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Autore: Cida    19/07/2023    7 recensioni
[The 355 (Secret Team 355)]
[Marie/Mace]
«Avresti voluto l'avessi fatto?»
Mason inarca le sopracciglia, stupita. «Soffocarmi? No, davvero: sarebbe stato molto scortese da parte tua. »
«Lo so che hai capito. » La riprende.
«Certo che ho capito. »

Questa storia partecipa all'iniziativa First Kiss del Gruppo Facebook L'angolo di Madama Rosmerta ed è ispirata dalla Rainbow Challenge per il mese di Giugno indetta sul forum Siate Curiosi Sempre.
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Spia che ti Ama'
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The355
Questa one-shot partecipa alla First Kiss Challenge indetta sul gruppo facebook L'angolo di Rosmerta.
Avrei tanto voluto farla partecipare anche alla Rainbow Challenge per il mese di Giugno del forum Siate Curiosi Sempre ma la mia lentezza non l'ha permesso. Sigh.



Marie non lo capisce quel sentimento che le è nato nel petto da quando l'ha incontrata. 
Riuscire a scapparle, in quella metropolitana, è stata una soddisfazione estrema ed è sicura che lei l'abbia ben colta dal suo ghigno sfrontato, persino più del dito medio e del bacio strafottente che le ha regalato.
Poi, però, c'è stato tutto il resto.
Resto che ha preso quella bambina capace di consegnare alla giustizia il proprio padre traditore; quella ragazza che ha studiato, si è allenata e ha sputato sangue per entrare nei servizi segreti tedeschi; quella donna incapace di cooperare; quel cane sciolto in grado di fidarsi solo del suo superiore e l'ha buttata dentro ad una squadra.
Khadijah, Lin, Graciela e Mason... Mace.
Mace che nella sua solitudine ha regalato il cuore all'uomo sbagliato, compagno di squadra creduto perduto: lutto che ha portato al dito per tanti, troppi giorni, prima di scoprire che lui era solo un fottutissimo bastardo.
Ancora si ricorda nitidamente di come fosse ridotta quando era riapparsa, dopo essere sparita diverse ore, durante quell’asta. La rabbia che le era salita alla gola, gonfiandole la cassa toracica, l'avrebbe volentieri sfogata sul bel faccino di Nick, possibilmente spappolandoglielo contro allo spigolo di un muro. Eppure quando aveva visto quel bacio fra loro, per un attimo, il respiro le si era cristallizzato, incapace di riempirle i polmoni. Non l'ha capito subito ma, sotto alla paura del suo possibile tradimento, c'era nascosto un sentimento ancor più subdolo: la gelosia.
Gelosia che le aveva fatto rifiutare quel drink che lei le aveva offerto, perché Nick, con quel veleno, doveva farlo morire, non consegnarlo alla giustizia: la stessa giustizia che lo aveva messo a capo della CIA, per dire.
Eppure quando Khadijah chiama, tanto brava a farle sparire quanto a ritrovarle, di no non lo sa dire perché spera di rivederla, anche solo per un attimo. Le loro strade, però, non si sono più rincrociate, almeno non fino a pochi mesi fa. Era una cosa talmente grande che si sono riunite tutte, tranne Graciela: lei vuole un gran bene ad ognuna di loro ma preferisce vederle senza dover per forza di cose sparare a qualcuno, d’altra parte, non è mai stata un'operativa e con una famiglia non si può fare il mestiere della spia.
Quando l’ha vista, il suo sarcasmo e anni di esperienza le hanno permesso di recitare la sua parte, come la migliore delle attrici: è stata impassibile, professionale, non c’è stato modo di capire il turbine che le vorticava dentro.
Poi è scoppiato l’Inferno, ne sono uscite – come sempre – ma quella deficiente ha deciso di prendersi una pallottola al posto suo e questo non gliel’ha perdonato.
L’ha vegliata in ospedale per giorni, su quella scomoda sedia vicino al suo corpo immobilizzato dal coma indotto. Ci pensava Marie a muoversi per lei: il tamburellare delle dita sui braccioli, il digrignare dei denti, l’oscillazione convulsa del piede appoggiato alla gamba. Eppure, per tutto il tempo che è stata lì, non l’ha toccata mai. Perché?
Perché la spia - che si lancia dai tetti, guida motociclette sparate a tutta velocità, disinnesca bombe sullo scadere del tempo – ha paura che, toccandola nella calma al di fuori della tempesta, quei sentimenti che nasconde possano diventare tanto, troppo, reali.
Per questo, quando i dottori le hanno detto che stava rispondendo bene agli stimoli e che l’avrebbero risvegliata il giorno seguente, si è fatta prendere dal panico ed è fuggita.
Un attimo prima, però, ha tentennato: si è chinata un momento su quelle palpebre abbassate, ha sentito il suo respiro regolare sul viso, sulle labbra. Ha chiuso gli occhi e inspirato a fondo, poi se n’è andata senza voltarsi più indietro.
Marie sbuffa, non avrebbe dovuto berlo quel terzo bicchiere, l’alcol la rende sentimentale, vulnerabile. A quanto pare non troppo. «Browne… » Dice. Mace è lì, l’ha percepita subito.
«Non sei stata particolarmente corretta, Schmidt… » La rimprovera con tono ironico. «Mi hai fatta svegliare in quella stanza d’ospedale da sola. »
Lei si gira e la trova stanca: vestita di nero, come sempre, i capelli rossi e mossi sono raccolti in maniera disordinata, sullo zigomo destro si vede ancora l’alone giallastro di un grosso livido, il braccio sinistro fasciato stretto verso il petto, eppure i suoi occhi verdi – chissà perché – scintillano.
Marie alza le spalle. «Pensavo che non avresti gradito vedere la mia faccia per prima, dato che sei quasi morta per colpa mia. » Le dice con una smorfia.
Mace si siede sullo sgabello accanto al suo, stringe le labbra quando lo fa: soffre ma non fa un fiato. «Proprio perché ho rischiato la mia vita per salvare la tua, sarei stata contenta di vedere che il mio sforzo non è stato vano. Tanto più che mi hai vegliata praticamente ogni giorno… » Le regala un sorriso sghembo che la fa vacillare.
«Chi te l’ha detto? » Non cede. «Khadijah scommetto… »
Lei scuote il capo. «I medici mi hanno raccontato della mia cara amica Martha Schulz: bionda, atletica, occhi azzurri… » Sorride ancora, scoprendo i denti: sta per attaccare. «Senso di colpa logorante… »
Si ritrova con le labbra piegate all’insù senza nemmeno volerlo. «Questo te lo sei inventato, non possono avertelo detto. »
Mason fa finta di pensarci un attimo. «Forse… » Concede, facendo segno al barman di avvicinarsi. «Come stai? »
Marie non capisce cosa ordina, perché quella domanda la spiazza. «Sei uscita dall’ospedale da pochi giorni, sei uno straccio e tu chiedi a me come sto? »
«Il tatto non è una qualità di voi tedeschi, vero? » Ribatte un filo esasperata, svuotando in un soffio quello che il barista le ha appena porto: whisky, liscio.
«Non dovresti bere… » La rimprovera e non ha torto. «E, soprattutto, come mi hai trovata? »
«Siamo spie, no? » Le risponde ironica. «Khadijah… » Le conferma il suo sospetto, poi.
Marie alza gli occhi azzurri al cielo e scuote appena la testa. «Lo sapevo! Mi dimentico sempre che siete amiche da più tempo… »
Mace tace, posa il gomito sano sul bancone e adagia il mento sul palmo della mano. «Perché sei scappata, Marie? » E’ seria, maledettamente, non si accontenterà di una scusa.
Distoglie lo sguardo e si morde le labbra.
L’altra sbuffa, si sposta e alza la mano per ordinare un nuovo bicchiere.
Marie sgrana gli occhi, arrabbiata per la sua incoscienza e scatta, bloccandole il polso fra le sue dita. «Ti piacciono così tanto gli ospedali da volerci finire ancora? »
Sono vicine, troppo vicine. Fa per ritornare al suo posto ma Mason rotea il braccio veloce e, questa volta, è lei a bloccarla.
«Nella tasca… » le dice, guidandola con lo sguardo. «C’è il mio cellulare, prendilo. »
E’ quasi un ordine e Marie gli ordini non li sopporta, eppure obbedisce. Fa scendere la mano libera nella tasca interna del giubbino di pelle che porta sulle spalle, nel farlo le sfiora appena un seno, non c’è malizia né intenzione, eppure le sembra di sentirla irrigidire per un attimo. Lo sfila e torna a guardarla negli occhi. «Mi lasci? »
«No. » Le risponde secca. «Sbloccalo con il riconoscimento facciale. » Continua. «Per favore… » Ammorbidisce il tono, anche se quasi la voce le trema.
Fa come dice, un grosso tasto play bianco campeggia su uno sfondo nero. Posa il telefono sul bancone, la guarda e l’altra annuisce. Abbassa il dito e lo fa cominciare.
Bastano pochi secondi: sgrana gli occhi e sbianca.
Mace le libera il braccio e ferma il video proprio quando, all’ospedale, le si è avvicinata, così tanto che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto…
«Volevi soffocarmi? » Chiede, seria. «O, per caso, baciarmi? » Rilancia, diretta come una stilettata in pieno petto.
Marie arrossisce, non riesce ad impedirlo, e l’altra sorride. 
Khadijah è una donna morta
Non si sa dove, ritrova un po' di coraggio. «Avresti voluto l'avessi fatto?»
Mason inarca le sopracciglia, stupita. «Soffocarmi? No, davvero: sarebbe stato molto scortese da parte tua. »
«Lo so che hai capito. » La riprende.
«Certo che ho capito. » La guarda dritta negli occhi: non finge più. «Ma vorrei che me lo dicessi comunque... »
Perché ha deciso di torturarla così? 
Marie inspira dal naso, innervosita. «Avresti voluto che ti avessi baciata? »
«No. » Mace cala quella semplice sillaba come una ghigliottina sul collo di un condannato a morte, il cuore si incrina. «Non avrei voluto essere baciata in maniera tanto vigliacca. » Aggiunge, poi, e Marie sussulta. «Vorrei, però, lo facessi adesso. »
«Perché? »
Mason sospira, esasperata. «Cristo, fallo e basta. »
Marie si alza di scatto e le va vicino, è arrabbiata e non sa neanche perché. Le alza il mento con una mano, per costringerla a guardarla, dato il vantaggio di altezza che ha acquisito ora che è in piedi. «La devi smettere di darmi ordini. » Intima a denti stretti. Tuttavia, si china e la bacia.
Chiude gli occhi e in quel momento esistono solo le labbra di Mace. Sono ancora screpolate dalla troppa disidratazione a cui sono state forzate per giorni, eppure sono morbide e calde, sanno di whisky. Neanche lo sa il numero di volte in cui ha immaginato questo momento, ma qualunque esso sia perde d’importanza ora che lo sta vivendo.
Il bacio è leggero, non si azzarda ad andare oltre, ma saggia ogni centimetro di quelle labbra come se fosse l’ultima volta. È il loro primo bacio ma potrebbero non seguirne altri: non sa se le permetterà di farlo ancora, lei e la sua maledetta faccia impassibile, perciò vuole imprimersi nella mente ogni dettaglio.
A malincuore si stacca e apre piano gli occhi: Mace è ancora immobile, le palpebre abbassate, le labbra socchiuse. Se le morde appena e la lingua fa capolino per un attimo, quasi che volesse assaporare meglio il loro contatto. Sospira e torna a guardarla, la pupilla è leggermente dilatata nel suo sguardo verde mare.
Marie quel silenzio non lo sopporta più. «E adesso? » Chiede.
L’altra non risponde subito, lo fa poco dopo. «Adesso, cosa? »
«Cambierà tutto… »
Mace piega appena la testa. «E’ già cambiato tutto da tempo. » Le dice. «Credi fosse un caso che non lavorassimo mai assieme? »
E' stata lei.
«Perché? »
«Me lo hai detto tu, ricordi? » Dice, muovendosi un poco sullo sgabello ed è sicuramente un errore data la smorfia di dolore che le attraversa il viso. Inspira, per calmarlo. «I partner hanno la brutta abitudine di venire uccisi… »
Quelle parole se le ricorda molto bene, sorride. 
«
O di provare ad uccidere te… » Si risiede al suo posto e lascia involontariamente – o forse no? – la mano a poca distanza dalla sua, se stende le dita la può toccare, non lo fa. «Quando l’hai capito? »
«Quando Nick ti ha sparato. E tu? »
«Quando lo hai baciato. »
Mace quella mano la prende. «Quindi sei un tipo geloso… » Sul viso ha un’espressione strafottente.
«Non è questione di essere gelosi, » Mente. «Nick è un coglione bastardo. » Sputa fuori dai denti, rimane immobile sotto al suo tocco, ma non si ritrae.
Lei le carezza il dorso con il pollice. «Lo è… » Conferma, con un sorriso mesto. «Perché rifiutasti il mio invito quel giorno? » Ha lo sguardo basso, sulle loro mani allacciate.
Marie fa altrettanto. «Non ero d’accordo, lo sai… »
«Sarebbe stato tutto meno complicato… »
«Vuol dire che non mi avresti evitata per più di un anno? »
L’altra piega le labbra in una smorfia. «Forse mi avrebbe aiutato a capire cosa volessi tu. » Sospira. «Che tu sia diventata il mio punto debole mi pare chiaro… » Lancia uno sguardo eloquente al suo braccio fasciato.
«Forse non possiamo più lavorare assieme. » Le dice.
«Forse… » Conferma Mace. Interrompe il contatto e si alza. «Andiamo, ti offro quel drink. »
«Se non l’avessi notato, siamo già in un bar. » Le risponde ironica. «E, davvero, tu non dovresti bere con i farmaci che sicuramente prendi… »
Lei rotea gli occhi verdi verso il cielo. «D’accordo, mammina. » Le risponde. «Allora ti offro un pranzo. Guidi tu. » Stabilisce. Si blocca. «Non sarai in moto, spero. »
Marie sorride. «No, sono a piedi. Ho affittato una stanza qui vicino. »
Mason inarca entrambe le sopracciglia. «Non è un po’ presto per invitarmi a casa tua? »
«Non ti ho invitata, infatti. » Le dice, con una faccia da schiaffi. «In quelle condizioni non mi reggeresti. » Ghigna. «Sarebbe tentato omicidio. »
«Suona come una minaccia… »
«Sì, » Annuisce. «La è … » Sorride. «Camminiamo? Ce la fai? »
«Ci provo. » Le dice. «Posso? » Le chiede poi, alzando appena una mano.
Marie le offre il braccio e il suo sostegno. Averla lì vicino le pare persino più intimo di qualsiasi cosa potrebbero mai fare sotto a delle lenzuola accaldate.
La guarda: sebbene sia a pezzi, è sempre bellissima. Si focalizza su se stessa: con la sua felpa grigia oversize, i suoi jeans scuri e gli anfibi si sente in difetto.
«A che pensi? » La sente chiederle, mentre escono sul marciapiede.
Si gira verso di lei, il sole le fa scintillare i capelli rossi di fiamme dorate. «Al fatto che, forse, risparmierò Khadijah… »
Mace sorride e si stringe al suo braccio un poco di più. «Farò finta di crederti. »



Ciao!
Credo che debba mettermi l'anima in pace e smetterla di chiedermi come funziona la mia ispirazione. Tutto ciò che devo fare è assecondarla e basta.
Questo film d'azione sarà pieno di cliché ma io l'ho amato, così come tutto il suo cast. Tanto che mi è partita una ship poderosa su Marie e Mace. Diamine, gridano rival to lover da tutti i pori ed è un trope a cui proprio non so resistere. In più hanno alcuni sgambi di battute che argh!
E così sono approdata su questo nuovo fandom (non ne sono certa al 100% ma credo sia la prima fic qui su EFP, in caso non lo fosse mi scuso anticipatamente e, perché no, condividetela!) dal film The 355 (in Italia Secret Team 355).
Come da specchietto superiore, avevo pensato a questa storia con l'intento di farla partecipare alla Rainbow Challenge ma la velocità di scrittura non è stata dalla mia parte e il mese di Giugno è passato prima che riuscissi a terminarla. Perciò, l'ho purtroppo mancata ma ho comunque deciso di non sprecare l'occasione di lanciarmi, invece, nella First Kiss Challange.
Ringrazio paige95 per la lettura in anteprima (che spero abbia gradito) e per l'aiuto nel trovare una luce nella mia, altrimenti senza uscita, ricerca di un titolo. Come ti ho anticipato, ho modificato un pelino il tuo input per avere un effetto più da spy story ;)
Che dire, spero che Marie e Mace vi siano piaciute, così come questa one-shot.
Alla prossima.
Cida

  
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