Jones si stiracchia pigramente, poi si accoccola sul davanzale. C’è  un bel calduccio anche se fuori nevica.

La sua nuova mamma gli ha preparato la cena appena rientrata dal lavoro. Ha sempre quell’odore strano che ormai Jones associa alla parola casa. E lo fa pensare a Ripley. 

La sua nuova mamma sa di medicine. Le stesse che dava a Ripley quando si è svegliata.  

Ma adesso Ripley è andata via. Lo ha lasciato lì e, in fondo, a Jones non dispiace. Lui è sempre stato un gatto viaggiatore. Ha visto le stelle ed ha raggiunto pianeti lontani.

Ma adesso, l’idea di passare il resto dei suoi giorni su una poltrona morbida, o in braccio alla sua nuova mamma, non gli sembra affatto male. Anche i brutti sogni se ne sono andati. La mamma lo accarezza fra le orecchie ogni sera e lui si mette a fare le fusa fino a quando non si addormenta vicino a lei. 

Ormai, quando chiude gli occhi, non vede più i mostri. 

Jones si stiracchia, si dedica alla pulizia del suo pelo fulvo, poi si acciambella di nuovo concedendo un’occhiata distratta alla neve che cade oltre il vetro. 

Poi sbadiglia, augurandosi che i mostri siano andati via anche dai sogni di Ripley. E che lei stia bene e sia felice come lo è lui, ovunque si trovi ora.