Lo sguardo di Elisabetta Carani, attento, si posa su suo figlio Guido.

Un senso di pena stringe il cuore della nobildonna. Un sorriso leggero solleva le labbra del suo  unico erede.

I suoi occhi cerulei, così simili a quelli di suo marito, brillano d’amore, mentre stringe a sé la piccola Anna e le augura un buon compleanno.

Osserva Elena, sua moglie, con rispettosa ammirazione.

Scuote la testa. Suo figlio sembra felice, ma il suo istinto avverte una dissonanza.

E io ne conosco la ragione., pensa. Lei, col suo classismo, ha condannato suo figlio all’infelicità.

Non ha mai accettato l’amore di suo figlio per Luisa, colpevole di non essere aristocratica.

Pur di allontanarlo da lei, non ha esitato a macchiarne l’onore e lo ha trasformato in un individuo crudele e bugiardo.

E, implacabile, ha strappato il figlio, frutto di quel legame da lei aborrito, all’amore materno, condannando Luisa ad una vita di raccoglimento e lacrime.

Abbassa lo sguardo  sulle sue mani e sbarra gli occhi. Sulle palme, si allargano macchie nerastre.

E’ una allucinazione, ne è cosciente, ma il suo turbamento non si placa.

E’ il risveglio della sua coscienza?

− Mamma, ti senti male?− domanda, ad un tratto, la voce gentile di Guido.

La donna alza la testa e fissa l’uomo. Scorge la preoccupazione nei suoi occhi chiari, ma il suo tono è monocorde.

E’ rispettoso, ma non ha dimenticato nulla.

Lei, con le sue manipolazioni, ha creato una barriera di silenzi e bugie e il loro legame, un tempo stretto, è stato intorbidato.

Ne  è valsa la pena? Ho fatto la cosa giusta?, si chiede. Per anni, si è cullata nella sua superbia e non ha visto lo strazio segreto di suo figlio.

Ora, le pare quasi di osservare uno sconosciuto.

− Mamma, cosa ti succede? − domanda ancora l’ingegnere, sempre più perplesso. Lei sembra non comprendere le sue richieste, come se avesse perduto la lucidità.

Ma, ne è sicuro, la sua mente è ancora limpida.

La donna, a fatica, si alza dalla poltrona. No, non può rivelare a suo figlio la ragione del suo turbamento.

Lei ha causato un simile dramma e deve risolverlo.

− Niente di preoccupante, Guido. Ora, scusami, vado in cucina. Voglio vedere a che punto è la preparazione della torta.  Spero che i cuochi non abbiano sbagliato frutta. − risponde e, a passo lento, si avvia verso le cucine.