Questa one-shot partecipa
alla First Kiss
Challenge indetta sul gruppo facebook L'angolo di Rosmerta. Avrei tanto voluto farla partecipare anche alla Rainbow Challenge per il mese di Giugno del forum Siate Curiosi Sempre ma la mia lentezza non l'ha permesso. Sigh. |
Marie non lo
capisce quel sentimento che le è nato nel petto da quando
l'ha incontrata.
Riuscire a scapparle, in quella metropolitana, è stata una
soddisfazione estrema ed è sicura che lei l'abbia ben colta
dal suo ghigno sfrontato, persino più del dito medio e del
bacio strafottente che le ha regalato.
Poi, però, c'è stato tutto il resto.
Resto che ha preso quella bambina capace di consegnare alla giustizia
il proprio padre traditore; quella ragazza che ha studiato, si
è allenata e ha sputato sangue per entrare nei servizi
segreti tedeschi; quella donna incapace di cooperare; quel cane sciolto
in grado di fidarsi solo del suo superiore e l'ha buttata dentro ad una
squadra.
Khadijah, Lin, Graciela e Mason... Mace.
Mace che nella sua solitudine ha regalato il cuore all'uomo sbagliato,
compagno di squadra creduto perduto: lutto che ha portato al dito per
tanti, troppi giorni, prima di scoprire che lui era solo un
fottutissimo bastardo.
Ancora si ricorda nitidamente di come fosse ridotta quando era
riapparsa, dopo essere sparita diverse ore, durante
quell’asta. La rabbia che le era salita alla gola,
gonfiandole la cassa toracica, l'avrebbe volentieri sfogata sul bel
faccino di Nick, possibilmente spappolandoglielo contro allo spigolo di
un muro. Eppure quando aveva visto quel bacio fra loro, per un attimo,
il respiro le si era cristallizzato, incapace di riempirle i polmoni.
Non l'ha capito subito ma, sotto alla paura del suo possibile
tradimento, c'era nascosto un sentimento ancor più subdolo:
la gelosia.
Gelosia che le aveva fatto rifiutare quel drink che lei le aveva
offerto, perché Nick, con quel veleno, doveva farlo morire,
non consegnarlo alla giustizia: la stessa giustizia che lo aveva messo
a capo della CIA, per dire.
Eppure quando Khadijah chiama, tanto brava a farle sparire quanto a
ritrovarle, di no non lo sa dire perché spera di rivederla,
anche solo per un attimo. Le loro strade, però, non
si sono più rincrociate, almeno non fino a pochi mesi fa.
Era una cosa talmente grande che si sono riunite tutte, tranne
Graciela: lei vuole un gran bene ad ognuna di loro ma preferisce
vederle senza dover per forza di cose sparare a qualcuno,
d’altra parte, non è mai stata un'operativa e con
una famiglia non si può fare il mestiere della spia.
Quando l’ha vista, il suo sarcasmo e anni di esperienza le
hanno permesso di recitare la sua parte, come la migliore delle
attrici: è stata impassibile, professionale, non
c’è stato modo di capire il turbine che le
vorticava dentro.
Poi è scoppiato l’Inferno, ne sono uscite
– come sempre – ma quella deficiente ha deciso di
prendersi una pallottola al posto suo e questo non gliel’ha
perdonato.
L’ha vegliata in ospedale per giorni, su quella scomoda sedia
vicino al suo corpo immobilizzato dal coma indotto. Ci pensava Marie a
muoversi per lei: il tamburellare delle dita sui braccioli, il
digrignare dei denti, l’oscillazione convulsa del piede
appoggiato alla gamba. Eppure, per tutto il tempo che è
stata lì, non l’ha toccata mai. Perché?
Perché la spia - che si lancia dai tetti, guida motociclette
sparate a tutta velocità, disinnesca bombe sullo scadere del
tempo – ha paura che, toccandola nella calma al di fuori
della tempesta, quei sentimenti che nasconde possano diventare tanto, troppo,
reali.
Per questo, quando i dottori le hanno detto che stava rispondendo bene
agli stimoli e che l’avrebbero risvegliata il giorno
seguente, si è fatta prendere dal panico ed è
fuggita.
Un attimo prima, però, ha tentennato: si è
chinata un momento su quelle palpebre abbassate, ha sentito il suo
respiro regolare sul viso, sulle labbra.
Ha chiuso gli occhi e inspirato a fondo, poi se
n’è andata senza voltarsi più indietro.
Marie sbuffa, non avrebbe dovuto berlo quel terzo bicchiere,
l’alcol la rende sentimentale, vulnerabile.
A quanto pare non troppo. «Browne… »
Dice. Mace è lì, l’ha percepita subito.
«Non sei stata particolarmente corretta, Schmidt…
» La rimprovera con tono ironico. «Mi hai fatta
svegliare in quella stanza d’ospedale da sola. »
Lei si gira e la trova stanca: vestita di nero, come
sempre, i capelli rossi e mossi sono raccolti in maniera
disordinata, sullo zigomo destro si vede ancora l’alone
giallastro di un grosso livido, il braccio sinistro fasciato stretto
verso il petto, eppure i suoi occhi verdi – chissà
perché – scintillano.
Marie alza le spalle. «Pensavo che non avresti gradito vedere
la mia faccia per prima, dato che sei quasi morta per colpa mia.
» Le dice con una smorfia.
Mace si siede sullo sgabello accanto al suo, stringe le labbra quando
lo fa: soffre ma non fa un fiato. «Proprio perché
ho rischiato la mia vita per salvare la tua, sarei stata contenta di
vedere che il mio sforzo non è stato vano. Tanto
più che mi hai vegliata praticamente ogni giorno…
» Le regala un sorriso sghembo che la fa vacillare.
«Chi te l’ha detto? » Non cede.
«Khadijah scommetto… »
Lei scuote il capo. «I medici mi hanno raccontato della mia
cara amica Martha Schulz:
bionda, atletica, occhi azzurri… » Sorride ancora,
scoprendo i denti: sta per attaccare. «Senso di colpa
logorante… »
Si ritrova con le labbra piegate all’insù senza
nemmeno volerlo. «Questo te lo sei inventato, non possono
avertelo detto. »
Mason fa finta di pensarci un attimo. «Forse…
» Concede, facendo segno al barman di avvicinarsi.
«Come stai? »
Marie non capisce cosa ordina, perché quella domanda la
spiazza. «Sei uscita dall’ospedale da pochi giorni,
sei uno straccio e tu chiedi
a me come
sto? »
«Il tatto non è una qualità di voi
tedeschi, vero? » Ribatte un filo esasperata, svuotando in un
soffio quello che il barista le ha appena porto: whisky,
liscio.
«Non dovresti bere… » La rimprovera e
non ha torto. «E, soprattutto, come mi hai trovata?
»
«Siamo spie, no? » Le risponde ironica.
«Khadijah… » Le conferma il suo
sospetto, poi.
Marie alza gli occhi azzurri al cielo e scuote appena la testa.
«Lo sapevo! Mi dimentico sempre che siete amiche da
più tempo… »
Mace tace, posa il gomito sano sul bancone e adagia il mento sul palmo
della mano. «Perché sei scappata, Marie?
» E’ seria, maledettamente,
non si accontenterà di una scusa.
Distoglie lo sguardo e si morde le labbra.
L’altra sbuffa, si sposta e alza la mano per ordinare un
nuovo bicchiere.
Marie sgrana gli occhi, arrabbiata per la sua incoscienza e scatta,
bloccandole il polso fra le sue dita. «Ti piacciono
così tanto gli ospedali da volerci finire ancora? »
Sono vicine, troppo vicine.
Fa per ritornare al suo posto ma Mason rotea il braccio veloce e,
questa volta, è lei a bloccarla.
«Nella tasca… » le dice, guidandola con
lo sguardo. «C’è il mio cellulare,
prendilo. »
E’ quasi un ordine e Marie gli ordini non li sopporta, eppure
obbedisce. Fa scendere la mano libera nella tasca interna del giubbino
di pelle che porta sulle spalle, nel farlo le sfiora appena un seno,
non c’è malizia né intenzione, eppure
le sembra di sentirla irrigidire per un attimo. Lo sfila e torna a
guardarla negli occhi. «Mi lasci? »
«No. » Le risponde secca. «Sbloccalo con
il riconoscimento facciale. » Continua. «Per
favore… »
Ammorbidisce il tono, anche se quasi la voce le trema.
Fa come dice, un grosso tasto play bianco
campeggia su uno sfondo nero. Posa il telefono sul bancone, la guarda e
l’altra annuisce. Abbassa il dito e lo fa cominciare.
Bastano pochi secondi: sgrana gli occhi e sbianca.
Mace le libera il braccio e ferma il video proprio quando,
all’ospedale, le si è avvicinata, così
tanto che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto…
«Volevi soffocarmi? » Chiede, seria. «O,
per caso, baciarmi? » Rilancia, diretta come una
stilettata in pieno petto.
Marie arrossisce, non riesce ad impedirlo, e l’altra
sorride.
Khadijah è una donna morta.
Non si sa dove, ritrova un po' di coraggio.
«Avresti voluto l'avessi fatto?»
Mason inarca le sopracciglia, stupita. «Soffocarmi?
No, davvero: sarebbe stato molto scortese da parte tua. »
«Lo so che hai capito. » La riprende.
«Certo che ho capito. » La guarda dritta negli
occhi: non finge più. «Ma vorrei che me
lo dicessi comunque... »
Perché ha
deciso di torturarla così?
Marie inspira dal naso, innervosita. «Avresti voluto
che ti avessi baciata? »
«No. » Mace cala quella semplice sillaba come una
ghigliottina sul collo di un condannato a morte, il cuore si
incrina. «Non avrei voluto essere baciata in maniera
tanto vigliacca. » Aggiunge, poi, e Marie sussulta.
«Vorrei, però, lo facessi adesso.
»
«Perché? »
Mason sospira, esasperata. «Cristo, fallo e basta. »
Marie si alza di scatto e le va vicino, è arrabbiata e non
sa neanche perché. Le alza il mento con una mano, per
costringerla a guardarla, dato il vantaggio di altezza che ha acquisito
ora che è in piedi. «La devi smettere di darmi
ordini. » Intima a denti stretti. Tuttavia, si china e la
bacia.
Chiude gli occhi e in quel momento esistono solo le labbra di Mace.
Sono ancora screpolate dalla troppa disidratazione a cui sono state
forzate per giorni, eppure sono morbide e calde, sanno di whisky.
Neanche lo sa il numero di volte in cui ha immaginato questo momento,
ma qualunque esso sia perde d’importanza ora che lo sta
vivendo.
Il bacio è leggero, non si azzarda ad andare oltre,
ma saggia ogni centimetro di quelle labbra come se fosse
l’ultima volta. È il loro primo bacio ma
potrebbero non seguirne altri: non sa se le permetterà di
farlo ancora, lei e la sua maledetta faccia impassibile,
perciò vuole imprimersi nella mente ogni dettaglio.
A malincuore si stacca e apre piano gli occhi: Mace è ancora
immobile, le palpebre abbassate, le labbra socchiuse. Se le morde
appena e la lingua fa capolino per un attimo, quasi che volesse
assaporare meglio il loro contatto. Sospira e torna a guardarla, la
pupilla è leggermente dilatata nel suo sguardo verde mare.
Marie quel silenzio non lo sopporta più. «E
adesso? » Chiede.
L’altra non risponde subito, lo fa poco dopo.
«Adesso, cosa? »
«Cambierà tutto… »
Mace piega appena la testa. «E’ già
cambiato tutto da tempo. » Le dice. «Credi fosse un
caso che non lavorassimo mai assieme? »
E' stata lei.
«Perché? »
«Me lo hai detto tu, ricordi? » Dice, muovendosi un
poco sullo sgabello ed è sicuramente un errore data la
smorfia di dolore che le attraversa il viso. Inspira, per calmarlo.
«I partner hanno la brutta abitudine di venire
uccisi… »
Quelle parole se le ricorda molto bene, sorride. «O
di provare ad uccidere te… » Si risiede
al suo posto e lascia involontariamente – o forse no?
– la mano a poca distanza dalla sua, se stende le dita la
può toccare, non lo fa. «Quando l’hai
capito? »
«Quando Nick ti ha sparato. E tu? »
«Quando lo hai baciato. »
Mace quella mano la prende. «Quindi sei un tipo
geloso… » Sul viso ha un’espressione
strafottente.
«Non è questione di essere gelosi, »
Mente. «Nick è un coglione bastardo. »
Sputa fuori dai denti, rimane immobile sotto al suo tocco, ma non si
ritrae.
Lei le carezza il dorso con il pollice. «Lo
è… » Conferma, con un sorriso mesto.
«Perché rifiutasti il mio invito quel giorno?
» Ha lo sguardo basso, sulle loro mani allacciate.
Marie fa altrettanto. «Non ero d’accordo, lo
sai… »
«Sarebbe stato tutto meno complicato… »
«Vuol dire che non mi avresti evitata per più di
un anno? »
L’altra piega le labbra in una smorfia. «Forse mi
avrebbe aiutato a capire cosa volessi tu. » Sospira.
«Che tu sia diventata il mio punto debole mi pare
chiaro… » Lancia uno sguardo eloquente al suo
braccio fasciato.
«Forse non possiamo più lavorare assieme.
» Le dice.
«Forse… » Conferma Mace. Interrompe il
contatto e si alza. «Andiamo, ti offro quel drink. »
«Se non l’avessi notato, siamo già in un
bar. » Le risponde ironica. «E, davvero, tu non
dovresti bere con i farmaci che sicuramente prendi…
»
Lei rotea gli occhi verdi verso il cielo.
«D’accordo, mammina. »
Le risponde. «Allora ti offro un pranzo. Guidi tu.
» Stabilisce. Si blocca. «Non sarai in moto, spero.
»
Marie sorride. «No, sono a piedi. Ho affittato una stanza qui
vicino. »
Mason inarca entrambe le sopracciglia. «Non è un
po’ presto per invitarmi a casa tua? »
«Non ti ho invitata, infatti. » Le dice, con una
faccia da schiaffi. «In quelle condizioni non mi reggeresti.
» Ghigna. «Sarebbe tentato omicidio. »
«Suona come una minaccia…
»
«Sì, »
Annuisce. «La è …
» Sorride. «Camminiamo? Ce la fai? »
«Ci provo. » Le dice. «Posso? »
Le chiede poi, alzando appena una mano.
Marie le offre il braccio e il suo sostegno. Averla lì
vicino le pare persino più intimo di qualsiasi cosa
potrebbero mai fare sotto a delle lenzuola accaldate.
La guarda: sebbene sia a pezzi, è sempre bellissima. Si
focalizza su se stessa: con la sua felpa grigia oversize, i suoi jeans
scuri e gli anfibi si sente in difetto.
«A che pensi? » La sente chiederle, mentre escono
sul marciapiede.
Si gira verso di lei, il sole le fa scintillare i capelli rossi di
fiamme dorate. «Al fatto che, forse,
risparmierò Khadijah… »
Mace sorride e si stringe al suo braccio un poco di più.
«Farò finta di crederti. »
Ciao! Credo che debba mettermi l'anima in pace e smetterla di chiedermi come funziona la mia ispirazione. Tutto ciò che devo fare è assecondarla e basta. Questo film d'azione sarà pieno di cliché ma io l'ho amato, così come tutto il suo cast. Tanto che mi è partita una ship poderosa su Marie e Mace. Diamine, gridano rival to lover da tutti i pori ed è un trope a cui proprio non so resistere. In più hanno alcuni sgambi di battute che argh! E così sono approdata su questo nuovo fandom (non ne sono certa al 100% ma credo sia la prima fic qui su EFP, in caso non lo fosse mi scuso anticipatamente e, perché no, condividetela!) dal film The 355 (in Italia Secret Team 355). Come da specchietto superiore, avevo pensato a questa storia con l'intento di farla partecipare alla Rainbow Challenge ma la velocità di scrittura non è stata dalla mia parte e il mese di Giugno è passato prima che riuscissi a terminarla. Perciò, l'ho purtroppo mancata ma ho comunque deciso di non sprecare l'occasione di lanciarmi, invece, nella First Kiss Challange. Ringrazio paige95 per la lettura in anteprima (che spero abbia gradito) e per l'aiuto nel trovare una luce nella mia, altrimenti senza uscita, ricerca di un titolo. Come ti ho anticipato, ho modificato un pelino il tuo input per avere un effetto più da spy story ;) Che dire, spero che Marie e Mace vi siano piaciute, così come questa one-shot. Alla prossima. Cida |