellona >> replicò lui

<< E tu saresti uno di quelli? >> gli domandò lo spagnolo, ora sinceramente curioso.

<< I miei ordini erano di portarlo a Buenos Aires, non di usarlo >> rispose prima che Andrés gli sfiorasse il volto con le dita per poi immergersi nel Crepuscolo. Lo seguì e rimase sorpreso da come l’altro si fosse limitato al primo strato, sapeva bene che poteva fare di meglio.

<< Quindi sei stato sincero, su tutto? >> fu la domanda.

<< Su tutto, ti ho amato tanto e ti amo anche ora. Ho fatto sesso con tanti uomini, ne ho ammaliati tanti… ho scopato con Ricardo Aguado della Guardia di Giorno di Cancùn in forma di demone! Eppure tutto quello che ho fatto impallidisce di fronte al bacio che ci siamo scambiati cinque anni fa >> ammise. Non era mai sceso nel dettaglio con lo spagnolo ma Andrés qualcosa sapeva, non i dettagli ma il quadro generale si.

<< Parleremo di tutto questo, dopo >> fu la semplice replica. Avrebbe voluto dire qualcos’altro ma Andrés lo colse impreparato quando lo baciò. Lo strinse a sé e ricambiò il bacio con tutta la passione che aveva in corpo mentre i loro corpi sembrava che non volessero lasciarsi e il muschio crepitava attorno a loro, quello non era buon segno pensò con la mente annebbiata.

Quando fece per allontanarsi Andrés lo strinse a sé con più forza, le loro auree erano letteralmente fuse insieme noto, non si capiva dove finisse una e dove cominciasse l’altra.

<< Dopo quando? >> mormorò prima che l’altro lo baciasse teneramente sulle labbra.

<< Dopo questa rapina, sicuro di voler tornare? >> gli propose lo spagnolo.

<< Devo pur sempre fare rapporto ma poi posso andare ovunque desideri, sempre che non mi confinino al lavoro d’archivio >> rispose prima che tornassero al livello della realtà.

<< Mai dire mai >> si limitò a dire Andrés prima di offrirgli la mano, forse tutto stava davvero migliorando pensò Martìn Berrote in arte Palermo, stregone fuori categoria delle Tenebre e agente in trasferta della Guardia di Giorno di Buenos Aires.

 

Tutto stava andando bene, o almeno era riuscito a metterci una pezza.

Il resto del gruppo ancora non si fidava completamente di Martìn e li capiva benissimo, Sergio stesso gli aveva comunicato i suoi dubbi uniti al timore che la Guardia della Notte avrebbe potuto mandare uno dei loro tra la polizia di supporto a Sierra e a Gandia. Gandia era mezzo morto, probabilmente non si sarebbe mai ripreso dal sesto strato del Crepuscolo e Alicia Sierra era un quarto livello stentato, stronza quanto voleva ma la maggior parte dei suoi poteva batterla ad occhi chiusi.

Sapere che Martìn era un fuori livello da cinque anni lo aveva rasserenato, quando arrivano a quello stadio streghe, stregoni, maghi e maghe spesso avevano “esplosioni di potere”, non aveva mai trovato un altro termine migliore. A inizio del Novecento un fuori livello russo aveva causato la catastrofe di Tunguska, una maga della Luce indonesiana aveva causato il maremoto del 2004 e uno stregone statunitense a New York aveva provato un black out negli anni sessanta senza nemmeno sapere come.

Per fortuna Nairobi stava bene, le maghe quando si trattava di ferite sapevano sempre cavarsela ma quello era un bel problema per altri motivi. Non aveva mai visto due esponenti della Luce farsi la guerra così apertamente e non poteva proseguire bene, era un precedente pericoloso.

Rio per fortuna a breve lo avrebbero restituito, grazie al cielo il ragazzino non era né un vampiro né un mutantropo e quindi non li aveva traditi, su perché avessero scelto Sierra… poliziotti Altri per criminali Altri, era la regola. Certo, era sicuro che per torturarlo la Guardia della Notte avrebbe dovuto chiedere un’interferenza di terzo se non secondo grado e quello poteva aiutarli, se nessuno l’aveva ancora riscossa potevano servirsene loro: la Guardia che si voltava dall’altra parte e loro che uscivano dal banco tramite il secondo strato del Crepuscolo, rischioso ma poteva funzionare, un’improvvisazione di cui lui e Martìn a suo tempo avevano tenuto conto.

Doveva pensare, doveva trovare una soluzione che andasse bene per tutti e che fosse effettivamente praticabile per tutti loro. Quasi non si accorse di essersi messo le mani in tasca ma quando tirò fuori la destra stringeva un oggetto: un gessetto bianco che non doveva valere più di un euro e che si doveva essere messo in tasca per caso quando era andato a cercare Martìn. Eppure… eppure quell’oggetto così inoffensivo era pieno di magia, ne era saturo si rese conto con una certa meraviglia.

E se… se era vero allora… chissà… ma lui… era potente, uno degli stregoni più potenti di Spagna ma la Spagna aveva pochi stregoni che superavano il terzo livello preferendo puntare sulla qualità e solo i grandi maghi potevano usarlo, non un primo livello come lui. eppure l’oggetto non cerva di respingerlo, anzi era piacevolmente caldo al tatto e sembrava quasi che brillasse.

Tutti gli altri erano impegnati nei loro incarichi e non se ne sarebbero accorti, al massimo se ne sarebbe servito per qualche schizzo e si sarebbe curato eventuali scottature attingendo all’energia vitale di uno degli ostaggi, in una situazione come quella gli umani erano come un buffet a loro disposizione, volenti o nolenti gran parte della sua squadra se ne stava servendo anche se Nairobi, Helskinki e Stoccolma in quanto appartenenti alla Luce lo avevano negato, eppure li aveva percepiti chiaramente.

Fece un respiro profondo e appoggiò il gessetto sulla parete e allora le vide: le vite degli altri, chiare, luminose e tuttavia sottili, e lui poteva cambiarle. Ne individuò i fili, le parole e quel che dicevano e poi fece un tentativo, limitandosi a cambiare un dettaglio nella vita di uno degli ostaggi.

Inizialmente le parole si contorsero per poi posizionarsi esattamente dove desiderava, quindi funzionava e quello significava che c’era un sistema. Poteva impedire che Jesus morisse, che Sergio soffrisse, che Martìn non avesse il cuore spezzato e che Murrillo non li trovasse, poteva fare in modo che Tatiana tornasse da lui e che Rafael non nascesse, quante infinite possibilità gli si aprivano davanti agli occhi, quanto potere in un oggetto così piccolo.

Doveva fare un tentativo, quello che voleva fare era impegnativo ma poteva funzionare, al massimo avrebbe cancellato tutto e sarebbe stato come se non fosse mai avvenuto. Scorse la sua biografia fino ad un certo punto, poi controllò quella di Martìn e le mise a confronto, trovò il punto in cui le due combaciavano e cancellò parte di quello che era stato dopo, una semplice x e tutto era svanito in un istante. Poi si concentrò e scrisse poche semplici parole “ e decise contro ogni buon senso di restare” e attese.

L’effetto fu più imprevisto di quanto avesse preventivato.

Si sentì investire da una forza misteriosa che lo buttò a terra mentre la sua mente si faceva nera. Quando si rimise in piedi si accorse di avere un ricordo diverso di quella sera nella cappella e di come tutti i suoi ricordi stessero lentamente mutando adattandosi a quella nuova realtà. Lui e Martìn insieme, niente tradimento da parte di Tatiana questa volta, Martìn con lui alla casa de moneda, a Toledo e poi a Palawan, ce l’aveva fatta.

<< Tutto bene? >> gli domandò Martìn che era come apparso dal nulla, o dal Crepuscolo.

<< Certamente, da dove vieni? >> domandò di rimandò e l’altro lo guardò sorpreso.

<< Sono sempre stato qui, ti avevo avvisato che avevo bisogno di una pausa >> rispose Martìn, doveva ricordarsi che l’altro non aveva alcun ricordo di quello che era stato ma solo ricordi opportunamente modificati dal gesso del destino.

<< Certamente, idee? >> domandò, Sergio si sarebbe infuriato ma come umano non si sarebbe nemmeno reso conto di quello che aveva fatto e meglio ancora a breve nemmeno lui se ne sarebbe ricordato a causa dei nuovi ricordi.

<< Troppe, ma ne parleremo meglio dopo >> replicò Martìn prima di baciarlo con assoluta spontaneità per poi andarsene canticchiando Alejandra Guzman. Il gesso del destino funzionava e lui era ben determinato a servirsene, quante grandi cose avrebbe potuto fare con quell’oggetto in suo potere. Aveva modificato in meglio la vita di Martìn e poteva farlo con gli altri, poteva farli uscire dal banco con una semplice frase o ucciderli tutto, quanto potere in un oggetto così piccolo.

 

Silene Olivera non era stupida.

Si potevano dire tante cose su di lei ma sicuramente non era stupida. Sapeva di aver sbagliato con Rio e aver coinvolto tutti gli altri era stata una follia ma non aveva alternative. Rio non avrebbe mai violato il Patto ma non si sarebbe perdonata se fosse arrivata troppo tardi.

Per fortuna il suo angelo custode sapeva come fare, anche se aveva la sensazione che stesse andando tutto a puttane. Scoprire che Palermo era un fuori categoria non le era piaciuto per niente, non era una sorpresa con cui voleva fare i conti, i fuori categoria o erano tutti individui ultra centenari o se lo diventavano da giovani erano tutti dei pazzi esaltati, Luce e Tenebre era indifferente. L’atteggiamento del sudamericano non le era mai piaciuto, e non solo per i suoi attacchi misogini, a differenza di Nairobi poteva passarci sopra, ma che al di là di una conoscenza superficiale si fosse rifiutato di interagire con gli altri con la scusa che in Sudamerica certe cose non avvenivano era da stupidi. Aveva visto con i suoi occhi come effettivamente le Guardie di Giorno dell’America latina non incoraggiassero streghe e stregoni a fraternizzare con mutantropi e vampiri ma quella era l’Europa, l’importante era essere Altri, non queste piccolezze.

Era però un danno collaterale se ben gestito, di quello era stata sicura finché non aveva avvertito quell’esplosione. Fu come se le fosse esplosa una bomba nella testa per tre secondi fu sicura di aver perso conoscenza e quando tornò a ragionare in maniera coerente si rese conto di una cosa strana: i suoi ricordi si sovrapponevano.

Era come se ce ne fossero di nuovi che tentavano di sostituirsi a quelli precedenti ma senza effettivamente riuscirci creando delle discrepanze anche pesanti che però il suo cervello riusciva a conciliare, come due strade parallele.

Tanto per cominciare era sicura che Palermo non fosse con loro a Toledo o alla casa de moneda e invece compariva in quei nuovi ricordi, idem quando era andata a chiedere aiuto al Professore e soprattutto sapeva che era un… un primo livello? Impossibile, aveva visto lei stessa Palermo arrivare fino al sesto strato del Crepuscolo e tornarvi illeso, Berlino che aveva fatto lo stesso essendo un primo livello era tornato nel piano della realtà pesantemente debilitato eppure… cosa cazzo stava succedendo?

Nessuno degli altri sembrava avere i suoi stessi problemi, Denver si limitò a parlare di un mal di testa ma niente di così pericoloso eppure… era sicura che ci fosse qualcosa sotto. Ne ebbe la conferma poco dopo, mentre si stava servendo dell’energia vitale di uno degli ostaggi, niente di troppo pericoloso dato che non era il momento, quando avrebbe finito la donna di cui si stava nutrendo avrebbe avuto qualche giornata storta e un po’ di malinconia, nulla di invalidante, quando le tornò in mente che Rio stava bene, troppo bene.

Rio era stato sequestrato, torturato in maniere a cui non voleva pensare e ora stava bene… si comportava come se avesse semplicemente ricevuto una strillata da parte di un genitore e non aveva alcun segno di ferite sulla pelle, lui stesso aveva ammesso di non ricordare nulla, mandando all’aria il piano del Professore.

<< Non trovi che ci sia qualcosa di strano? >> domandò a Nairobi che si era appena ripresa, le maghe della Luce per fortuna erano ottime erboriste e i loro decotti erano specializzati nel rimetterle in piedi.

<< In cosa? >> le domandò la maga.

<< In Rio, in tutti noi… non ti senti strana? >> le domandò curiosa, perché l’altra si comportava come se fosse tutto normale?

<< Naaa, è solo l’adrenalina, fatti un pisolino, vai nel Crepuscolo a ricaricarti e tutto ti sembrerà normale, voi delle Tenebre siete strani >> le rispose Nairobi con una risata. Si limitò ad alzare le spalle per poi aiutarla a camminare verso l’atrio. Erano quasi arrivate quando le vide.

Parole, era come se stesse camminando sopra un libro ma un libro vivo, tangibile ed enorme. Si fermò a leggere una frase e si rese conto che qualcuno aveva modificato interi passaggi, riusciva a vedere le modifiche in maniera fin troppo evidente e poi gli saltò all’occhio: ” e semplicemente non ricordò nulla di quei mesi pertanto non ebbe traumi di sorta”. Una veloce indagine le fece capire senza ombra di dubbio che quelle parole si riferivano a Rio, che i suoi traumi erano stati cancellati da quelle parole ma lei vedeva entrambe le versioni, solamente lei perché Nairobi stava guardando nella stessa direzione ma non vedeva alcunché.

Continuando a camminare notò che le correzioni divenivano sempre più marcate e soprattutto più drastiche, non si trattava più di aiuto ma di pesanti rimaneggiamenti alle loro vicende ma continuò ad essere l’unica a rendersene conto, persino quando chiese a Denver se davvero avesse incontrato Mosca nel Crepuscolo.

<< Quando è nato Cincinnati ho chiesto a un primo livello americano che si trovava in vacanza da noi se poteva aiutarmi e lui ha portato una foto a mio padre nel sesto strato, credevo di avertelo detto >> le disse Denver quando gli chiese conferma riferendosi agli abitanti del sesto strato del Crepuscolo ossia i morti.

C’era qualcosa di strano in quella storia, troppi… buchi di trama eppure l’altro se ne disse sicuro, lo ricordava bene lui aggiunse convinto, eppure lei era sicura che la verità fosse un’altra anche se né Denver né Nairobi sembrarono condividere le sue preoccupazioni.

Giunta all’atrio ebbe una conferma dei suoi peggiori timori: il gesso del destino.

Come tutti sapeva esattamente cosa fosse il gesso del destino, aveva sempre pensato che fosse una favoletta per i neofiti e invece esisteva sul serio e qualcuno se ne stava servendo, e in maniera incontrollata aggiunse mentalmente.

Palermo si stava divertendo a fischiettare Selena y los Dinos quando Stoccolma urlò e voltandosi verso di lei capì subito il motivo. “E Cesar Gandia finì assorbito dal Crepuscolo” lesse prima che Gandia semplicemente svanisse, tutto quello era una follia. Era semplice, facile ma era tremendamente sbagliato e per pensarlo lei era grave.

Berlino di fronte a tutto quello si limitò ad un ghigno prima di ricominciare a scrivere… era lui che aveva il gesso del destino!

Eppure Silene aveva la sensazione che fosse il contrario, che fosse l’oggetto a servirsi dello stregone delle Tenebre, certi oggetti erano dotati di volontà propria aveva letto una volta. L’altro continuava a scrivere, cancellando e riscrivendo e creando nuovi ricordi che le stavano facendo venire il mal di testa, almeno finché non vide la porta aprirsi, e ora cos’era quella novità?

Alicia Sierra poteva apparire temibile ma era una maga di quarto livello, da poco raggiunto, l’unica che poteva mettere in difficoltà era Stoccolma che era al quinto, tutti gli altri potevano facilmente distruggerla e lì non erano nella sua stanza delle torture. La gravidanza inoltre non era un problema, sarebbero stati attenti a non farle troppo male ma non avrebbero mai attinto all’energia vitale del bambino… almeno lei non l’avrebbe fatto. Di sicuro Nairobi, Helsinki e Stoccolma essendo della Luce avrebbero avuto un occhio di riguardo ma per quel che riguardava Berlino, Palermo e Bogotà stesso aveva dei dubbi, più si saliva di livello e più ci si distaccava da sentimenti umani e percezioni mortali.

<< Voi tutti, cosa ci fa un fuori categoria non registrato? >> urlò Sierra lasciandoli sorpresi, tuttavia ebbe la risposta quando vide Berlino fare una piccola correzione alla storia di Sierra, ecco il problema del giocare con certi oggetti: i dettagli. Alicia Sierra era stata dimenticata e ora si era prodotto una specie di buco di trama che era stato rattoppato alla meglio.

<< Non so di cosa stia parlando, ora andiamo nel Crepuscolo e parliamo tutti noi >> propose Denver. Sierra stava per accettare quando lei vide la mano di Berlino muoversi come se ragionasse da sola e lesse quello che stava scrivendo… oh cazzo!

Il gesso del destino non voleva essere trovato, era stato tutto un errore e ora aveva appena posto le condizioni per tornare nel dimenticatoio, tremendo, assolutamente tremendo e lei non sapeva cosa fare, e perché era l’unica a vederlo?

Alicia Sierra infatti sembrò non ascoltarli più mentre cominciava ad assorbire energia, con tutta quella che stava raccogliendo ci si poteva portare alla felicità un continente pensò lei. Ebbe appena il tempo di fare cenno a Nairobi di spostarsi quando accadde. Sierra aveva agito come qualsiasi agente della Notte avrebbe agito, ipocrita come tutti gli Altri della Luce. C’era un fuori livello non registrato, cosa fare? Ucciderlo.

Il fuori livello non c’era? Ucciderlo comunque e poi stendere un rapporto per dare la colpa a loro delle Tenebre, d’altronde quelli della Luce si consideravano i buoni, agivano per il Bene superiore e altre stronzate simili, come quella storia che le avevano raccontato al corso di addestramento quando pensava ancora di entrare nella Guardia di Giorno. Gilles de Rais era uno stregone della Luce che voleva donare vita eterna al genere umano creando la pietra filosofale e per farlo aveva ucciso centinaia di bambini per estrarre dai loro corpi l’elisir di lunga vita che della pietra filosofale era l’ingrediente principale, sconfiggere la morte e così rendere tutti felici. Questo era la Luce, e per questo non le erano mai piaciuti.

Vide la potente sfera di energia centrare in pieno Palermo, così tanta energia avrebbe distrutto chiunque ma non lui, lui l’assorbì tutta e poi salì di livello: fuori livello, grande mago e poi…. Uno Spettro. Ecco cosa voleva il gesso: creare un avvenimento così potente da far dimenticare a tutti la sua presenza, lei compresa.

Alicia Sierra venne colpita dal resto dell’energia e fu un miracolo che non partorisse in quel momento mentre il Crepuscolo entrava nel loro piano della realtà e poi accadde.

Palermo si voltò nella loro direzione, sorrise a Berlino e poi sparì… assorbito dal Crepuscolo di cui era divenuto parte, gli Spettri servivano a mantenere l’equilibrio e una volta ultimato il loro scopo tornavano nel Crepuscolo che li aveva plasmati.

 

Sergio Marquina sentiva che c’era qualcosa di strano.

Tanto per cominciare Raquel negli ultimi minuti si era agitata fin troppo mentre cercava di impedire ad Alicia Sierra di entrare, non aveva capito perché avesse bluffato sul fatto che avessero un fuori categoria, se lo avessero avuto davvero tutto quello sarebbe finito in cinque secondi.

Invece Sierra era entrata e purtroppo lui non aveva telecamere di cui servirsi, mentre Raquel ad un certo punto aveva urlato. Poi era sparita nel Crepuscolo e quando era ritornata aveva l’espressione terrorizzata e gli occhi gonfi dal pianto.

<< Cosa è successo? >> domandò spaventato, anche fuori dal banco c’era agitazione ma dentro… non riusciva più a sentire gli altri e nessuno stava pensando di contattarlo, quello si che era grave.

<< Lui… è uno Spettro >> rivelò Raquel prima di prendere un amuleto e servirsene.

Spettro. Sapeva benissimo cosa fossero gli Spettri, quando ancora prestava servizio nella Guardia di Giorno Andrés gli aveva sempre fatto leggere i suoi appunti nonché portato a casa i vari documenti dell’archivio sterminato della Guardia di Giorno di Bilbao. Altri di basso livello, di nessuna importanza, che comparivano quando una delle due Forze aveva la capacità di poter battere definitivamente l’altra e alterare per sempre l’equilibrio. E siccome non poteva esistere la Luce senza le Tenebre, e viceversa, il Crepuscolo potenziava un Altro per equilibrare le forze, gli faceva svolgere il suo compito per poi assorbirlo, esattamente com’era accaduto in Russia vent’anni prima, un caso che era tuttora studiato da entrambi gli schieramenti. In tutta la storia c’erano stati solamente sei Spettri, di cui quattro dalla parte delle Tenebre, fatto che suo fratello ci teneva a ricordargli. Non avrebbe dovuto sapere quelle cose ma ormai era accaduto ed era uno dei pochi umani a sapere tutto, oltre ad avere la certezza che tutto stava andando per il verso sbagliato in quel momento.

<< Uno Spettro? E chi? Come? Perché? >> domandò, quello era un disastro, non gli sembrava che la situazione fosse così grave.

<< Gli Altri della Luce stanno iniziando a puntare sulla qualità in Europa e in Africa, e bisognava riequilibrare >> ammise Raquel.

<< Lo capisco ma chi? Chi dei nostri è uno Spettro? >> domandò, doveva contattare suo fratello, sincerarsi che Andrés fosse vivo e poi… doveva sapere.

<< Palermo, è… è appena stato assorbito dal Crepuscolo, Sierra è moribonda e nessuno degli altri sta bene, gran parte degli ostaggi avrà incubi per mesi oltre a gravi episodi di depressione >> gli rivelò Raquel, quello era peggio del previsto.

Se avesse mai dovuto pensare che qualcuno divenisse uno Spettro avrebbe pensato a Bogotà, Santiago pur essendo dotato era di un livello abbastanza basso e non si era mai affiliato alla Guardia, o a Tokyo sebbene fosse abbastanza promettente da arrivare al primo livello entro la fine del secolo. Persino suo fratello era un ottimo candidato ma Martìn… gli sembrava impossibile che proprio lui fosse destinato a diventare uno Spettro, non c’era alcuna logica dietro quella decisione, anche se spesso il Crepuscolo agiva in maniera illogica a sentire Andrés.

<< Sono in grado di aprire un portale e proseguire il piano? >> domandò lui preoccupato.

<< Nessuno di loro è in grado di eseguire una magia più grande dell’accendere da soli le luci, c’era qualcosa in tuo fratello che mi ha colpito ma non ricordo cosa >> rispose Raquel. Martìn era un terzo livello come tanti, forse prossimo al secondo, non aveva mai avuto il potenziale per essere uno Spettro, ne era sicuro. In quei tre anni in cui erano stati a Palawan se n’era reso conto, se suo fratello adorava frequentare i suoi simili principalmente per farsi adorare Martin era diverso, c’era una ritrosia in lui nell’avvicinarsi agli Altri che non aveva mai visto prima di conoscerlo.

<< Come… come fai a non ricordarlo? >> le domandò, era accaduto tutto in pochi istanti ma com’era possibile che non ricordasse nulla.

<< Non ne ho idea ma non ricordo nulla che lo riguardi, è come se i miei ricordi fossero sfocati >> disse Raquel, stava per aggiungere altro quando suonò il telefono.

<< Abbiamo un problema >> gli comunicò Tokyo, e perché era stata lei a rispondere.

<< Compresi quelli che già abbiamo o esclusi quelli che già abbiamo? >> domandò lui sconsolato.

<< Il primo problema, risolto quello risolveremo tutto >> fu la risposta, almeno una buona notizia.

<< E di cosa si tratta? >> chiese sperando che si trattasse di qualcosa di facile.

<< Il gesso del destino, quel maledetto gessetto ha vita propria >> gli comunicò Tokyo. Sapeva perfettamente cosa fosse il gesso del destino e non era un buon segno. Forse era per quel motivo che alcuni ricordi non combaciavano, chiunque stesse alterando il corso del destino non era preciso. Escluse Sierra e Gandia che per quanto formidabili erano Altri di mediocre livello, sapeva che Tamayo era un Altro della Luce di primo livello ma nemmeno lui era così potente da cambiare così tanto il corso del tempo, al massimo avrebbe potuto cambiare dei dettagli ma non la visione d’insieme.

<< Come sarebbe a dire che ha vita propria? >> domandò, quella si che era una pessima novità.

<< Il gesso voleva uscire dal banco e ha trovato uno stregone abbastanza potente da poterlo usare ma non abbastanza da non cadere sotto il suo influsso >> fu la risposta, quindi era vero che alcuni dei pezzi del gesso originario si erano “corrotti” e potevano essere utilizzati anche dagli Altri delle Tenebre. E aveva capito a chi si riferisse Tokyo.

<< Come sta mio fratello? >> era inutile girarci intorno.

<< Ho assorbito parte della sua energia, si riprenderà tra mezz’ora se non ho esagerato, e il gesso è davanti a me >> spiegò Tokyo.

<< Cosa pensi di fare? Potremmo usarlo per contrattare con Tamayo e gli altri >> suggerì Raquel, quella non era una cattiva idea, il gesso in cambio di un’immunità di qualche giorno, poteva funzionare, bastava trovare le parole giuste.

<< La Guardia della Notte con un gesso del destino corrotto non ci fa nulla, potrebbero pensare che vogliamo imbrogliarli >> la corresse Tokyo. Un frammento del gesso era a Mosca, gli altri dispersi per il mondo e ora quello.

<< Cosa proponi? >> domandò lui, qualsiasi suggerimento andava bene.

<< Cancellare tutto, tutto quello che ha scritto Berlino e riportare il tempo come dovrebbe essere, con una piccola modifica: che non sia lui a trovare il gesso. Molto meglio che sia Nairobi, o Stoccolma, Helsinki o persino Gandia, nessuno di loro pur essendo della Luce riuscirebbe ad usarlo >> propose Tokyo.

<< Cancella tutto, ma tienilo tu, poi liberatene appena possibile >> le ordinò lui, farlo trovare agli altri non era saggio, specialmente a uno come Gandia.

<< Nello scarico del water si farà un bel viaggio, sai perché mi sono accorta di tutto questo? >> domandò Tokyo.

<< Come? >> in effetti quella si che era una bella domanda.

<< L’ho visto, ho visto le parole cambiare e le nostre vite… ho visto il libro del destino, e… è stato strano perché Berlino non lo vedeva, aveva il gesso del destino e lo stava usando ma non vedeva le parole cambiare >> ammise Tokyo prima di chiudere la comunicazione.

 

Fu facile, sembrava quasi che quel piccolo pezzo di gesso la stesse chiamando.

Fece un respiro profondo e scrisse sul muro “e tutto tornò come prima”. lo vide accadere di fronte ai suoi occhi mentre sentiva i nuovi ricordi svanire la sua mente li stava lentamente cancellando e ora capiva a cosa si riferiva Lisbona quando aveva parlato di un fuori categoria, che bastardo.

Poi aggiunse un’ultima frase “e il gesso del destino passando di mano in mano cadde in uno dei lavandini del bagno prima che la persona che lo aveva in quel momento potesse rendersi conto di aver fatto cadere un gessetto”. E sperò che andasse tutto bene.

Per averne la certezza una volta che fossero usciti di lì, e portandosi via Rio e l’oro, avrebbe dovuto assoldare un mutantropo o un vampiro per fare delle ricerche, e soprattutto perché pur essendo di un livello non troppo alto aveva visto più di un primo livello e di un fuori categoria?

 

E anche quello si era rivelato un fallimento.

Aveva cercato per tutto il banco approfittando di ogni pausa ma niente, non c’era niente che potesse aiutarlo. Non credeva che avrebbe trovato il gesso del destino al primo colpo ma aveva sperato in un indizio, una traccia e invece nulla, di nuovo.

<< Cosa dirai ai tuoi capi? >> gli domandò Andrés quando lo sentì imprecare per l’ennesima volta.

<< Che è il momento che mi assegnino un altro caso, ho perso oltre dieci anni cercando qualcosa che a quanto sembra non vuole farsi trovare >> ammise Martìn Berrote, era inutile girarci intorno: aveva fallito.

<< Niente scartoffie quindi? >> fu la domanda.

<< Assolutamente, se mi sposteranno nell’archivio di Buenos Aires li manderò tutto affanculo, aprirò un portale per Las Vegas e mi troverai a prendere il sole nel deserto del Nevada >> fu la risposta, quella si che poteva essere un’attività rilassante.

<< Metti la crema solare che nel deserto fa caldo >> replicò Andrés facendolo sorridere.

<< E io che pensavo volessi farmi questo favore >> disse di rimando, fosse dipeso da lui sarebbe andato dovunque assieme allo spagnolo ma finché continuava a prestare servizio attivo sarebbe stato difficile avere tutta quella libertà di movimento.

<< Odio il deserto e trovo Las Vegas pacchiana e grossolana, se proprio vuoi giocare d’azzardo molto meglio Monaco, persino Atlantic City >> fu la risposta, quanto snobismo si ritrovò a pensare ma non se la prese troppo, con Andrés non era mai stato arrabbiato e ci aveva provato a suo tempo.

<< Conosco un posto alle Barbados di un certo livello. Belle spiagge, servizio discreto, paradiso fiscale quanto basta, una Guardia molto tranquilla e una discrezione esemplare >> ammise, sorvolando sul fatto che una volta ogni tre mese non avrebbero dormito per tre giorni perché i barbadiani credevano nei sabba e ogni volta si scatenavano tra orge e sacrifici, il tutto a ritmo di reggaeton e samba.

<< Potrebbe essere un’idea, e i tuoi capi? >>

<< Mi merito una pausa, e abbiamo un discorso da riprendere una volta fuori di qui >> propose. Lui e Andrés dovevano parlare, delle bugie che si erano detti per anni, delle omissioni e di cosa progettavano di fare, aveva sbagliato a nascondergli l’entità dei suoi poteri ma era in missione, e l’altro aveva sbagliato a non rivelargli a suo tempo che era davvero innamorato di lui. se invece di mettere in piedi quella sceneggiata fosse stato sincero sarebbero stati felici per anni, forse sarebbe stato ancora un primo livello ma almeno sarebbero stati insieme.

<< Come desideri, ai tuoi ordini >> rispose Andrés prima di fargli il baciamano come se fosse una fragile damina vittoriana. Gli venne spontaneo ridere per poi attirarlo a sé e baciarlo, sentiva le loro auree che si univano e si amalgamavano com’era accaduto per anni, era come essere tornati a casa si ritrovò a pensare.

La sua carriera era finita ma non gl’importava, per la prima volta gli era davvero indifferente. Era in servizio attivo da quando aveva tredici anni, conosceva a malapena una vita normale anche per gli standard dei suoi simili ma se avesse avuto Andrés al suo fianco poteva comunque tentare. Eppure c’era qualcosa di strano, una stanchezza che non riusciva ad identificare e che gli stava lentamente drenando le energie come se avesse passato un mese nel sesto strato nel Crepuscolo, e lo aveva fatto.

<< Prima finiamo quello che dobbiamo fare, e poi conoscono uno o due sistemi per festeggiare >> replicò quando si separarono.

Andrés gli sorrise prima di entrare nel Crepuscolo e fargli cenno di imitarlo. Non era la cosa più saggia da fare in quel momento ma avevano ancora qualche ora a disposizione, in quanto alle emergenze… aveva curato quel piano nei dettagli e non avrebbe permesso a nessuno di rovinare il suo momento migliore. E di poter finalmente avere Andrés, soprattutto quello.

 

Sergio Marquina aveva la sensazione che niente fosse andato come aveva pianificato.

Continuava ad avere quel cerchio alla testa ma almeno la rapina era riuscita. Non poteva essere altrimenti visto e considerati i componenti che aveva scelto e poteva dire che non poteva essere andata meglio. Per Tokyo gli dispiaceva, lo sentiva come un fallimento personale ma non aveva potuto fare nulla. Quando Tokyo era scomparsa Martìn si era offerto di andare a ripescarne l’anima fino al sesto strato del Crepuscolo e così aveva fatto, ma quello che aveva riferito non era piaciuto a nessuno di loro. Non vuole tornare, dice che sta bene e non vuole tornare, credeva fossero passati almeno dieci anni si era giustificato lui quando era riapparso prima di collassare tra le braccia di Andrés.

Non era l’unico però ad avere la sensazione che qualcosa fosse andato storto. Ne aveva parlato con suo fratello, con Martìn stesso e con Marsiglia, e tutto loro avevano concordato che c’era qualcosa di strano, la legge dell’equilibrio aveva sostenuto Jakov riferendosi alla morte di un potente mago della Luce avvenuta negli stessi giorni in scozia ma non aveva senso, Tokyo non era così potente da poter essere vista dal Crepuscolo come una compensazione per la perdita del mago della Luce.

<< Qui qualcosa non torna >> disse quella sera prima di sedersi accanto a suo fratello, Raquel era uscita poco prima e sarebbe ritornata dopo tre giorni, come tutti i mutantropi una volta al mese per tre giorni era obbligata a trasformarsi, non con la luna piena ma ne aveva l’obbligo altrimenti si sarebbe indebolita con pessime conseguenze sul suo corpo da umana.

<< Sono tre mesi che non fai che dirlo, eppure stiamo tutti bene >> lo contraddisse suo fratello, alla loro destra Martìn stava levitando sopra la piscina con tanto di walkman miracolosamente sopravvissuto agli anni ’90 e solamente dei bermuda.

<< Lo so, ma ho come la sensazione che ci sia sfuggito qualcosa >> proseguì lui.

<< Ti stai preoccupando per niente, non obbligarmi a doverti sistemare l’aurea, sappiamo entrambi che poi ti vengono i mal di testa e i conati di vomito >> gli consigliò Andrés. Ancora non sapeva come mai ma a differenza di tanti umani lui reagiva pessimamente a quel trattamento.

Suo fratello aveva ragione eppure… eppure sentiva che c’era qualcosa di strano, tutti gli altri ne avevano convenuto ma poi non ci avevano più pensato, invece per lui stava diventando un’ossessione. Forse aveva ragione Raquel a sostenere che senza un’ossessione non sapeva stare e che doveva imparare a godersi la vita.

Eppure quella sensazione di sbagliato restava.

   
 
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