Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Theironlady    06/08/2023    2 recensioni
Doveva essere l'ennesimo colpo, ma il ruolo che Jigen dovrà assumere per portarlo a termine farà affiorare emozioni inaspettate.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< No, no e per l’ultima volta no! >>
<< Avanti Jigen, non farti pregare! >> Lupin gli avvolse un braccio intorno al collo e gli avvicinò alle labbra la bottiglia di vino che si stavano scolando tutti insieme << solo tu puoi riuscirci stavolta! >>
<< Non ne sono capace, non sono tagliato per queste cose! Lo sapete, chiedetemi di sparare a chi volete, in movimento e alla distanza che volete, ma non chiedetemi di fare il lavoro di Fujiko! >> Lei, che gli era seduta accanto, ridacchiò e gli cinse col braccio l’altra spalla. I due lo avvolgevano come una sorta di piovra pronta all’attacco.
<< Guarda che posso insegnarti tutti i segreti del mestiere, scommetto che saresti anche molto bravo... >> gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, che lo fece arrossire lievemente. Ebbe l’istinto di portarsi una mano al viso per scollarsi dalla pelle quel sentore inebriante di vino e rossetto profumato alla fragola, ma alla fine rimase semplicemente immobile.
<< Avanti Goemon, dammi una mano accidenti! Diglielo anche tu che non posso sedurre una donna solo per raggirarla! Io le donne le rispetto… beh, quantomeno coloro che se lo meritano. >>
<< E fai bene! Perché le donne, caro Daisuke, vanno sedotte con la mente… >> fece Fujiko, a pochi centimetri dal viso di lui. Sembrava quasi che si divertisse a stuzzicarlo in quel modo. << Mentre per voi uomini basta un corpo con qualche curva al posto giusto. >> E lanciò un’occhiataccia a Lupin.
<< Avanti, non sarà mica ancora per quella donna! >> il ladro allungò il volto dietro la schiena di Jigen, per fissare meglio l'altra col suo sguardo perplesso.
<< Ti ho già spiegato che non potevo lasciare quella poverina in pericolo, sai quanti malintenzionati si possono trovare a quell’ora della notte in metropolitana! >>
<< Eppure, questo tuo improvviso spirito altruista ci ha fatto perdere di vista quell’uomo… e la sua valigetta piena di banconote. >> sospirò lei seccamente.
<< Suvvia cherie, ci saranno altre occasioni! Stiamo giusto organizzando questo colpo per recuperare… >>
<< Beh, mentre voi due piccioncini continuate a bisticciare, io me ne vad- >>
<< Fermo lì! >> esclamarono all’unisono i due, riabbassandolo sul divano per le spalle.
<< Ascolta Jigen, devi semplicemente far chiacchierare la signora De Noir: complimenta il suo stile artistico, parla di qualche vecchio vinile, di qualche pezzo d’antiquariato di tuo interesse, insomma quelle anticaglie che ti piacciono tanto, e vedrai che andrà benone! >>
<< Goemon, non hai veramente nulla da dire per aiutarmi a tirarmi fuori da questa situazione!? >>
In fondo alla stanza, il samurai sorseggiava the verde, immerso in riflessioni che ormai erano decisamente state disturbate da tutto quel vociare intorno.  << Sono d’accordo con Jigen. È a dir poco umiliante, per un uomo, doversi abbassare a svolgere un compito tanto ingrato. >>
<< Senti un po’ >> Lupin gli si rivolse con tono sarcastico << vuoi che mandiamo te al suo posto? >>
Goemon deglutì. << Trovo Jigen molto più indicato. >>
<< Che cosa!? >> il tiratore scattò in piedi << Mi prendi in giro? Poco fa hai detto che… >>
<< Su amico, non vorrai mica contraddire la sapienza di Goemon! >> Lupin ridacchiava divertito << Piuttosto, fatti un goccetto, così ti rilasserai anche tu! >>
<< Aaargh! >> a quel punto, esasperato, gettò la sigaretta sul posacenere senza nemmeno spegnerla, e si chiuse in balcone a prendere una boccata d’aria fresca.
*
Il pomeriggio seguente, Jigen e Fujiko si trovavano sottobraccio davanti all’entrata dell’inaugurazione di una galleria d’arte, pronti ad attuare il loro piano. Lui avrebbe dovuto “sedurre” una misteriosa donna attempata, chiamata Evelyn De Noir, mentre Fujiko si sarebbe semplicemente occupata di distrarre il marito di lei, per assicurarsi che Jigen avesse la tranquillità che gli serviva.
<< Dunque, ricapitoliamo ciò che dovrai fare: ti avvicinerai per caso alla nostra donna, commentando qualunque opera d’arte starà guardando al momento con una frase critica quanto criptica, ad esempio: “impossibile non cogliere il turbamento dell’artista, sebbene avrei optato per una diversa resa dei chiaroscuri”. A qualsiasi cosa ti risponderà, annuisci interessato e rispondi che è un’osservazione molto acuta. Poi? >>
<< Poi… uhm, già. Mi complimento per la sua preparazione in questo campo. E inserisco che è anche molto bella. A questo punto, giusto? >>
<< A questo punto, oppure poco più avanti nella conversazione, ma non lasciar passare troppo tempo. Le donne detestano essere annoiate. >>
I due si scambiarono uno sguardo d’intesa ed entrarono nella grande sala illuminata; il brusio dei presenti li invase all’istante, ma per fortuna le informazioni più importanti Jigen le aveva già memorizzate. Ora non riusciva più a sentire la voce sussurrata della sua accompagnatrice, e dovette stringersi ulteriormente a lei per riuscire a distinguere le parole che uscivano dalle sue labbra.
<< Sii disinvolto, guardala mentre le parli. Il cappello puoi lasciarlo a me. >>
<< Il cappello non si tocca! >> provò a replicare, ma Fujiko glielo aveva già staccato dalla testa con l’abilità di una ladra professionista.  << Te lo ridarò più tardi. >> se lo infilò rapidamente in borsa, senza preoccuparsi di piegarlo in modo ordinato.
<< Ehi, così si stropiccerà! >>
<< Vorrà dire che te ne comprerai un altro! >> gli fece una linguaccia divertita.
<< Maledizione! Non mi sento a mio agio senza il mio cappello…  >> borbottò infastidito, diretto più a sé stesso che a lei. A quel punto, le mani affusolate di Fujiko gli afferrarono il volto, le dita si infiltrarono nella barba scura e crespa, abbassandogli il mento fino a raggiungere quello di lei. Venne invaso dai suoi grandi occhi nocciola, le lunghe ciglia truccate di mascara, il profumo persistente di Chanel n°5 che ora sentiva più vicino e più intenso. Era come se ogni gesto che lei facesse, con tutta la nonchalance possibile, lo lasciasse di sasso, inebetito, incapace di ragionare lucidamente.
<< Negli occhi di una persona risiede un grande potere ipnotico. Nel momento in cui devi sedurre qualcuno, lo devi guardare dritto negli occhi. Dovrai guardare quella donna, e fare in modo che lei guardi te. Ma non dovrai mai perdere il controllo. A distrarsi si può anche venire divorati. >> Egli avvampò e si staccò bruscamente dalla presa. Aveva disperatamente bisogno di una sigaretta. << Ho capito, d’accordo. >>
<< Mi raccomando. >> la guardò sparire tra la gente dopo avergli lanciato un bacio con la mano, quindi Jigen si voltò dalla parte opposta, portandosi i capelli all’indietro con una mano sudaticcia. << Maledizione a quella donna. >>
*
Nel frattempo, Lupin stava armeggiando con un arnese nel tentativo di scassinare una serratura particolarmente elaborata.
<< E… fatto! >> ridacchiò. << Goemon, vieni pure! Adesso dobbiamo fare in fretta. >>
I due entrarono di soppiatto, richiudendo la porta alle loro spalle e poi cominciarono ad esplorare la grande villa. << Certo che questa donna possiede una vera fortuna… c’è di tutto, e sono sicuro che almeno metà di questa roba dovrebbe stare dentro un museo. >>
<< Io trovo molto più gradevoli le abitazioni giapponesi… non si può svuotare la mente in mezzo a tutte queste cianfrusaglie. >>
<< Quanta saggezza amico mio… ma sono proprio le case piene di oggetti preziosi quelle che ci interessano. E tra tutti questi oggetti preziosi, ce ne interessa uno in particolare. >> il ladro si avvicinò a un grande arazzo appeso a una parete << quello che ci troviamo davanti, caro Goemon, è un pezzo del ciclo di arazzi chiamato “La dama e l’unicorno”, risalenti alla fine del 1400. Gli altri pezzi si trovano naturalmente al Museo de Cluny, ma questa donna è riuscita a rifiutarsi di cedere il pezzo in suo possesso, sostenendo che appartenga per diritto alla sua eredità familiare. >> Lupin osservava l’opera con interesse, scrutandone i dettagli e lo stato di usura.
<< Lo restituiremo al museo? >> domandò Goemon, anche se sentiva già di conoscere la risposta. L’amico ridacchiò divertito.
<< Certo che no! Da quando si è sparsa la notizia dell’esistenza di quest’opera, un collezionista ci ha offerto più di un milione per averlo. Sarebbe un peccato lasciarlo qui a prendere polvere, non credi? Appeso come un comune quadretto da pochi spicci… >> tirò fuori un metro dalla tasca e iniziò ad arrampicarsi su una sedia per misurarlo in altezza e larghezza.
<< Ma se lo lasciassimo alla legittima proprietaria, alla sua morte l’arazzo potrebbe essere ceduto al museo? >> domandò il samurai, vagamente contrariato dalle intenzioni dell’altro.
<< Chi può dirlo… >>
<< Invece se lo ruberai per venderlo a quel collezionista, sarà improbabile che poi decida di redimersi e contattare il museo. Mi sbaglio? >>
<< No, non ti sbagli. Ti dispiacerebbe darmi una mano? >>
<< Io non rubo. Lo sai bene. >>
<< Suvvia Goemon, potrei cadere e spezzarmi il collo per raggiungere quel lato! >>
Svogliatamente, accettò di arrampicarsi per tenere l’altro lato del metro.
<< Dobbiamo farne fare una copia esatta, che sia più somigliante possibile, altrimenti quella donna solleverà un polverone per farlo ritrovare e noi non potremo goderci la nostra vacanzina alle Maldive… >>
<< Ma in questo modo, sostituendolo con una copia, la proprietaria non saprà mai che l’opera che possiede è un falso. E semmai deciderà di consegnarla al museo, loro esporranno un falso. >>
<< Sempre meglio di nulla no!? Ma ehi Goemon, si può sapere che cosa ti prende oggi? Sembra che la cosa ti turbi più del dovuto. >> Lupin scese dalla sedia e prese a scattare svariate foto all’arazzo con una macchina fotografica. << Hai proprio bisogno di rilassarti. Mi ringrazierai quando saremo in riva al mare con in mano un cocktail e il venticello caldo sulla pelle… e Fujiko in bikini. >> sogghignò, riprendendo a scattare mentre Goemon roteò gli occhi in dissenso.
*
Intanto Jigen si trovava nel mezzo di una lunga conversazione con Evelyn De Noir, una donna alta e robusta, dall’aspetto quasi imponente. Dal suo abbigliamento si capiva che non amava affatto i fronzoli: non aveva gioielli, né trucco in viso né oggetti di valore. Indossava soltanto un semplice abito nero, teneva i capelli raccolti dietro la testa con un fermaglio, e da diversi minuti si era inoltrata in un monologo in cui criticava la recente superficialità dell’arte e la sfacciataggine di certi artisti nel definirsi tali. Jigen si limitava ad annuire con finto interesse; per quanto trovasse quella donna decisamente sveglia e intelligente, il tono rauco e cavernoso della sua voce lo intimoriva un po’. Non era affatto come l’aveva immaginata, e i consigli di Fujiko sulla seduzione si stavano rivelando davvero poco utili in quel frangente. Come avrebbe fatto a invitarla a cena? Doveva riuscire a farlo se voleva che il colpo potesse funzionare. Però, se quella donna si tratteneva così tanto tempo a parlare con lui, di certo doveva essere un buon segno. Quantomeno, doveva trovarlo gradevole.
<< Sono assolutamente d’accordo. >> rispose << a proposito: sto allestendo una mia galleria d’arte e mi piacerebbe molto avere il suo parere nella scelta di opere decisamente migliori di queste… sa, si fa fatica a trovare gente che ne capisca davvero in questo campo. >> disse, dissimulando nonchalance.
<< Certo, la capisco. Ma sappia che necessito di tutto il tempo necessario, per contattare degli artisti validi di mia conoscenza. Usciremo a cena nei prossimi giorni per concordare i dettagli. >> aggiunse lei con tono perentorio; Jigen strabuzzò gli occhi. Ce l’aveva fatta! Era davvero riuscito nel suo intento!
Vide la donna scrivere il proprio numero di telefono sopra un biglietto, prima di passarglielo. << Mi chiami pure quando sarà libero. Adesso dovrò andare a cercare mio marito, sperando che non si sia già ingozzato di tartine al caviale come l’ultima volta. Buona serata. >>
<< A lei! >> Jigen mimò un saluto imbarazzato sollevando il biglietto, poi rimase immobile, intento a processare tutto ciò che era appena accaduto. << Più faticoso di una sparatoria nel deserto… >>
*
<< Un brindisi al nostro Jigen per il suo primo appuntamento con una donna! >> Lupin sollevò un bicchierino di sakè e se lo scolò in un sorso, ridacchiando allegro.
<< Non è il mio primo appuntamento con una donna. >>
<< È passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che è praticamente come se lo fosse! Su, ti prendo in giro amico mio. Sei stato molto bravo, non è vero Fujiko? >>
<< Lo è stato davvero. Il nostro Jigen è riuscito ad ammaliare una donna molto particolare. Ma toglimi una curiosità: di che cosa avete parlato? Sembravate così affiatati! >> addentò un pezzo di hosomaki al salmone. Tutti e quattro erano seduti intorno al tavolino basso del salotto; avevano ordinato sushi da asporto per festeggiare la riuscita della prima parte del colpo.
<< Come fai a dirlo? Ci hai osservati? >>
<< Certo, per tutto il tempo. >> sorrise maliziosamente.
<< Mh… >> anche lui si concesse un pezzo di hosomaki, sebbene con un umore ben diverso da quello degli altri membri della banda. << Ma non è finita qui. Devo uscire a cena con lei, non è vero? Così avrete il tempo di sostituire l’arazzo… >>
<< Proprio così. Un’altra volta soltanto, e poi si vola tutti per le Maldive! >> Lupin era entusiasta e già brillo per metà, e si avventò senza pensarci due volte sui seni di Fujiko, che lo schiaffeggiò prontamente.
<< Arsene, ti prego! >> si risistemò la maglietta << Comunque, del marito non dobbiamo preoccuparci. Passa molte sere fuori casa, gioca d’azzardo, beve e soprattutto non sopporta la moglie. Non ho avuto nemmeno bisogno di distrarlo, era già del tutto catturato dagli stuzzichini del buffet. >>
Lupin rise sguaiatamente, dopo aver ingoiato un altro bicchierino. << Non mi sorprende che quella donna sia rimasta ammaliata dal nostro Jigen così facilmente! Che ne dici amico, perché non ti diverti un po’ con lei mentre noi ci occupiamo del colpo? Secondo me, ne avresti un gran bisogno! >>
L’interpellato, con aria infastidita, si alzò e si accese l’ennesima sigaretta. << Mi sto arrugginendo. Vado di là a sparare qualche colpo alle bottiglie vuote. >>
<< Ma dove vai? Tra poco giochiamo a carte! >>
Fujiko alzò lo sguardo verso di lui, notando l’aria chiusa e malinconica che emanava. Si chiese se non avessero sbagliato, a forzarlo in un compito del genere. Dopo qualche minuto, decise di alzarsi anche lei per raggiungerlo.
<< Daisuke. >> lo trovò nella penombra, intento a trivellare delle bottiglie ormai ridotte in cocci distesi sul pavimento. Socchiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò sopra. Non osò entrare ulteriormente, come per non rischiare di inoltrarsi in un territorio pericoloso, nel quale non si sarebbe dovuta trovare.
<< Non devi prenderla a male per ciò che dice Arsene. Lo conosci anche tu. >>
<< Non è affatto come credi. Non ho nulla contro di lui. >> continuò a sparare alcuni colpi, stavolta più calcolati.
<< Allora, perché non ci raggiungi per fare una partitina a carte prima di andare a dormire? >>
<< No, grazie. Non mi va. Fatela voi. >>
<< Senti, è evidente che qualcosa non va. Potresti anche…>>
<< Che cosa? Parlartene? Dovrei prenderti per una psicologa? >> rise sarcasticamente.
<< Guarda che lo dico per te, idiota. Se tu non torni lucido, il colpo potrebbe anche andare in fumo. >>
<< Se è questo che temi, non accadrà. Adesso torna pure di là, Fujiko. Stare nell’ombra non ti si addice. >>
La donna si voltò, con aria affranta.
<< Cherie, che fai di là? Mi manchi tanto! >> la voce squillante e allegra di Lupin interruppe quella conversazione, e lei non poté far altro che dare a Jigen un ultimo rapido sguardo, prima di uscire fuori dalla stanza.
*
Dalla Fiat 500 gialla in cui erano seduti Fujiko e Lupin, osservarono Jigen allontanarsi dalla villa in compagnia della signora De Noir. Del marito non vi era traccia, era uscito di casa qualche ora prima, come tutti i giorni, e si supponeva sarebbe tornato la mattina seguente. Era il momento giusto per agire. I due ladri afferrarono la copia dell’arazzo arrotolata e la trascinarono fino alla porta, fortunatamente già scassinata, e quando entrarono, nel richiuderla dall’interno, a Fujiko rimase in mano la pesante maniglia decorata, anch’essa probabilmente un pezzo d’antiquariato.
<< Certo che avete fatto proprio un bel lavoro, tu e Goemon… >>
<< Che vuoi farci cherie, eravamo di fretta! >>
<< Ma come ha fatto quella donna a non rendersi conto di avere la maniglia allentata per tutti questi giorni? E se ci stesse tendendo una trappola? >>
<< In tal caso, meglio sbrigarsi. E poi, non vedo alcuna telecamera, né sistema di sicurezza. Sta’ tranquilla, la signora è giusto un po’ svampita. Non si sarà accorta di nulla. >>
Sostituirono in fretta l’arazzo, avvolgendo quello vero in un sacco di plastica per proteggerlo. >> E questo verrà imballato ben bene domattina e consegnato al suo nuovo proprietario! Domani sera vedremo il tramonto in spiaggia… >>
<< Non vedo l’ora, dopo tutta questa fatica. E poi è da un po’ che non ci prendiamo una bella vacanza. >>
Lupin si guardò intorno. L’aria era tranquilla, la casa deserta, e a pensarci bene sarebbe stato davvero un peccato tornarsene subito da quel musone di Goemon, che non avrebbe fatto altro che fare loro la predica per quel furto.
<< Senti Fujiko, che ne dici se prima di andare ci concediamo un bicchierino? Guarda qui! >> Lupin si mise a rovistare in uno scaffale pieno di bottiglie di vino pregiato, integre e intoccate da chissà quanti anni.  << scommetto che quella lì non ricorda neanche di averle, non ci farà caso se ne apriamo una o due… >>
<< Uhm… non mi sembra affatto una buona idea. Potrebbero tornare da un momento all’altro. Ricordiamoci che siamo nelle mani di Daisuke… forse sarebbe meglio essere previdenti e mettere l’arazzo al sicuro. >>
<< Ooh suvvia cherie, non essere così preoccupata! Il nostro Don Giovanni se la caverà benone, vedrai… soltanto un bicchierino e poi andiamo subito, lo prometto! >>
Alla fine, la donna si arrese con un sospiro. << E va bene, ma solo uno! >>
Era troppo stanca per impuntarsi e farlo desistere, inoltre sentiva il bisogno di distrarsi da quella sensazione di pesantezza che le si era depositata nel petto da quando aveva parlato con Jigen in quella stanza buia. Naturalmente, dopo il primo bicchiere ne seguì un altro e poi un altro ancora, e dopo appena mezz’ora i due si ritrovarono a spogliarsi, spingendosi contro le pareti per baciarsi spinti dalla foga, gettandosi poi sulla prima superficie morbida disponibile. Alla fine si addormentarono, dimenticandosi del colpo, dell’arazzo e di Goemon che li aspettava in auto.
*
<< Come le dicevo, ad Amsterdam mi sono sposata con mio marito ben venti anni fa, in una chiesetta davvero adorabile. Da quel momento non siamo più tornati perché dista davvero molto da Parigi, e non è facile riuscire a distaccarsi dal lavoro. >> La signora De Noir prendeva ogni tanto un morso del suo risotto, mentre Jigen annuiva con un’espressione seria e composta, per dare l’aria di qualcuno che le stesse ascoltando attivamente. In realtà, era tutt’altro che tranquillo. Fremeva per due motivi: uno, l’assenza del cappello sopra gli occhi, e due, l’astinenza dal fumo. Non aveva toccato una sigaretta da quando era sceso dall’auto, ormai diverse ore prima. Ciò lo costringeva ad assaporare a pieno il sapore di ciò che beveva e mangiava senza l’intermezzo del gusto del tabacco, e non riusciva a comprendere se ciò fosse per lui gradevole oppure sgradevole. La mancanza del cappello però, la sentiva in modo ancora peggiore. Non soltanto per una questione personale né tantomeno estetica, ma perché percepiva le luci e le voci intorno a lui amplificate rispetto al normale. Inoltre, si trovava costretto a guardare negli occhi la signora di fronte a lui. Gli rimbombavano in mente le parole di Fujiko sul guardare una donna, sulla seduzione… bah, quante stupidaggini. Quella Evelyn de Noir era tutt’altro che suscettibile a tecniche del genere. Era una signora tutta d’un pezzo, diceva le cose così come le pensava, senza filtri, e da quando si erano seduti non aveva fatto che travolgerlo con una valanga di discorsi sulla sua vita, le sue esperienze, aneddoti sui suoi parenti e le sue ultime vacanze.
<< La scorsa settimana invece, io e Albert siamo stati in vacanza in Grecia, naturalmente per goderci il mare. La casa che abbiamo affittato era ben tenuta, ma la spiaggia lasciava molto a desiderare…>> continuava, mentre scorreva sul cellulare fotografie da mostrare a Jigen << ecco, guarda. Molto graziosa, come dicevo, ma la spiaggia… alghe a non finire, come se non pulissero da oltre un mese, non lo consiglierei. E poi un caldo eccessivo! Il mediterraneo ha un clima a cui noi in Francia non siamo affatto abituati, anche il sole sembra battere più forte, perciò mi ero armata di creme solati, pomate per le ustioni e unguenti, ma mio nipote sì che si è bruciato davvero, poverino! E le meduse, per Dio, quante meduse! >>
Non c’era dubbio: chiunque avesse coniato il termine “logorroico”, sicuramente aveva conosciuto quella donna. Jigen cominciò a pensare che forse avesse più bisogno di qualcuno con cui sfogarsi che qualcuno che la seducesse, ma infondo andava bene lo stesso. Anzi, era decisamente meglio. Non sapeva come avrebbe potuto reagire con una donna in cerca di avventure sessuali, che avrebbe magari tentato di avvicinarglisi o stare in intimità con lui. Con lei invece, per quanto la situazione fosse fastidiosa, gli bastava annuire ogni tanto per farla continuare a parlare senza sosta, e la serata sembrava proseguire senza intoppi. “Mi auguro che quei due si stiano dando una mossa…” pensò “non so quanto ancora riuscirò a reggere questa discussione interminabile senza impazzire.”
Circa due ore più tardi, Jigen arrancava esausto fino alla Fiat 500 parcheggiata sul retro della villa della signora De Noir, dove Goemon lo aspettava seduto compostamente sul retro. Aprì lo sportello e gli si sedette accanto, gettandosi di peso sul sedile.
<< Sono distrutto… >>
L’altro guardò incuriosito. << Non hai una bella cera. >>
<< Ti ringrazio. >> rispose sarcastico, accendendosi una sigaretta << Te la passi bene tu, ti basta startene tranquillo a meditare e affettare qualcosa in caso di bisogno e Lupin non ti dice una parola! Mentre io, spesso e volentieri, devo infilarmi in situazioni che non hanno niente a che vedere con me. Io so sparare, non sedurre le donne a comando! >>
<< Che io sappia, non sai sedurle neppure quando vorresti. >>
<< Ma che impertinente! Ora stai proprio esagerando, sai? E sentiamo, quando sarebbe l’ultima volta che tu hai conquistato una donna? >>
<< Non sono affari tuoi. >>
Jigen sospirò esausto, e accasciò la testa al sedile. << Fa’ come vuoi. Io crollo. >>
*
In piena notte, Lupin venne svegliato dall’istinto di svuotare la vescica. Aprì gli occhi e si rese conto di trovarsi in un letto disordinato, con Fujiko accanto, circondato da oggetti d’antiquariato da far invidia a un negozio d’epoca. Nella penombra riusciva a scorgere animali impagliati, abiti appesi, maschere veneziane, tamburi, strani strumenti musicali africani, e altri oggetti di difficile interpretazione, tutto quanto ammassato senza alcun criterio apparente. Si alzò silenziosamente e aprì la porta per avventurarsi alla ricerca di un bagno, ma non appena si ritrovò in corridoio, gli si parò davanti la figura di un grosso uomo in pigiama, che nel vederlo esclamò un concitato: “Iiiih!” spalancando gli occhi come avesse visto un fantasma.
<< Ehehe ehilà! >> Lupin ridacchiò salutandolo con la mano. Era in mutandoni a strisce bianche e blu, totalmente disarmato, eppure affatto in allarme.
<< Ch-ch-chi è lei!? Che ci fa in cas- >>
<< Oh no shh fa’ silenzio! Non vorrai mica spaventare la mia cara Fujiko! >> saltò nella sua direzione per tappargli la bocca, mentre quello si dimenava terrorizzato. << Facciamo così, io vado a recuperare la mia donna e ce ne andiamo buoni buoni, d’accordo? Nessuno si farà male. Annuisci se hai capito bene. >>
Lo vide annuire spaventato << Ottimo. >> lasciò la presa e si precipitò di fretta in camera da letto, dove Fujiko dormiva ancora beatamente. << Ehi cherie, siamo stati scoperti, dobbiamo filarcela immediatamente! >>
<< Cosa!? >>
Lupin intanto corse a recuperare l’arazzo, già preparato e facilmente trasportabile.
<< Non c’è tempo! >> afferrò Fujiko per un braccio e la trascinò fuori per il corridoio.
<< Ma… i vestiti! Sono nuda! >>
Lo sentì ridacchiare prima di uscire correndo.
*
Jigen si era addormentato nel giro di pochi istanti, cullato dal buio e dal silenzio intorno a sé. Si ritrovò ancora in quel maledetto ristorante. I camerieri che passavano tra i tavoli coi piatti in mano, il brusio dei commensali, la musica dal vivo. Troppo baccano!
<< Suvvia Jigen, goditi la vita una volta tanto! >>
Il pistolero strabuzzò gli occhi. Fujiko era seduta di fronte a lui, lo osservava coi gomiti poggiati sul tavolo. Indossava un abitino elegante blu e un paio di orecchini di diamanti, e stava sorseggiando un calice di vino bianco.
<< Fujiko? E il colpo? Dov’è Lupin? >> si guardò intorno confuso, aspettandosi di veder arrivare da un momento all’altro gli altri due membri della banda. Perché mai avrebbe dovuto essere da solo con Fujiko? Perché aveva l’aspetto di una cenetta romantica tra loro due?
<< Ma che domande fai? Prima mi inviti a cena fuori, e poi mi domandi di Lupin? >> ridacchiò. << sei proprio incomprensibile. >>
<< Io… io ti avrei invitata a cena? >>
<< Guarda che posso anche andarmene se questo è il tuo atteggiamento. >>
<< No! >> si sorprese della sua stessa reazione << insomma, va bene. Ceniamo. >>
La vide fare cenno a un cameriere per riempire i loro calici di altro vino. Non ci riusciva a credere. Doveva essere un inganno, un sotterfugio. Forse aveva intenzione di spendere una fortuna e poi di dileguarsi lasciandogli il conto.
<< Volevo dirti >> prese a parlare la donna << che anche se il colpo è andato bene, dovresti sempre ricordare ciò che ti ho insegnato. Non ti farebbe affatto male, una volta o due, provare ad approcciare una donna. Anche fosse solo per il divertimento di una notte, oppure di un secondo. >>
<< Sai bene che queste cose non mi interessano. E poi, le donne portano soltanto guai. >>
<< Non tutte. >> ridacchiò << soltanto quelle come me. Ma per tua fortuna, in giro non ce ne sono molte. >>
<< Ma perché devi comportarti in questo modo!? >> il tono gli uscì più turbato e forte di quanto avesse voluto << Perché devi essere sempre sfuggente e indecifrabile? Non potresti dire le cose come stanno, come tu le pensi davvero? Se ami Lupin, se non lo ami, se lo usi… se ci usi soltanto. Perché il nostro destino è quello di correre dietro a una donna come te? >>
La vide poggiare il mento sui palmi delle mani, mentre lo osservava sorridendogli. << Chi può dirlo. Ma tu, caro Daisuke, non sei affatto costretto. Arsene è fatto così. Mi desidera per questo, perché come il bastone con la carota, non gli concedo mai del tutto ciò che desidera. Ma tu, invece, che cosa desideri veramente? >>
<< Io… che cosa desidero… >> si prese qualche istante per riflettere, mettendosi a fissare il proprio calice di vino mentre lo rigirava tra le dita. << che cosa desidero… >>
<< La vita è veramente molto semplice; siamo noi che insistiamo nel renderla complicata. >>
<< Che cosa!? >> quando alzò lo sguardo, Fujiko era sparita. Al suo posto c’era una visione a dir poco grottesca, che lo fece rabbrividire: Goemon, vestito esattamente come lei, lo fissava col suo solito sguardo di ascetica superiorità.
<< Goemon!? Ma che cosa ci fai qui!? >> Jigen si alzò dal tavolo, iniziando a correre. << lasciami stare! >> iniziò a dimenarsi, finché non si risvegliò nel retro dell’auto, con la faccia del samurai davanti.
<< Ho detto che Lupin e Fujiko stanno arrivando. Il colpo dev’essere riuscito bene. >>
<< Oh… certo. Il colpo… ottimo. >> balbettò confuso, e sporgendosi dal finestrino notò due figure scure che correvano verso di loro dal retro della villa. I due aprirono gli sportelli ed entrarono di fretta, Lupin mise rapidamente in moto.
<< È meglio sparire dalla Francia per un po’, che ne dite? >> il ladro guidava alla massima velocità possibile, sfrecciando tra le auto e ignorando deliberatamente l’ordine di semafori e incroci, attirandosi contro bestemmie e grida. << È meglio partire immediatamente. A proposito, come ti è andata la serata amico mio? Peccato che non avete proseguito in qualche motel! >> ridacchiò divertito.
<< Non farmici nemmeno pensare… >> Jigen era ancora rintronato, la testa gli faceva male come avesse subìto una botta.
<< Accidenti a te Arsene, non avrei dovuto ascoltarti! È colpa tua se adesso siamo in questo pasticcio! >> si lamentò Fujiko, mentre cercava di coprirsi il corpo con le braccia al meglio che poteva.
<< Non lo chiamerei pasticcio se posso ammirarti nuda in auto, cherie. E quando mi sarebbe mai capitato? >>
<< Che idiota. Che stramaledetto idiota. >> sbuffò voltandosi dall’altra parte. In riflesso, sullo specchietto retrovisore, vide la sagoma di Jigen e d’un tratto le tornò quella sensazione malinconica, che prima era riuscita a mandare via.
Lupin ridacchiò tra sé e spinse ancora di più sull’acceleratore, la 500 gialla sfrecciava nella notte verso la loro prossima destinazione.
   
 
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