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Autore: _Alcor    09/07/2023    4 recensioni
La vita di Mahiro è deragliata con la scomparsa dei suoi genitori.
Vorrebbe trovarsi un lavoro per aiutare a pagare almeno parte dei debiti in cui la famiglia sta annegando, ma sua sorella maggiore non glielo permette. Nel tentativo di risolvere il problema più evidente, gliene sfugge uno ben più impellente.
{adolescente stressato&collaborazione familiare | la fic era ispirata a un funny tiktok}
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scendo le scale e apro la porta che dà sulla libreria.

La doppia fila di scaffalature a metà della stanza blocca la debole luce che viene dalla vetrina; il vetro è fradicio di gocce grosse e la pioggia mi martella le orecchie. Oggi non vedremo il sole, proprio come le previsioni avevano detto.

Una folata di vento mi si intrufola nella maglietta, rabbrividisco e incasso la testa tra le spalle. L’entrata del locale è spalancata, l’ennesima ventata scuote la volpe di peluche attaccata al bancone.

Mi sfrego i palmi contro le braccia, recupero professione videomaker dalle scaffalature e torno di sopra. Sis non farà nemmeno caso a quello che voglio farci.

Kaho spunta da dietro la cassa, brandisce un tubo di carta da pacchi verde lucida e ha una manica della giacchetta arrotolata fino al gomito. Anche se è accanto alla corrente d’aria, non dà cenno di sentire la temperatura anomala. Si vede che li fanno con specs differenti gli estroversi come lei.

Tiro fuori il cellulare dalla tasca e dò uno sguardo allo schermo, cinque e mezza. Ho tutta la mattina per studiarci sopra. Sbadiglio e mi avvicino agli scaffali. «Sis… Confermo che ci hanno staccato l’acqua.»

Kaho si copre la bocca con la mano, apre il rotolo e lo stende sul bancone. «La cosa positiva è che se usciamo ci facciamo la doccia.»

Una massa grigia attraversa l’entrata, Shiori si abbassa il cappuccio fradicio e scuote la testa come un cane. Batte il pugno chiuso contro il palmo. «Ho messo il secchio per raccogliere l’acqua fuori. Vado a cercare le bollette!» Ci taglia la strada e sparisce dentro la porta che dà sul piano di sopra, senza nemmeno guardarci in faccia.

I suoi passi pesanti risuonano nello stanzone.

Kaho abbassa lo sguardo. «Sempre di fretta, eh…» Un sorriso le affiora sulle labbra, prende un grosso artbook di Inui of the vanishing valley e lo poggia sulla carta regalo.

Sempre di fretta e sempre rumorosa, vorrei correggerla ma se lo faccio verrò ripreso. «Beh, io recupero un libro che mi serve per scuola.»

Kaho scuote una mano. «Fai pure, Hiro.»

Mi infilo tra le mensole, i manuali di how-to sono in fondo vicino ai dizionari. Accanto alla fila riposa una delle volpi azzurre che Shiori ha cucito. Un ciuffo di polvere ricade su uno dei bottoni che ha per occhi. Questa sezione non la tocca mai nessuno.

Scorro i dorsi, Professione videomaker è un libriccino azzurro incuneato tra due tomi spessi. Lo sfilo, l’odore di polvere si mischia a quello di lavanda che viene dai diffusori per ambiente.

Le prime pagine hanno una sezione sugli strumenti. Dovrebbe bastare per aiutarmi ad evitare che i primi video siano inguardabili.

Passi frettolosi scendono le scale, Shiori spalanca la porta che dà sul piano superiore con una spallata, ha le braccia cariche di buste trasparenti, diverse sono sottosopra. Un paio di fogli minacciano di sfilarsi. «Dovrebbero essere qui!»

Mi sporgo dagli scaffali.

Lei le rovescia sul bancone, alcune ricadono sul pacchetto verde che Kaho ha appena finito di incartare. La sorellona ridacchia e le scosta, fa un cenno con la testa verso l’entrata ancora spalancata. «Me la chiudi, anche?»

«Vero!» Shiori scatta verso la porta e la sbatte. Il trillo della campanella mi gratta le orecchie. Quella ragazza ha solo tredici anni eppure è già quasi alta come Kaho, e solo per quello viene presa per responsabile anche se si comporta in questo modo. Io, pur avendo la stessa età, sono rimasto più basso di una testa.

Le raggiungo, Kaho si china dietro il bancone a rovistare tra le scatole ai suoi piedi. Pesca il rocchetto del nastrino dorato e ne taglia una striscia generosa.

Adocchio la busta in cima alle altre, la prendo. ELETTRICITÀ PAGATA.

Quella con l’etichetta DA PAGARE è spessa quasi quanto quella che ho in mano. La appoggio sul bancone, meglio che mi metta al lavoro più che pensare a quanto dobbiamo allo stato. Come facevano papà e mamma a cavarsela così bene?

Shiori passa i fogli uno per uno, un scorcio di lingua le esce dalle labbra in una maniera che la fa sembrare ancora più marmocchia di quello che è. «Dovrebbe essere qui.» Il cielo sa perché ha bisogno di fare un lavoro simile accanto a noi.

«Vado a studiare, intanto.»

Per ora, mi serve un hobby che sia monetizzabile, che mi serva per scuola e di non aver bisogno di uscire di casa per farlo. E paghi in fretta, che se non ci staccano la luce entro fine settimana mi sorprendo.

Mi registrerò mentre ripeto argomenti di scuola, tanto di studenti disperati ci sono sempre. Magari finirò per migliorare i miei voti intanto…

Kaho chiude il nastro e passa le forbici sul nastro per arricciarlo. La lama le gratta il pollice, soffoca un sibilo di dolore.

Il cuore mi balza in gola. Le prendo la mano, la pelle le si è arrossata ma non sanguina. «Come hai fatto?»

«Ah, non lo so.» Si succhia il pollice. «Fammi un favore mentre studi, rimani qua nel caso passino clienti. Io vado a fare una consegna in città tra un attimo.»

Premo la lingua contro il palato. «Con questo tempo?»

Kaho batte una mano sul pacchetto chiuso. «Il compleanno è oggi, se non lo consegno ora è un problema.» Lo infila in un sacchetto con il logo della libreria. «E se paga, noi dovremmo avere quello che ci manca per la bolletta.»

Shiori ci occhieggia, poggia una busta che ha appena finito di controllare sul tavolo e ne pesca un’altra. «Secondo voi, prima che le strade fossero inventate come ci si spostava di paese in paese?»

Mi metto la mano sulla faccia, non ci stava neanche ascoltando. «Per favore, pensa a qualcosa di più serio.»

«Era una domanda seria, la mia.»

«No, non è vero.» Posso studiare qui giù, ma mi dovrò far prestare una webcam e il microfono di Jack per iniziare a registrare.

Kaho si mette la borsa sulla spalla, ci rivolge un sorriso tremulo. Ha la pelle intorno agli occhi di un colorito giallastro, non starà dormendo bene in questi giorni… E ci credo, se solo mi permettesse di prendere un lavoretto part-time, non mi dovrei ridurre a cercare di diventare un content creator.

Shiori arriccia il naso, tamburella il piede come fa ogni volta che si innervosisce. «Rimango io giù, Hiro ti farà compagnia. So che sei stanca…»

Il sorriso di Kaho si incrina. L’ultima volta la nostra amata sorella è rimasta dietro al bancone da sola, si è messa a parlare dell’efficacia delle torture dello scorso secolo con i clienti. Dopo quel giorno, la signora Jeanne non è più tornata a comprare altro.

«N-no, non ce n’è bisogno.» Kaho si gratta il collo.

«Mi ero già offerto io.» Mi metto la mano sul petto. «Tu devi capire come ci si sposta senza strade.»

Shiori allarga le braccia. «Ah, ora ti sembra un argomento interessan-»

Kaho oscilla, si drizza con un ops e una risata. «Shio, piuttosto, tu potresti cucinare per te e Hiro? Non contarmi per pranzare, ne avrò per un po’.»

Mi vuoi far mangiare quello che lei ha preparato? Crudele.

«Ay, captain!»

Kaho si sporge dal bancone e le arruffa la zazzera di capelli grigi. «Ho dimenticato di prendere il portafoglio, salgo un attimo.»

Le vado dietro. «Dove abita ‘sta gente? Non possono venire a prenderselo da soli?»

Kaho spalanca la porta e sale le scale, di sicuro abbiamo lo sguardo apprensivo di Shiori piantato sulla schiena. «Abitano sulla cinquantesima.»

Un giro di un’ora con l’autobus. «Motivo in più per cui dovrebbero venire da soli a prenderselo.»

«Ci hanno fatto tanti favori in questi giorni, Hiro. Bisogna ricambiare.»

«Ma non-»

Kaho mi dà un buffetto. «Hiro, dai. Concentrati sulla libreria.» Abbassa la voce. «Soprattutto perché non vorrei che Shio si rimettesse a parlare di tecniche di tortura usate nelle guerre civili.»

Non posso darle torto.

Dalla sala arriva un gemito di protesta. «Sono interessanti!»

Kaho piazza male il piede sul gradino, mi scivola accanto. Afferro un lembo della sua maglietta ma mi scappa dalle dita. Kaho non tenta di fermare la caduta, stringe la borsa al petto e sbatte la schiena sulla rampa. Chiudo gli occhi di riflesso, il gran baccano termina con un sospiro dolorante.

Quando li riapro, Kaho è a testa in giù e protegge la borsa con il pacco come se fosse la cosa più preziosa che ha. «Dimmi che non si è spaccato.» La voce è un rantolo.

«Chissene!» Scendo le scale a due a due. Lo sguardo di Kaho è annebbiato, le schiocco le dita davanti alla faccia. Come ha fatto a ridursi così male da avere un mancamento mentre sale le scale? «Sei una cretina.»

«Cosa è caduto?» Shiori si sporge, si raggela quando si trova la testa di Kaho tra i piedi.

Kaho tende la sportina verso l’alto. «Ragazzi, è una edizione che è andata fuori commercio da tre anni buoni. Ditemi che sta bene

Sta sicuramente meglio di te! Mi manca la voce per dirlo.

Shiori è sbiancata e trema, fa un passo indietro. «Mi verranno i capelli bianchi.»

Kaho sospira, abbraccia di nuovo la sportina. «La sindrome di Maria Antonietta non è così male,» farfuglia, socchiude gli occhi. «Ne parliamo dopo un pisolino?»

Che il cielo ci protegga, le sfilo il pacco di dosso. «A questo ci penso io. Per te chiamo Tae e un’ambulanza.»

Shiori si illumina. «Penso io alla libreria!»


[Note a margine]
L’idea della fic è nata con questo video (le espressioni, la interpretazione!!), poi è deragliata quanto la vita di Mahiro.
Non sono soddisfatta a pieno, per essere onesta. La fic ha una nota parecchio più caotica e meno unitaria rispetto a quanto avrei potuto fare, ma well, si può vedere come una spin off su una futura long che prima o poi ho in progetto di fare.
C’è una reference a cunk on earth sparsa per il testo perché Shiori è il mio modo per avere una lil Philomena in giro per i miei setting. Avrei voluto linkare la battuta precisa ma non sto ritrovando lo short dov’era. (great mockumentary, tho!) Also video con cui mi sono convinta che fosse una buona idea far cadere Kaho dalle scale: weee.

  
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