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Autore: Moony3    14/09/2009    30 recensioni
Vent'anni dopo la Battaglia di Hogwarts il giovane Teddy, cresciuto nel Mondo Migliore che i suoi genitori avevano sognato e contribuito a conquistare per lui, decide di utilizzare un oggetto leggendario - donato decenni prima ad Andromeda dall'originale zio Alphard - per tentare di rendere quel mondo ancora migliore; per lui, per la nonna e... per i suoi genitori.
Una piccola storia dedicata a chi, come me, non ha proprio digerito una certa scelta di J.K. Rowling, ma è troppo legato al Canon per riuscire a ignorarla allegramente e a buttarsi in fantasiosi AU.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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LA CHIAVE DEL TEMPO


Epilogo


Teddy fu svegliato da un rumore insolito.
Anzi, no; Teddy fu svegliato da un rumore familiare, sovrapposto a un rumore insolito.
Tutto sommato, però, anche il rumore in sottofondo era familiare. Forse.

Doveva essere la nonna che rassettava la cucina. Ma la nonna che ci faceva lì?
No, era il mare a produrre quel fruscio familiare e insolito al tempo stesso.
Il mare? Non poteva essere il mare. Non c'era il mare vicino alla casa della nonna; il rumore del mare non poteva essere familiare. Ma lo era. Perché vicino alla casa di mamma e papà c'era, il mare.

Sconcertato, Teddy spalancò gli occhi.

Un grosso e arruffato gufo bruno picchiettava insistente il becco contro il vetro della finestra. Finestra che non era dove doveva essere, tra l'altro. Anzi, sì. Era sempre stata lì, in effetti...
Teddy si stropicciò vigorosamente il viso, nella speranza che la sua mente si schiarisse e venne assalito da ricordi indefinibili riguardanti strane chiavi, fenici pulsanti e orrori assortiti; ricordi di un sogno, probabilmente. O forse no.
Sempre più confuso, il ragazzo allungò una mano verso il comodino, giusto per scoprire che il comodino non c'era; non lì, per lo meno, perché stava dalla parte opposta, dove era sempre stato, o no?
Chiedendosi un po' allarmato chi potesse averlo sottoposto a un Incantesimo Confundus, Teddy riuscì ad afferrare il proprio orologio; sbirciò assonnato gli eleganti numeri romani che risaltavano neri sul quadrante perlaceo e si accigliò, studiando pensoso il cinturino di pelle scura impreziosito da una piccola fibbia d'oro. Gli piaceva quell'orologio regalatogli, il giorno in cui era diventato maggiorenne, da nonna Andromeda. Era molto fiero di indossarlo, perché era appartenuto a nonno Ted; a quel nonno che lui non aveva mai conosciuto ma di cui portava il nome e che tutti descrivevano come una persona molto speciale. E Teddy non faticava a crederlo: aveva sfidato la nobile e antichissima casata dei Black al completo, nonno Ted, non era da tutti. Per non parlare della forza d'animo dimostrata non facendosi annichilire dalla notevole personalità di nonna Andromeda... impresa ancora più ammirevole, forse.
Ma, quella particolare mattina, l'orologio del nonno pareva in qualche modo estraneo a Teddy; nella sua mente si stagliava, nitida e prepotente, l'immagine di un altro orologio, molto più semplice: d'acciaio, con numeri argentati che spiccavano su di uno sfondo blu notte... l'orologio di suo padre.
Sempre più perplesso, il ragazzo si alzò a sedere e, sbirciando il comodino, notò un oggetto sconosciuto. E familiare. Uno strambo aggeggio dorato che sembrava un incrocio tra un grosso medaglione e un antiquato orologio da taschino: una Chiave del Tempo. La sua Chiave del Tempo, per la precisione. Quella che aveva usato la sera precedente. Ora sì che tutto aveva senso!
Non era vittima di un Incantesimo Confundus... era solo reduce da un'incursione nel passato.
Era riuscito a salvare i suoi genitori, realizzò con un improvviso brivido di euforia: la sua attuale confusione era dovuta all'accavallarsi di due vite che tentavano di fondersi in una sola.
Aveva ricordi bellissimi di sua madre che lo sfidava scherzosa a copiare le buffe protuberanze in cui tramutava il naso, per esempio, o di suo padre che gli mostrava entusiasta un mostriciattolo verdognolo racchiuso in un piccolo acquario trasparente... solo che si sovrapponevano a quelli, meno esaltanti per la verità, di caparbi tentativi di imitare la madre che, in una foto un po' sgualcita, si esibiva in una fantasiosa sarabanda di appendici nasali, o dell'immagine di un Avvincino trovata per caso sfogliando un vecchio, polveroso libro del padre nella solitudine della biblioteca di Casa Tonks.
Era un po' sconcertante avere i ricordi di due vite - constatò Teddy, indossando soprappensiero l'orologio del nonno - non spiacevole, solo un po' sconcertante.
La decisione di usare la Chiave del Tempo aveva portato grossi cambiamenti nella sua vita, ma erano cambiamenti positivi che, tutto sommato, si era aspettato. Andava tutto bene, quindi.
Sorrise, ripensando al suo primo, imprevisto viaggetto su una vera scopa volante - la Firebolt di Harry - bruscamente conclusosi tra le braccia forti e rassicuranti di qualcuno che era, contemporaneamente, Arthur Weasley e Remus Lupin. Sconcertante, certo, ma piacevole.
Poi, all'improvviso, le enigmatiche parole pronunciate quella notte dalla voce ipnotica e profonda di un centauro si sovrapposero al ricordo e Teddy trasalì, chiedendosi preoccupato quali altri cambiamenti da lui non previsti si fossero effettivamente avverati.

Il grosso gufo bruno diede l'ennesimo, rabbioso colpo di becco contro il vetro.
Teddy si alzò dal letto, raggiunse la finestra, la aprì e, respirando a pieni polmoni l'aria fresca e profumata di pino e di salmastro, prese il rotolo di pergamena fissato alla zampa del contrariato volatile che se ne volò subito via indispettito. Il giovane, avendo riconosciuto l'elegante calligrafia di Victoire, non ci fece molto caso, però, e sorrise trasognato, mentre veniva sommerso da ricordi intriganti su di lei... su di loro. No, quello non era affatto cambiato. Per fortuna.

Ciao Teddy,
Ti chiederai il perché di questa lettera scritta in piena notte (considerato anche che, tra poche ore, ci vedremo per la Commemorazione dei Cinquantacinque Caduti della Battaglia di Hogwarts). Be', togliti pure quel sorrisetto compiaciuto dalle labbra, tesoro, perché gli incantesimi per debellare gli Inferi non c'entrano nulla. Davvero. Li ho imparati. Più o meno. Diciamo che per i M.A.G.O. li saprò eseguire alla perfezione!
Il motivo di questa lettera è (sei pregato di non ridere) un sogno stranissimo che ho appena fatto. C'eri tu (e questo non è affatto strano, lo ammetto) che seguivi una grossa chiave con le lancette in un tunnel popolato da Inferi e da unicorni e, spalleggiato da una fenice, sfidavi una creatura incappucciata per salvare due Patroni sfolgoranti... non ha molto senso, vero? Lo so che è solo un sogno, ma mi sono un po' impressionata... starò diventando come la Cooman? No, deve esserci sicuramente una spiegazione più razionale. Il nervosismo per i M.A.G.O. ormai molto prossimi, magari (questo spiegherebbe la presenza degli Inferi, se non altro). O, più probabilmente, l'angoscia di dover tenere a bada un'intera orda di Weasley-Potter senza il tuo aiuto (anche questo potrebbe spiegare gli Inferi, se ci pensi bene). La Torre di Grifondoro sembra una succursale della Tana ormai, manchi solo tu. Che ti sei perso questa incantevole esperienza: ti ho mai detto che sei una persona molto fortunata?
In questo preciso istante, ad esempio, sono tutti qui, malgrado sia notte fonda. Rose è sull'orlo di una crisi di nervi, temo, perché sono appena stati tolti 30 punti a Grifondoro. Tutti in una volta. Per qualcosa che ha a che fare con un Frisbee Zannuto, alcune crostatine alla crema, qualche Serpeverde e, indovina un po? James! Che ora se ne sta sprofondato nella tua poltrona preferita - quella davanti al camino - sogghignando soddisfatto. Albus sta camminando su e giù, esibendosi in una delle sue celebri arringhe filosofico/esistenziali il cui succo è, più o meno: va bene irridere i Serpeverde, è un nobile passatempo, in fondo, ma potresti anche evitare di farti sempre scoprire! Fred sta ridendo come un pazzo rotolandosi sul tappeto; spero solo che si ricordi di respirare, prima o poi.
Neville non apprezzerebbe se pietrificassi tutta la compagnia, vero? E non mi pare proprio il caso di farsi togliere altri punti, cedendo così, con quasi matematica certezza, la Coppa delle Case ai Corvonero... no, per questa volta dovrò evitare. Peccato.

Un bacio! Victoire

Ps: Per domani, anzi, oggi per essere precisi, ho certi piani che coinvolgono anche te e NON comprendono incantesimi per debellare gli Inferi... ma potremmo sfiorare il discorso, che ne dici? Solo per qualche minuto.

Ps del Ps: Poi, naturalmente, ci concentreremo sugli altri miei piani. E se James ci si piazza tra i piedi anche questa volta giuro che, se non lo schianti tu, lo farò io. E pazienza se altri punti verranno tolti ai Grifondoro, il buon Godric mi comprenderà!
Ma, ora che ci penso, forse non sarà necessario: c'è sempre la concreta possibilità che James non sopravviva alla furia di zia Ginny.


Teddy ridacchiò divertito, neppure quello era cambiato. James era sempre James, con i suoi piani fantasiosi e spericolati... chissà che si era inventato questa volta. E Albus era sempre Albus, con i suoi vibranti discorsi pieni di buon senso e di strategia. Non era meno Malandrino di James, Albus. Era solo diversamente organizzato.
A Teddy dispiaceva un po', però, che Victoire non ricordasse nulla della Chiave del Tempo e avesse esorcizzato tutto con un sogno delirante. Gli dispiaceva più di un po', in effetti.
Sospirando, arrotolò la pergamena e si guardò attorno incuriosito; la sua camera era molto cambiata in quei vent'anni (o in quella notte, a seconda dei punti di vista).
Una parte di lui faticò a riconoscerla, ma il dipinto del lupo e della ninfa era ancora al suo posto, rassicurante e familiare: la tonda luna appena calante continuava a illuminare placida la radura dove la ninfa, canticchiando il ritornello di “Schianta la Manticora”, spazzolava con energia il lupo che, coprendosi affranto il muso con le zampe anteriori, sopportava il tutto con stoica rassegnazione. Teddy, guardando meglio, notò che lo sconsolato animale era coperto da innumerevoli treccine e non poté impedirsi di ridere: un lupo Rasta non si vedeva tutti i giorni.
Tentando di ricomporsi, posò la pergamena sulla vecchia cassettiera bianca. Nel punto esatto dove vent'anni prima troneggiava la fenice di peluche regalatagli da Kingsley, si trovava ora una grossa fotografia racchiusa in una sottile cornice di bambù. Incuriosito dalla folla di gente festosa che vi era ritratta e abbagliato da un tripudio di vivido arancione, il ragazzo la prese in mano e si sedette sul letto, studiandola interessato. Riconobbe subito se stesso all'apparente età di un paio d'anni. Era in braccio a Emrys e, agitando con entusiasmo una bandierina arancione in stridente contrasto con il turchese brillante dei capelli, sbirciava incuriosito Ron che se ne stava lungo e disteso su quella che sembrava la tribuna di uno stadio, più bianco della pergamena che Ambrosius gli sventolava pensoso sotto il lungo naso; poco più in là Dylan, paludato in una tunica dello stesso sfolgorante arancione della bandierina, brandiva sorridendo una coppa d'oro, circondato da sei sconosciuti vestiti in identico modo e da uno sciame di ragazzine adoranti.

«Una foto interessante, quella. Era più di un secolo che i Cannoni di Chudley non vincevano la Coppa di Quidditch e il povero Ron non ha retto all'emozione. Ambrosius ha faticato parecchio per farlo tornare in sé».

Udendo quella voce roca e dolce, Teddy sollevò lo sguardo dalla foto e lo fissò sul nuovo venuto: Remus Lupin, perfettamente a suo agio in un elegante pigiama blu inchiostro, stava appoggiato, con rilassata noncuranza, allo stipite della porta, la mano sulla maniglia e un sorriso malandrino sulle labbra.
Appariva piuttosto diverso dall'uomo che Teddy aveva salvato vent'anni prima; era decisamente meno pallido e i suoi capelli, ancora folti come allora, erano quasi totalmente ingrigiti. Ma il cambiamento più evidente e profondo era negli occhi: quelli che lo fissavano ora erano gli occhi di un uomo realizzato e assolutamente in pace con se stesso.
Forse un po' allarmato dal silenzio del figlio, Remus si avvicinò cauto al letto e si accovacciò davanti al giovane cercandone lo sguardo. «Stai bene, Ted?»
Il ragazzo si riscosse e annuì. «Sì. E' solo che...» sospirò incerto, fissando intensamente la parete dipinta.
Remus, fissandola a sua volta, inarcò un sopracciglio con contrariata ironia. «Cosa? Non apprezzi il lupo con le trecce? Neppure io, in effetti. Mi chiedo ancora perché tua madre non abbia dipinto un cucciolo di unicorno o qualcosa del genere...»
Teddy ridacchiò. «No, mi piace il lupo con le trecce, papà. Ha un suo indubbio fascino. Sono solo un po'... confuso, credo. Ho in testa ricordi che sono miei ma mi sembrano estranei. E non so bene quali...» esitò, non trovando le parole per spiegare quella sconcertante sensazione.
«Non sai bene quali di quei ricordi ti sono estranei e quali ti sono familiari? Ti sembrano tutti entrambe le cose?»
Teddy annuì, sorpreso dalla perspicacia del padre.
«Sì. E' proprio così. Ma tu come fai a...» si bloccò di colpo, scrutando gli occhi del mago e scorgendo una comprensione totale, istintiva, non del tutto umana agitarsi nelle profondità di quelle iridi ambrate. «Oh».
«Sono un licantropo, Ted. Ho anch'io ricordi che sono contemporaneamente familiari ed estranei. Ricordi vissuti con un diverso punto di vista, ma senza ombra di dubbio miei. E' una sensazione che conosco bene. Posso solo dirti che ci farai l'abitudine e imparerai a conviverci con questo tuo... doppio» sospirò amaro, una nota di doloroso rammarico nella voce. «Mi dispiace, è il prezzo che hai dovuto pagare per avere accanto tua madre e me».
«Non è certo un gran prezzo, papà! L'avervi qui con me lo ripaga ampiamente. Non è una brutta sensazione, è solo un po' strana... del resto avevo previsto dei cambiamenti» Teddy si incupì leggermente, pensoso. «Sai papà, quando ho lasciato il Castello mi sono imbattuto in un centauro. Sapeva cos'ero».
«Sapeva cos'eri?»
«Sì, ha detto qualcosa a proposito di Sirio e di un'anomalia temporale. E ha concluso che ero io, l'anomalia».
«E questo ti preoccupa?»
«No. Sì» mormorò Teddy, sfiorando distratto l'orologio che cingeva il polso del padre. «Non è tanto il fatto che il centauro mi abbia riconosciuto a preoccuparmi. Ma ha detto che la mia scelta avrebbe portato cambiamenti che io non avevo previsto. E questo mi preoccupa».
«Capisco» Remus fermò la mano del figlio che aveva cominciato a giocherellare nervosamente con il cinturino d'acciaio del suo orologio e la strinse con dolcezza. «Cambiamenti che non hai previsto ci saranno stati sicuramente, Ted. Interagire con il corso del tempo è sempre imprevedibile, ma ho buoni motivi per credere che tu non abbia portato sconvolgimenti macroscopici».
Teddy lo guardò accigliato. «Hai buoni motivo per crederlo?»
Remus si allungò verso il comodino e prese la Chiave del Tempo. «Sì, ottimi motivi per crederlo. Sai come si comporta una Chiave del Tempo dopo essere stata usata, Ted?»
Il giovane aggrottò la fronte, sforzandosi di ricordare. «La pergamena non era molto chiara in proposito. Diceva che, probabilmente, ogni Chiave poteva essere usata una sola volta perché, dopo l'attivazione, il suo delicato equilibrio si sarebbe alterato, e il serpente, approfittando della momentanea scomparsa della fenice, avrebbe preso il sopravvento. Secondo l'autore molti degli oggetti che noi crediamo semplici monili decorati con serpenti sono, in realtà, Chiavi del Tempo usate».
Remus annuì piano e porse la Chiave al figlio. «Guardala, Ted, cosa vedi?»
Teddy la prese e la studiò con attenzione: il serpente nero cingeva il bordo come ricordava, non si era mosso, mentre al centro, al posto della superba fenice di corallo, si trovavano alte fiamme di un argento sfolgorante. Tra quelle fiamme una minuscola figura cominciava ad apparire timidamente.
«Il serpente è ancora al suo posto. Al centro c'è qualcos'altro» mormorò Teddy, cercando di mettere a fuoco la figuretta circondata dai bagliori d'argento. «Sembra quasi un... pulcino di fenice».
Remus si avvicinò, guardando a sua volta la Chiave. «Credo proprio che lo sia. Per vent'anni ci sono state solo le fiamme; ma questa notte, quando ti ho tolto la Chiave dal collo, qualcosa ha cominciato ad apparire. La fenice sta rinascendo dalle sue ceneri, Ted! Il serpente non ha affatto preso il sopravvento. La Chiave è intatta e si sta ricaricando. Prima o poi sarà pronta per essere usata di nuovo». Sorrise, dando un colpetto affettuoso sul ginocchio del ragazzo e si alzò in piedi.
«Ma, come...»
Remus sospirò, sedendosi sul letto accanto al figlio. «Ah, non lo so, figliolo, non sono un esperto in Chiavi del Tempo. Posso fare delle ipotesi, però. Da quello che ho dedotto dalle varie leggende penso sia tutta questione di equilibrio. Un equilibrio solo simboleggiato da serpente e fenice. Secondo me tu non hai compromesso il delicato equilibrio della linea del tempo e, di conseguenza, non hai danneggiato la Chiave. L'hai usata con molta saggezza, Ted».
«Anche il centauro ha parlato di uso saggio. E di scelte giuste» ricordò Teddy con scarsa convinzione.
«Sai, un vecchio mago di mia conoscenza, un po' stravagante ma assolutamente geniale, avrebbe detto che l'hai usata saggiamente perché l'hai usata per amore, Ted. Non per odio, per vendetta o per brama di potere. Solo per amore. E lui era convinto che l'amore fosse la più potente delle magie e che una scelta non poteva che essere giusta e saggia se portava un po' di amore in più al mondo» Remus esitò, imbarazzato, poi proseguì, la voce un po' più roca del normale. «Be', ci ho messo un po' di tempo, ma ora sono assolutamente convinto che quel vecchio mago avesse ragione. Come sempre, del resto».
Teddy annuì, sfiorando la figuretta sempre più nitida al centro della Chiave. «Ma chissà di quali cambiamenti parlava il centauro?»
«Temo che tu sia il solo a poterlo scoprire, Ted. Ma ho buone ragioni di pensare che alcuni riguardino i licantropi».
«Oggi sei pieno di buone ragioni, noto».
Remus sbuffò, facendo scivolare una mano nella tasca del pigiama ed estraendone una piccola spilla con la testa di un lupo disegnata sopra. Teddy la guardò incuriosito. «Una spilla del C.A.L.D.O.?» si fermò, pensoso, una parte di lui non riconosceva affatto quella spilla.
«La spilla del C.A.L.D.O., Ted. Quella che mi hai dato tu vent'anni fa. L'unico esemplare esistente».
«L'unico... oh, ma certo. Non ho fondato il C.A.L.D.O. in questa realtà! Non ne avevo motivo. Kyle... lui non ti ha mai insultato. Non ha mai detto una sola parola contro i licantropi. Kyle è un fan scatenato dei licantropi! Mi stupisce che non l'abbia fondato lui, il C.A.L.D.O.»
Remus rise. «Già. Kyle è un fan scatenato dei licantropi perché anche suo padre lo è. Kenneth Addams è un ottimo pozionista, ha apportato grandi miglioramenti alla Pozione Antilupo ed è stato uno dei più ferventi sostenitori dell'integrazione dei licantropi. Credo sia merito di...»
«Ambrosius!» esclamò Teddy con ispirato entusiasmo. «Ambrosius lo ha guarito! Nella mia altra realtà il padre di Kyle odiava i licantropi perché uno di loro lo aveva reso invalido; ma Ambrosius lo ha guarito. E lo ha potuto fare perché tu gli hai chiesto di curare il signor Bones. Tutto è partito da lì!»
Remus annuì. «Lo credo anch'io. Quella mia semplice richiesta ha portato significativi cambiamenti» guardò il figlio con intensità. «Ha portato un po' di amore in più al mondo, affrettando, probabilmente, l'integrazione dei licantropi. Kingsley ha fatto molto in veste di Primo Ministro».
«Kingsley ha fatto molto anche nell'altra realtà, papà. Ma suppongo avesse meno appoggi».
«Probabile. E non era in contatto con...» Remus sorrise imbarazzato. «l' Alfa del branco locale di licantropi. Kingsley... be', diciamo che mi ha fatto un'offerta che non ho potuto rifiutare».
Teddy lo guardò allibito. Ma certo, suo padre non era più disoccupato da un pezzo. Lavorava per il Ministero, per Kingsley. Naturale che ora sembrasse un uomo realizzato!
«Sicuro che non l'hai potuta rifiutare, Responsabile dei Rapporti tra Maghi e Esseri!» ***
«Ho sempre pensato che questo incarico spettasse ad Ambrosius, ma lui ha preferito riprendere il suo posto di guaritore. Del resto...» guardò la fotografia che Teddy teneva ancora in grembo e indicò il vecchio accovacciato accanto a Ron. «E' quello che è sempre stato».
Teddy sorrise soddisfatto, cozzando affettuosamente la sua spalla contro quella del padre. «Be', se i cambiamenti imprevisti sono questi sono contento. Ambrosius se lo merita. E anche Dylan. Cacciatore dei Cannoni di Chudley!»
Remus scosse il capo, scrutando le ragazzine adoranti che saltellavano eccitate nella foto. «Ah, Dylan... Dylan ha abbattuto anche altre barriere, non limitandosi a cacciare Pluffe. La realtà è che tutte amano Dylan».
«Tutte eccetto Ginny, vorrai dire» sogghignò Teddy, assalito da ricordi assai poco edificanti che avevano per protagonisti Dylan e l'infuocata mogliettina di Harry. «Non le va proprio giù che i Cannoni abbiano soffiato tanto spesso la vittoria alle Arpie».
Remus ridacchiò. «Va bene, te lo concedo, tutte meno Ginny. Mi dispiace per lei, ma sono felice per Dylan» si fece improvvisamente serio. «Aveva già firmato un contratto con le Vespe, sai? Lo avevano contattato appena uscito da Hogwarts, una carriera brillante si prospettava davanti a lui. Interrotta prima di cominciare dal morso di Greyback. Le Vespe ancora si mangiano le mani per avere reciso quel contratto».
Teddy annuì. «La maggior parte della gente ha accettato i licantropi, ora. E Ambrosius e Dylan hanno avuto un certo peso nel processo».
«Sì. Come Emrys».
Teddy corrugò la fronte, frugando nei suoi ricordi e ripescando un cantastorie scarno e gentile che intratteneva i ragazzini ai bordi di una strada polverosa, poi notò un grosso volume abbandonato ai piedi del letto; sulla copertina di pelle cremisi c'era il nome del licantropo scritto in lettere dorate e i ricordi di Teddy cambiarono. Al lacero cantastorie si sovrappose un uomo sereno e appagato che, accomodandosi sulla sedia a dondolo posta accanto al suo lettino, gli raccontava storie avvincenti, popolate da licantropi e da altre creature fantastiche, mostrandogli le immagini contenute in variopinti libri incantati.
«Emrys è uno scrittore!»
Remus assentì. «Più famoso di Allock. Altro che "A spasso coi licantropi"! I libri di Emrys hanno spiegato la licantropia alla gente molto meglio dei dotti trattati degli ultimi duecento anni. In fondo, comprendere i sentimenti e le sensazioni di un licantropo è più interessante che conoscere dettagliatamente cosa lo differenzia da un lupo comune, no? E, a proposito» ridacchiò indicando il grosso volume con un cenno del capo. «Emrys non si è limitato al mondo magico. Era davvero stanco del trattamento che gli scrittori Babbani riservano ai licantropi, descrivendoli o come mostri crudeli e sanguinari o come insipidi mutaforma regolarmente surclassati da vampiri che definire idealizzati è un eufemismo. Sono assolutamente d'accordo con lui, devo dire».
Teddy rise, preparando una risposta degna di quella decisa affermazione, ma una voce allegra e squillante lo precedette.

«E hai perfettamente ragione, amore mio. Nessun essere tecnicamente morto potrà mai surclassare un licantropo, non se ne parla proprio!»

Ninfadora Tonks, infilata in un sorprendente pigiamino giallo zafferano disseminato da piccoli snasi dello stesso rosa acceso dei suoi capelli, si stava avvicinando al letto, portando in precario equilibrio un vassoio di un abbagliante color ciclamino.
«Grazie, Dora» rispose educatamente Remus guardando, un po' apprensivo, il bicchiere ricolmo di succo di zucca che oscillava allegramente sul vassoio e togliendo furtivo il libro di Emrys dalla traiettoria della moglie. «Apprezzo molto il tuo sentito appoggio».
La strega gli rivolse un sorriso radioso, immediatamente esteso anche al figlio. «Ti sei svegliato, finalmente, Teddy. Ti ho portato la colazione. Non ci fare l'abitudine, ma un ringraziamento te lo dovevo».
Il ragazzo assottigliò gli occhi, sospettoso. «Un ringraziamento? Tu sai...»
«Sì» lo interruppe sbrigativa la strega, appoggiando con un po' troppo slancio il vassoio sul comodino. «So. E sarei venuta prima se una cospicua parte del mondo magico non avesse deciso di contattarci via camino» scrutò i due maghi, curiosa. «Di cosa stavate parlando?»
«Oh, della differenza che può fare un po' di amore in più al mondo» rispose Remus, asciugando con un sapiente colpo di bacchetta il succo di zucca che si era appena riversato sul vassoio e minacciava di raggiungere l'invitante fetta di torta che giaceva, inerme, su un piattino celeste.
Tonks scrutò il marito con una punta di scetticismo e, afferrandogli il mento con una mano, lo costrinse senza troppi complimenti a guardarla. «Sembrerebbe che tu abbia finalmente imparato la lezione di Albus Silente, Remus».
Il mago le rivolse un sorriso timido e annuì. «Sembrerebbe, sì. Quale parte del mondo magico ci ha contattato via camino, esattamente?»
«Oh, prima di tutto mia madre, mattiniera come sempre. Voleva avvisarci di non passare da casa sua perché ieri sera è rimasta a dormire da Harry. Pare avesse promesso a Lily di raccontarle integralmente la storia di Teddy e del raffinato portaombrelli; poi è stata la volta di Hermione...»
Teddy la interruppe bruscamente, scoccando un'occhiata di fuoco al padre. «Ehi, non dovevi impedirmi di rompere il raffinato portaombrelli di nonna Andromeda, tu?»
Remus abbassò lo sguardo, mortificato. «Ah, io... ci ho provato, Ted, davvero. Quando hai compiuto sei anni ho fatto notare alla nonna che quel portaombrelli era troppo raffinato per stare dov'era, ma lei ha frainteso clamorosamente le mie intenzioni» sospirò affranto. «Pensando che mi piacesse da impazzire, colta da un impeto di generosità e deliziata dal mio spiccato buon gusto, me lo ha regalato - si intonava perfettamente al suo dono di nozze, la lampada qui fuori, secondo lei - è venuta a casa con me e lo abbiamo sistemato in soggiorno. Tu stavi leggendo "Incantesimi senza Bacchetta" di Caius Charmed seduto sul divano...e...»
«E pronunciando ad alta voce uno di quegli incantesimi lo hai fatto esplodere» concluse allegra Tonks, scompigliando, palesemente orgogliosa, i capelli al figlio. «Il mio maghetto! Talentuoso come il suo papà!»
«Sì, e tempestivo come la sua mamma».
«Remus...»
«La verità Ted è che non ho nemmeno potuto ripararlo, lo avevi praticamente disintegrato! Non c'erano più pezzi da rimettere assieme».
Tonks annuì compiaciuta. «Nonno Ted sarebbe stato contentissimo. Anzi, sono convinta che ci abbia messo lo zampino lui, da lassù» ammiccò ai due maghi che la scrutavano incuriositi. «Be', detestava quel raffinato portaombrelli. Aveva tentato in tutti i modi di piazzarlo in luoghi strategici, vale a dire frequentati da me. L'ho rotto parecchie volte, infatti. Ma mai in maniera irreparabile come sei riuscito a fare tu, tesoro. E al primo tentativo!»
Teddy sorrise divertito, mentre la scenetta appena raccontata dai genitori si sovrapponeva a quella, omologa, dove lui era solo, in balia di una nonna Andromeda che ricordava vagamente una Banshee arrabbiata. Nella nuova versione accanto a lui c'erano anche mamma e papà, un po' imbarazzati, ma chiaramente divertiti; la cosa era stata molto meno traumatica. Non era un brutto ricordo, tutto sommato.
«L'allievo ha superato il maestro» concluse irriverente.
«Direi proprio di sì» concordò Tonks, sedendosi accanto a Remus che, fissando come ipnotizzato il pigiamino della moglie, chiese con garbato interesse: «Cosa voleva Hermione, Dora?»
«Oh, solo avvisarti che oggi a Hogwarts dovresti scambiare due chiacchiere con i centauri; sono un po' insofferenti ultimamente, perché un branco di Thestral ha invaso il loro territorio. Colpa del nuovo cucciolo di Hagrid, sembra».
Remus la guardò inquieto. «Hagrid ha un nuovo cucciolo?»
«Sì. Un incrocio tra non è ben chiaro cosa».
Il mago socchiuse gli occhi, avvilito. «Sarà sicuramente qualcosa dotato di zanne, pungiglioni e altre fantasiose armi improprie strategicamente sistemate nelle più impensabili parti anatomiche».
La strega ridacchiò, scostandogli con comprensiva tenerezza una ciocca di capelli dalla fronte. «Hermione aveva il tuo stesso entusiasmo, sai? Mi ha anche raccontato uno strano sogno riguardante un tetro portale aperto da un antiquato orologio da taschino. Teddy lo attraversava cavalcando un Thestral e spargendo Pozione Polisucco su un branco di lupi mannari rosa. Oh, il tutto sventolando una bandiera bulgara. Non so se era più innervosita dal sogno o dal nuovo cucciolo di Hagrid».
Teddy arrossì lievemente e mormorò: «Temo di essere io la causa del sogno. Prima di venire nel passato le ho parlato della Chiave del Tempo e del mio progetto di utilizzarla. Anche Victoire ha fatto un sogno simile» disse, indicando con un gesto vago la pergamena appoggiata sulla cassettiera.
Remus si sfregò il mento, pensieroso. «E' possibile... l'orologio da taschino e il portale attraversato da Teddy potrebbero essere in qualche modo collegati al discorso da lui fatto all'Hermione dell'altra realtà. Certo, mi sfugge il significato dei lupi mannari rosa inondati da Pozione Polisucco... per non parlare della bandiera bulgara».
Tonks guardò incuriosita il figlio. «Per caso lo hai raccontato anche a Harry, il tuo piano, tesoro?»
Il ragazzo annuì e Tonks sorrise. «Questo spiega anche il suo di sogno, allora. Era già pronto a rinfrescare le sue doti di occlumante».
«Ha chiamato anche Harry?» chiese Remus, sorpreso.
«Sì. Ha raccontato confusamente anche lui un sogno caratterizzato da un antico medaglione d'oro che risucchiava Teddy, mentre tu e io spuntavamo da una pietra... oh, ha detto anche che ha bisogno di parlare con te, Remus».
«Con me? Non sono mai stato granché come interprete di sogni».
«Non del sogno! Gli sono arrivate alcune lettere da Hogwarts. Riguardano James, a quanto ho capito».
«James, un frisbee zannuto, alcune crostatine alla crema e qualche Serpeverde, per la precisione» specificò Teddy sogghignando. «Me lo ha scritto Victoire».
Tonks rise deliziata. «Harry voleva un tuo consiglio su come affrontare con Ginny la spinosa questione. Sostiene che gli dispiacerebbe parecchio vedere il suo primogenito trasfigurato in un portaspilli».
Remus si alzò dal letto, sospirando. «Sì, posso immaginare. Sarà meglio che gli parli subito, allora. Ah, Jamie...» scosse la testa, una luce divertita e malinconica nello sguardo. «Lo avevo detto a Harry che non mi pareva un'idea così brillante chiamare quel bambino James Sirius».
«James Albus sarebbe stato meglio» convenne Tonks.
Remus ci pensò per un istante. «Forse sì, ma poi Sirius Severus sarebbe diventato uno psicopatico dalla personalità multipla e con accentuati istinti autodistruttivi. No, è stato meglio così, tutto sommato».
Fece per uscire ma la moglie, alzandosi di scatto, lo fermò trattenendolo per un polso.
«Aspetta, Remus, hai già deciso cosa indosserai oggi?» chiese la strega con noncuranza.
Remus la guardò sospettoso. «No».
«Bene, pensavo che potresti indossare la tunica che ti ha regalato mamma per il tuo compleanno. Sarebbe perfetta con questa, non trovi?» disse la strega, piazzandogli sotto il naso una cravatta fucsia cosparsa da una miriade di agitati gattini turchesi. Remus la fissò ammutolito e Teddy scorse chiaramente un lampo di raccapricciato panico attraversargli gli occhi, ma fu questione di un istante, si riprese subito e sfoggiò il più tenero e dispiaciuto dei sorrisi: «Ah, amore, sarei onorato di indossarla, ma a questo punto del ciclo lunare non posso proprio. Il lupo è troppo nervoso per sopportarla» così dicendo si chinò a sfiorare con un rapido bacio le labbra della moglie e, sotto lo sguardo ammirato del figlio, lasciò la camera.
Altro che fascino Black, pensò Teddy adocchiando il calendario appeso al muro, era il fascino Lupin quello davvero irresistibile!
Tonks si sfiorò la bocca e sogghignò. «Che spudorato! In questa fase del ciclo lunare il lupo è troppo nervoso?» sbuffò indicando il calendario. «Non ci sarà neppure la luna questa notte... è la fase del ciclo lunare in cui il lupo è più tranquillo».
«Oh, lo hai notato...»
«Certo che sì, tesoro. Seguo le fasi lunari con la sua stessa attenzione. Proprio come fai tu».
Teddy ci pensò un istante e realizzò che era vero. Da quando aveva memoria tutti i Lupin seguivano il ciclo della luna con estrema cura. Condividendo con Remus anche le notti di plenilunio, quando riuscivano a vincerne le assurde resistenze. In fondo, grazie alla Pozione Antilupo potenziata, era più innocuo del cagnetto del signor Peabody: aveva sicuramente un carattere migliore.
«Sai che non metterà facilmente quella cravatta, vero mamma?»
«Facilmente? So per certo che non la metterà neppure morto, questa cravatta. Ma mi diverte punzecchiarlo un po'. E' così divertente punzecchiare il tuo papà».
Teddy la guardò, poco convinto. «Se lo dici tu. Ma... ti ha raccontato tutto? Della Chiave del Tempo, intendo. E della mia intrusione nel passato».
La strega lo studiò un istante, seria, poi, posando la cravatta sul comodino, gli si sedette accanto.
«Sì, tesoro, mi ha raccontato tutto. Un paio di giorni dopo la Battaglia di Hogwarts mi ha mostrato la Chiave, mi ha spiegato come funzionava e mi ha rivelato la vera identità di Dorian Johnson» tacque un istante, un po' mortificata. «Non devo averti fatto una buonissima impressione quella sera. Crollare così, neanche fossi stata vittima di dieci Schiantesimi in contemporanea... davvero una grande Auror devo esserti sembrata!»
«Eri solo stanca, mamma! Ma il modo in cui hai steso Bellatrix... certo che mi sei sembrata una grande Auror».
«Ero molto stanca, sì. Tuo padre aveva ragione, non avrei dovuto andare a Hogwarts, quella sera» lo guardò mesta, gli occhi scuri attraversati da un lampo di rimorso. «Sarei dovuta restare a casa della nonna, con te. Ma non ci sono proprio riuscita. Non potevo lasciare solo Remus. Non potevo non combattere per il tuo futuro... meno male che sulla nostra strada è comparso Dorian Johnson. L'ho subito trovato simpatico, sai? Aveva un naso interessante. E splendidi occhi...»
«Hai parlato a papà degli occhi di Dorian Johnson?»
«No. Non me ne ha dato il tempo. E' stato lui il primo a introdurre il discorso» sorrise. «Era... è così orgoglioso di te, tesoro. Ha dovuto parlarne, credo... o sarebbe esploso. Così, alla fine, eravamo in due a essere orgogliosi di te».
«Oh» Teddy abbassò gli occhi, un po' turbato.
«Qualcosa non va?»
«No. E' solo che capisco papà. Il fatto che ti abbia raccontato tutto, intendo. Anch'io lo avevo fatto con Victoire, ma ora lei non ricorda nulla. Solo quel sogno delirante che mi ha descritto. Un po' mi dispiace...»
Tonks gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarla. «E tu ridiglielo. Fai quello che papà ha fatto con me, mostrale la Chiave e raccontale tutto».
«Ma...»
«Nessun ma, tesoro, non nasconderti da chi ami. Mostrati per quello che sei. Non alzare barriere, non negarti, neppure se pensi che sia per proteggere chi ti sta accanto. Non commettere gli errori che ha commesso tuo padre. Non infliggerti le sofferenze che si è inflitto lui».
Teddy guardò la madre, meravigliato. «Io non sono papà, non sono mai stato ferito come lo è stato lui».
«E' vero. Ma gli assomigli molto, Teddy. Moltissimo. Non solo fisicamente. E bada che è un complimento» affermò la strega strizzandogli un occhio sbarazzina.
«Non avevo dubbi, mamma. Ma stai tranquilla» la rassicurò il ragazzo, virando i suoi capelli a un turchese brillante. «Somiglio molto anche a te».
«Sì, somigli molto anche a me» concordò la strega, prendendo dal vassoio il piattino con la fetta di torta miracolosamente sopravvissuta al piccolo tsunami di succo di zucca. «Sei come questa torta, Teddy».
«Cosa?»
La strega rise e porse il dolce al figlio. «Conosci la sua storia?»
Teddy si concentrò un istante e annuì: era la specialità indiscussa del signor Peabody, conosciuta anche come Torta di Teddy.
«Il signor Peabody l'ha creata per voi due».
Tonks annuì. «Vero. Era esasperato delle continue schermaglie che tuo padre e io inscenavamo nella sua linda pasticceria per decidere tra torta al cioccolato e torta alla cannella. Così decise di tentare un esperimento e, il giorno del tuo primo compleanno, ci annunciò che aveva creato la torta che ci avrebbe messo d'accordo e l'aveva dedicata a te. Be', aveva ragione, da allora tuo padre e io non abbiamo più avuto dubbi sulla torta da prendere: questo fantastico trionfo di cannella e cioccolato!»
Teddy addentò con gusto quella torta dal profumo delizioso e, lasciandosi conquistare dalla sua consistenza perfetta, ne assaporò estasiato il gusto ricco e speziato, adorando il modo in cui il brioso pizzicore della cannella s'intrecciava all'avvolgente dolcezza del cioccolato, esaltandola e venendone a sua volta esaltato. Nessuna torta alla cannella o al cioccolato poteva davvero competere con quella perfetta e armoniosa unione di sapori contrastanti.
«Il signor Peabody ha ragione. La Torta di Teddy, perfetto miscuglio di cioccolato e cannella, è davvero buonissima. Migliore degli elementi di partenza».
Tonks annuì sorridendo. «Un vero capolavoro, sì. Come te, perfetto miscuglio di tuo padre e di me. Migliore degli elementi di partenza».
Teddy posò la torta sul vassoio, pronto a ribattere a quell'ultima affermazione con una fiera e vibrante protesta. Troncata però sul nascere dalla madre che, afferrata bruscamente la cravatta, gliela piazzò sotto il naso, proponendo convinta: «Per caso la vuoi indossare tu, tesoro? Sono sicura che a tuo padre non dispiacerà».
Teddy serrò la bocca, sbarrò gli occhi e guardò la madre un po' agghiacciato: lui non era bravo come il padre a contrastare quegli attacchi di follia stilistica. «Eh... ecco, io... non credo che...»
Tonks esplose in quella risata allegra e irresistibile che una parte di Teddy conosceva alla perfezione e abbracciò con entusiasmo il figlio. «Scherzavo, sciocchino».
«Oh» Teddy sospirò sollevato e si rannicchiò nel suo morbido abbraccio profumato di mughetto, godendosi quella sensazione nuova e familiare. La strega parve rendersene conto e rafforzò la stretta, mormorando divertita: «Ehi, che succede, Teddy, non ti allontani protestando sdegnato?»
Teddy scosse la testa. «Mai. Potrai abbracciarmi tutte le volte che vorrai, mamma. Non protesterò mai».
La strega sorrise intenerita e lo scostò da sé con dolcezza.
Teddy la guardò, incerto se renderla partecipe di una cosa di cui si era appena ricordato, poi rammentò il discorso appena fatto sul non nascondersi da chi si ama e prese la sua decisione.
«Sai mamma, ci sono alcune cose che non sono cambiate, nelle mie due vite. Una di queste è il solo motivo per cui, da bambino, ho vivacemente discusso con Victoire. Lei sosteneva che nessuna mamma era bella come la sua. Io non sono mai stato d'accordo. Ho sempre pensato che tu lo fossi molto di più».
Tonks sgranò gli occhi, incredula, poi sorrise lusingata, mascherando l'imbarazzo con un pizzico d'irriverente ironia. «Sei proprio uguale a tuo padre. Anche lui ripete da sempre la stessa, insostenibile cosa».
«L' ho sempre detto che papà è dotato di un impeccabile buon gusto».
Tonks rise, scompigliando teneramente i capelli, ancora di un turchese abbagliante, del figlio. «Ah, fascino Lupin unito a fascino Black. Chi potrebbe resisterti? Ti stanno bene i capelli di questo colore, tesoro. Perché non li tieni così per oggi?»
«Ecco... è solo che...» Teddy arrossì vivacemente, guardando in tralice la madre. «A Victoire piaccio al naturale... lei mi trova... uh... bello».
«L' ho sempre detto che Victoire è dotata di un impeccabile buon gusto».
Il ragazzo sogghignò, riportando i capelli al colore naturale e sua madre sospirò melodrammatica. «Peccato, però, sarebbero stati d'incanto con questa cravatta... a proposito, chissà se tuo padre ha finito con Harry» fissò la porta, pensosa, poi scoccò un bacio sulla fronte del figlio e si avvicinò alla porta. «Finisci la colazione e preparati, Teddy, ci vediamo dopo».
«Mamma».
La strega si voltò incuriosita.
«Sii buona con lui. Mi piace avervi attorno interi, sai?»
«Tranquillo... voglio solo indagare un po' su questa faccenda del lupo nervoso» gli strizzò complice un occhio e, sfoggiando un ghigno più inquietante di quello di una sfinge, se ne uscì dalla stanza.

Teddy fece spallucce e, preso il bicchiere non più così colmo di succo di zucca, studiò interessato la fotografia appesa sopra la testata del letto, tra un poster delle Sorelle Stravagarie e un gagliardetto di Grifondoro. Ritraeva tre persone. Al centro c'era un ragazzino un po' nervoso, ritto in piedi accanto a un grosso baule nuovo di zecca, una gabbia contenente un'elegante civetta argentata stretta in una mano e una bacchetta magica nell'altra; alle sue spalle si stagliava la locomotiva fumante dell'Espresso di Hogwarts. Era lui, quel ragazzino, ma aveva qualcosa di diverso. Aveva lo sguardo di un bambino sereno e completo. Lo stesso sguardo che avevano i figli di Harry, ma che lui non aveva mai avuto prima. Al suo fianco Harry gli porgeva complice una vecchia pergamena ingiallita, sorridendo impertinente a Remus che, scuotendo il capo si chinava a mormorare qualcosa all'orecchio del figlio, prima che tre bacchette colpissero all'unisono la pergamena.
Le labbra di Teddy si curvarono nello stesso sorriso malandrino che Harry sfoggiava nella fotografia. Posò il bicchiere ormai vuoto sul comodino, aprì il cassetto e ne estrasse una vecchia pergamena ingiallita: Harry aveva già ritardato a sufficienza quel momento, era giunta finalmente l'ora che nuovi Malandrini scorrazzassero per i meandri più misteriosi di Hogwarts e dintorni. Chissà, magari avrebbero aggiunto nuove informazioni alla Mappa del Malandrino, come aveva fatto lui con il passaggio segreto sul retro di Mielandia.
Non sarebbe venuto meno alla promessa fatta al padrino, del resto. Non avrebbe dato la Mappa a James prima del Natale del suo terzo anno al Castello; la sua intenzione era quella di darla ad Albus, infatti. E Harry non aveva posto alcun veto, in proposito.

«Remus John Lupin!» la voce squillante della madre gli giunse argentina all'orecchio, era molto vicina, probabilmente appena fuori dalla porta.
«Sappi che sei nei guai. E in guai molto grossi, anche! Il lupo furioso per la fase del ciclo lunare, eh? Ma se non ci sarà neppure la luna questa notte!»
La voce del padre sembrava un poco più distante. «Ah, attenta alla lam...»
Il rumore sinistro e familiare di qualcosa di fragile andato in frantumi fece sogghignare Teddy.
«... pada, Ninfadora». La voce di Remus si era avvicinata, ora.
«Uff. Ma perché non abbiamo mai pensato di piazzare Teddy, armato del tuo libro d'Incantesimi senza Bacchetta, nei pressi di questa raffinata lampada?»
«Non saprei. Perché non volevi che perdessi il mio tocco con gli Incantesimi di Riparazione?»
«Forse... oh no, non ci provare, Lupin, non mi farò distrarre così facilmente. Che stai facendo con quella bacchetta, ora?»
«Sto accingendomi a sostenere il mio allenamento quotidiano nell'Incantesimo Reparo, Ninfadora. Ecco fatto. Dicevi?»
«Non c'è luna piena questa notte».
«No. Non c'è. Non ho mai detto che ci fosse, in effetti. Ho solo constatato che in questa fase lunare il lupo è troppo nervoso per indossare quell'adorabile cravatta. E lo è, fidati, Ninfadora».
«Ninfadora? Sei arrabbiato?»
«No. Nemmeno un po', Ninfadora». La voce del padre vibrava di puro divertimento.
«Oh, e io sono arrabbiata?»
«Lo stai chiedendo a me? Suppongo di sì».
«Supponi?»
«Suppongo».
«Sei sempre stato una frana nelle supposizioni, Remus».
«Non è vero».
«No? Non funzionerebbe tra noi, sono troppo vecchio, troppo povero e troppo pericoloso, suppongo; i licantropi non sono fertili, suppongo; questo bambino sarà un licantropo, suppongo; questo bambino mi odierà o, nella migliore delle ipotesi, si vergognerà di me, suppongo...»
«Va bene, va bene, ho afferrato il concetto. Non sono molto bravo nelle supposizioni che riguardano noi due, ne convengo. Devo quindi supporre che neppure tu sei arrabbiata?»
«Uhm... pare che tu stia migliorando nelle supposizioni».
«Vedi? Se mi applico. Oh, che stai facendo con quella cravatta, Ninfadora?»
Teddy ascoltò sconcertato il tremolio improvviso nella voce del padre. Merlino, che la madre avesse deciso di strangolarlo con la cravatta?
«Ah, ecco. Adorerei assecondarti, Ninfadora, ma non credo ce ne sia il tempo».
«Oh, è ancora presto, abbiamo tutto il tempo, suppongo».
«Supponi?»
«Suppongo».
«Sei sempre stata bravissima con le supposizioni, tu. Non vedo perché dovresti sbagliarti proprio ora».
Una risata argentina si levò squillante, subito accompagnata da una più profonda, poi passi affrettati e il cigolio di una porta, seguito dall'inconfondibile ronzio di un Incantesimo Muffliato ben assestato. No, qualsiasi cosa avesse in mente di fare sua madre con la cravatta non era strangolare il consorte.
Teddy sorrise divertito. Era davvero felice che, dopo vent'anni, il suoi genitori fossero ancora innamorati fino a quel punto.
Il mondo era davvero un po' migliore grazie alla Chiave del Tempo. La sua scelta era stata una buona scelta, dopo tutto. Perché aveva portato un po' di amore in più al mondo. Nella sua vita, certo, ma anche in quella di Harry e di Andromeda, per esempio. E in quella dei licantropi e degli Addams, anche. Ma, soprattutto, in quella dei suoi genitori.
Quell'amore caparbio e totale che Remus e Tonks provavano l'uno per l'altra e che riversavano, amplificato, su di lui non poteva che avere reso il mondo un posto un pochino migliore.
Teddy si ricordò che, a un certo punto, la notte della Battaglia di Hogwarts, osservando i genitori si era chiesto come potessero amarsi due persone tanto diverse tra loro. Ora lo sapeva. Perché suo padre e sua madre erano davvero diversi come il giorno e la notte, come il sole e la luna, come lui e Victoire, ma erano proprio queste diversità a rendere tanto speciale la loro unione.
Perché erano complementari, perché, pur essendo fantastici presi separatamente, insieme lo erano di più. Perché si esaltavano e si completavano a vicenda - inghiottì l'ultimo pezzetto della torta, gustandone l'armonica dissonanza di speziato e di dolce – come la cannella e il cioccolato.



Fine


***In "Animali fantastici: dove trovarli" (libretto minuscolo ma molto istruttivo) J.K. ci informa che all'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche vi sono tre divisioni: la Sezione Animali, la Sezione Spiriti e la Sezione Esseri. Intentendo con Essere "qualunque creatura dotata di intelletto sufficiente da apprendere le leggi della comunità magica e da assumersi parte della responsabilità di stilare quelle leggi" (pag. XII). Ecco, nella mia storia Remus lavora con dette Creature Magiche. Licantropi compresi.

Ed ecco l'Epilogo. Siamo arrivati alla fine della mia piccola storia.
Missione compiuta. Remus e Dora, vivi e vegeti, hanno potuto vedere quel Mondo Migliore che hanno cercato di ottenere con tutte le loro forze; e si sono potuti godere il loro amore e il loro bambino. Teddy è riuscito nel suo nobile intento (ringraziamo tutti il talento di zio Alphard nello scegliere i regali di nozze) e io spero di essere riuscita nel mio.
Solo alcune precisazioni.
Ebbene sì, lo confesso, sono Grifondorofila e non ci posso fare nulla - ognuno ha i suoi difetti, in fondo - lo so che gran parte del Fandom auspica una diaspora degli eredi del trio tra le varie Case... ma io non posso fare a meno di vederli tutti riuniti nella Sala Comune dei Grifondoro. Come Harry, Hermione e Ron. E, ancora prima, come Remus, James e Sirius. Ma ribadisco che non ho nulla contro le altre tre Case, anzi. E se, un giorno, la Rowling ci comunicherà di avere diviso i rampolli nelle quattro Case mi andrà comunque benissimo. Ma fino ad allora...
So anche che la maggior parte di coloro che "resuscitano" Remus e Tonks tende poi ad allietarli con una schiera di allegri e variopinti frugoletti; dando vita a storie deliziose che adoro leggere. Anch'io ho preso in seria considerazione l'idea di regalare a Teddy almeno un fratellino (o una sorellina), e già mi immaginavo un vispo Dorian (o Doriana, magari) che piombava in camera e svegliava lo sventurato fratellone sfoggiando un tatto tipicamente tonksiano... ma non ce l'ho proprio fatta. La Rowling ha deciso che Teddy fosse figlio unico e non me la sono sentita di contraddirla anche in questo. Già le ho negato la morte di due personaggi, suvvia! E poi, in fondo, nella saga di Harry Potter i figli unici hanno una gloriosa tradizione e, nel bene o nel male, tendono a risultare piuttosto speciali, quindi può andare anche così, direi.
A un certo punto, Teddy parla di un lupo Rasta. Non so se i maghi conoscano questo particolare "stile". Ma Teddy - specialmente il Teddy cresciuto da Tonks - può plausibilmente conoscerlo. A differenza di Remus che, infatti, si limita a parlare di un "lupo con le trecce".
Chiedo poi perdono ai fan dei Vampiri per le irrispettose opinioni di Emrys, Remus e Tonks in proposito. Non ho nulla contro le suddette creature della notte... ma tendo a prediligere irrimediabilmente i licantropi. E gli scrittori "Babbani" - con la doverosa eccezione di J.K. Rowling - non mi danno molta soddisfazione. ;-)
E infine due parole sulle Chiavi del Tempo. Ho tentato di renderle credibili (per lo meno credibili quanto possono esserlo simili strambi manufatti) e mi piaceva l'idea di assoggettare anche loro ai concetti che permeano tutta l'opera della Rowling: la potenza dell'Amore e l'importanza delle Scelte. Inoltre, parlando di Tempo ho deciso d'introdurre anche il concetto di equilibrio. Spero di essere riuscita a creare un oggetto non troppo assurdo. Ma se qualcosa non dovesse tornare siate buoni e comprendetemi: anch'io, come Remus, non sono un'esperta di Chiavi del Tempo... posso solo avanzare delle ipotesi!  ;-)

Grazie a tutti i membri dell'Esercito dei Silenti. Siete davvero tantissimi! Mi avete indubbiamente sorpresa!
E un grazie ancora più sonante a tutti coloro che hanno avuto la bontà di dirmi cosa ne pensano della mia storia: mi ha fatto molto piacere, non me li aspettavo tanti commenti! Spero vivamente che l'Epilogo non vi abbia troppo deluso...  ma non è facile scrivere un Epilogo. Tirare tutte le somme e tentare di immaginarsi le conseguenze di un Viaggio nel Tempo è piuttosto impegnativo.

Jadis96: Ciao! Sono contenta che la Jadis "con il numerino" sia tornata a recensirmi. E sono anche più contenta che la Jadis "con il numerino" abbia apprezzato il capitolo! Spero le piaccia anche l'Epilogo.^^ E' vero, è finita... però chissà, potrei sempre tornare. Ma per ora: Fatto il misfatto! ;-)
fri rapace: Ciao! E come avrei mai potuto non dedicare spazio ai licantropi? Tenuto conto che io la penso esattamente come Emrys, Remus e Dora, tra l'altro! La difficoltà è stata, piuttosto, quella di impedirmi di dedicare loro ancora più spazio...
Harry racconterà sicuramente a Remus che è stato salvato da un incantesimo lanciato da Severus (certo, George avrebbe preferito un po' più di mira da parte del suo unticcio professore di Pozioni, eh... ^^) ma in un momento più opportuno. Prima di questo i due avranno cose più "urgenti" da chiarire. Tipo chi potrà coccolarsi Teddy per primo, magari... ma poi affronteranno sicuramente la questione Severus.
Per quanto riguarda il "cattivo tanto imbastito da suicidarsi" non posso che dirmi d'accordo. Ma, a parer mio, Voldemort non poteva che morire in modo tanto assurdo... ucciso dalla sua stessa arroganza e dalla sua incapacità di comprendere quale immenso potere abbia l'amore. Purtroppo per lui non ha mai co,preso la lezione di Albus Silente, a differenza di Remus. ;-)
Per quanto riguarda la storia... be' ci hai azzeccato per metà. Remus e Dora sono vivi, sì. E hanno potuto crescere il loro bimbo (come avrei potuto privarli di questa gioia, del resto) e Teddy ha ricordi meravigliosi del suo passato accanto a mamma e papà... ma si ricorda perfettamente della Chiave del Tempo e del suo passato senza mamma e papà. Spero che anche questa versione ti possa piacere e, magari, commuovere.
E non preoccuparti per le tue domande: a me fanno piacere. E sappi che il titolo di "Rompipluffe Massima" resta comunque di Dora. Ti distacca di parecchie lunghezze, temo. ;-)
Kamen: Grazie! Mi fa davvero piacere che anche il capitolo quinto ti sia piaciuto. E, per quanto mi riguarda, è assolutamente lampante che Tonks è sì adorabile, ma è tutt'altro che incapace: è un Auror, suvvia. Solo i migliori riescono a diventarlo! Ed eccoti l'Epilogo, spero ti piaccia quanto gli altri capitoli.
fennec: Grazie! Mi fa piacere che tu abbia apprezzato l'intrecciarsi della mia storia con gli eventi narrati dalla Rowling. E' importante, perché è la stessa Battaglia descritta da lei, solo vista da un altro punto di vista. Anche a me sarebbe piaciuto molto descrivere il primo approccio di Harry con il piccolo Lupin. Sarebbe stato tenero e divertente... ma purtroppo avrebbe scombussolato un po' la mia storia, visto che avrei dovuto giostrare due Teddy contemporaneamente, mentre il Portale del Tempo si chiudeva inopportunamente. Ed eccoti l'Epilogo. Spero che la tua trepidante attesa non sia andata troppo delusa.
lyrapotter : Ed eccoci qui. Grazie per la telecronaca e per i complimenti rinnovati! Teddy è un personaggio strepitoso da maneggiare, e non è davvero difficile farlo amare. Fa tutto da solo! Basta assecondarlo. Però penso anch'io che, per una serie di motivi, un personaggio adulto ha un fascino differente di un bambino/adolescente.
La faccia di Dora in quella situazione deve essere stata sicuramente degna di nota... fortunato Remus che ha potuto ammirarsela per benino. ^^ Per quanto riguarda i licantropi... ti svelerò un segreto: anch'io devo essere affetta dalla tua stessa patologia, sai? Perché vengo a mia volta affascinata da ogni esemplare portatore "civilizzato" di Piccolo Problema Peloso. Diciamo che condivido totalmente le idee di Emrys, Remus e Dora al riguardo. ;-) Mi fa particolarmente piacere che tu abbia apprezzato il trio mannaro, come avrai visto hanno una certa importanza anche in questo capitolo, pur non comparendovi di persona. E mi fa altrettanto piacere il fatto che tu abbia apprezzato la chiacchierata tra Harry e Remus; ho adorato scriverla, il loro rapporto mi ha sempre interessata e  mi sono divertita parecchio ad esplorarlo. Così come mi sono divertita a studiare gli effetti collaterali dei colpi da "sfera di cristallo", sì. Diciamo che Remus, di tanto in tanto, ha bisogno di una bella scossa... ma pare abbia finalmente capito che il ciclico spintare di orecchie pelose e coda non pregiudica assolutamente il suo essere un padre fantastico. Dora, d'altro canto, è una madre alternativa e fantasiosa... ha uno stile tutto suo, diciamo: Teddy si divertirà molto.
Ora sono io a lasciarti. Dopo questa risposta, aggiunta al chilometrico Epilogo - che spero sia stato di tuo gradimento - ti vedo anch'io piuttosto provata. ;-)
dirkfelpy89: Ciao! E grazie per la nuova recensione! Sì, credo anch'io che Harry avrebbe passato del tempo con Remus dopo la Battaglia, se J.K. non avesse deciso di rendere impossibile la cosa... mi fa piacere di non essere la sola a pensarla così. Spero che anche questo capitolo, pur essendo lunghetto, non abbia troppi tempi morti e ti abbia divertito.
KELLINA: Bene. Allora spero che anche l'Epilogo ti sia piaciuto! Non vorrei mai essere scivolata proprio sul finale.
Sì, mi hai scoperta! E' vero, ho amato moltissimo i personaggi della saga. Tutti, dal primo all'ultimo; certo, ci sono quelli che mi suscitano umana simpatia e quelli che mi fanno saltare i nervi appena compaiono sulla scena, ma li amo comunque tutti così come sono. Di conseguenza, ho tentato disperatamente di non "snaturarli o deformarli", e sentirmi dire che ci sono riuscita... be', mi fa davvero un immenso piacere. E credo proprio che, prima o poi, mi vedrai rispuntare con qualche altra piccola storia. Scrivere questa mi ha già dato idee per altri brevi racconti. Evidentemente le fanfiction sono come le ciliegie: una tira l'altra.
  
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