Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: candidalametta    14/09/2009    4 recensioni
“siete invitato a non parlare in codesto modo alla vostra regina! Ricordatevi che non siete altro che un miserabile venditore di cappelli!”
raccolta di storie su "alice nel paese delle meraviglie" cartone-film-libri
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto, Regina di Cuori
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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SOGNANDO

“che cos’è?” chiese la regina chinandosi sulla figura stesa sotto di se che lambiva l’orlo della gonna steccata, “temo sia una bambina” rispose grave il cappellaio accarezzando la lepre tra le sue braccia con le lunghe dita bianche.
“una bambina! Che cosa originale” ridacchiò la regina osservando come la piccola dormisse placidamente ai piedi del suo rosaio preferito, con le mani giunte come cuscino sotto la guancia arrossata. “già, non lo trovate alquanto disdicevole vostra maestà?” chiese l’uomo mentre il leprotto sfuggiva dalle sue braccia per atterrare vicino la bambina, “in effetti è inappropriato che continui a dormire nonostante la mia regale presenza” sbottò mortificata oscillando senza intento lo scettro sul capo dell’addormentata.
“forse non si accorge della vostra imponenza” sospirò petulante il cappellaio fingendo di controllare le pieghe perfette del pizzo nella sua manica. “siete invitato a non parlare in codesto modo alla vostra regina! Ricordatevi che non siete altro che un miserabile venditore di cappelli!” strillò la donna mentre chiazze rossastre le marcavano le gote. “ne convengo” assentì placido il cappellaio, “ma trovo comunque inopportuna e pericolosa la presenza della bambina in questo luogo”.

Il cappellaio matto si sporse vagamente incuriosito sulla figura dormiente della piccola che si mosse impercettibilmente quando i baffi del leprotto bisestile le sfiorarono il volto, la regina rossa si guardò intorno con disappunto, oltre a loro e il roseto c’era solo uno spesso strato di nero, come un dipinto non cominciato. Lo stesso spaventoso vuoto che avreste trovato alla fine dell’universo.
“dove siamo?” chiese infine esasperata, “come fate a non saperlo!” proruppe fintamente sorpreso il cappellaio, “siete la regina e non sapete dove vi trovate?”.
Sua maestà gonfiò il petto in un respiro potente, “so che questo è il mio regno! Tanto basta affinché tutto sia consono alla mia persona, per i dettagli ci sono i servitori” disse puntando lo scettro contro l’uomo al suo fianco che si tolse in cilindro dal capo in una cascata di carte multicolori.
“desolato vostra maestà, sono solo un brav’uomo” disse il cappellaio raddrizzandosi in una posizione più consona, “di questo discuteremo in sede adeguata” decretò la regina con serietà, “per ora non siete che il mio suddito e perciò vi invito a dirmi dove siamo”.
Il cappellaio restò un attimo con il cilindro in mano mentre si grattava nervosamente un orecchio. “gradite una tazza di tè?” chiese improvvisamente affabile l’uomo, “senz’altro” assentì la regina.

Le tenebre intorno a loro si spostarono di qualche metro rivelando un tavolino a tre gambe oltre la macchia scura che li avvolgeva senza che nessuno dei due si sorprendesse, “la prego, si accomodi alla mia tavola” esortò galante il cappellaio, scostando una sedia e controllando che fosse abbastanza vicina, sedendosi poi compostamente incrociando le caviglie sotto la sedia, “è la ‘mia’ tavola, qui tutte le cose mi appartengono” disse con susseggio la regina, “certamente” mormorò accondiscendente il cappellaio.

“dove siamo?” ripeté la regina dimostrando di avere una buona memoria, “sapete, non è consigliabile non rispondere alle domande della vostra regina …” e qui la donna si chinò sul tavolo costringendo il cappellaio ad avvicinarsi a lei attendendo il segreto, “temo che se non lo facciate vi taglierà la testa” mormorò divertita.
“Ne siete sicura vostra maestà?” chiese incredulo il cappellaio rizzandosi a sedere, “oh si!” esclamò la regina ridendo, “con estrema facilità!” concluse girando il cucchiaino le suo tè.
“immagino allora che al condannato non sia data la possibilità di difendersi” borbottò il cappellaio rigirando il coltello del burro tra le dita, “assolutamente no” sbottò la regina guardando con apprensione la lama smussata del coltello tra le mani del cappellaio
. “che peccato” sospirò l’uomo passando l’indice sulla lama tonda dell’oggetto d’argento, le sue dita lo strinsero più forte e il coltello sparì nel nulla senza suono mentre qualche petalo delle rose cadeva ondeggiando sulla figura addormentata.
“dov’è finito?” chiese spaventata la regina, “vi proibisco di nascondere il coltello del burro! Potreste attentare alla vita di sua maestà!” strillò la regina ormai isterica, “non sono stato io” le rispose calmo il cappellaio, “temo che a lei non siano piaciute le mie intenzioni” disse indicando la bambina che dormiva forse ancora più pesantemente.

“cosa potrebbe saperne lei?” sospirò la regina bevendo un sorso del suo te, “lei sa tutto” le rispose il cappellaio alzando la sua tazza in un cerimonioso saluto.
“sa anche dove siamo?” chiese la regina osservando il buio intorno a se, “ne sono certo” osservò l’uomo versando il contenuto della tua tazza nel piattino e abbassandolo a terra. Immediatamente il coniglio si allontanò dal roseto e si concentrò sul tè a sua disposizione.
“bene” esclamò la regina, “allora vado a chiederglielo” e si alzò con intenzione ma il cappellaio le lanciò il cilindro ed essa per prenderlo dimenticò la direzione per la ragazzina e si mise a fissare le rose rosse.
“sono molto belle” sospirò il cappellaio raggiungendola, “stupende, il mio roseto preferito” gongolò la regina orgogliosa, “non vi consiglio di svegliarla sua maestà” mormorò tetro l’uomo.
“perché no? Lei sa dove ci troviamo e quindi come potrò tornare la mio castello!” esclamò la regina, “se voi lo chiederete gentilmente è probabile che ve lo darà lei stessa” constatò il cappellaio, “come potrebbe ‘darmelo’? Suvvia non scherzate, ricordatevi che ne va della vostra testa” lo ammonì gioiosamente con un dito.
L’uomo deglutì con rumore, “ne varrà molto di più se la sveglierete poiché noi esistiamo solo grazie al suo sogno”.

“cosa vorreste insinuare!” sbraitò isterica la regina, “io esisterei tranquillamente di mio, ricordatevi chi sono!” continuò a voce alta indicando la corona che portava sul capo, “io sono una regina, esisto per il solo motivo che il mondo senza di me non avrebbe senso”, guardò con disprezzo il cappellaio, “ma voi potreste anche essere il parto di qualche fantasia contorta, dopotutto, non siete che un miserabile venditore di cappelli” sorrise crudelmente, “per di più matto” concluse.
“se questa è la vostra opinione maestà” disse il cappellaio inchinandosi con un sorriso sornione sulle labbra, “lungi da me farvela cambiare, ma ricordate che esistete come esisto io e come esiste il coniglio bisestile”, “quello non conta” s’intromise la regina, “gli mancano troppi venerdì!”.
Il coniglio girò appena il muso verso di lei e si chinò di nuovo a bere in tè con aria stizzita, “esiste, esiste” borbottò il cappellaio, “come me e voi” rise sfacciatamente alla donna incredula, “d’altronde, siete soltanto la regina di un mazzo di carte!”, “è il seme più importante di tutto il mazzo non lo sapete forse?”, ostentò con orgoglio mentre tremava per la paura di aver torto, “o dovrei tagliarvi la testa per controllare cosa c’è realmente in quella zucca vuota?” esclamò cercando la sua ragione.
Il cappellaio ormai rideva isterico, “e cosa credete di potermi fare mia regina? Finta come siete non riuscireste neanche a comprarvi un mio cappello!”, “io non sono finta!” urlò preoccupata e il tavolino con il tè venne inghiottito nuovamente tra le tenebre, il coniglio bisestile tornò con due salti tra i piedi del cappellaio che lo prese in braccio con apprensione.

“temo che non dovreste urlare maestà” mormorò l’uomo, “e cosa dovrei fare allora?” chiese esasperata in un bisbiglio la regina, “credo” disse il cappellaio accovacciandosi a terra accanto alla bambina, “credo che dovremmo dormire mia regina”, “perché?” domandò lei accasciandosi vicino al roseto.
“perché così potremo sognare questa bambina, così che lei diventi solo un nostro sogno e sarebbe costretta a sognarci per non sparire nel nulla”.
La regina sbadigliò poggiando la testa vicino al coniglio accovacciato tra di loro, “quindi devo sognarla”, “già” assentì il cappellaio con gli occhi chiusi e il cappello poggiato di traverso vicino al suo viso, “così potrò esistere davvero”, continuò la regina con la voce impastata, “esattamente” bisbigliò il cappellaio respirando lievemente, “tagliatele la testa” rantolò la regina prima di cadere in un sonno profondo.



Dedico questa one shot al mio fedele cappellaio matto, finito come me in uno strano paese delle meraviglie dove tutte le strade sono mie nonostante lui ne conosca l’utilità.
A Leonardo, nella speranza che si avvicini l’ora del tè.


n.d.a. i personaggi di “Alice nel paese delle meraviglie” non mi appartengono, la regina rossa, il cappellaio matto e il leprotto bisestile, fanno parte di questo racconto pazzo e inquietante. Tutti i riferimenti alla storia originale sono da considerarsi un omaggio a quel mattacchione di Carroll e non ad un plagio.
  
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