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Autore: Ashla    16/06/2023    1 recensioni
Chat LINE "Tooru ❤️👽":
Tu: Buona fortuna per la partita 🍀❤️
Spedito alle: 06:00 (13/06, Giappone)
Ricevuto alle: 18:00 (12/06, Argentina)
Non visualizzato
[...]
Tu: Così faticosa la partita?
Spedito alle: 07:35 (14/06, Giappone)
Non ricevuto.
Tu: Tesoro? Stai bene?
Spedito alle: 18:30 (14/06, Giappone)
Non ricevuto.
Registro chiamate in uscita:
“Tooru ❤️👽”, senza risposta
23:20 (14/06, Giappone)
SMS a “Tooru ❤️👽”:
Tooru? Mi sto cominciando a preoccupare seriamente.
Spedito alle: 02:30 (15/06, Giappone)

Non è da Oikawa non rispondere per un giorno intero ai messaggi. Figuriamoci farlo per tre giorni...
[Per il compleanno di Suga-OISUGA]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Koushi Sugawara, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Amore oltre i confini'
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Amore tra le righe


Chat LINE "Tooru ❤️👽":
Tu: Buona fortuna per la partita 🍀❤️
Spedito alle: 06:00 (13/06, Giappone)
Ricevuto alle: 18:00 (12/06, Argentina)
Non visualizzato

 
Tu: Vista la replica! Magnifico, come sempre ❤️
Spedito alle: 20:00 (13/06, Giappone)
Ricevuto alle: 8:01 (13/06, Argentina)
Non visualizzato

 
Videochiamata in uscita, senza risposta, 00:00
Videochiamata in uscita, senza risposta, 07:00
 
Tu: Così faticosa la partita?
Spedito alle: 07:35 (14/06, Giappone)
Non ricevuto.

 
Tu: Tesoro? Stai bene?
Spedito alle: 18:30 (14/06, Giappone)
Non ricevuto.
 

Registro chiamate in uscita:
“Tooru ❤️👽”, senza risposta
23:20 (14/06, Giappone)
 
SMS a “Tooru 👽:
Tooru? Mi sto cominciando a preoccupare seriamente.
Spedito alle: 02:30 (15/06, Giappone)
 
Registro chiamate in uscita:
“Tooru ❤️👽”, senza risposta
6:50 (15/06, Giappone)
 
SMS a “Tooru 👽:
Amore? Ti prego, che succede?
Spedito alle: 22:30 (15/06, Giappone)
 
Registro chiamate in uscita:
“Tooru ❤️👽”, 4 senza risposta
04:32 (16/06, Giappone)
 
 
Sugawara Koushi non era mai stato particolarmente assillante per quanto riguardava i messaggi, anzi, lui stesso a volte rispondeva dopo ore, ma quando si trattava di Oikawa Tooru… beh, non si poteva dire la stessa cosa.
Oikawa sembrava vivere con il cellulare in mano, sempre pronto a rispondere a qualunque messaggio gli arrivasse e a scriverne anche multipli al minuto sia per parlare che per attirare l’attenzione del suo interlocutore qualora venisse ignorato per troppo tempo.
Sugawara lo sapeva bene: la loro chat era una prova più che evidente di quanto Oikawa non tardasse mai a rispondere e di come gli piacesse scrivergli quasi a qualsiasi ora del giorno.
Per Suga non c’era quindi nulla di strano nello svegliarsi la mattina e trovarsi numerosi messaggi da leggere da parte dell’altro, se c’era invece qualcosa di inusuale era proprio il silenzio prolungato per più di qualche ora.
O meglio, era inusuale tranne per due grandi eccezioni: gli orari di allenamento e i giorni di partita.
Solo in questi casi la loro chat rimaneva priva di notifiche per intere ore e Sugawara non aveva alcun genere di problema con ciò, anzi lo capiva e attendeva con pazienza che Oikawa fosse di nuovo libero senza inondarlo di messaggi nel mentre.
Quello che non era da Oikawa era lo sparire per un giorno intero, in particolar modo senza avvisare, motivo per cui quella lunga assenza immotivata stava mandando sempre più in confusione Sugawara portandolo a sommergere di messaggi e chiamate l’altro che, però, sembrava svanito dal mondo.
L’ultima notizia che Suga aveva avuto di lui era stata grazie ad una storia Instagram di un compagno di squadra di Oikawa, Sebastián Lazo*, ma risaliva ormai tre giorni prima.
Dove poi fosse finito Oikawa, Suga non lo sapeva.
Così come non sapeva il motivo di tale silenzio.
Il non sapere lo torturava ogni istante di più, impotente a causa di una lontananza insormontabile nel breve tempo: Oikawa era in Argentina e se non gli rispondeva come poteva contattarlo?
La loro relazione a distanza durava da anni ormai, aveva avuto alti e bassi e di certo l’essere addirittura in due continenti diversi non li aveva agevolati in alcun modo, ma una tale situazione non era mai capitata e mai Sugawara l’avrebbe ritenuta possibile.
Sapeva che, ai tempi del liceo, Oikawa era stato mollato perché dedicava più tempo alla pallavolo che alla propria ragazza, ma erano passati anni da quell’avvenimento e l’alzatore aveva ormai imparato a gestire i suoi due amori in modo da non trascurare nessuno dei due e così, lui e Sugawara erano sempre riusciti a mantenersi in contatto, soprattutto grazie a quegli orari fissi, scelti con estrema attenzione, che utilizzavano per videochiamarsi con cadenza quotidiana.
Certo, a volte capitava che uno dei due non si presentasse all’appuntamento, ma in quei casi spesso riusciva ad avvisare l’altro o, quantomeno, recuperava la volta successiva mantenendo comunque i contatti.
In anni di relazione mai era accaduto che i due non si sentissero per più di due giorni, almeno fino a quel giorno.
Seduto su una panchina del parco di Miyagi, Sugawara sospirò e face partire l’ennesima chiamata della giornata, rimanendo a fissare lo schermo, senza neanche portarsi il cellulare alle orecchie: in quelle ultime ore aveva sentito quegli squilli fin troppe volte.
Intorno a lui i bambini urlavano e ridevano ricorrendosi, vecchi e giovani passeggiavano, ma lui aveva solo occhi per quello schermo, per quella chiamata che, tanto per cambiare, si concluse con l’inizio della segreteria telefonica.
 
Registro chiamate in uscita:
“Tooru ❤️👽”, 18 senza risposta
Più recente: 8:50 (16/06, Giappone)
 
Affranto, Sugawara si mise il cellulare in tasca e si lasciò scivolare contro lo schienale della panchina serrando gli occhi per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di assalirlo.
Quegli ultimi giorni erano stati un crescendo d’ansia e di stress, la totale mancanza di comunicazione con Oikawa lo stava facendo impazzire rendendogli difficile e, perfino, dormire.
Sugawara non era mai stato pessimista, aveva sempre cercato di trovare qualcosa di positivo, eppure in quel momento cominciava a non riuscirci più non riuscendo a capire che cosa stesse succedendo mentre i dubbi e le paure, complici anche le poche ore di sonno, si facevano sempre più forza dentro di lui rischiando sempre di più di travolgerlo.
In un primo momento, Sugawara aveva temuto per la salute di Oikawa: magari si era ubriacato troppo o aveva avuto un incidente tornando a casa a notte fonda.
Aveva ben presto tirato un sospiro di sollievo rendendosi conto che, in quel caso, Sebastián lo avrebbe avvisato come aveva già fatto in passato per cose ben minori di un possibile coma etilico o di un incidente.
Senza contare che nessun giornale, neppure quelli di gossip, aveva notizie recenti su Oikawa o su incidenti che avevano colpito la squadra argentina.
Accantonata quella paura, Sugawara era stato assalito da mille altre.
E se il problema fosse stato lui?
Se Oikawa si fosse stufato di lui? Di quella relazione intercontinentale così difficile da mantenere e così proibitiva?
Sugawara non era uno stupido, aveva sempre saputo quanto erano alte le probabilità che, prima o poi, uno dei due crollasse sotto il peso della distanza e decidesse di porre fine alla relazione per rifarsi un’altra vita capace, chissà, di portare più gioie.
Lo sapeva, sapeva che era una possibilità ma così?
Stava per succedere in questo modo?
Lasciato dopo pochi giorni dal suo compleanno? Dopo giorni d’interminabile silenzio?
Sugawara, instancabile, aveva ripensato più e più volte agli ultimi messaggi, alle ultime videochiamate cercando qualche particolare rivelatore che gli fosse sfuggito.
Un messaggio strano? Un emoji mancata? Un sorriso tirato? Uno sguardo distratto? Un momento di disattenzione?
Niente.
Non c’era niente.
Oikawa era sempre stato il suo Tooru e quello, vista la situazione, era ancora peggio.
Suga non capiva, non sapeva che pensare.
Se almeno Oikawa avesse avuto qualche comportamento diverso… ma niente, tutto come al solito fino a quella maledetta partita.
Sugawara l’aveva riguardata più e più volte, cercando qualcosa che potesse scatenare nell’altro, una reazione negativa, un desiderio di chiudersi in palestra ed estraniarsi dal mondo.
Non aveva trovato niente.
Oikawa era stato bravissimo come al suo solito, anzi meglio visto che qualche giorno prima gli aveva promesso che avrebbe vinto per lui.
La squadra aveva portato a casa la vittoria e poi, come dimostrava la storia Instagram, Oikawa era andato a festeggiare.
Magari era successo qualcosa alla festa? Il coma etilico era escluso, ma c’erano altre mille cose che potevano essere successe.
Una bella ragazza argentina, una delle tante fan di Oikawa… un po’ di alcol per ubriacarsi… un ballo… da cosa nasce cosa…
Sugawara scosse la testa cacciando quella vocina subdola e fastidiosa che si era infiltrata tra i suoi pensieri.
No!
No, Oikawa aveva tante fan (e anche tanti fan ad essere sinceri) era vero, ma per il resto? Sapeva gestire bene l’alcol e lo stesso si poteva dire delle tifose più accanite. Ma, soprattutto, non l’avrebbe mai tradito e di questo Suga ne era certo.
Ne sei certo? Davvero?
Sugawara credeva che Oikawa non l’avrebbe mai tradito.
Sugawara si fidava di Oikawa.
Con tutte le belle fan che ha lì, può anche essersi stufato di stare con uno come te che sta qui.
Sugawara serrò gli occhi e si chinò in avanti stringendosi i capelli tra le mani.
No, no… assolutamente no!
«Signore, si sente bene?»
Sugawara sobbalzò alzando di scatto il capo: davanti a lui due ragazzini lo fissavano confusi.
Si costrinse a sorridere mentre annuiva.
«Sì sì, non vi preoccupate! Solo pensieri».
Rise ma la risata risuonò troppo forzata persino alle sue orecchie e quindi non fu sorpreso di vedere i due sconosciuti lanciarsi un’occhiata scettica prima di annuire per poi andarsene in tutta fretta.
Sugawara sospirò massaggiandosi le palpebre, poi si pizzicò le guance: non poteva disperarsi ancora, doveva smetterla. Era uscito per camminare e prendere un po’ di sole, non per sedersi e deprimersi, non per farsi travolgere da paure e insicurezze.
Non aveva senso abbattersi e in quel momento non poteva fare altro che attendere e sperare la fine di quell’assurdità e, nel frattempo, comportarsi come se niente fosse.
«Forza Koushi, negativity begone».
Sussurrò tra sé e sé e poi, preso un respiro profondo, si alzò dalla panchina stiracchiandosi.
Nonostante i suoi buoni propositi, però, tirò fuori lo stesso il cellulare dalla tasca e lo accese trattenendo il respiro senza rendersene conto: niente.
Nessuna nuova notifica.
Non che si aspettasse molto visto che non aveva sentito alcun tipo di suoneria, ma aveva sperato in qualche bug di sistema.
Sospirò e andò su LINE conscio che a volte, per i suddetti problemi, le chat si aggiornavano solo dentro l’app.
Suga si morse il labbro a vedere l’unica spunta grigia sulla chat di Oikawa e le doppie spunte grigie su quella subito sopra, salvata in quel modo dallo stesso Tooru con gran disappunto del proprietario del numero di cellulare.
 
Chat LINE "Iwa-chan 💪":
Tu: Ciao Iwa, scusa l’orario ma è davvero davvero urgente.
È dal 13 che Toruu non riceve i miei messaggi e non
risponde alle chiamate. Ne sai qualcosa?
Sono preoccupatissimo.
Spedito alle: 03:50 (16/06, Giappone)
Ricevuto alle: 07:30 (16/06, Giappone)
Non visualizzato
 
Quella mattina, al culmine della disperazione, gli era venuto in mente che da sciocco non aveva chiesto ad Iwaizumi e così gli aveva scritto, ma anche lui sembrava essere sparito dal mondo.
Più o meno; perché almeno lui i messaggi li riceveva anche se poi non li leggeva.
Sugawara sospirò, controllò per scrupolo la casella postale, e mise di nuovo via il cellulare prima di dirigersi verso l’uscita del parco camminando con le mani in tasca, la destra intorno al telefonino, e lo sguardo basso.
Fuori dall’area verde si fermò: tornare a casa a deprimersi ancora di più o vagare a caso cercando una distrazione?
Dopo un attimo d’esitazione, scelse la seconda immettendosi tra le vie affollate di Miyagi.
Nulla riusciva però a distrarlo da Oikawa e dalla sua misteriosa assenza e, anzi, tutto sembrava ricordarglielo: in una vetrina c’era una camicia che gli sarebbe stata d’incanto, poco più in là c’era la pasticceria dove erano andati a mangiare ad uno dei loro primi appuntamenti, quella moka verde acqua era proprio adatta a lui, al cinema locale riproponevano i classici della fantascienza…
Tutto gli ricordava Oikawa.
All’improvviso il cellulare vibrò nella sua mano e una suoneria familiare risuonò debole tra la folla.
Sugawara sgranò gli occhi estraendo di scatto il telefonino dalla tasca mentre il cuore cominciava a battere all’impazzata.
 
Notifica LINE: “Iwa-chan 💪”, ore 10:15: Ciao, Suga, stai tranquillo…
 
Una fitta di delusione lo colpì e Sugawara si morse l’interno guancia a leggere il nome del mittente.
Inspirò: non era Oikawa ma dalla premessa…
Con il cuore in gola, Sugawara ci cliccò su speranzoso di ottenere al più presto qualche notizia.
 
Chat LINE "Iwa-chan 💪":
Tu: Ciao Iwa, scusa l’orario ma è davvero davvero urgente.
È dal 13 che Toruu non riceve i miei messaggi.
Ne sai qualcosa? Sono preoccupatissimo.
 
Iwa-chan 💪: Ciao, Suga, stai tranquillo. A quanto pare quell’idiota di
Shittywaka si è dimenticato dirti che ha un campo d’allenamento.
È proprio un scemo quando vuole.

 
Sugawara sospirò rileggendo ancora il messaggio: era dunque quello il motivo di un’assenza lunga giorni? Un campo d’allenamento?
Non riusciva a credere che Oikawa se ne fosse dimenticato, di solito lo avvisava sempre quando si presentavano situazioni come quella e, comunque, trovava sempre un po’ di tempo per rimanere in contatto.
L’alzatore non si era mai fatto problemi a scrivergli e a videochiamarlo; anche quando finiva in stanza con qualcuno non mancava mai agli appuntamenti telefonici ed era stato proprio per un campo d’allenamento che aveva avuto modo di conoscere via schermo Sebastián, quindi Suga non riusciva a comprendere il perché di tale cambiamento nelle abitudini di Oikawa.
La cosa che poi non riusciva a capire, e che gli faceva anche male, era perché Oikawa lo avesse detto a Iwaizumi e non a lui.
Suga non era geloso, sarebbe stato stupido da parte sua essere geloso della loro amicizia eppure lo feriva sapere che, tra lui ed Iwaizumi, era lui quello che era rimasto all’oscuro degli impegni di Oikawa.
Il cellulare vibrò di nuovo e il suo cuore riprese a battere furioso.
Sugawara sbuffò infastidito quando vide che era solo Iwaizumi per poi pentirsene: alla fine non era colpa di Iwaizumi se non era la persona che voleva sentire in quel momento.
 
Chat LINE "Iwa-chan 💪":
Iwa-chan 💪: Ma non ti preoccupare, sono sicuro che
ti ama e che sei sempre nei suoi pensieri, dopotutto
è un fidanzato meravigliosamente meraviglioso! 😉

 
Sugawara non riuscì a leggere di cosa fosse sicuro Iwaizumi perché all’improvviso il messaggio scomparve, cancellato da Iwaizumi stesso, lasciandolo a fissare la scritta “questo messaggio è stato eliminato” fino a quando non giunse un ulteriore messaggio da parte dell’amico.
 
Chat LINE "Iwa-chan 💪":
Iwa-chan 💪: Ma non ti preoccupare, sono sicuro che
Shittywaka si farà perdonare. Se non lo farà avvisami
che ci penso io.
 
Sugawara ridacchiò affrettandosi a rispondergli affermativo grato del suo conforto in quel momento.
Da quando Oikawa era sparito, Suga non aveva parlato quasi con nessuno riguardo a tale faccenda e si rendeva conto che, a lungo andare, la cosa lo stava logorando, ma non voleva appesantire nessuno con i suoi sciocchi problemi e così, in quelle rare conversazioni avute con Daichi e Asahi, aveva evitato l’argomento.
Sugawara rimase a guardare la chat di Iwaizumi dove lo stato “sta scrivendo” comparve e scomparve ad intermittenza per circa un minuto prima di sparire in maniera definitiva senza alcun messaggio.
A quella vista, Suga aggrottò la fronte confuso da quello strano comportamento ma poi scosse il capo e uscì dalla chat lanciando un’occhiata a quella di Oikawa e, constatando che nulla era cambiato, sospirò e spense il cellulare rimettendoselo in tasca.
Qualcuno suonò il clacson.
Suga si fermò di scatto, rendendosi conto di aver camminato fino a quel momento senza guardare la strada e di stare per attraversare un incrocio senza aver controllato le eventuali macchine.
Una portiera della macchina sbatté e lui si girò verso la fonte del rumore.
Gemette tra sé quando si rese conto che a suonare il clacson per attirare la sua attenzione era stato Sawamura Daichi che, in quello stesso istante, lo stava raggiungendo ad ampie falcate dopo essere sceso dalla macchina.
«Suga, ehi, che combini? Stai bene?»
Sugawara annuì sforzandosi di sorridere all’amico mentre cercava di pensare ad una delle sue solite risposte non volendo farlo preoccupare.
«Mi scusi signor agente, mi sono solo distratto».
Il suo tentativo dovette essere parecchio penoso perché Daichi strinse le labbra in linea retta.
«Suga…»
Sugawara scosse il capo interrompendolo: non era pronto ad un interrogatorio.
«Dico davvero, Daichi. Tutto bene».
Il poliziotto incrociò le braccia al petto aggrottando la fronte.
«Sai che non si mente agli agenti di polizia?»
Se fosse stato in giornata, Sugawara gli avrebbe risposto qualcosa a tema, magari chiedendogli se avesse intenzione di arrestarlo per quello ma, di fatti, non era in giornata e dunque si limitò a far spallucce distogliendo lo sguardo.
Sentì Daichi sospirare e qualche istante dopo una mano dell’amico gli strinse con delicatezza una spalla attirando la sua attenzione.
«Suga… Koushi, che succede?»
Fu forse il tono pieno di preoccupazione, o forse l’essere per la prima volta faccia a faccia con una persona amica da quando era cominciata quell’assurda situazione, fatto sta che un singhiozzo sfuggì a tradimento dalle labbra di Sugawara.
Un istante dopo le braccia di Daichi gli circondarono le spalle tirandolo a sé in un abbraccio e Sugawara vi ci si attaccò come se fosse l’unica sua ancora di salvezza.
Non pianse, ma per qualche istante rimase fermo ed in silenzio tra quelle braccia amiche a cui, si rese conto, si sarebbe dovuto rivolgere ben prima di quel fortuito incontro.
Dopo un po’, Sugawara sospirò e si tirò indietro poi, non fidandosi della gola che gli doleva, afferrò il cellulare, ancora privo di notifiche, e mostrò la chat a Daichi che si rabbuiò.
«Iw-Iwaizumi dice che è ad un campo d’allenamento ma…»
«Poteva anche avvisarti, quello stupido».
Suga sobbalzò al sentire Daichi chiamare in quel modo Oikawa: da parte di Iwaizumi stupido era il minimo ma da parte di Daichi? Era di certo grave la situazione visto che mai, ma proprio mai, Daichi avrebbe mancato di rispetto all’altro senza motivo.
Sugawara si lasciò sfuggire un piccolo sorriso triste.
«Già…»
«E tu potevi anche condividere questa storia prima, lo sai?»
Daichi lo stava guardando con lo stesso disappunto con cui lo guardava al liceo quando lo beccava mentre permetteva ai loro kohai di farne una delle loro.
«Non volevo disturbare… non era niente di…»
«Fermo lì! Non è “niente di che” se stai così male. Dai, ora andiamo».
Sugawara lo guardò confuso e Daichi gli sorrise facendogli cenno verso la macchina che, poco più in là, era parcheggiata alla bell’e meglio vicino al marciapiede con le quattro frecce accese.
«Ma non vai al lavoro oggi? E poi non…»
Daichi scosse la testa e gli diede una leggera spinta verso l’automobile.
«No, ho finito poco fa. E no, non pensare nemmeno di dire che non vuoi disturbare. Dai, Suga, andiamo a mangiare qualcosa».
 
*
 
«Allora fai il bravo, intesi?»
Sugawara annuì a Daichi mentre apriva la portiera della macchina che era stata accostata di fronte al suo palazzo.
Uno sbadiglio traditore lo colse di sorpresa.
«Stanco, eh? Vedi di andare a dormire presto».
Sugawara ridacchiò a quell’ennesima premura Daichi e annuì.
«Certo, Daichi. Tanto non ho niente di meglio da fare».
Per un secondo Daichi parve scettico ma poi, scossa la testa, gli sorrise e Suga lo imitò cercando di ignorare la tristezza che di nuovo minacciava di raggiungerlo.
Da quando, quella mattina, aveva incontrato Daichi, le cose erano andate meglio e il pensiero dell’assenza di Oikawa si era fatto meno pressante tuttavia, all’idea di essere di nuovo da solo, sentiva la negatività tornare in agguato.
Avrebbe tanto voluto rimanere ancora fuori con l’amico ma, mentre i due stavano andando a cenare, una chiamata lo aveva informato che era atteso in centrale alle sette per un imprevisto e così i loro piani erano saltati.
«Ora vai, e ricordati… come dici sempre: negativity begone».
Daichi gli fece l’occhiolino e Suga con un sorriso smontò dalla macchina per poi chiudere la portiera e rimanere a guardare la macchina allontanarsi fino a quando questa non sparì dietro l’angolo.
Solo allora si mise le mani in tasca e quando la destra sfiorò il cellulare, subito fu attanagliato dalla tentazione di tirarlo fuori per controllare, pur sapendo che non avrebbe trovato nessuna notizia di Oikawa.
Sospirò stringendo i pugni, scosse la testa e si avviò verso casa, cercando di non pensarci
Salì le scale con calma e poi raggiunta la porta di ingresso la aprì accendendo allo stesso tempo la luce del corridoio.
Un miagolio lo accolse e Sugawara abbassò lo sguardo verso il peloso gatto bianco che gli stava venendo incontro.
«Ciao, tesoro mio. Ti sono mancato? O ti sono mancate le pappe di mezzogiorno?»
Ridacchiando Sugawara si chinò per accarezzare il gatto che miagolò ancora.
«Che chiacchierone il mio Blanco oggi».
Blanco miagolò e scese nel genkan per strusciarsi sulle gambe.
A tradimento, a Sugawara tornò in mente l’espressione di finta indignazione che aveva fatto Tooru a sapere il nome del gatto.
«Koushi! Blanco!? Ma andiamo…»
 
Sugawara ridacchiò scuotendo la testa per scacciare il ricordo e abbassò lo sguardo verso Blanco.
Proprio in quel momento si rese conto di tre cose: due paia di scarpe sconosciute stazionavano nell'angolo estremo del genkan, un profumino delizioso permeava l’aria del suo appartamento e che quest’ultimo era anche troppo illuminato rispetto al solito.
Aggrottò la fronte notando come la luce provenisse dalla cucina.
Era sicurissimo di non essersela dimenticata accesa, quindi…
C’era qualcuno nel suo appartamento.
Si tolse in silenzio le scarpe e afferrò l’ombrello poi fece cenno a Blanco di tacere ed entrò nel corridoio.
Chiunque ci fosse in casa sua non sembrava averlo sentito e ciò era strano visto tutto il rumore che aveva fatto.
Era ancora più strano che il misterioso sconosciuto tra tutte le stanze fosse proprio in cucina e stesse cucinando… il mapo tofu?
Almeno, dal profumo sembrava quello.
Seppur confuso, Suga avanzò in silenzio lungo il corridoio e, una volta arrivato sulla soglia della cucina, si congelò incapace di proseguire oltre mentre l’ombrello cadeva a terra con un tonfo sordo: appoggiato al piano cucina, Oikawa, il suo Tooru, lo fissava con un sorriso tranquillo sul volto.
Si guardarono in silenzio per quelle che parvero ore, poi Suga aprì la bocca ma, sentendola troppo secca, si ritrovò incapace di parlare e quindi la richiuse continuando a fissare con gli occhi sgranati l’altro.
Tooru avanzò di un passo senza smettere di sorridere.
Ancora una volta Suga aprì e chiuse la bocca non riuscendo a dire niente.
«Di certo è non la reazione che mi aspettavo»
Oikawa ruppe il silenzio e Suga sgranò gli occhi colto da una improvvisa realizzazione: l'altro non era un miraggio, no, era lì davvero, era nella sua cucina, a chilometri da San Juan e da qualsiasi campo di allenamento speciale.
Oikawa Tooru, la stessa persona per il cui silenzio era stato male per giorni, era lì davanti a lui e si comportava come se nulla fosse successo.
Sugawara strinse i pugni e Oikawa arretrò alzando le mani in segno di resa.
«Ma… comprensibile, davvero, lo capisco. Però non mi picchiare, ti prego».
Era solo un tentativo di sdrammatizzare, Sugawara l’aveva capito, eppure per un istante considerò ancora di più l’idea di picchiarlo, magari con l’ombrello.
Tooru non poteva sparire per giorni, farlo preoccupare così, e poi comparire come se niente fosse in casa sua, aspettandosi una reazione tranquilla e pacata.
Oikawa dovette intuire i suoi pensieri perché sospirò e si portò una mano alla nuca.
«Kou, mi spiace di essere sparito così. Dopo la vittoria ho bevuto un po’ troppo e volevo venire a farti gli auguri di persona e così mi sono imbarcato sul primo volo che ho trovato… e beh… mi è morto il cellulare e non avevo il carica batterie. È stata una fortuna che sia riuscito ad avvisare almeno Iwa prima che il cellulare mi abbandonasse. Mi dispiace, Kou...ti prego, perdonami».
Suga rimase immobile, congelato, mentre le parole di Tooru gli rimbombavano in testa.
Tooru che si era ubriacato e aveva deciso di fargli gli auguri di persona.
Tooru che era partito alla cieca per venire in Giappone.
Tooru che si era fatto un viaggio di quasi tre giorni solo tornare da lui.
Tooru…
Sugawara boccheggiò e con le lacrime agli occhi si gettò contro Oikawa, nascondendo il volto contro il suo sterno, ispirandone il profumo mentre con un pugno chiuso gli colpiva fiacco il petto all'altezza del cuore.
Le braccia di Oikawa subito lo cinsero in un tenero abbraccio e le sue labbra si posarono sui capelli in un dolce bacio.
Oikawa profumava di casa, il suo battito cardiaco regolare lo confortava e quella stretta solida e, allo stesso tempo, delicata lo faceva sentire al sicuro ed era riuscita a scacciare via quel gravoso macigno che aveva appesantito Sugawara in quei giorni.
Con un solo abbraccio, crollarono tutti i dubbi, le paure e le insicurezze che, mescolandosi insieme al sollievo e alla felicità per quell’inaspettato incontro, portarono infine al libero cadere di quelle lacrime a lungo trattenute.
Il silenzio della cucina fu rotto dai singhiozzi e, a quel suono, le braccia di Oikawa strinsero Suga ancora di più mentre l’alzatore gli lasciava numerosi baci tra i capelli nel tentativo di rincuorarlo.
Solo quando le lacrime smisero di cadere, Suga si fece forza e, tirando su con il naso, si allontanò dal petto dell’altro quanto bastava per poter alzare la testa e guardarlo negli occhi con un sorriso stanco ma felice ad illuminargli il viso.
Oikawa ricambiò dolce e gli portò una mano sulla guancia cancellandogli i residui di lacrime con il pollice.
«Quando vuoi sei proprio un idiota».
A quelle parole piene di rimprovero e allo stesso tempo d’affetto, Oikawa ridacchiò e fece spallucce non osando contestarle.
«È spento?»
La domanda colse di sorpresa Oikawa e Suga quasi scoppiò a ridere alla vista dello sguardo confuso che ottenne in risposta.
«Il mapo tofu è sul fuoco acceso?»
«No, mi amor».
Suga sorrise e, preso Oikawa per il colletto della maglia, lo tirò piano verso di sé, facendo incontrare le loro labbra in un dolce bacio che mai si sarebbe aspettato di poter dare quel giorno.
Gli ultimi residui di tristezza furono spazzati via, sostituiti in fretta da un piacevole calore che lo avvolse facendogli dimenticare ogni cosa accaduta nelle ultime ore.
Sugawara chiuse gli occhi abbandonandosi a quelle labbra morbide, a quel bacio che gli faceva ancora battere furioso il cuore e tremare le gambe.
Quando si separarono per riprendere aria, i loro sguardi si incrociarono rivelando come l’amore e il desiderio che provavano l’uno nei confronti dell’altro, nonostante la distanza, non fossero venuti meno ma, anzi, fossero aumentati d’intensità ardendo più che mai.
Si riunirono in un altro bacio e ogni tensione accumulata nei mesi di separazione scivolò via mentre i loro cuori riprendevano a battere all’unisono come se nulla fosse successo.
Si separarono ancora, e ancora si unirono, spinti da un desiderio irrefrenabile che li condusse, fra un bacio e l’altro, tra le lenzuola di Suga che li accolsero benevole, assistendo silenziose al loro amore.
 
*
 
Suga non sapeva quanto tempo fosse passato dal suo rientro a casa, non lo sapeva e non gli importava neanche.
Tutto quello che gli importava era steso di fianco a lui e ricambiava il suo sguardo nella tenue luce data dall’unica abatjour accesa alle sue spalle.
Oikawa non era a San Juan, no.
Tooru era lì con lui, nel suo letto, con un braccio intorno alla sua vita nuda e l'altra mano che gli grattava con dolcezza la nuca mentre gli occhi castani erano incapaci di distaccarsi dai suoi.
Sugawara sorrise felice ignorando come la stanchezza che aveva accumulato nei giorni passati cominciasse a farsi sentire dopo la passione consumata.
O meglio, cercava di ignorarla e di combatterla mentre gli occhi cominciavano a chiudersi anche grazie alle dolci attenzioni di Oikawa.
Suga si rannicchiò tra le coperte emettendo un mugolio soddisfatto che però venne interrotto da un sonoro sbadiglio.
Oikawa ridacchiò e si sporse in avanti per dargli un bacio sulla fronte.
«Dovresti dormire un po’, Kou».
«Anche tu…»
Sussurrò Suga sfiorandogli con un dito un’evidente occhiaia violacea.
«Non penso che ora come ora ci riuscirei».
«Allora neanch’io lo fa…»
Un ulteriore sbadiglio interruppe Sugawara facendo sospirare Oikawa.
«Dai, non ho intenzione di andare via mentre dormi, lo giuro».
Sugawara scosse la testa: era ovvio che Oikawa non sarebbe potuto rimanere tanto e lui non voleva sprecare il poco tempo che avevano per stare insieme dormendo, soprattutto perché non aveva idea di quando avrebbero avuto la possibilità di vedersi ancora.
«Sei un testone, lo sai?»
«Ho imparato dal migliore».
Oikawa gli fece la linguaccia e lui rise sentendosi leggero.
«Oh... ho un regalo per farmi perdonare».
Un flash della tavola piena di regali passò per la mente di Suga.
«Uno? Tooru, ti rendi conto che devi aver svaligiato almeno due negozi diversi?»
«Ma no, non quelli in cucina. Ce n’è un altro. E non sono io! Anche se, lo ammetto, sono proprio un gran bel regalo. Ahi! Manesco!»
Suga ridacchiò carezzandogli il fianco che gli aveva appena pizzicato con leggerezza, senza fargli davvero male, con il solo scopo di rimetterlo in riga.
«Però, davvero, penso che ti piacerà come ti piaccio io».
Oikawa sorrise furbo e si fece leva con il braccio destro sollevando il busto.
Subito l'aria fresca entrò sotto le lenzuola e Suga mugugnò infastidito afferrandogli il polso non volendo che l’altro se ne andasse. Oikawa ridacchiò, lo convinse a mollargli il polso e si portò il dorso della mano alle labbra lasciandoci un bacio.
«Tranquillo, non vado da nessuna parte».
Sugawara annuì soddisfatto mentre Oikawa si sporgeva verso il comodino alle sue spalle per poi tornare a stendersi su un fianco tenendogli una busta bianca.
Confuso Suga la prese e se la rigirò tra le mani, cercando una qualche indicazione ma senza trovare nulla.
«Che cosa c'è dentro?»
«Aprila e lo scoprirai».
Suga aggrottò la fronte a quella risposta data con un sorriso fin troppo innocente per i suoi gusti, poi aprì la busta sotto lo sguardo attento dell’altro.
I suoi occhi si sgranarono e il suo cuore perse un battito prima di cominciare a battere all’impazzata mentre passava veloce in rassegna la lettera.
Guardò Tooru che sorrideva tranquillo.
«Tooru... tu... non dirmi che…»
Oikawa fece spallucce.
«Perché, no? Non ti piacerebbe?»
Sugawara abbassò di nuovo lo sguardo sul foglio rileggendo le prime righe.
 
DA: SUNTORY SUNBIRDS**
A: OIKAWA TOORU
OGGETTO: CONTRATTO PROSSIMA STAGIONE V.LEAGUE
 
La gola gli si seccò e tutto smise di avere senso mentre, leggendo più e più volte quelle poche parole, tentava di prendere atto di ciò che poteva significare per lui, per loro due, quel documento.
Oikawa gli posò un bacio sulla fronte.
«In ritardo, lo so, ma buon compleanno, mi amor».
 
 
 
 
 
*Non mi pare che ci sia nessun Sebastián Lazo nell’ U PCN Vóley Club di San Juan, se ci dovesse essere… beh…ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
**La squadra Suntory Sunbirds esiste veramente in Giappone.
 
 
 

NdA:
Ciao!
Dopo mesi di assenza sono tornata!
Il 13 non mi sono dimenticata del compleanno di Suga, nono… solo che ho un esame il 19 infatti dovrei studiare e quindi pensavo di non scrivere nulla maa…
Ma l’ispirazione è venuta a trovarmi e che dovevo fare? Cacciarla? No perché la mia “riabilitazione al piacere della scrittura” prevede che io accolga l’ispirazione, anche di notte se è necessario!
No, scherzo… fino ad un certo punto.
È vero che ho avuto un grosso periodo in cui non riuscivo più a scrivere con piacere e così, quando mi è venuta l’idea per questa storia e ho visto che stavo scrivendo volentieri, ho semplicemente continuato!
Ci ho messo meno tempo io a scrivere questa fic (2 giorni) che Oikawa ad andare dall’Argentina al Giappone perché, a quanto pare, non c’è un volo diretto (o quasi) ma bisogna fare il giro del mondo, con mille mila scali, passando dall’Europa…
Almeno così dice Google.
Bello perché pubblico questa fic più o meno nell’ora in cui Oikawa e Suga si ricongiungono nella storia… eheh, tutto calcolato!
Ah, il penultimo messaggio di Iwaizumi è implicito che sia stato Oikawa a scriverlo ma in futuro, se l’ispirazione rimane, magari ci sarà una parte di questa fic dal suo pov (guardiamo speranzosi al mese di luglio e al compleanno del Gran Re).
Spero che la fic vi piaccia! Io mi sono divertita tantissimo a scriverla!
Ora fuggo!
Ciao,
Aiko

 
 
 
 
   
 
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