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Autore: Hideto Takahashi    23/07/2023    1 recensioni
Cleila, il centro dell'impero Ajens gira placidamente nello spazio governando con supremazia tutte le proprie colonie.
Il mondo di Cleila non è un mondo giusto.
C'è chi vive agiato, chi invece al contrario nella povertà più assoluta e sfruttato nel mondo del lavoro pesante. Fra questi, oltre alla gente comune, si trovano i mezzi androidi e gli androidi.
Vivono un'esistenza dedita solo al lavoro e sono da sempre nel mirino di crudeltà fisiche e verbali, discriminazioni pesanti.
Yukio, il Primo Ministro, è un mezzo androide e nessuno sa' il perché sia il secondo dell'Imperatore per la sua natura di declassato. È un mistero che si protrae da anni e anni, che nessuno è mai riuscito a risolvere.
Aiden invece è un giovane ragazzo, di ceto medio, che vive insieme a sua madre e che porta con sé il ricordo del padre deceduto quando era piccolo.
Ma c'è un legame tra lui e Yukio, un legame impossibile e molto profondo.
Tutto sembra andare perfettamente, i giorni passano l'uno dopo l'altro, ma una nemesi lontana si annida dall'altra parte dell'universo, che forse non è poi così tanto distante...
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Anno 3565.

Qualsiasi essere vivente vive la propria vita con frenesia e come ogni giorno si muove allo stesso orario, ricordando gli stessi mezzi che prendevano la mattina prima di andare al lavoro o a scuola. Come loro non tardavano mai, sembravano macchine in continuo movimento o un orologio in perfetto orario, che ticchettava alla sua velocità e dettando un ritmo invisibile.

Guai se qualcosa fosse andato storto, se persona e non, fermasse per un attimo quel perfetto meccanismo umano, sarebbe stato un terribile avvenimento. Il più piccolo degli sbagli poteva portare un enorme danno alla vita di tutti. Non solo i mezzi pubblici sarebbero stati i primi a subire disagi, ma anche chi un mezzo ne aveva uno proprio. 

Una visione catastrofica.

Ma cosa ci si aspettava in un mondo che si vuole dimostrare, a tutti gli effetti, perfetto?

Forse gli unici a non subire un fastidio sarebbero stati gli aereo treni, che attaccati al loro binario se ne stavano solitari a girare per la città. Riconosciuti come i mezzi migliori per muoversi e soprattutto mai in ritardo. Di fatto, la maggior parte di studenti e lavoratori li prendevano. 

Le strade invece, erano percorse da mezzi fluttuanti nell'aria, larghe e la possibilità di volo si estendeva anche a qualche metro dal suolo. Volavano le une sopra le altre rispettando la suddivisione delle strade e ognuna aveva dei lineamenti perfetti, aereodinamici e che tagliavano l'aria. Per la maggioranza possedevano finestrini scuri. Non permettevano la visione all'interno, così che la gente si potesse isolare quasi totalmente e si aveva la completa privacy. I mezzi volanti erano tanti come al solito, sfrecciavano velocemente fra gli altri palazzi e i cartelloni pubblicitari. Anche di quest'ultimi ve ne erano molti, erano diversi e alcuni fluttuavano, altri erano sopra alle pareti dei palazzoni in ogni loro angolo e spesso coprivano un po' anche le finestre. Diverse erano tridimensionali e altre olografiche, erano insistenti in alcuni casi e soprattutto per le voci che pubblicizzavano con calma e ripetendo più e più volte il motivetto. Erano quasi ipnotizzatrici, sia guardandole che ascoltandole. 

Sul palazzo centrale della città, il secondo più alto e anche con un'importanza non indifferente, vi era un megaschermo ultrapiatto che trasmetteva un intervista tranquilla e pacata con il Primo Ministro dell'Impero. Si trattava di un ragazzo dall'aspetto giovane, aveva lunghi capelli bianchi e raccolti dietro in una coda morbida che cadeva sulla sua esile e piccola schiena. 

Il suo viso era fine, ma non troppo, aveva tratti somatici molto leggeri e i suoi occhi erano a mandorla. Ben fatti, rotondi e non affilati in modo tagliente. Avevano una forma morbida, molto dolce e in certi momenti invece assumevano tutt'altro aspetto. Quando lavorava seriamente su qualcosa o era concentrato, i suoi occhi mutavano in modo completo. Diventavano duri e distaccati, non sembrando quasi per nulla umano. 

Il fatto era questo, non era umano. 

O per meglio dire, lo era, ma non totalmente. Era un mezzo androide, era ben conosciuta la sua identità e per nulla celata. 

In questo mondo, pur avendo metà corpo umano e metà modificato, era considerato da tutti come un androide completo e non si trattava di una cosa del tutto positiva. 

Essere considerati androidi significava avere meno valore in società, considerati gli ultimi e programmati solo per fare alcuni mestieri. Certo, questo valeva soprattutto per gli androidi nati fin dall'inizio così, ma per quelli come il Primo Ministro, declassati agli stessi livelli, era diverso. Non erano programmati per un lavoro socialmente basso o terribile, ma anzi, dovevano obbligatoriamente lasciare il loro lavoro attuale e iniziarne uno che si meritavano solo i declassati. 

Era inumano? 

Si, lo era. Ma queste erano le leggi. 

Ma quindi la domanda veniva spontanea, cosa ci faceva un mezzo androide come Primo Ministro? 

Probabilmente, in molti pensavano che fosse stato messo in quella posizione per far vedere a quelli come lui che potevano prendere lavori anche di levatura altissima o anche media (anche se era impossibile questo per i mezzicivili normali) e per mostrare che erano ben accetti dal governo. Anche se nessuno osava ammetterlo, gli androidi e quelli di mezzo, erano le colonne portanti della società e della città. Ma non solo loro, anche gli umani di basso ceto sociale e che ormai da anni, avevano fraternizzato con le "macchine", visto che vivevano quasi nello stesso modo. 

Alcuni mezzi androidi non erano declassati, questo per una falla nel sistema e vi erano i furbi che ne approfittavano. Potevano farlo solo i ricchi, politici, aristocratici, medici e molti altri lavoratori di alta classe. Nessuno di loro osava pensare di essere declassato, sarebbe stata un immensa vergogna e soprattutto disgustoso stare in mezzo a quei poveracci sporchi. Ammassati con il loro puzzo da fabbrica e da strada.
   
 
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