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Autore: Captain Jane Claude    08/07/2023    0 recensioni
Eren subisce un piccolo infortunio e la sessione d’esame è dura. Per fortuna Levi è un ottimo caretaker.
[Fluff and Hurt/Comfort without Plot]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eren Jaeger, Farlan Church, Grisha Jaeger, Isabel Magnolia, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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• Scritta per l’Easter Advent Calendar del gruppo Hurt/Comfort Italia 🐰🐣🕊

• Prompt: Solo per Te

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.・゜゜・Soffici Distrazioni・゜゜・.

Eren augurò una buona serata ai suoi amici, ancora intenti a cambiarsi, e uscì dallo spogliatoio. I capelli ancora un po' umidi sciolti lungo le spalle.

Poco distanti, sulla panchina vicino alle distese di sabbia, Marco e Historia chiacchieravano allegramente. Eren si avvicinò per salutarli. "Nemmeno le ragazze hanno finito di fare la doccia?" chiese Eren.

"No" scossero loro la testa, sorridendo. "Non resti a bere qualcosa con noi?"

"No" rispose lui, mentre si massaggiava la mano sinistra. "Voglio rientrare a casa con Levi, sta lavorando parecchio e mi è sembrato abbastanza stanco. E poi domattina devo alzarmi presto per studiare, questa sessione è crudele."

"Ti capisco, non scoraggiarti” lo incoraggiò Marco, per poi chiedere preoccupato: “Ti fa ancora male il pollice?"

"No, mh..." rispose lui, titubante. Historia lo guardò scettica.

"Un po' più di prima" si corresse.

Historia gli lanciò uno sguardo di approvazione per l'ammissione, poi lo redarguì: "Forse avresti dovuto riposarti. Hai giocato un altro set dopo quel colpo."

"Non mi faceva male in quel momento" rispose, un po’ infastidito.

"Sarà meglio che tu ci metta un po' di ghiaccio e lo tenga a riposo" commentò Marco.

“Sicuramente. Ora vado, buonanotte! Salutatemi le ragazze quando escono!” e se ne andò a passi svelti verso il parcheggio.

Levi era già in macchina e lo stava aspettando. Eren aprì il bagagliaio e, prima di riporvi il borsone, lo scosse un po’ e levò con cura le ultime tracce di sabbia per evitare di sporcare l’auto (ed essere torturato senza pietà da Levi), finalmente entrò in macchina e si lasciò andare sul sedile, stanco.

“Sono contento che tu ce l’abbia fatta a venire, anche se sei arrivato solo per l’ultimo set. Ti sei divertito?” esordì Eren.

“Sì, bel set, anche se mi sarebbe piaciuto vedere Reiner tirare una delle sue schiacciate in faccia a Floch. Sono venuto praticamente solo per quello” commentò Levi con nonchalance, mentre già guidava verso casa.

“Ehi!” Eren si finse offeso, anche se l’immagine di Reiner che colpiva il brutto muso di Floch con una pallonata a piena velocità non dispiaceva nemmeno a lui. “Che poi, quando vieni a vederci, non potresti fare un po’ di tifo? O applaudire? Sai quella cosa che si fa battendo le mani insieme?”

Levi distolse un attimo gli occhi dalla strada per guardarlo con sdegno: “Sei impazzito? Scordatelo, moccioso.”

“Ma Marco e Historia fanno sempre il tifo per Jean e Ymir!” protestò Eren.

“Perché sono dei marmocchi come te.”

Eren preferì ignorare la provocazione e ammiccò: “Potrei convincerti.”

Levi alzò gli occhi al cielo: “Non ho dubbi, ma preferirei mantenere la mia dignità a bordo campo. Com’è andato il resto della partita?”

“Bene, questo torneo è impegnativo. Anche se è l’amatoriale misto, ci sono un sacco di atleti forti...però così è più divertente. Reiner e Bertholdt sono troppo forti, è un’ispirazione giocare con loro” commentò il ragazzo, mentre prendeva una bottiglietta d’acqua dal portaoggetti laterale. L’aprì senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore e cominciò a bere, sperando che Levi non l’avesse notata. Eren ingenuo.

“Cos’era quella faccia?” chiese Levi, sospettoso.

“Niente. Che faccia?”

Levi sollevò una mano dal volante per scostare i capelli dal viso dell’altro e lo squadrò, assottigliando gli occhi: “Eren, le tue orecchie stanno diventando rosse. Non mentire con me. Che hai fatto?”

Eren gemette. “Non è niente. Ho solo preso una botta sul pollice al secondo set, ho preso male la palla, tutto qui.”

“E hai continuato a giocare?”

“Dai, non mi faceva tanto male. E poi giocavamo contro quell’idiota di Floch, non potevo non giocare. Lo sai che Bertholdt e io siamo il muro più forte. Dovevamo batterli a tutti i costi.”

“L’idiota ce l’ho qui davanti” rispose freddo Levi. “E sia Jean che Reiner sono più alti di te.”

“Ma io salto più di loro.”

Levi si massaggiò una tempia, contrariato. “Ti fa male?”

“Un po’, ora che si sta raffreddando” ammise Eren, mentre iniziava a visualizzare Levi che l’avrebbe fatto scendere dalla macchina e preso a calci fino a casa.

Levi rallentò e accostò. ‘Ti prego, non prendermi a pedate’ pensò Eren sconsolato. Levi si sganciò la cintura di sicurezza e scese. Eren lo sentì aprire il bagagliaio e richiuderlo dopo poco, poi lo vide aprire la portiera accanto a sé.

“Andiamo, dammi la mano.” Eren gli porse la mano con il pollice dolorante, Levi la prese con delicatezza e la esaminò per qualche secondo, poi stappò il ghiaccio spray del kit di pronto soccorso che teneva in bauliera e lo spruzzò verso la parte contusa, attento alla distanza.

C’era qualcosa nei tocchi leggeri di Levi che fece sentire meglio Eren, per quanto fosse probabilmente solo la sua immaginazione. “Grazie.”

“Sì, ma ora ti porto da tuo padre. A quest’ora sarà ancora in clinica. Non mi fido di te, avresti il coraggio di giocare anche con un pollice rotto.”

“No, ti prego, da papà no. Ti assicuro che non è niente.”

“Non era una proposta.” Levi risalì in macchina e si diresse velocemente verso la clinica del dottor Jaeger, mentre Eren guardava mesto fuori dal finestrino.

~~~

“È una bella distorsione. Tutore giorno e notte. Impacchi di ghiaccio e...tieni, mettici questo gel tre volte al giorno. E riposo: niente allenamenti che coinvolgano la mano, niente beach volley e niente batteria finché non starai meglio” sentenziò Grisha.

“Le mie orecchie ringraziano” commentò Levi, sarcastico.

“Che rottura di coglioni” mormorò Eren.

“La sessione di esami si avvicina” gli disse suo padre. “Così avrai più tempo da dedicare solo allo studio.”

“Evviva” ironizzò il ragazzo. “Ok, grazie, papà. Abbraccia la mamma da parte mia quando arrivi a casa.”

“Senz’altro, figliolo. Grazie, Levi, per esserti disturbato ad averlo portato da me.”

“Nessun disturbo.”

~~~

Eren in quei giorni non fece altro che studiare, era preoccupato per la sessione d’esame, forse più preoccupato del solito dato che non poteva distrarsi quasi in nessun modo a causa della distorsione. Alcuni esami gli parevano quasi impossibili e gli sembrava di passare troppo tempo ad angosciarsi invece che a studiare. Quando intorno c’era Levi cercava di dissimulare la tensione che sentiva perché non voleva trasmettergli la sua ansia ma la verità è che Levi non aveva bisogno di parole. Lui sapeva sempre quando era inquieto o qualcosa non andava.

Quella sera Levi aveva avuto una cena di lavoro a cui non aveva potuto dire di no e quando rientrò, a notte inoltrata, Eren era ancora immerso negli appunti.

Gli si avvicinò e appoggiò una mano sulla sua nuca, sotto al man bun spettinato. “Ehi. Com’è andata oggi?” Levi fece scorrere le dita sul collo di Eren, era così contratto che sembrava incredibile che riuscisse a girare la testa.

“Ciao” gli sorrise stanco l’altro. Aveva lo sguardo segnato e le labbra screpolate. La sua carnagione era stranamente pallida rispetto al suo colore abituale. “Il professor Pyxis è una calamità. Alle 8 di mattina aveva un odore così forte di cognac da far lacrimare gli occhi. E quando gli ho fatto notare che mancavano diversi passaggi alla spiegazione dell’altro giorno, mi ha risposto che dovevo provare a ricontrollarli dopo aver bevuto un bicchiere di Suntory Kakubin, così tutto mi sarebbe stato chiaro.” Eren scosse la testa e poi si rilassò grazie al tocco di Levi.

“Scommetto che all’esame non sarà così ubriaco da ignorare i nostri sfondoni. La cosa positiva è che, dopo l’esame, Sasha, Connie e Jean vogliono tirare uno schiaffo sulla pelata di Pyxis, e hanno deciso di giocarsi una cena alla Guarnigione su chi ci riuscirà per primo.” Eren appoggiò la testa sulla scrivania e si mise a ridere sommessamente.

“Poi se la faranno addosso qualora dovessero ritrovarselo in commissione di laurea” commentò Levi.

Eren rise ancora.

Levi lo lasciò un attimo e tornò con la busta del ghiaccio in gel, avvolta in un panno. “Ecco, tienilo, il tempo di farmi una doccia e poi andiamo a letto. Non addormentarti qui.”

Eren annuì, gli sorrise, ma gli occhi gli si stavano già chiudendo. Continuò a studiare, un po’ a fatica, con il dolore assopito dal ghiaccio. Lo ripose poi nel congelatore, si trascinò in camera, si cambiò e s’infilò nel letto, cominciando ad addormentarsi.

Non sapeva bene quanto tempo fosse passato, ma a un certo punto sentì due mani gentili sfilargli il tutore nel modo più delicato possibile e cominciare a massaggiargli la mano con qualcosa di fresco e piacevole. Ogni movimento gli faceva male ma riusciva comunque a godersi le attenzioni di Levi, che ogni giorno lo portavano a sentirsi un po’ meglio del giorno prima. Sollevò le palpebre. “Ti faccio male?” gli chiese Levi, accanto a lui, seduto contro la testiera del letto. Eren scosse la testa, accoccolandosi contro di lui. Quando ebbe finito di applicare il gel, Levi lo aiutò a infilare delicatamente il tutore notturno.

“Eren?”

Il ragazzo alzò pigramente lo sguardo verso Levi.

“Puoi prenderti una giornata libera dallo studio? Martedì?”

“Se è per stare con te, fingerò di avere tutta la situazione sotto controllo e di potermi prendere una giornata” sussurrò Eren, la voce impastata e la faccia contro il torace di Levi.

“Fingerò?” gli fece eco Levi, alzando un sopracciglio.

“Tranquillo, ho un sacco di tempo in più per studiare da quando mi sono fatto male. Posso prendermela una giornata.” chiarì Eren, strascicando le parole. “Buonanotte, Levi...grazie” aggiunse, già mezzo assopito.

“Buonanotte, Eren” gli rispose l’altro, spengendo la luce.

~~~

“Dove stiamo andando allora?” Eren cercava di indovinare la destinazione guardando il panorama fuori dal finestrino, era grato di avere del tempo con Levi per staccare un po’, ovunque stessero andando.

“Goditi il viaggio senza fare troppe domande, moccioso” fu l’unica risposta che ricevette.

Finalmente Levi imboccò una stradina privata in mezzo alla campagna. Si fermò davanti a un’insegna di legno: ‘Le due rose’. Eren lesse il cartello e si girò verso Levi: “Ma non è...?”

“È la fattoria didattica che hanno aperto tempo fa Furlan e Isabel. Per lo più fanno conoscere gli animali ai bambini e ai visitatori e Furlan si occupa del vigneto. Non mi sono mai preso il tempo per venirli a trovare. Gli ho chiesto se potevano non ricevere nessuno per una giornata, così potevamo passare del tempo tranquillo qui. Possiamo fare un giro a cavallo e puoi coccolare gli animali...se ti va.”

Eren lo fissò per un attimo, poi sorrise e i suoi occhi dalle mille sfumature s’illuminarono. Abbracciò Levi, strofinando il viso contro il suo collo.

Levi sorrise: “Ti va, immagino.” Vide Furlan ed Isabel avvicinarsi alla loro macchina e cercò di ricomporsi. “Andiamo?”

“Sì” gli rispose Eren, alzando la testa dal suo collo. “Grazie, Levi.”

I due scesero dalla macchina, Isabel già gli stava correndo incontro, pronta ad abbracciare Levi per i successivi dieci minuti. Appena usciti dall’abitacolo, due gattini, uno nero e uno tigrato, cominciarono a strofinarsi contro le gambe di Eren che dovette fare uno sforzo titanico per concentrarsi prima sul salutare Furlan e Isabel e solo dopo sul coccolare i gattini. Quando finalmente potè dedicare la sua attenzione alle due palline di pelo, Eren emise un sospiro beato. Sembrava una bella giornata quella che li aspettava.

~~~

Levi, appoggiato contro una staccionata accanto a Furlan, si girò verso Eren ed Isabel, seduti sul prato. Si rilassò guardando il viso di Eren finalmente disteso, sembrava così felice e spensierato... Stava coccolando un coniglietto grigio ed Isabel stava ridendo mentre gli intrecciava delle margherite tra i capelli.

Un pensiero stupido sfiorò la mente di Levi: voleva avere dieci anni di meno, essere una persona più leggera ed essere lui a infilare dei fiori in mezzo alle ciocche spettinate di Eren, a non pensare a niente che non fosse il momento sereno che stavano vivendo. Che pensiero assurdo.

Furlan accanto a lui guardò la sua espressione, come se potesse leggergli nella mente, e sghignazzò.

~~~

"Eren, mi piacciono così tanto i tuoi capelli!"

"Grazie, Isabel" rispose Eren, mentre accarezzava il soffice pelo di un coniglietto e ne guardava divertito un altro che gli saltava intorno.

"Sai, mi piacciono tanto i capelli lunghi da quando un bullo tagliò i miei quando ero piccola! Levi si arrabbiò così tanto...Non so quanti pugni e calci gli tirò. Da quella volta, però, quell'idiota non si è più avvicinato a me."

"Sì, è proprio da lui. Sa essere molto protettivo..." commentò Eren. I due si girarono a guardare Levi, giusto in tempo per vederlo mentre tirava un calcetto contro la tibia di Furlan. "...E violento" aggiunse, facendo una smorfia.

Furlan si avvicinò a loro (o forse si stava semplicemente allontanando da Levi, che era rimasto appoggiato alla staccionata a guardarlo con aria irritata).

"Che succede, che hai fatto ad aniki?" chiese Isabel, sollevando gli occhioni verdi.

"Niente...Gli ho solo fatto notare quanto sia dolce" rispose Furlan, sedendosi vicino a loro.

"Sì, sì, lo è" sorrise Eren, senza distogliere lo sguardo dal cucciolino che stava coccolando.

"Solo per te, però" commentò Furlan, massaggiandosi la tibia dolente.

Eren si girò verso Levi che lo stava fissando, probabilmente conscio che stessero parlando di lui, e lo guardò con un sorriso compiaciuto.

Levi distolse lo sguardo, fingendo di essere infastidito, e borbottò un 'moccioso' fra i denti. Eren avrebbe giurato di aver visto il viso pallido di Levi colorirsi leggermente e sogghignò soddisfatto. Grazie a Levi, i problemi e gli esami ora gli sembravano così distanti e si sentiva già molto meglio.

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Grazie per la lettura! 💖 Commenti e inserimenti nelle ricordate o preferite sempre apprezzati 💕

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