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Autore: Vinz27    31/05/2023    1 recensioni
Sono passati dodici anni dalla fine di A tutto reality. Gwen è ormai una donna matura dalla carriera promettente. La sua vita sembra funzionare alla perfezione, quando una vecchia e sgradita conoscenza del reality si fa viva dopo tanto tempo. Come reagirà Gwen? Come andrà a finire il loro incontro? Non vi resta che leggere per scoprirlo!
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gwen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Oceano

 

L’evento era più noioso di quanto si aspettava. C’era lei, circondata da vecchi ricconi che fingevano di conoscere l’arte e di apprezzarla, quando in realtà l’unico motivo per cui erano lì era farsi vedere da altri ricconi e fare a gara a chi aveva il portafoglio più grosso. Essere presenti, desiderare di essere accettati e magari coinvolti in quella cerchia ristretta che era l’alta società di Toronto, quella era la vera ragione per cui così tanta gente girava per la galleria e fingeva di essere stupita o meravigliata. Gwen, di canto suo, non poteva lamentarsi, dato che, grazie alle conoscenze giuste, aveva la fortuna di esporre le sue foto lì, in quel posto così importante, pieno di gente importante. Sembrava ieri il giorno in cui aveva varcato la soglia dell’università di Arte e design della città, con tanti sogni ma nessuna aspettativa per il futuro. Erano passati dodici anni. Ora, da poco trentunenne, era arrivata molto più in alto di quanto avesse mai immaginato, ogni sua ambizione aveva preso corpo, ma sognava sempre meno, si sentiva sempre più attaccata alla realtà. Erano la passione o il successo a muoverla? Forse entrambe, o forse nessuno dei due, ad ogni modo se lo chiedeva sempre meno. Se ne stava in piedi, le braccia incrociate, notando le persone che passavano come spettri silenziosi. Qualcuno si era fermato a dare un’occhiata alle quattro fotografie che aveva esposto, soprattutto molti uomini giovani, forse interessati più a lei che alle opere. Diede uno sguardo a ciò che aveva realizzato. Sorrise. Ritraevano quattro momenti diversi dell’oceano: quando era calmo, quando qualcuno vi si tuffava, quando era in tempesta e sott’acqua, dove alcuni animali marini dai colori intensi nuotavano serenamente. Da sempre, l’oceano le trasmetteva una grande calma. Nel tempo libero, le piaceva fare escursioni subacquee e lasciarsi cullare dalla dolcezza dell’acqua. Per un periodo, era pure uscita col suo insegnante di sub, storia che non era durata a lungo per i soliti motivi: lei non si impegnava abbastanza, era troppo solitaria, non esternava i suoi sentimenti e bla bla bla. Fin dai tempi di quello squallido reality (come diavolo aveva fatto a partecipare a quattro edizioni e a non andare fuori di testa?), non era mai stata fortunata in amore. Da qualche anno l’aveva capito e aveva categoricamente evitato storie serie: solo del buon sesso occasionale. Una parte di lei si sentiva vuota, persa in sé stessa, quella parte che voleva di più del sesso e avrebbe rischiato ogni cosa per l’amore. Ovviamente, si era premurata di chiudere a chiave quella parte di sé nelle profondità del suo essere per vivere con stabilità e sicurezza.


Nella folla grigia e anonima che la circondava, notò a un certo punto un volto famigliare, che conosceva dai tempi del reality. Sentì un brivido alla schiena, si irrigidì e il suo battito accelerò. Ma perché reagiva in quel modo? L’uomo la riconobbe e si avvicinò sorpreso a lei. Gwen lo guardò con irritazione e incertezza, mentre si scomponeva e giocava nervosamente con una ciocca di capelli. Si accorse che, dopo tanto tempo, non riusciva ancora a rimanere indifferente al suo fascino, al suo modo di fare menefreghista, al suo sorriso meschino, al suo sguardo penetrante e astuto. “Guarda chi si rivede dopo tanto tempo?” ghignò l’uomo, gettando uno sguardo veloce sulle fotografie “le hai fatte tu queste?” chiese indicandole. “Ehm… sì, è per questo che sono qui” fece lei acida. Lui rise, sapeva che la sua era solo una facciata, dopo tutto l’aveva conosciuta bene durante il reality. La studiò dalla testa ai piedi, notando le sue curve e il suo fisico slanciato. Era decisamente una bella donna, ormai non era più una ragazzina. Appariva così indipendente, forte, così libera dai giudizi altrui. “L’oceano, eh?” disse facendo un cenno di testa alle foto “sì, l’oceano… senti, vuoi comprarne una? O hai bisogno di altro?” lui allargò le braccia “Gwen, andiamo, saranno passati dieci anni, non sei contenta di rivedermi?” lei sgranò gli occhi “mi prendi per il culo, vero?” “certo che no! Io sono contento di rivederti” Gwen non capiva se fosse sarcastico o meno. L’aveva trattata di merda, umiliata, era stata una causa della rottura con Trent. Ma non l’avrebbe mai ammesso. La rabbia a quel punto prese il sopravvento, una rabbia tenuta dentro per tanto tempo “allora, innanzitutto io non avrei mai dovuto partecipare al reality, almeno non ti avrei mai conosciuto! Mi hai reso la vita impossibile, hai fatto di tutto per mettermi in cattiva luce, hai sabotato la mia relazione con Trent e anche quella con Duncan! Sono stata odiata, criticata, disprezzata, ma tu questo non lo sai e non ti importa! Sei una persona orrenda!” non si era resa conto che aveva alzato la voce, tutti la guardavano, ma l’uomo la guardava divertito senza sentirsi minimamente toccato dalle sue accuse. “Molte cose di cui mi accusi le hai create te, io non c’entro niente” si avvicinò. Gwen sentì chiaramente l’odore forte e mascolino della sua acqua di colonia “io mi limitavo a fare il mio lavoro: condurre un reality show” la donna abbassò gli occhi “fai schifo comunque” sussurrò. Chris fece spallucce “non sei certo la prima a dirmelo” poi, tirò fuori il portafoglio “quanto viene una di queste?” Gwen alzò un sopracciglio, confusa “vuoi dirmi che ti piacciono davvero?” “non ho detto che mi piacciono. Ho detto che voglio comprarle” fece lui gelido. Lei lo guardò torva, ma poi gli disse il prezzo, esasperata “4000 $” lui tirò fuori il libretto degli assegni, ne strappò uno e scrisse la cifra con nonchalance, come se facesse questo genere di cose tutti i giorni. Gwen lo afferrò titubante “grazie… credo” lui le sorrise, un sorriso genuino e spontaneo che in pochi secondi si trasformò in un ghigno “scommetto che ti stai annoiando a morte” “davvero? Cosa te lo fa pensare?” fece lei sarcastica. Lui indicò l’uscita con un cenno del capo “andiamo a fumare. Non credo che nessuno ti dirà niente se ti allontani per cinque minuti” Gwen lo guardò scettica “cosa ti fa pensare che voglia passare del tempo con te?” “chi non vorrebbe passare del tempo con il fantastico Chris McLean?” disse lui a metà tra l’ironia e l’ovvietà. Gwen roteò gli occhi. Detestava quell’uomo, ma la noia era ancora più insopportabile: una pausa sigaretta l’avrebbe un po’ distratta.

 

“Non sapevo fumassi. Non fa male alla tua pelle liscia e splendente?” Chris tirò fuori una scatoletta di metallo brillante, che si aprì con uno scatto. Le porse una sigaretta, la accese e fece lo stesso con la sua. “E’ un vizio di cui non riesco a fare a meno.” disse dopo aver fatto un tiro. Passò un attimo di silenzio. Le luci sontuose della città illuminavano gli edifici eleganti e maestosi del sobborgo benestante di Toronto. Gwen ci viveva da qualche anno, ma si sentiva ancora a disagio a camminare in mezzo al lusso e all’eccesso, a immedesimarsi in uno stile di vita che poco aveva a che fare con lei. Ricordava la sua infanzia, cresciuta in un quartiere squallido e dimenticato della città, con un padre assente e la costante assenza di denaro. Aveva partecipato alla prima edizione del reality solo per i soldi, non amava conoscere nuove persone, uscire dalla sua quotidianità confortante e serena, farsi vedere dal mondo intero. Nel suo disgusto, lo show l’aveva però stupita anche in positivo. Aveva trovato buone persone: Bridgette, Leshwana, Cody, DJ. Trent, la sua prima cotta. E poi Duncan, il punkettaro senza regole e senza limiti. Quella le sembrava un’altra vita ormai, un miraggio lontano, dei frammenti di un’esistenza a lei sconosciuta. “A cosa pensi?” chiese Chris “e a te che ti frega?” fece lei tagliente. Lui sbuffò “Era tanto per dire qualcosa” fece un tiro. Iniziò a piovere. I neon brillanti delle insegne proiettavano una luce innaturale. Chris guardava la ragazza, chiedendosi se l’avrebbe mai compresa “sei una che pensa tanto, eh?” buttò lì “ricordo che non ti piaceva parlare ai tempi del reality” Gwen lo guardò, mostrando l’indifferenza più totale nel suo sguardo “credo che sia una perdita di tempo” disse facendo un tiro “si parla di tutto e di niente, per poi dimenticarsi di ciò che si è detto appena dopo” “dovremmo forse ricordarci di tutto quello facciamo o diciamo?” Gwen rise sarcasticamente “Dio, mi auguro di no, t’immagini che sciagura?”. La pioggia si infittì, quasi come se un manto di acqua nera e fredda fosse sceso sulla città. Sul volto di Chris era scesa un’ombra “I ricordi sono già abbastanza pesanti” disse quasi sussurrando. Gwen lo guardò. Si chiedeva come e perché fosse finita lì con quel decerebrato. La risposta già la sapeva. “Sei diventato improvvisamente profondo?” “No… non lo sono mai stato e non mi interessa esserlo” gettò il mozzicone “Ho sempre pensato che ognuno di noi fosse solo al mondo. Ma non sapevo cosa fosse la solitudine fino a quando non l’ho sentita sulla mia pelle” “Ti senti solo?” lui la guardò, sorrise amaramente “Sì, da quando Chef è morto” “che cosa? Da quanto?” “Un anno… l’anno più lungo della mia vita” fece un lungo sospiro e guardò la pioggia. Gwen non l’aveva mai visto così. Vulnerabile, era la prima parola che le venne in mente. Autentico, fu quella che reputò in seguito più adatta. “Mi dispiace molto… suppongo che eravate amici, a modo vostro” “Già… volevo bene a quell’idiota” rise “quante ne abbiamo passate, era così bello torturarvi” si appoggiò alla porta di servizio, sapendo che nessuno l’avrebbe utilizzata. Erano coperti da una sporgenza dell’edificio, di fronte a loro la pioggia scendeva copiosa, illuminata da un bagliore candido e freddo. Gwen osservò in silenzio la sigaretta che si consumava lentamente fino al filtro, il fumo che saliva nell’aria umida e sporca. Chris tornò a guardarla, come se si fosse accorto della sua presenza solo in quel momento “gli anni del reality sono stati i migliori della mia vita” Gwen fece un sorriso freddo “non i miei” “lo so, lo so… ma devi ammettere che qualche momento bello l’hai vissuto, no?” “fammici pensare… direi di no” lui rise, poi tornò a guardarla “e se ti dicessi che ero geloso?” Gwen lo guardò confusa “geloso tu? Con tutto quello che potevi permetterti?” Chris annuì. Gwen scorse nel suo sguardo un segreto rimasto sepolto per anni “di Trent” disse lui infine “e di Duncan. Mi è piaciuto sfotterlo nella quinta stagione” “perché ce l’avevi con loro due?” stupida, conosceva la risposta “tu che dici?” ghignò Chris. Le prese la mano e la trascinò sotto la pioggia “che diavolo fai?” “e io che ne so?” divennero fradici in un millisecondo. La pioggia li travolse come una benedizione che nessuno dei due credeva di meritare. Chris le afferrò il volto diafano e si tuffò nel nero infinito dei suoi occhi. Lei guardò quell’uomo strano e carismatico che aveva sempre odiato, ma che forse, nel profondo, ammirava anche. Nemmeno si accorse di quanto le piacque il sapore delle sue labbra, e solo quando si staccarono maledisse sé stessa per essere così prevedibile e lasciarsi baciare da un uomo sotto la pioggia, come nei film che tanto detestava. Ciò che l’aveva convinta a rispondere al bacio non era stato il fascino di Chris, ma la sincerità inevitabile derivata dalla profondità della sua solitudine. Entrambi sorrisero senza rendersene conto. Il silenzio divenne piacevole e leggero, come se tutto il chiasso e le parole pronunciate in una vita intera fossero stati la forzatura di qualcosa di naturale e spontaneo. Alla fine, fu lui a infrangere la perfezione di quell’attimo eterno “l’oceano è nato così. Con la pioggia che non finiva più” Gwen rise “è vero”.

 

Non tornarono mai alla mostra. Chiamarono un taxi – perché sì, Chris aveva due macchine che costavano un occhio della testa, ma non aveva la patente – e andarono da lei. Fecero l’amore tutta la notte. La mattina dopo, Gwen si sentiva viva per la prima volta dopo tanto tempo. Forse, pensò, era ora di darci un taglio col sesso occasionale. Forse era stanca di starsene sulla terra ferma ad aspettare l’impossibile. Forse, pensò mentre preparava il caffè e sorrideva senza rendersene conto, doveva tuffarsi nell’oceano.








Ciaoo a tutti, rieccomi con la mia seconda one shot. Spero abbiate gradito la lettura e se volete recensite! :) 

   
 
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