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Autore: Nidafjollll    04/07/2023    1 recensioni
Sole Grimaldi è una ragazza solare, ricca e viziata che ha tutto dalla vita ma che a seguito dei suoi comportamenti scellerati viene spedita in un rinomato e famoso collegio svizzero: la Graemonia Academy.
Qua la nostra protagonista avrà a che fare con nuove e ferree regole da rispettare, nuove esperienze e soprattutto incontrerà la sua anima gemella. C'è solo un problema: il suo innamorato è già legato a qualcun'altra!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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00: Prologo









Svegliati immediatamente, signorina!
Sole Grimaldi si svegliò con la bocca impastata e un retrogusto di fragola sul palato.
La testa le doleva molto, gli occhi ridotti a piccole fessure e le orecchie che fischiavano.
Era mezza nuda e il vento leggero di quella fresca mattina d’inizio autunno le solleticava infido le parti del corpo non coperte dallo striminzito vestitino color panna.
Era frastornata, confusa, e quando provò a mettersi in piedi un conato di vomito le risalì su per la gola. Accanto a lei vi era la sua migliore amica, Lucrezia, che dormiva anche lei beata - un rivolo di bava al lato destro della bocca piccola e sottile.
A parlare, tuttavia, non era stata lei. Bensì suo padre.

Collegando quest’ultimo pensiero, Sole, s’irrigidì all’improvviso. Spalancò gli occhi scuri e si portò le mani pallide alla bocca; il cuore iniziò a martellare veloce nel petto.
Ora che era sveglia e lucida una sequenza immediata di immagini le passò per la mente. Suo padre - Elia Grimaldi, un avvocato di successo - quel week-end era fuori città per affari; l’occasione perfetta per organizzare una festa a casa sua, sfruttando la piscina in quelle ultime giornate di pigro sole.
Era stata una serata divertente: c’erano alcol, bei ragazzi e musica.
Non aveva calcolato, però, che suo padre tornasse prima.
“Papà,” sussurrò Sole con un filo di voce, intimorita. “Non- Non dovevi tornare questa sera tardi?”
Quest’ultimo incrociò le braccia al petto con sul viso disegnata una maschera di pura rabbia e disappunto. Gli occhi neri, penetranti - così simili a quelli della figlia - erano carichi di sentimenti contrastanti.
“Parleremo dopo.” tagliò corto lui. “Fai uscire tutti e inizia a riordinare la casa. Dovrò specchiarmi sul pavimento tant’è pulita!”
La ragazza si morse il labbro inferiore e annuì, chinando il capo mortificata.
“E la colf non ti potrà aiutare.” rincarò la dose l’uomo, finalmente abbandonando la stanza della ragazza e sbattendo la porta al suo seguito.
Niente colf?
Sole si sentì la terra mancarle sotto i piedi. Non ce l’avrebbe mai fatta da sola.
Si guardò attorno; la sua camera per lo meno era illesa. Se non fosse per una pozza di vomito sul pavimento e i vestiti sparsi un po’ ovunque.
Sconsolata e ormai arresa al suo destino decise di rimboccarsi le maniche e iniziare con le pulizie. Prima di tutto doveva cacciare i superstiti della festa da casa sua - Lucrezia esclusa; lei magari avrebbe accettato di aiutarla a pulire.
“Lu, sveglia.” brontolò, scuotendo la compagna per un braccio.
Lucrezia Abbagliati era la sua migliore amica in assoluto, sin da quando erano piccole. Il loro legame era forte e sincero. Certo, talvolta ella tendeva a essere un po’ stronza ed egoista, mettendo perfino in scena teatrini un po’ crudeli… ma si volevano bene l’un l’altra.
Quindi Sole non si stupì più di tanto quando l’amica, con una sciocca scusa, l’abbandonò ai suoi lavori in tutta solitudine. Pazienza, c’era abituata comunque.
Con l’umore sotto i piedi andò in bagno a darsi una veloce rinfrescata, lavandosi i denti e pettinandosi i lunghi capelli biondi.
Si cambiò, si tolse il vestitino da sera che aveva e indossò velocemente un paio di pantaloncini in jeans e una maglia bianca. Indossò le sue infradito rosa e abbandonò la camera incamminandosi al piano inferiore, dove la festa si era consumata.
Sulla grande scalinata in marmo già iniziarono a comparire i primi ragazzi ubriachi e addormentati in posizioni scomposte e con la bocca aperta rivolta all’insù.
Un’espressione disgustata si fece largo sulle labbra carnose di Sole e, dopo un pesante sospiro, iniziò a svegliare quei volti sconosciuti e amici. 


Ormai era sera inoltrata, l’oscurità era scesa, e Sole aveva appena finito di pulire tutta la villetta.

Era stata una lunga giornata e la colf era rimasta in disparte a sbraitare ordini e indicazioni su come e dove dovesse pulire.
Non aveva nemmeno pranzato e la cena sarebbe stata servita da lì a poco. Ma prima doveva incontrare suo padre per parlare.
Prima, però, la ragazza andò in camera sua a riposare una decina di minuti. Si fece una doccia rapida e indossò il suo pigiama in cotone morbido, bianco.
Il suo stomaco brontolava ma, nonostante ciò, il cibo doveva ancora attendere; prima vi era la chiacchierata con suo padre che - a detta sua - aveva una cosa importante da comunicare.
Sole non ci badò molto. Molto probabilmente voleva solo sgridarla un po’ e darle dell’irresponsabile quale è o magari presentarle una sua nuova fiamma.
Ciabattando arrivò dinanzi alla porta in legno pallido dello studio di Elia.
Bussò ed entrò.
La stanza non era molto grande, modesta. Sulle pareti appesi quadri austeri e vari riconoscimenti giuridici, e la scrivania imponente svettava davanti la grande vetrata che faceva filtrare la luce argentea della luna.
Seduto, con sguardo leggermente malinconico, vi era il padre.
“Siediti, cara.”
La ragazza ubbidì, sedendosi su una delle poltroncine rinfoderate e iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli.
“Ultimamente il tuo comportamento è sempre più scellerato,” cominciò lui, mentre Sole alzò gli occhi al cielo annoiata. Eccolo che ricominciava con la solita tiritera.
Semplicemente disconnesse il cervello e si limitò ad osservare e controllare se avesse doppie punte ai capelli.
“...quindi ho deciso di mandarti in un collegio in Svizzera.”
Cosa?



 
  
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