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Autore: Nao Yoshikawa    26/07/2023    2 recensioni
Perché anche un serpente è capace di amare e Gin ha amato loro due.

Non passava un solo giorno in cui Rangiku non rivolgesse almeno qualche pensiero a Gin. Il dolore passava, soprattutto quando si viveva una vita lunga come la sua, questo lo sapeva bene. Eppure, le sembrava impossibile liberarsi di quel peso opprimente sul petto. Le faceva mancare il respiro, ma andava avanti perché… perché dopotutto, che scelta aveva?
Non passava un solo giorno in cui Izuru Kira non rivolgesse qualche pensiero al suo capitano Gin Ichimaru. In parte, Izuru lo odiava. Per averlo tradito e abbandonato. Da un lato, però, continuava a maledirsi, a soffrire, piangere di nascosto.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Gin Ichimaru, Izuru Kira, Rangiku Matsumoto
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le perle di Gin Ichimaru
 
Non passava un solo giorno in cui Rangiku non rivolgesse almeno qualche pensiero a Gin. Il dolore passava, soprattutto quando si viveva una vita lunga come la sua, questo lo sapeva bene. Eppure, le sembrava impossibile liberarsi di quel peso opprimente sul petto. Le faceva mancare il respiro, ma andava avanti perché… perché dopotutto, che scelta aveva?
Non passava un solo giorno in cui Izuru Kira non rivolgesse qualche pensiero al suo capitano Gin Ichimaru. In parte, Izuru lo odiava. Per averlo tradito e abbandonato. Da un lato, però, continuava a maledirsi, a soffrire, piangere di nascosto.
I forti vanno avanti e i deboli rimangono sempre fermi nello stesso punto. E lui, che ad andare avanti non ci riusciva proprio, si era convinto di essere debole. E allora aveva preso a pensare. A pensare di non essere degno di ricoprire il ruolo di luogotenente della Terza Compagnia. Non poteva farlo, non più. Lui e Rangiku non si parlavano davvero oramai da settimane. E non perché non avevano nulla da dirsi, ma perché il confronto avrebbe fatto troppo male. Eppure, prima o poi sarebbe successo, perché non era evitando e non affrontando che certe cose si superavano.
Il loro momento arrivò un giorno in cui il cielo era grigio e le nuvole cariche d’acqua. Fu Rangiku ad andare da lui e a dichiarare in tono fermo dobbiamo parlare.
Izuru aveva sospirato e l’aveva lasciata entrare. Nel suo unico giorno di riposo, aveva sperato di poter fare altro, come deprimersi e piangersi addosso. Invece stava mettendo sopra il bollitore con l’acqua per il tè. Rangiku si era seduta. Sembrava sempre la solita, allegra e spensierata, eppure Izuru vedeva una sfumatura diversa nel suo sguardo. Lui, invece, si sentiva in imbarazzo. A disagio, quasi. Perché sapeva bene di cosa Rangiku volesse parlargli.
«A cosa devo la tua visita, Matsumoto?» domandò.
«Dai, Kira. Puoi immaginare benissimo il motivo per cui sono qui.»
Izuru versò l’acqua nelle tazze e uno schizzo finì sulla sua mano pallida. Sibilò per il dolore.
«Se sei qui per parlare di lui, io non ho molto da dire» tagliò corto, anche se sempre gentile. Ma distante. Rangiku, con i gomiti poggiati sul tavolo, intrecciò le dita delle mani e vi poggiò il mento. Sembrava volesse leggergli l’anima e la cosa non gli piacque.
«Io credo invece di sì. Dopotutto noi due siamo uguali. Lui amava entrambi.»
Per poco a Izuru non cadde la tazzina. A cosa serviva parlare del passato oramai? Inoltre, non credeva nemmeno che fosse vero.
«Oh, Matsumoto. Ma cosa dici? Gin era il mio capitano, niente di più» disse con un sorriso mite.
«Vallo a raccontare a qualcun altro, io so tutto. Amava entrambi, ma non è sopravvissuto abbastanza per dimostrarlo appieno.»
Nella voce di Rangiku c’era dolore, ma anche consapevolezza. La invidiò un po’. Izuru era arrossito. Ciò che aveva condiviso con Gin era sempre stata una cosa solo sua, solo loro. Un segreto. Lui era l’altro. E il suo era un amore non ricambiato. Anche se ora, a dire il vero, non aveva più alcuna certezza.
«Ma io non… lui amava te. Tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per te, io…»
«Vuoi sapere com’è andata? Cosa mi ha detto? Ma devi essere disposto a credermi, puoi?»
Il rossore sulle guance di Izuru divenne più evidente. Non sapeva a cosa potesse servigli conoscere determinate cose, non era sicuro di essere pronto a soffrire di nuovo (aveva forse mai smesso di soffrire?). Ma annuì, in modo impercettibile.
Scelse di sapere.
 
Soul Society, qualche tempo prima del tradimento di Aizen
 
I rapporti tra Gin e Rangiku erano diventati strani da un po’ di tempo a quella parte. Erano entrambi impegnatissimi – lui come capitano e lei come luogotenente – ma non era solo questo. Il fatto era che Rangiku non riconosceva più Gin, il quale era sempre stato un tipo piuttosto ambiguo e difficile da leggere. Non apprezzava il modo in cui girava attorno al capitano Aizen della Quinta Compagnia, c’era qualcosa di sbagliato e strano. E poi, aveva l’orribile presentimento che qualcosa sarebbe accaduto di lì a breve. Gin con lei non parlava molto e quando parlava diceva poche parole, lasciandola con più domande che risposte. E considerando quanto erano stati legati un tempo, non si spiegava il motivo.
Lui forse mi ha dimenticata, forse non mi ama più?
Rangiku non sopportava l’incertezza. E così, dopo svariati giorni di giochi di sguardi e silenzi, aveva deciso di parlargli a cuore aperto. Di solito Gin stava sempre insieme a Kira, il suo fidato luogotenente. Era così anche quella volta, quando lo scorse a camminare per la Soul Society.
«C-Capitano Ichimaru. Non è che potremmo parlare… in privato?» domandò trafelata. Aveva corso, poiché il capitano Histugaya l’aspettava. Lui non sarebbe stato felice di saperla a perdere tempo con quel tipo, le raccomandava sempre di non stargli troppo attorno, anche se sapeva sarebbe stato inutile.
Gin inarcò le sopracciglia, le sue labbra sempre curvate in un sorriso che sembrava volerti prendere in giro.
«Oh, sono lusingato. Hai sentito, Kira? Il luogotenente Matsumoto vuole parlare in privato con me.»
«S-sì, capisco» rispose Izuru dopo un breve momento di tentennamento. Rangiku vide lo sguardo che rivolse prima a Gin e poi a lei, il modo in cui abbassò la testa e il modo in cui si allontanò. Quando fu sicura di essere rimasta sola con lui, afferrò Gin per una manica del kimono e lo trascinò verso un punto più tranquillo.
«Oh, quanto ardore, Rangiku. Che cos’hai in mente?»
Lo trascinò in un vicolo, lontano dalla folla e da occhi indiscreti. Ma non aveva comunque molto tempo.
«Questo dovrei chiedertelo io, Gin. Che succede? Sei strano a un po’ di tempo. E poi, voglio dire… ti sembra il modo di trattarmi? Oramai non parliamo più… non… facciamo più niente insieme. E dopo tutti gli anni che abbiamo condiviso mi sembra ingiusto.»
Il sorriso di Gin si spense. Rangiku lo sentì sospirare.
«Le cose cambiano. Siamo adulti, oramai. E siamo impegnati con altro.»
«Ma questa è solo una scusa. Puoi darla a bere a chi vuoi, capitano Ichimaru. Ma non a me. Il fatto è che io… pensavo ci fosse qualcosa di speciale tra noi. Io ti conosco, non mi avresti stretta a te, né baciata, se non avessi provato nulla. Perciò devo saperlo: mi ami ancora? O quel sentimento si è estinto?»
Le tremavano le gambe e si stava torturando le dita.
«Rangiku… se ti dicessi di sì, mi crederesti?»
«Ovvio che no.»
Lui sorrise.
«Immaginavo. Più che estinto, direi che è mutato. Questa cosa chiamata amore funziona in modo molto strano. L’unica cosa è che… mi chiedo perché proprio con Izuru.»
Disse questo sovrappensiero e cercò di correggere subito il tiro, ma Rangiku lo aveva ascoltato bene.
«Izuru? Che cosa c’entra con lui?»
Gin la guardò negli occhi.
«Tu che cosa pensi voglia dire?»
Era tipico di Gin rispondere a una domanda con un’altra domanda. Rangiku era una romantica, una che sapeva leggere bene i sentimenti altrui. Ma ciò che lesse negli occhi sottili di Gin la sorprese più di qualsiasi altra cosa.
«Aspetta… tu… tu provi qualcosa per il tuo luogotenente? Ma questo non è…»
«Possibile? Così come non è possibile amare due persone, suppongo. O almeno, così ho sentito dire» Gin fece un’alzatina di spalle. «Ad ogni modo, è inutile stare qui a parlarne. Non vado bene né per te né per lui.»
Il suo tono si era addolcito. Lo sapeva, c’era qualcosa sotto, era sempre così con Gin in mezzo. Ma non riusciva a capire cosa.
«Gin, maledizione! Che cosa stai cercando di dirmi? Io non riesco a capire.»
«Non c’è nulla da capire. Ma un voglio che un giorno ti ricorderai di queste mie parole: tutto quello che io faccio, è per un bene superiore.»
A fatica e con rassegnazione si era staccato dalle braccia di Rangiku, lasciandola lì, ancora una volta, con più domande che risposte. Stranamente non si sentiva infastidita all’idea che nel cuore di Gin ci fosse un’altra persona. Era molto, molto sorpresa e confusa, questo sì. Ma a preoccuparla era più che altro la sua sensazione. Si disse che presto avrebbe dovuto assolutamente parlare con Kira prima che accadesse qualcosa di orribile. Non riuscì mai a farlo.
 
 
«Lui ha ammesso di amarmi?» domandò Izuru. Il tè oramai era freddo, Rangiku invece aveva finito il suo.
«A modo suo, ma l’ha ammesso. Mi dispiace, avrei voluto parlarti prima, ma sai anche tu come sono andate le cose. Non so, forse unendo le forze avremmo potuto cambiare le cose.»
«Io penso proprio di no» sospirò Izuru. «Gin si è unito ad Aizen per distruggerlo… rimettendoci la vita.»
La sua voce sfumò ben presto. Invidiava tanto Rangiku, il fatto che lei fosse riuscita a viversi un po’ di più Gin. Mentre lui invece era sempre dovuto rimanere nell’ombra, come suo luogotenente e nulla più, coltivando un amore che ora aveva sapore di rimpianto. Ma sapere che in qualche modo Gin avesse riconosciuto il suo amore ad una terza persona lo fece sentire sollevato.
«Forse hai ragione, Izuru. Ma adesso tocca a te parlare. Voglio sapere tu cos’hai sentito e cos’hai vissuto. E so che probabilmente preferiresti cacciarmi via piuttosto che parlare di certe cose. Ma in fondo, chi meglio di me può capirti?»
Si accorse solo in quel momento che Rangiku aveva gli occhi lucidi e che dovevano stare sentendo il medesimo dolore. Era sicuramente così. Izuru respirò profondamente. Era nervoso all’idea di condividere con qualcuno quel suo segreto così intimo.
«Non ti scaccerei mai» mormorò. «Non c’è molto da raccontare, però… se ti fa piacere, parlerò.»
 
 
Izuru Kira era il timido e silenzioso luogotenente della Terza Compagnia. Quindi riponeva la sua assoluta fedeltà nel capitano Ichimaru, una persona estremamente diversa da lui. C’era chi trovava Gin Ichimaru ambiguo e spesso spiacevole, ma non lui. Il suo capitano era sempre gentile, estremamente intelligente e profondo. Ma doveva ammetterlo, aveva sempre una certa aura di mistero attorno a sé, anche se Izuru non osava fare domande. Tutto quello di cui si accontentava era stargli accanto. Con il tempo era nata in lui una forte ammirazione, tanto forte da accaldarlo spesso e volentieri. Poi però le cose erano iniziate a cambiare e Izuru aveva iniziato ad avere il sospetto di star confondendo l’ammirazione con un sentimento più profondo. O magari era il contrario. Provare un sentimento d’affetto verso il proprio capitano era legittimo, provare un sentimento troppo profondo ed esclusivo, forse, non era ciò che spettava ad un luogotenente. Izuru non si era mai innamorato, quindi non osava dare un nome a ciò che sentiva. Ma cosa poteva essere, se bramava più di ogni altra cosa la stima e le attenzioni del capitano?
Pur non essendo mai stato uno Shinigami bramoso, si ritrovò a provare la prima volta il desiderio profondo di avere tutto per sé. E questo era di quanto più sconveniente poteva esserci, motivo per cui preferiva tacere. E poi, c’era un altro dettaglio molto importante. Si vociferava tanto sul rapporto tra Gin e il luogotenente della decima compagnia, Rangiku Matsumoto. Gin non parlava mai con nessuno della sua vita privata, ma a lui aveva raccontato qualcosa. E ogni volta era vittima di gelosia incontrollabile.
Gelosia verso qualcuno che nemmeno ti appartiene? Questo è ridicolo e ti fa poco onore, Izuru.
 
Quella sera il capitano Ichimaru doveva essere di buon umore, perché gli aveva offerto da bere. Izuru era rimasto a guardare il bicchiere di saké senza sfiorarlo, poiché non era bravo a reggere l’alcol. Gin invece aveva bevuto un paio di bicchierini, resistendo perfettamente. Certo era un modo di fare strano, per lui, ma Izuru non disse niente. Apprezzava la sua compagna in quell’appartamento silenzioso, dov’erano solo loro due e nulla più.
«Forza, Izuru. Non puoi dirmi di no se ti offro da bere.»
«È che io non reggo molto bene l’alcol. E poi… festeggiamo qualche occasione in particolare?»
Per un brevissimo istante, aveva avuto l’impressione che lo sguardo del capitano fosse diventato malinconico. Ma non avrebbe saputo dirlo con certezza, Gin rimaneva un mistero anche per lui.
«Niente di speciale, a dire il vero. Ma una cosa voglio dirla, anche se è sentimentale da parte mia. Sono davvero lieto che sia tu il mio luogotenente. Non poteva essere nessun altro. Umh? E ora perché mi guardi così?»
Izuru era arrossito come se avesse bevuto il saké tutt’ad un fiato. E invece, esso era intatto. Ora ne era certo, doveva esserci qualcosa sotto, il capitano non si lasciava andare mai a certi apprezzamenti senza motivo.
«I-io veramente… faccio solo il mio dovere.»
«E questo non ti sembra già straordinario?»
Izuru abbassò lo sguardo. Gli era venuta la voglia irresistibile di vuotare il sacco, di togliersi quel peso dal cuore che era oramai diventato insopportabile. Questo avrebbe significato rovinare lo stretto rapporto di fiducia con il suo capitano. Forse era meglio di no. Ma forse, quella sarebbe stata anche l’ultima occasione che aveva.
«Capitano, io… c’è una cosa che devo dirvi…»
Gin si era avvicinato e lui non se n’era nemmeno accorto.
«So già cosa devi dirmi. Lo sapevo già da prima che decidessi di dirmelo. Quello che provo è inspiegabile, ma tu non devi darmi il tuo cuore. Io ti farei solo male.»
Quelle parole bruciarono. Doveva trattarsi di un rifiuto, che si era aspettato. Ma faceva male comunque.
«Io non… non capisco cosa dite.»
La sua mano gli aveva sfiorato la guancia, per pochissimo. Izuru si chiese se non stesse per caso nascondendo qualcosa. O magari era solo l’alcol e il capitano non era poi così bravo a leggerlo. Oppure era un semplice rifiuto. Dopotutto aveva già una persona che amava, non era forse così?
«Non devi capire. Ma non posso espormi più di così. So già che mi odierai, un giorno.»
«Non vi odierei mai» rispose con un sussurro. Aveva gli occhi lucidi, ma era allenato a sopportare il peggio e non avrebbe pianto. Gin sorrise, in modo strano. Forse di felicità o forse di amarezza. Chissà. Lo avrebbe scoperto solo troppo tardi.
 
 
«È così tipico di lui, dire certe cose. Ha voluto evitarti un dolore troppo forte» disse Rangiku.
«Beh, non c’è riuscito. Avrebbe dovuto dirlo a me… quello che ha detto a te.»
Non gli avrebbe perdonato il fatto di non essere stato chiaro. Beh, non gli avrebbe perdonato tante cose. Rangiku trattenne il fiato.
«Tu… mi odi?»
«Eh? No, non ti odio.»
«Non mi hai mai odiata?»
«E tu? Io ero praticamente l’altro uomo.»
«Non la vedo così. Credo che Gin amasse davvero entrambi. Che è una cosa insolita, ma l’amore funziona in modi molto diversi… quindi, no. Non ti ho odiato.»
Izuru sicuramente invidiava alcune cose a Rangiku. L’aver vissuto certe cose Gin, l’averlo compreso meglio di lui su certi aspetti. Ma ora non avevano forse perso la stessa amata persona?
«Nemmeno io ti odio. E poi… io non sono capace di odiare nessuno. Ma mi chiedo cosa dovremmo fare ora. E se farà mai meno male.»
«No, non farà meno male. Ma impareremo a conviverci. Inoltre, Izuru, non è per fare una semplice chiacchierata che sono venuta qui. Volevo che tu leggessi una cosa.»
 Rangiku gli porse una busta, doveva trattarsi di una lettera.
«È da parte sua?»
«L’ho trovata nascosta a casa mia. Non ho idea di quando Gin sia venuto a nasconderla, sta di fatto che ci ha messo mesi a saltare fuori. Probabilmente voleva che la leggessimo dopo la sua morte.»
Izuru ingoiò a vuoto. Non gli piaceva, non aveva già affrontato troppo, quel giorno?
«D’accordo… voglio leggerla.»
Prese il foglio in mano e subito riconobbe la grafia di Gin.
 
Cari Izuru e Rangiku,
se state leggendo queste mie parole, è perché sono morto. Ho tante cose da dirvi e così poco tempo. Sono consapevole del fatto che avrò il vostro odio a causa delle mie scelte, ed è giusto così. Ma se state leggendo questa lettera, allora sapete anche perché l’ho fatto. Non vi avrei tradito se ci fosse stato un altro modo e mi dispiace di aver fallito. Avrei voluto vivere la mia vita con entrambi, poiché a quanto pare anche un serpente come me è capace di amare intensamente. Chiedo scusa a Izuru per non avergli detto chiaramente che lo amavo solo per cercare di proteggerlo. Avrei voluto dirti tutto al mio ritorno. E chiedo scusa a Rangiku per averla allontanata per il medesimo motivo. A modo mio, ho tentato di proteggervi. Adesso, però, dovrete proteggervi a vicenda, altrimenti tutto sarà vano, Guardatevi le spalle a vicenda e siateci l’una per l’altra. Siete le mie due perle, le persone a cui tengo di più al mondo. Questa è la mia unica volontà, l’unica cosa che vi chiedo.
E scusate davvero se non sono riuscito ad esserci.
 
Gin.
 
Izuru ci aveva provato in tutti i modi a trattenersi, ma alla fine le lacrime avevano finito con il bagnare il foglio. Oh, faceva così male affrontare il dolore. Si asciugò gli occhi con il braccio.
«Accidenti… ci ha sempre saputo fare con le parole.»
«Sì… sì, è vero» Rangiku si asciugò un occhio. «Io sono disposta a seguire la sua volontà. A proteggere te. So che fa strano dirlo, ma io e te è come se fossimo anime gemelle. Siamo uniti dallo stesso dolore.»
Izuru ripiegò la lettera in modo accurato. Avevano perso entrambi una persona amata e le loro strade si erano incrociate per andare avanti insieme. Non c’era più rivalità, non c’era invidia. C’era solo la voglia di fare qualcosa di buono.
«Siamo uniti allo stesso dolore. Per me sarebbe un onore proteggere e sostenere te. Se proviamo le stesse cose, allora so di cosa hai bisogno, perché è ciò di cui ho bisogno io.»
Rangiku sorrise e sospirò.
Rimasero a parlare tutta la notte.

NDA
Avevo una voglia incredibile di scrivere qualcosa di introspettivo su questi personaggi. Shippando molto Gin sia con Rangiku che con Izuru mi sono detta "perché non scrivere una storia dove li ha amati entrambi ma che, per motivi che ben sappiamo, è andata male?". E quindi ecco qua la storia. Per me sono una bellissima OT3, ma ovviamente molto angst perché in fondo parliamo di Gin (oppure sono solo io stronza che ho deciso comunque di fargli fare la stessa fine che fa nel canon).
Spero vi sia piaciuta :)
   
 
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