Mi alzo la manica e passo i polpastrelli sulla superficie ruvida che ha cominciato a cicatrizzarsi.
Il contorno ora è rosso, con l'area interna che s'è fatta giallo-marroncina.
Non fa neanche più male.
Qualche giorno fa, mentre cercavo di far passare il tempo, ho avuto un'idea brillante:
ho deciso di cominciare a grattare con forza con le unghie, una specifica zona del braccio.
In quel punto la pelle è sopraelevata, non si allinea col resto e sembra quasi una pustola.
Lo detesto, volevo staccarmelo di dosso. Così ho cominciato a premere e scavare.
Ovviamente non è la maniera migliore per farlo; ma ho grattato, ho spinto con le unghie.
E dopo poco ha cominciato a uscire del sangue.
Non mi sono fermata... ho scavato. A fondo, ancora... dannazione se la pelle era dura.
Per quanto spingessi non riuscivo ad affondare di più.
Scava, scava... volevo togliere quella parte inspessita, ma non c'è stato verso.
Dopo circa due ore ho lasciato perdere. Non perché provassi dolore... solo vedevo quanto fosse inutile proseguire.
Ho sciacquato la ferita sotto l'acqua corrente e l'ho guardata: "Diventerai un livido", mi sono detta.
Uno come tanti altri.
Come immaginavo. successivamente si è arrossato e poi è ingiallito.
E ora adorna il mio braccio, come una bizzarra medaglia.
Come tutte le volte che qualcuno scava verso il mio cuore, rompendo minuscoli capillari.
Anche se qualcosa mi fa male, il dolore emerge solo dopo.
Ma poco importa. Perché su quella ferita si formerà una crosta.
La pelle si farà più dura...
E alla fine dimenticherò anche cosa avesse provocato quel taglietto fastidioso.
Per questo non mi preoccupo del livido.