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Autore: VictoriaParker    13/06/2023    1 recensioni
Sam non sa cosa fare, sente solo una gran voglia di urlare, di spaccare tutto. E di baciarla.
La maniglia si abbassa e la porta si apre lentamente, cigolando.
Sa che la sta perdendo, che qualsiasi cosa dica a questo punto non sarà mai più come prima tra loro.
"Ti amo" lo dice a voce alta, con la stessa sicurezza con cui pronuncia il suo nome quando si presenta a uno sconosciuto, perché amarla è una certezza, come chiamarsi Samuel Madeira.
Charlotte si ferma, rimane immobile con la porta semiaperta - o semichiusa- e il braccio teso a mezz'aria.
"Cos'hai detto?" suona incredula.
"Ti amo, e lo sai" lo ripete e si sente incredibilmente meglio.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Si?!"

"Sono io... Posso entrare?" 

Sam si immobilizza. Guarda la pila di vestiti gettata sul letto, accanto alla valigia blu, con occhi nuovi, come se non fosse l'artefice di quel casino, come se la sua voce fosse stata in grado di riportarlo alla realtà. Una realtà che la vede lontana dalla sua vita, tra le braccia di Liam.

"Sam?"

Chiude gli occhi e sospira, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Sa che non può liberarsi di lei. E alla fine non lo vuole, non lo vorrà mai.

"Entra"

La porta si apre lentamente. 

Non può vederla così girato, ma la sente entrare. E non sono i suoi inconfondibili passi un po' trascinati a renderglielo chiaro, quanto il profumo fresco di fiori che si sprigiona nell'aria. 

"Sei sparito! Stai-" Charlotte si interrompe improvvisamente e lui non ha bisogno di guardarla per essere certo che i suoi occhi siano già stati catturati dai segni evidenti della propria fuga. È sempre stata un'attenta osservatrice, ricorda ancora di aver sentito svariate volte sua madre chiamarla "occhio di lince".

"Stai partendo" 

La sua è una constatazione che non necessita di alcuna conferma.

Un fruscio, qualche passo ed il rumore del letto che cede sotto il suo peso. I suoi occhi verdi la raggiungono in un istante e, finalmente, quando la vede di nuovo, si accorge che gli è mancata. Gli è mancata, eppure si sono separati solo poco tempo prima. 

Charlotte sta seduta composta, le mani in grembo e un'espressione illeggibile sul volto. Gli occhi scuri sono velati da una patina di gelo che la protegge dal mondo esterno. Da lui. 

"Da cosa stai scappando, questa volta?" parla con dolce rassegnazione, come se fosse abituata ad essere delusa da lui. 

Le sue parole fanno male, pungono sul vivo e provocano vergogna. 

Inizia a camminare a grandi falcate nella stanza, nervoso. Avanti e indietro, indietro e avanti. Le iridi scure non lo lasciano un secondo e minacciano di farlo esplodere. 

Lei aspetta, paziente, preoccupata. Le mani strette convulsamente sul tessuto leggero della gonna. E nonostante la stia deludendo ancora, è chiaro che non smetterà mai di credere che lui possa cambiare.

E in quel momento qualcosa si rompe. 

Si blocca e la guarda, e vede in quella ragazza con gli occhi stanchi e le labbra screpolate tutto ciò di cui ha paura. 

"Da te" sussurra, prima ancora di accorgersi di farlo.

Charlotte sgrana gli occhi. 

"D-da me?" balbetta confusa, mortificata.

"Da te" 

Rimane in silenzio, rigida. Piega il capo, aggrotta le sopracciglia cercando una risposta che tarda ad arrivare, si fa improvvisamente più piccola quando gli occhi castani sembrano smarriti. E lui vorrebbe soltanto prenderla tra le braccia, baciarla fino a fare tornare il sorriso sul suo bel viso. Ma non può. E allora tace, allora chiude i pugni per impedire alle mani di agire, animate da vita propria.

"Non sto capendo, Sam" ammette dopo diverso tempo. 

Lui scuote il capo e fa qualche passo indietro. La mano torna tra i capelli spostando le ciocche che gli cadono sugli occhi, fastidiose, lunghe.

Non sa come spiegarle cosa succede, non senza rovinare la loro amicizia. 

"Non c'è niente da capire. Devo andarmene e basta"  

"Devi andartene... da me?"

Lo dice con voce flebile, come se questa constatazione la ferisse fisicamente. E, Dio, il suo cuore sanguina nel vederla così, nel sapere che è soltanto colpa sua. Sa di essere egoista perché preferisce andarsene che vederla felice con un altro.

"...da me" la sente sussurrare di nuovo. 

E lo vede nei suoi occhi, che riflettono i propri, che quella lontananza suona sbagliata. Sono due metà di uno stesso cerchio. 

"Non siamo più amici, non è così?” abbassa il capo con un sorriso rassegnato.

“Ora non è possibile"

Lei alza lo sguardo e rivela l'espressione di chi si sente tradito e abbandonato.

Non resiste, è impossibile fermare la mano che le sposta dal viso una ciocca di capelli scuri, sistemandola delicatamente dietro l'orecchio. Le dita indugiano, formicolano elettriche perché attratte dal calore della sua pelle.

"Ora non è possibile, Charlotte" il suo tono è carezzevole, più dolce.

"Perché no?" insiste, imperterrita e determinata -cocciuta- come è sempre stata. 

"Lo sai perché" le accarezza il viso. 

"Non so un bel niente! Non so mai niente quando si tratta di te" si ritrae dalla sua carezza, si alza di scatto e lo supera. 

L'aria vibra, carica di tensione, di rabbia, di non detto. 

Sam non sa cosa fare, sente solo una gran voglia di urlare, di spaccare tutto. E di baciarla. 

La maniglia si abbassa e la porta si apre lentamente, cigolando. 

Sa che la sta perdendo, che qualsiasi cosa dica a questo punto non sarà mai più come prima tra loro. 

"Ti amo" lo dice a voce alta, con la stessa sicurezza con cui pronuncia il suo nome quando si presenta a uno sconosciuto, perché amarla è una certezza, come chiamarsi Samuel Madeira.

Charlotte si ferma, rimane immobile con la porta semiaperta - o semichiusa- e il braccio teso a mezz'aria. 

"Cos'hai detto?" suona incredula.

"Ti amo, e lo sai" lo ripete e si sente incredibilmente meglio.

Lei si volta con un'espressione furente che non le ha mai visto riservare a nessuno. In un certo senso stenta a riconoscerla con il viso deturpato da tanto livore. 

"Non azzardarti, Samuel. Non azzardarti!" gli punta il dito contro, con la mano che trema.

Sam non sente ragione, non ha paura. Si avvicina ed il suo petto tocca l'indice teso e minaccioso. Quando fa per prendere la mano con la propria, lei scatta e indietreggia. 

"Non puoi farmi questo..." scuote il capo, agitata, mentre gli occhi scuri le si fanno lucidi. 

"Charl-" fa un passo verso di lei.

"No!" lo avverte, urlando. Sembra sconvolta. 

Questa volta è lui a risentirsi. Se ne voleva andare per evitare tutto questo, ma lei aveva insistito. 

"Sei stata tu a chiederlo!"

"Non provarci!"

"Ti amo, non so cosa farci!"

“Non mi puoi amare, non ora! Non dopo tutto questo tempo!"

"Non è qualcosa che posso controllare!" 

Stanno urlando e a nessuno dei due importa che i Madeira stiano ascoltando tutto dal piano di sotto. 

"Questo è ridicolo… Ti dichiari innamorato di me proprio ora che c'è qualcuno che mi ama!” 

Non può replicare alla sua accusa perchè è vera. Perchè - e si vergogna profondamente - rientra anche lui nello stereotipo del perfetto imbecille che ha bisogno di perdere qualcuno di importante, prima di capire quanto effettivamente lo sia.

“Hai paura che io metta finalmente qualcuno prima di te? Sei così egoista da non lasciarmi andare avanti?" incalza, tornando all’attacco. Sembra un’amazzone che si avventa sul nemico. 

"Cosa vuoi che ti dica, Charlotte? Vuoi sentirti dire che muoio al solo pensiero di lui insieme a te? Vuoi che ammetta che odio sapere che può baciarti, accarezzarti e farti ridere? Che può vederti dormire con i tuoi stupidi pigiami e tenerti la mano in mezzo alla gente? È questo che vuoi?!"

“Smettila” scuote il capo.

“Sono un coglione, e mi sono accorto che ti amo-”

“Tu non mi ami!” lo urla così forte che, per un istante, teme che le escano i polmoni dal petto. 

“Ti. Amo.” la prende per le spalle e la scuote leggermente. “Non mi interessa se non vuoi sentirlo o credermi”

“E perchè dovrei? Non mi hai mai vista in quel modo ed ora te ne esci con questa assurdità. Io sono sempre la stessa!” 

"E io no, cazzo! Io no!" 

"Beh, se anche fosse vero, è troppo tardi. Ho passato una vita ad amarti senza alcun cenno di ricambio, ora sto andando avanti e tu non rovinerai tutto!" 

La guarda incredulo. Non è uno stupido, aveva notato che per un periodo aveva avuto una cotta per lui, ma di quello si trattava. Solo di quello poteva trattarsi. A quattordici anni non si sa nulla dell'amore. 

"Risparmiami di fingere di non saperlo!" Charlotte sibila, velenosa e risentita, assottigliando gli occhi.

"Stiamo parlando di dieci anni fa? Eri una bambina, non puoi chiamarlo amore!" cerca di farla ragionare, ma lei prende fuoco improvvisamente.

"Tu non sai niente! - gli si avvicina e lo spinge con forza, riuscendo a spostarlo per la sorpresa - Tu non sai niente, non hai mai voluto sapere niente!" Ora sta piangendo, le parole le escono rotte e lui non può fare a meno di prenderla per i polsi, fermando la sua furia e portandosela sul petto, dove avrebbe dovuto essere da sempre, dove avrebbe dovuto rimanere per sempre.

"Lasciami" ordina tra le lacrime, cercando di liberarsi dalla sua presa.

Lui la stringe e le accarezza i capelli, la tiene stretta mentre sfoga anni di pianti non concessi e frustrazione, e sa che non può lasciarla andare. Sa che se c'è anche una speranza soltanto che lei sia sua, lui deve tenerla viva. 

"Perché adesso?" la sente singhiozzare, aggrappandosi a lui.

"Perché no?"

"Tu mi vuoi soltanto perché non sono più tua"

Il suo cuore si ferma. 

L'allontana da sé con delicata fermezza, per guardarla in viso. Lei tiene il capo basso, nascondendo le sue emozioni dietro la folta chioma di capelli castano scuro.  Le solleva il volto con un semplice tocco sul mento e, quando la guarda, sente il cuore, già fermo, spezzarsi.

I suoi occhi sono rossi e gonfi, le guance rigate dalle lacrime ed  il labbro inferiore ancora trema.

Lo uccide vederla così, sapere che lui ne è la causa. 

"Ti ho persa per sempre Charlotte?” 





 



Il frutto dell'insonnia.

V.P.


 

   
 
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