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Autore: Ennoshicchi    22/06/2023    2 recensioni
[…] ma Tōru non ci sarebbe stato. Non ci sarebbe stato per dirigere la squadra. Non ci sarebbe stato per alzare ogni pallone, né per i suoi servizi micidiali. Non ci sarebbe stato per leggere le mosse degli avversari e dare delle chiavi di lettura che avrebbero poi permesso di svoltare la partita. Non ci sarebbe stato per salutare tutte quelle stupide oche che si sarebbero piazzate a starnazzare sugli spalti per lui. Non ci sarebbe stato per dare una maggiore sicurezza alla squadra. Non ci sarebbe stato per tirare fuori il 100% da ogni giocare. Non ci sarebbe stato per stuzzicarlo e infastidirlo per fare schiacciare lui, Hajime, nel migliore dei modi possibili. Ecco qual era il problema: Tōru Oikawa il giorno dopo non ci sarebbe stato per lui, il numero 4 del Seijou.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'ora del gelato.


Lo odiava talmente tanto che voleva picchiarlo. No, non è vero: lo odiava così tanto che spesso, effettivamente, lo picchiava. Lo odiava perché era estremamente popolare con le ragazze e spesso si distraeva per dare loro le attenzioni che da lui desideravano. Lo odiava perché pensava di non avere talento, mentre lui invece era il palleggiatore più bravo sulla faccia dell'intero Giappone. Ma che diceva? Il più bravo palleggiatore di sempre. Lo odiava perché continuava ad avere in testa la fissazione di dover battere Ushiwaka. Lo odiava perché era sempre e tremendamente provocatorio nei suoi confronti. Lo odiava perché non lo stava mai ad ascoltare e faceva sempre di testa sua. Lo odiava perché quel pomeriggio gli aveva detto di smettere di salutare le ragazze che lo fissavano mentre la squadra correva fuori dalla palestra per il riscaldamento. Lo odiava perché lui aveva continuato a farlo dicendo che "non è colpa mia, Iwa-chan, se tu con le ragazze non hai successo e nessuna di loro ti saluta". Lo odiava perché dopo si era voltato per fare l'occhiolino a un gruppetto di ragazze del secondo anno e, mettendo male un piede, aveva preso una storta. Lo odiava, lo odiava è ancora lo odiava.

 

A questo continuava a pensare Hajime Iwaizumi, l'asso dell'Aoba Jousai, mentre si dirigeva a casa del suo capitano con il passo pensante e la testa piena di preoccupazioni. Il giorno dopo avrebbero avuto la prima amichevole dell'anno contro il liceo Karasuno. Nulla di che come squadra, ma Tōru non ci sarebbe stato. Non ci sarebbe stato per dirigere la squadra. Non ci sarebbe stato per alzare ogni pallone, né per i suoi servizi micidiali. Non ci sarebbe stato per leggere le mosse degli avversari e dare delle chiavi di lettura che avrebbero poi permesso di svoltare la partita. Non ci sarebbe stato per salutare tutte quelle stupide oche che si sarebbero piazzate a starnazzare sugli spalti per lui. Non ci sarebbe stato per dare una maggiore sicurezza alla squadra. Non ci sarebbe stato per tirare fuori il 100% da ogni giocare. Non ci sarebbe stato per stuzzicarlo e infastidirlo per fare schiacciare lui, Hajime, nel migliore dei modi possibili. Ecco qual era il problema: Tōru Oikawa il giorno dopo non ci sarebbe stato per lui, il numero 4 del Seijou.

 

Iwaizumi cercò di scacciare via quella nuvola di pensieri che imperversava nella sua mente. Erano pensieri assurdi e sbagliava: a lui non importava più di tanto se per una stupida amichevole Shittykawa non ci sarebbe stato, perché ogni tanto fa bene prendersi una pausa da qualcuno che si detesta così tanto.

Arrivò di fronte al cancello di casa Oikawa e suonò il campanello.

"Si?" sentì la voce di Oikawa chiedere al citofono dopo una decina di secondi.

"Muoviti ad aprirmi" rispose secco il ragazzo dagli occhi verdi e arrabbiati.

"Solo se mi chiedi per favore" disse con fare canzonatorio la voce metallica dell'amico.

"Allora o ti muovi o giuro che che..."

Sentì il cancelletto scattare e nervosamente entrò. Dentro il cortiletto Tōru lo aspettava con la porta di ingresso spalancata, con una sola gamba che sosteneva il suo peso e un sorriso che andava da orecchio a orecchio.

"Ti mancavo, Iwa-chan?" chiese con la sua solita odiosa vocina.

"Per niente."

"E allora perché sei qui?"

"Ti ho portato una cosa" rispose Hajime porgendogli il sacchetto che aveva in mano.

"Ma..." iniziò a dire l'amico guardando il contenuto "è una vaschetta di gelato! Grazie, Iwa-chaaan. Grazie, grazie, grazie!"

Oikawa sembrava visibilmente commosso e tutta la sua gioia si manifestava nell'altissimo tono di voce che aveva utilizzato per ringraziare il migliore amico.

"È metà crema e metà fragola, come piace a te" rispose con indifferenza Iwaizumi distogliendo lo sguardo.

"Sono i miei preferit-" la voce gli si ruppe in gola. Gli occhi erano diventati lucidi e il labbro inferiore sporgeva in direzione di Iwaizumi.

"Hai cinque anni che piangi per un gelato?" chiese esageratamente infastidito Iwaizumi.

Stava spostando il peso da un piede all'altro a causa del nervosismo che la vista di Oikawa in quello stato gli provocava.

"Potrei amarti, Iwa-chan" sussurrò Tōru abbassando lo sguardo sulla busta che teneva in mano.

"E pensare che io ti odio invece."

Gli occhi di Tōru si riempirono di lacrime che inziarono lentamente a rigargli il volto. Erano troppo pesanti perché potesse trattenerle. Erano state troppo pesanti per lui quelle parole. Lasciò cadere la busta per terra e si asciugò gli occhi con il dorso della mano. Iwaizumi nel frattempo lo fissava incredulo, mentre i sensi di colpa si facevano strada nel suo petto colpendolo come se fossero delle lance. Si avvicinò alla porta di ingresso, raccolse la busta e poggiò, non sapendo cosa fare, una mano sulla spalla dell'amico.

"Andiamo a mangiare il gelato dentro" propose non sapendo più cosa dire per smettere di farlo stare male.

 

Un paio di minuti dopo si ritrovarono seduti sul divano mentre con due cucchiai mangiavano il gelato direttamente dalla vaschetta.

"Come sta la caviglia?" chiese il ragazzo dalla carnagione olivastra.

"Con il gelato molto meglio" rispose Oikawa forzando un sorriso.

Iwaizumi avvertì l'ennesima fitta al petto da quando aveva iniziato a sentirsi in colpa per le parole che aveva pronunciato. Oikawa sembrava triste e, differentemente dal solito, non gli era ancora passata. 

"Non volevo dirlo davvero ..." disse quasi in sussurro non riuscendo a rivolgere lo sguardo al suo capitano.

"E se fosse veramente così, Iwa-chan? Se lo pensassi davvero?"

"No" rispose secco.

"No cosa?" chiese Oikawa mentre continuava a guardarsi i piedi pur di non dover affrontare gli occhi del migliore amico.

"No, non ti odio e ne sono certo."

"E allora perché lo hai detto se non è vero?"

Hajime lasciò cadere il proprio cucchiaio nella vaschetta e ritrasse le ginocchia contro il suo petto poggiando i piedi sul divano. Si voltò verso alla sua sinistra e incontrò lo sguardo triste dell'amico. I loro occhi rimasero impigliati a in quel groviglio Hajime abbassò quasi ogni difesa.

"L'ho detto" sussurrò continuando a sostenere il suo sguardo "perché ho troppa paura di ammettere il contrario."

La vaschetta di gelato cadde sul pavimento e Hajime si ritrovò senza nemmeno accorgersene le braccia dell'amico intorno al collo. Tōru iniziò a singhiozzare lasciando che le proprie lascrime bagnassero la maglietta di Hajime che lo stringeva forte e affondava la testa nell'incavo del suo collo. Rimasero così per molto tempo, fino a quando Tōru non gli chiese se stesse piangendo anche lui. L'amico non rispose, ma lo strinse ancora più forte a sé mentre le lacrime gli rigavano le guance per poi depositarsi sui capelli e il collo di Oikawa.

"Domani ci sarai per me anche se non giocherai?" chiese con voce strozzata Hajime senza lasciarlo andare.

"Io ci sarò sempre per te, Iwa-chan" rispose con dolcezza l'alzatore accarezzandogli la nuca.

Quando Oikawa si allontanò, Hajime si coprì gli occhi per non mostrare le proprie lacrime così il numero 1 del Seijou scostò via le mani dell'amico di infanzia. Con i polsini della felpa gli asciugò il viso, mentre quegli occhi verdi e umidi continuavano a cercare una via di fuga.

"Shittykawa?" chiese debolmente Iwaizumi.

"Dimmi, Iwa-chan."

"Il pavimento adesso è tutto sporco di gelato."

   
 
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