Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: Arkytior    23/07/2023    0 recensioni
A New York, la venticinquenne Donna ha perso il lavoro e deve assolutamente trovarne un altro per riuscire a pagare l'affitto. A Londra, il suo fratello diciottenne Thomas, che era sempre stato uno studente modello, è stato bocciato agli esami finali a causa del bullismo subito. Non si sono visti per anni, ma si incontrano di nuovo in occasione della festa di compleanno del nonno. Sia Donna che Thomas vogliono salvare la faccia, perciò decidono di mentire a tutta la famiglia riguardo le loro situazioni. Ma i due non sanno che anche altri parenti stanno mantenendo segreti a loro volta...
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Domenica


La grande festa stava per iniziare. Nonna Mo aveva passato tutta la mattinata a cucinare ininterrottamente i piatti preferiti del nonno, e adesso che era quasi ora di pranzo gli ospiti cominciavano ad arrivare. La sala da pranzo era stata sgombrata, erano state portate altre sedie dal garage ed erano stati disposti diversi tavoli lungo le pareti, apparecchiati con piatti e posate di plastica, in modo che ogni ospite potesse servirsi con le pietanze che preferiva.
Donna si guardò allo specchio. Aveva indossato un vestito con grandi fiori arancioni e orecchini a cerchio, ma non poteva fare a meno di notare che le radici dei suoi capelli stavano pian piano tornando scure. Forse non era stata una grande idea tingersi i capelli così male e di fretta, ma ormai era troppo tardi per cambiarli. Ora avrebbe dovuto affrontare la sfida finale, la festa che aveva tanto temuto, e mentire ai suoi parenti per l’ultima volta. Finita la festa, sarebbe tornata in America e avrebbe trovato un nuovo lavoro più dignitoso, e allora forse sarebbe stata in grado di dire la verità e ammettere che non era più una hostess. Guardò Squishy, adagiato sul letto, per darsi coraggio. Abbozzò un sorriso e uscì dalla sua stanza.
Anche Thomas si stava preparando per la festa. Aveva indossato una camicia azzurra e dei jeans scuri, ed era determinato a fare una bella impressione con tutti i parenti. Da sempre lui era il genio della famiglia, che aveva imparato a leggere a soli quattro anni, e a sei già era in grado di ripetere svariate fiabe a memoria. Aveva sempre avuto il massimo dei voti in tutte le materie, e nonna Mo gli aveva sempre dato soldi per ogni bel voto che portava a casa. Non poteva proprio deludere tutti quanti e rivelare che in realtà non aveva passato gli esami finali! Sua madre aveva già immaginato il suo futuro: lo vedeva già laureato a Oxford con il massimo dei voti, ma Thomas sapeva che non sarebbe mai successo. Si sforzò di sorridere per continuare la sua messinscena e scese in sala da pranzo con gli altri.
Villa Mo non era mai stata così piena di gente. C’erano anche parecchie persone che Donna e Thomas non avevano mai visto: da come interagivano con i nonni e gli zii, dedussero che si trattava di amici e vecchi vicini che abitavano al centro di Juliet Springs, a Rosehill o Shilling. Il citofono del cancello continuava a suonare e, a turno, Eliza, zia Audrey e zio Dom andavano ad aprire, accompagnati da Black e Brat che abbaiavano ai nuovi arrivati e cercavano di uscire dal giardino.
«Wow, nonna ha fatto le sue lasagne speciali!» disse Thomas, indicando una teglia.
«Perché? Che hanno di speciale?» chiese Donna.
«Dentro c’è qualsiasi cosa,» rispose Thomas, porgendo un piatto a Donna e prendendone un altro per sé. «Ogni volta che nonna prepara le lasagne, giochiamo sempre a indovinare cosa ci ha messo dentro.»
«Pasta, sugo di pomodoro, mozzarella…» disse Donna, assaggiandone un angolo.
«…prosciutto, salsiccia, uova, piselli, parmigiano…» continuò Thomas. «E credo che nemmeno lei sappia cosa ci ha messo davvero!»
Donna rise, continuando a mangiare le lasagne della nonna. Guardò gli altri tavoli, e vide che c’era abbastanza cibo da sfamare un intero esercito. Probabilmente gli avanzi sarebbero bastati per le due settimane successive.
«Oh, Donna, sei qui!» disse una voce alle sue spalle, che la ragazza riconobbe come quella di Karen.
«Che succede, Karen?» le chiese Donna.
«La situazione sembra ancora sotto controllo, se stai mangiando tranquillamente,» rispose Karen.
«Perché?» chiese Donna, preoccupata.
Karen si guardò intorno per assicurarsi di non aver inavvertitamente attirato l’attenzione di qualcuno. Tirò fuori il cellulare e aprì Facebook.
«Non credo che tu corra rischi perché qui l’età media è più o meno un’ottantina d’anni, ma questa la devi proprio vedere,» disse Karen, digitando qualcosa nella barra di ricerca.
«E questa com’è finita lì?» chiese Donna, smettendo di mangiare.
Sulla pagina Facebook del night club dove Donna aveva fatto la spogliarellista fino a qualche tempo prima, qualcuno aveva caricato una sua foto in alta definizione, in cui il suo viso si vedeva perfettamente. Non era eccessivamente volgare, ma si trattava lo stesso di Donna, con i capelli scuri e un bikini di paillettes, che ballava attaccata a un palo.
«Nascondila prima che qualcuno la veda!» disse Donna a Karen.
L’amica non se lo fece ripetere due volte: chiuse l’applicazione e fece scivolare di nuovo il telefono nella sua borsetta.
«Credi che qualcuno potrebbe trovarla?» chiese Donna, posando il piatto con l’avanzo di lasagna su un angolo di tavolo libero.
«Non credo,» disse Karen, incamminandosi con l’amica verso l’esterno della casa. «Dovrebbe conoscere il nome del night club, sapere che ha una pagina Facebook e capire che Britney sei tu. A meno che qualcuno non abbia reso quel post un’inserzione…»
«Una… cosa?»
«Ma sì, un’inserzione! Uno di quei post che vengono mostrati in automatico a tutti i potenziali utenti interessati a quel genere di cose! Ma qui mi sembra piuttosto un ospizio di campagna: nessun partecipante a questa festa sembra interessato a night club di qualche tipo… O anche solo ad avere un profilo Facebook…»
Lo sguardo di Donna prese a vagare per il giardino, mentre la ragazza si sforzava di metabolizzare quelle nuove informazioni. Una figura nei pressi del cancello attirò la sua attenzione, e le ci volle qualche istante prima di realizzare chi fosse.
«Oh, no…» disse Donna, guardando fisso verso il cancello.

***

Nel frattempo, Eliza stava elogiando Thomas di fronte a dei vecchi vicini dei nonni che abitavano in paese. Thomas li ricordava vagamente: tutto ciò che gli veniva in mente era che a volte la nonna gli faceva visitare la casa della signora Doris, che abitava di fronte alla casa di zio Marius, per vedere le sue tartarughe nuotare nell’acquario.
«E Thomas come va a scuola adesso?» stava chiedendo la signora Doris.
«È sempre il piccolo genio di casa,» si stava vantando Eliza. «Ha sempre il massimo dei voti in tutte le materie, e il prossimo anno andrà a Oxford!»
Sua madre sembrava così fiera di lui, e Thomas non voleva rovinarle tutto rivelandole che in realtà non sarebbe riuscito ad andarci. Forse glielo avrebbe detto con calma dopo la festa… Parecchio dopo… Forse sarebbe riuscito a trovare una soluzione ancor prima di essere costretto a dirglielo…
I suoi pensieri furono interrotti dal suono del citofono: altri ospiti erano arrivati. Eliza si scusò con la signora Doris e andò ad aprire il cancello. Dopo aver chiesto chi fosse al citofono, la sua espressione cambiò improvvisamente, e Thomas la vide precipitarsi fuori dalla casa di corsa. Non appena si voltò verso il cancello, Thomas vide sua madre assumere la stessa espressione di quando, due giorni prima, zia Audrey aveva visto Dick e i suoi amici. Thomas seguì sua madre e notò che anche Donna e la sua amica Karen erano rimaste impalate davanti al cancello, sorprese dall’arrivo del nuovo ospite. Thomas non lo vedeva da parecchi anni, ma il suo aspetto non era cambiato dall’ultima volta che l’aveva visto, se non per qualche leggera ruga in più: capelli marrone scuro che sembravano quasi neri, occhi azzurri e brillanti proprio come quelli di Donna, e una mascella squadrata che lo rendeva inconfondibilmente americano.
«Ciao, Eliza! Ciao, ragazzi!» salutò Eric Warren.

***

Controvoglia, Eliza aprì comunque il cancello. Era certa che la presenza del suo ex marito non fosse per niente gradita ai suoi genitori, e che sarebbe riuscito a rovinare la festa di suo padre. Tuttavia, non se la sentiva di sembrare inospitale proprio in un’occasione come quella. Si sforzò di sembrare gentile a tutti i costi, ma la sua espressione alterata e i movimenti bruschi la tradivano.
Donna e Thomas rimasero senza parole. Non si aspettavano che il loro padre sarebbe venuto alla festa, specialmente dopo che la loro madre aveva detto loro di averglielo esplicitamente vietato. Ora avrebbero dovuto mentire ad un’altra persona importante nelle loro vite. Donna si era trasferita in America con suo padre quando Eliza e Eric si erano separati, ma erano anni ormai che viveva a New York, mentre suo padre continuava a vivere in New Jersey. Non si vedevano molto spesso, perciò nemmeno suo padre sapeva che aveva perso il lavoro tre anni prima.
Black e Brat abbaiarono a Eric, dato che per loro era un completo sconosciuto, ma lui non sembrò curarsene. Percorse il vialetto con passo sicuro, sotto gli sguardi sbalorditi di Donna, Thomas e Karen, mentre Eliza chiudeva il cancello alle sue spalle, cercando un modo di mandarlo via prima che potesse rovinare la festa.
L’uomo entrò in casa, e tutti i presenti si voltarono a guardarlo. Anche zia Audrey e zio Dom lo videro, e rimasero senza parole. Eliza aveva detto che non sarebbe venuto, perciò la sua presenza era stata una sorpresa per tutti.
«Cosa sei venuto a fare qui?» chiese Eliza al suo ex marito, afferrandolo per un braccio per impedirgli di proseguire oltre.
«Sono venuto a fare gli auguri al mio ex suocero, mi pare ovvio,» rispose Eric, con naturalezza. «È pur sempre il nonno dei miei figli, e non ho mai avuto problemi con lui. Anzi, credo pure di essergli stato simpatico.»
«Ti avevo detto di non venire,» ribatté Eliza, cercando comunque di rimanere composta.
«Sì, me lo ricordo,» disse Eric. «Ma questo non vuol dire che io sia obbligato a darti ascolto.»
Eric si diresse verso la cucina, per andare a salutare gli ex suoceri, ma li incontrò nel corridoio tra la sala da pranzo e la cucina.
«Augurissimi, caro Peter!» disse Eric. «Maureen, ti trovo bene!»
«Grazie mille, Eric!» disse nonna Mo. «Vieni a mangiare qualcosa!»
«Grazie, Eric!» disse il nonno. «Eliza non ci ha detto che saresti venuto!»
«Ho pensato di farle una sorpresa,» disse Eric. «A proposito, Eliza, sono passato a casa tua e ho visto che era arrivata della posta, così te l’ho portata!»
Eric estrasse delle buste dalla tasca interna della giacca e le diede a Eliza, che le guardò senza dire una parola. Thomas cercò di sbirciare il mittente, sperando con tutto il cuore che non fossero lettere inviate dalla sua scuola, ma venne distratto.
«Maureen, questa pasta è veramente squisita!» disse Eric, assaggiando un piatto di fettuccine al sugo. «Sei l’unica persona che conosco che sa fare un sugo all’anatra così buono!»
«Sono felice che ti piaccia!» disse nonna Mo. «Pete ha detto che mancava il sale.»
«Ho solo detto che sarebbe stato migliore con un po’ di sale in più,» si difese il nonno.
Donna e Thomas continuavano a guardare ciò che succedeva incapaci di reagire o intervenire in qualche modo. Non si aspettavano che il loro padre avrebbe deciso di presentarsi comunque alla festa a cui non era stato invitato, e non sapevano come il resto dei parenti avrebbe reagito alla sua presenza. La loro madre era evidentemente arrabbiata, delusa e sconvolta, ma non poteva darlo a vedere: non voleva essere una causa di disagio per i propri genitori, specialmente durante una grande festa di famiglia.
«Oh mio Dio, cos’è quell’affare?» chiese Eric, facendo un cenno verso Dom e Griselda. «È vomitevole!»
«È Griselda, la ragazza di zio Dom,» spiegò Donna.
«Quella cosa ha un nome?» chiese Eric, visibilmente disgustato. «Sei sicura che non sia un esperimento di laboratorio riuscito male? Non so, tipo… Frankenstein?»
Donna alzò le spalle, incapace di rispondere. Sapeva bene che suo padre stava commentando l’aspetto di Griselda in modo volutamente sarcastico, ma era troppo preoccupata di mantenere il suo segreto per trovare una risposta soddisfacente alla battuta.
«Thomas Peter Warren!» chiamò Eliza.
Thomas si voltò verso sua madre, e vide con orrore che aveva aperto una delle lettere che le erano state portate da Eric. Anche da lontano, Thomas poté riconoscere il simbolo della sua scuola nell’intestazione. Cautamente, si avvicinò a sua madre.
«Mi spieghi cosa significa questo?» continuò Eliza, visibilmente alterata ma pur sempre composta. Gli stava parlando con un tono di voce abbastanza basso, per non farsi sentire troppo dagli altri parenti.
Thomas si avvicinò lentamente a sua madre, temendo ciò che gli avrebbe detto. Anche Donna si avvicinò, ma si tenne a debita distanza.
«Questa lettera viene dal preside della tua scuola,» continuò Eliza, serissima. «Dice che dovrai ripetere gli esami finali. Per quale motivo?»
«Forse…» provò a dire Thomas, timidamente. «Forse si sarà confuso con qualcun altro…»
Eliza mostrò a Thomas tutti i fogli che c’erano nella busta.
«Il preside mi ha inviato tutte le tue pagelle di quest’anno,» riprese Eliza. «Perché non mi hai mai parlato di questi voti?»
Thomas non sapeva davvero cosa rispondere. Sua madre, davanti a lui, sembrava veramente delusa dal suo comportamento. Alle sue spalle, con la coda dell’occhio, poteva vedere Donna, anche lei incredula, che origliava la conversazione. Era stato messo con le spalle al muro: la sua bugia era stata scoperta prima che fosse riuscito a trovare una soluzione.
«Io… io…» balbettò Thomas. «Non ho superato gli esami finali,» disse Thomas, abbassando lo sguardo per la vergogna.
«Perché non mi hai mai detto niente?» insistette Eliza.
«Perché non era da me prendere quei votacci,» rispose Thomas. Cercava con tutte le forze di trattenere le lacrime, ma era sempre più impossibile.
«Cosa sta succedendo?» chiese Eric, avvicinandosi a loro.
«Thomas è stato bocciato agli esami finali!» disse Eliza, sbalordita.
«Che cosa?» chiese Eric, voltandosi verso Thomas. «È vero?»
Thomas annuì, senza dire una parola.
«E tu…» continuò Eric, rivolgendosi a Donna. «Tu non dovevi operare la tratta New York-Londra Heathrow di ieri? Me lo avevi anche scritto per messaggio!»
Donna spalancò gli occhi, ricordandosi del messaggio che aveva inviato a suo padre, contenente gli orari di Karen, non i suoi. Karen, che aveva sentito quella frase e si era avvicinata a Donna per esserle di supporto, rimase in silenzio e fece il possibile per nascondere la sua espressione.
«Sì, io…» disse Donna, cercando di prendere tempo per pensare ad una scusa. «Gli orari che ti ho inviato sono cambiati, e mi sono dimenticata di dirtelo.»
«Allora aspetta, dimmi quelli nuovi, così me li segno,» disse Eric, prendendo il cellulare dalla tasca e sbloccando lo schermo. Stava facendo tutto con una mano sola perché nell’altra mano aveva un piatto pieno di cibo. Invece del calendario in cui segnava tutti gli orari che Donna gli comunicava, però, per sbaglio aprì Facebook.
«Ops, applicazione sbagliata!» disse, cercando di chiuderla. «Aspetta un attimo, questa cos’è?»
La ragazza ritratta nella foto che era apparsa sullo schermo gli sembrò vagamente familiare. Eric si avvicinò al cellulare per guardarla meglio, e Donna notò i suoi occhi spalancarsi nel momento in cui la riconosceva. Eric girò il telefono verso sua figlia, e la ragazza vide con orrore che aveva trovato proprio la foto che le aveva mostrato Karen poco prima.
«È un fotomontaggio,» si giustificò Donna.
«A me sembra piuttosto autentica,» disse suo padre, guardando di nuovo la foto incriminata.
«Donna!» la rimproverò Eliza.
«Posso spiegare!» disse Donna, arrossendo sempre più violentemente.
«Ecco, lo sapevo!» disse Eliza, rivolta a Eric. «Questa è tutta la tua influenza! Donna è sempre stata una brava ragazza. La lascio sola con te qualche anno e guarda cosa si mette a fare!»
«Nemmeno io lo sapevo!» disse Eric, cercando di difendersi. «E allora io cosa dovrei dire? Sapevo che mio figlio fosse un bambino prodigio, e adesso scopro che non è stato in grado di passare gli esami finali!»
«Ah, pensi sia colpa mia?» riprese Eliza, mostrando a Eric la pagella di Thomas. «Mi ha nascosto i suoi voti per tutto l’anno: non sapevo che avesse cominciato ad andare così male a scuola!»
Tutti gli ospiti della festa ora erano in silenzio, e guardavano il diverbio tra Eric e Eliza. I nonni cercarono invano di distrarre gli ospiti, ma ormai la nuova attrazione della festa era il litigio tra i due ex coniugi. Thomas e Donna si guardarono, incerti sul da farsi e troppo imbarazzati per parlarsi. I rispettivi segreti erano stati scoperti e la stima reciproca ora sembrava crollata.
«Donna aveva un lavoro sicuro e ben pagato, di tutto rispetto,» disse Eliza. «Come si è trovata a ballare mezza nuda in una bettola circondata da pervertiti che non fanno altro che infilarle banconote sudicie dentro quel costumino striminzito?»
«Non ne ho idea!» si difese Eric. «È la prima volta che vedo quella foto! Credevo che facesse ancora la hostess!»
«Questa è tutta colpa tua e della tua pessima influenza!» continuò Eliza, senza più preoccuparsi di alzare troppo la voce. «Come se non sapessi che hai ancora interi hard disk pieni di film porno…»
«Ti ho già detto che io non c’entro niente!» ripeté Eric. «Come se tu c’entrassi qualcosa con i votacci di Thomas… Non sto certo insinuando che ha cominciato ad andare male a scuola perché tu lo annoi a morte…»
«Oh, certo, perché tu lo faresti divertire così tanto che sarebbe più invogliato a studiare… Ma cresci un po’, Eric!»
I loro genitori stavano litigando di nuovo davanti a tutti, e loro erano la causa scatenante. Se non avessero scoperto i loro segreti, forse la situazione sarebbe rimasta sotto controllo. E invece no: le loro bugie avevano causato tutto quel casino. Non sapendo cosa fare, e troppo in imbarazzo per rimanere lì, Donna e Thomas corsero fuori, sulla veranda, trovando uno spazio solitario e silenzioso per sfogare le lacrime e allontanarsi dal litigio dei loro genitori.
I due si rifugiarono in due lati diversi della veranda. Nessuno dei due poteva credere al fatto che l’altro aveva mentito per tutto quel tempo. Non volevano deludere le aspettative reciproche, dopo essere stati lontani per tutti quegli anni, separati da un oceano, ma ora quella barriera di bugie era crollata. Silenziosamente, si chiesero su cos’altro avessero mentito per tutto quel tempo. Cinque anni erano un tempo lunghissimo alla loro età, un periodo in cui la personalità di qualcuno può cambiare completamente, proprio com’era successo al cugino Dick. Quando si erano incontrati di nuovo, una settimana prima, Thomas e Donna erano perfetti sconosciuti, e avevano cominciato a ritrovarsi durante quei giorni passati insieme. Ora, dopo aver scoperto i segreti reciproci, erano di nuovo sconosciuti. Non sapevano più cosa fosse vero e cosa no, della vita dell’altro. Si sentivano sempre più soli, senza nessuno dalla loro parte.
Entrambi stavano piangendo, e nessuno aveva il coraggio di fare il primo passo e affrontare ciò che era appena successo. Avevano bisogno del sostegno dell’altro, ma non sapevano come ottenerlo, dato che la fiducia reciproca sembrava essere appena crollata. Donna ripensò a ciò che davvero la legava al fratello, e, quasi inconsapevolmente, iniziò a cantare.

Come stop your crying
It will be alright
Just take my hand
And hold it tight
I will protect you
From all around you
I will be here
Don’t you cry

Era la canzone che aveva sempre cantato al fratellino per farlo calmare quando i genitori litigavano. In fondo, Donna sperava che avrebbe funzionato anche quella volta.

‘Cause you’ll be in my heart
Yes, you’ll be in my heart
From this day on
Now and forever more
You’ll be in my heart
No matter what they say
You’ll be here in my heart
Always

Suo fratello le aveva mentito come aveva fatto con tutti gli altri parenti, ma in fondo era ciò che aveva fatto anche lei. Immaginava che Thomas lo avesse fatto per le sue stesse ragioni: non voleva deludere le aspettative della sua famiglia. In quel momento voleva dimostrare a Thomas che lei ci sarebbe sempre stata per lui, in qualsiasi situazione. Lui le aveva mentito, ma lei lo aveva perdonato. Sperava che, capendo che lei lo sosteneva, anche Thomas avrebbe perdonato lei.
Thomas alzò lo sguardo verso Donna e riconobbe la canzone che lei gli stava cantando. Si ricordò della ninna nanna che condividevano, ogni volta che lui piangeva da piccolo, svegliato dai litigi dei genitori che si stavano separando. Comprese che Donna gli aveva mentito per non sfigurare davanti a lui, all’idea di fratello perfetto che ancora aveva, dopo essere stata lontana da lui per cinque anni, e la perdonò. Sorrise alla sorella, sperando che anche lei fosse riuscita a perdonarlo.

Don’t listen to them
‘Cause what do they know
We need each other, to have, to hold
They’ll see in time, I know
When destiny calls you, you must be strong
I may not be with you
But you got to hold on
They’ll see in time, I know
We’ll show them together

Donna continuò a cantare quella canzone così speciale per loro. La stava usando per dire al fratello che, anche se la verità era stata scoperta, i loro genitori li stavano giudicando senza sapere tutta la storia. Avevano avuto i loro buoni motivi per mentire, ma nessuno ne stava tenendo conto. Thomas si avvicinò a Donna e le mise un braccio intorno alle spalle.
«Mi dispiace di averti mentito,» le disse. «Ti avrei detto la verità, ma non volevo distruggere l’immagine che avevi di me.»
«Sarai sempre il mio fratellino geniale,» gli disse Donna, sorridendo. «Dispiace anche a me di averti mentito. Non volevo che tu pensassi che io sia ancora più una perdente.»
«Tu non sei una perdente!»
«Non ho mai finito le superiori, sono riuscita a trovare lavoro solo perché uscivo con uno che poi sarebbe diventato mio collega, e ho perso il lavoro perché uscivo con un altro mio collega. Quel bastardo ha pensato bene di raccontare una serie di cavolate al nostro superiore soltanto perché era convinto che io lo tradissi, ma in realtà era stato lui a tradirmi per primo!»
«E qual era la verità?»
«Beh, potrei essere andata a letto con un altro per ripicca, come potrei aver bevuto qualche alcolico di troppo mentre ero in servizio… Ma è stato lui a mettermi le corna per primo, con una collega che mi stava pure antipatica!»
«Cos’è che facevi al lavoro?» chiese Thomas, ridendo.
«A mia difesa, lo facevano tutti! Alcuni viaggi erano lunghi e noiosi, così con i colleghi ci dividevamo qualche boccetta di gin o whiskey…»
«Wow, ricordami di non volare mai più con la American SkyLines!»
«Lo fanno in tutte le compagnie, Tommy, io non sono di certo l’eccezione. Comunque, dopo essere stata licenziata, mi sono ritrovata a fare diversi lavori sottopagati perché non avevo i soldi per l’affitto…»
«E adesso lavori in un night club?»
«No, ho smesso mesi fa… Adesso faccio l’allenatrice di softball per una squadra di bambine, ma non sta andando benissimo… Credo che presto mi licenzieranno, così dovrò cercarmi un nuovo lavoro. Tu, invece, cosa ti è successo?»
Thomas abbassò lo sguardo. «Ad alcuni ragazzi non piaceva il fatto che io avessi sempre il massimo dei voti in tutte le materie… Hanno cominciato a inviarmi bigliettini anonimi, poi sono passati alle minacce, e poi sono arrivati alle mani. Mi hanno spinto contro gli armadietti, mi hanno fatto inciampare per i corridoi varie volte, buttato i libri nella spazzatura…»
«Ma è terribile!»
«Non dovrei dargliela vinta così… Ma ormai è troppo tardi per recuperare: ripeterò gli esami a settembre e poi non riuscirò a iscrivermi a Oxford!»
Nel frattempo, Eric e Eliza avevano ascoltato tutto perché avevano smesso di discutere e si erano avvicinati ai loro figli. I due ragazzi si voltarono e li videro, appena usciti dal portone.
«Ragazzi, perché ci avete mentito?» chiese Eliza. «Avremmo potuto aiutarvi a risolvere i vostri problemi: è questo il ruolo dei genitori.»
«Non volevamo farvi preoccupare,» disse Thomas.
«O pensare che siamo dei completi fallimenti,» aggiunse Donna.
«Non lo penseremmo mai,» disse Eric, rassicurandoli e avvicinandosi a loro con l’ex moglie.
«Anche se io e vostro padre non ci amiamo più, ci saremo sempre per voi, per aiutarvi a superare ogni difficoltà,» disse Eliza. «Thomas, ti aiuteremo a studiare per superare gli esami con il massimo dei voti, come hai sempre fatto.»
«E, Donna, inizialmente ti aiuteremo a pagare l’affitto, finché non troverai un lavoro più stabile,» le disse Eric.
«Grazie!» dissero Donna e Thomas all’unisono, con le lacrime agli occhi.
I quattro si abbracciarono. I nonni assistettero alla scena guardandoli dalla finestra della sala da pranzo che si affacciava sulla veranda.
«Bella festa, eh?» chiese nonna Mo al marito.
«Non ricordo di aver mai avuto una festa così piena di sorprese,» rispose nonno Pete. «Stai sicura che non la dimenticherò mai!»









L'angolo dell'autrice:
E finalmente siamo arrivati alla fatidica festa, in cui tutte le bugie crollano e tutta la verità viene a galla. È stata sicuramente una festa memorabile, tra riunioni di famiglia e confessioni a cuore aperto.
Spero che questa storia vi sia piaciuta!
È partita da un'idea vaga, un'immagine casuale, e si è sviluppata in un progetto molto più ampio di quello che avevo pensato inizialmente.
Qualche curiosità: non so se si sia notato, ma diversi nomi dei personaggi di questa storia fanno riferimento ai nomi di personaggi ricorrenti o attori che hanno recitato in Doctor Who, una delle mie serie preferite, complice anche l'ambientazione della storia nella campagna inglese. E, a proposito di campagna inglese, i nomi dei luoghi citati (Juliet Springs, Rosehill, Shilling) potrebbero sembrare inventati, ma sono in realtà un riferimento a paesi reali che non si trovano affatto in Inghilterra, bensì in Abruzzo, da dove viene il lato materno della mia famiglia.
Non esitate a farmi sapere la vostra opinione su questo capitolo lasciandomi una recensione, contattandomi con un messaggio privato, oppure venite a trovarmi sui miei profili social!
A presto!
~Arkytior
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Arkytior