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Autore: Fiore di Giada    14/08/2023    1 recensioni
− Senti… Ti prometto che parlerò con gli altri. Li convincerò a non caricare sulle tue spalle il peso del loro odio. − affermò ancora lei.
Le labbra di Kaidan si sollevarono in un sorriso sottile e l’uomo scosse la testa.
− Ti ringrazio, ma non lo fare. Non servirebbe a niente. − spiegò lui, pacato.
Rhiannon fissò su di lui uno sguardo stupito.
− Non fraintendermi, apprezzo le tue intenzioni. Ma non si possono cambiare le persone con la parola, se loro non sono disposte a riceverla. Spesso, il tempo crea miracoli. − affermò lui. In quel momento, il suo desiderio di morte era svanito.
E il suo spirito di maestro, prima spento, si era ringagliardito.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce del focolare rischiarava l'ampia stanza e si posava sulle pareti, rischiarandole d'un debole chiarore.
Kaidan, seduto sul pavimento, fissava lo sguardo serio, imperscrutabile sulle fiamme. Erano trascorsi cinque, dolorosi giorni dalla morte di Roran.
Ricordava bene il loro estremo, straziante saluto, prima del suo ultimo viaggio.
Il giovane, sfortunato principe cadetto di Namida aveva finalmente conosciuto la pace.
Le lacrime bagnarono il viso dell'uomo e il pugno, d'istinto, si strinse, mentre un ruggito d'impotente collera fuggiva dalle sue labbra. Non riusciva a dimenticare gli estremi istanti di Roran.
Quel guerriero pativa dolori inenarrabili, eppure nessun lamento era sgorgato dalla sua bocca.
Pur avendone diritto, non gli aveva mai domandato di placare i suoi tormenti con la magia..
Perdonami, Roran..., si disse il mago. Con i suoi poteri, aveva contenuto le sue sofferenze fisiche, ma non era riuscito a contrastare la maledizione di Morrigan.
La sua esperienza e il suo potere si erano infranti contro l'immensa forza del male.
Abbassò la testa sulle sue mani. A cosa erano serviti anni e anni di studio e addestramento?
Forse, loro avevano ragione.
Di scatto, si alzò e, a passo rapido, uscì dalla stanza. Aveva bisogno di muoversi o avrebbe perduto la ragione.
L’immobilità lo condannava a ricordi crudeli.
 
 
Grossi fiocchi di neve cadevano dal cielo, bianco di nubi, e si posavano ora sulle strade, ora sugli edifici della città.
Un vento gelido ruggiva tra le strade e sollevava piccoli fiocchi, condensandoli in gelidi vortici.
Il guerriero, a passo rapido, attraversò la città di Midra. Niente, in quel momento, contava per lui.
Aveva bisogno di porre tra sé e quel luogo maledetto una grande distanza.
Che stupido…, si disse. Niente gli avrebbe permesso di placare la sua pena.
Forse, solo il tempo avrebbe lenito il suo cuore.
Il suo passo, a poco a poco, rallentò, fino a fermarsi e l’uomo si appoggiò ad un albero, lasciandosi cadere a terra.
Il suo respiro accelerò, mentre un calore implacabile si irradiò nell’intero suo corpo, arrossando le sue guance.
− Che morte stupida… Degna di me… − sussurrò. La maledizione di Morrigan era divampata.
Dolori atroci, simili a spade, trafiggevano il suo corpo.
Un mezzo sorriso sollevò un poco le labbra di Kaidan. Forse, non era male morire così.
Con uno sforzo supremo, alzò la testa e fissò il cielo. Non sapeva perché, ma gli appariva uno spettacolo magnifico…
I suoi occhi erano deliziati da quel candore.
Sopraffatto dalla debolezza, chiuse gli occhi e reclinò la testa sulla spalla. Ormai, il suo tempo era giunto.
La neve, col suo freddo pietoso, avrebbe placato le sue sofferenze.
 
Qualche istante dopo, il guerriero aprì gli occhi e girò lo sguardo ora a destra, ora a sinistra.
Una densa nebbia, simile ad una grigia caligine, copriva la sua vista, mentre flebili fruscii giungevano alle sue orecchie.
Lievi gemiti salirono sulle sue labbra, mentre fitte di dolore trapassavano la sua testa. Era vivo, ne era ben certo.
E questo era per lui fonte di disappunto.
Chi mi ha salvato? Perché?, si chiese. Non potevano essere stati i suoi compagni.
La morte di Roran aveva acceso i loro cuori di odio.
− Stai tranquillo… Il dolore presto passerà. − dichiarò una voce femminile gentile, ma ferma.
Perplesso, Kaidan sbatté le palpebre e l’uomo alzò la testa.
La nebbia si dissolse e, davanti agli occhi dell’uomo, si materializzò la figura alta e snella di Rhiannon.
− Guarda il tuo petto. Ho contenuto la maledizione, ancora una volta. − spiegò lei, gentile.
L’uomo annuì e, cauto, abbassò lo sguardo sul suo petto.
Al centro del suo torace, si disegnavano tre spirali rosse, che si intrecciavano attorno ad un occhio chiuso e, sopra di esso, brillava una croce, inscritta in un cerchio.
Un sospiro sgorgò dalle sue labbra e l’uomo scosse la testa, dispiaciuto. Non sentiva gioia.
Lui non meritava quel dono.
 
Rhiannon, seria, gli prese le mani tra le proprie e gliele strinse.
A quel tocco, Kaidan si irrigidì, come una spada d’acciaio. Lei, fino a pochi giorni prima, era stata inavvicinabile, come una statua di ghiaccio.
Ne era sicuro, il dolore per la morte di Roran l’aveva portata a disprezzarlo e a schifare la sua compagnia.
Quale era la ragione di un simile mutamento?
La guerriera strinse le labbra in una smorfia. Comprendeva bene lo stupore sul suo viso.
Per tanto, troppo tempo avevano scaricato su di lui il loro dolore per la morte di Roran.
E Kaidan, fedele al suo forte spirito, aveva sopportato una simile pena.
Forte spirito…, si disse lei, irritata con se stessa. Il cuore di Kaidan era fermo e limpido, come la lama d’una spada.
La guerra gli aveva insegnato a non temere la morte.
Ma la sua forza, travolta da quelle laceranti accuse, si era dissolta.
 
− Ti prego… Guardami. − gli ingiunse lei.
Il mago – guerriero alzò la testa e fissò i suoi occhi verdi nelle iridi grigie di Rhiannon.
− Io ho sbagliato. Noi tutti abbiamo sbagliato con te. Il dolore per la sua morte non giustifica il nostro comportamento crudele. − cominciò lei, la voce incrinata dal dispiacere. La visione del suo corpo inerte, quasi coperto dalla neve, aveva illuminato la sua mente d’una dilaniante consapevolezza.
La morte di Roran ricadeva su Morrigan ed Erwen.
L’uomo, sorpreso da quelle parole, sbarrò un poco gli occhi. Come era diversa dall’implacabile vendicatrice che lo aveva condannato per la sua inutilità…
− Io sono una guerriera. Ma sono una guaritrice. E i guaritori hanno un occhio più acuto dell’essere umano comune… Sanno che la loro abilità, spesso, non allontana la morte. − continuò.
Kaidan aprì la bocca per parlare, ma lo sguardo di lei, lucido di lacrime, fermò le parole nella sua gola. La parola di Rhiannon era lontana da compromessi e ipocrisie.
− Ma ho sbagliato. Il mio occhio di guaritrice è stato annebbiato dall’egoismo dell’amore. Io… Io ero… O meglio sono innamorata di Roran. E ho preteso che tu lo salvassi per non soffrire. Ho pensato solo al mio dolore e non ho visto la tua doppia pena. − affermò ancora lei.
− Doppia pena? − articolò lui, apparentemente confuso.
Un leggero sorriso sollevò le labbra di Rhiannon.
− Sì. Il suo Fato era stato stabilito e i tuoi poteri erano condizionati dalla Maledizione di Morrigan. Per giorni, tu hai provato a salvarlo. E io… Io ho visto solo il risultato, non lo sforzo. −
Per alcuni istanti, tacque, mentre le lacrime fluirono sulle sue guance.
− Io, per troppo tempo, sono stata cieca per amore. Per me, la tua morte era un risarcimento per le mie lacrime. Ma non era così. Quando ti ho visto privo di sensi, coperto dalla neve, ho sentito il mio cuore lacerarsi… Ho perso l’uomo che amavo e non ho potuto fare niente. Non avrei permesso ad un maestro e fratello come te di morire così. Per questo, ti ho salvato… − spiegò ancora.
Di scatto, Kaidan reclinò la testa sulla spalla destra e i lunghi capelli biondi coprirono parte del suo viso, come un drappo. Un simile affetto gli pareva strano.
Eppure, non poteva non sentire piacere.
− Senti… Ti prometto che parlerò con gli altri. Li convincerò a non caricare sulle tue spalle il peso del loro odio. − affermò ancora lei.
Le labbra di Kaidan si sollevarono in un sorriso sottile e l’uomo scosse la testa.
− Ti ringrazio, ma non lo fare. Non servirebbe a niente. − spiegò lui, pacato.
Rhiannon fissò su di lui uno sguardo stupito.
− Non fraintendermi, apprezzo le tue intenzioni. Ma non si possono cambiare le persone con la parola, se loro non sono disposte a riceverla. Spesso, il tempo crea miracoli. − affermò lui. In quel momento, il suo desiderio di morte era svanito.
E il suo spirito di maestro, prima spento, si era ringagliardito.
Forse, non ha tutti i torti…, si disse la giovane, cogitabonda. Le persone, spesso, rifiutavano la realtà, se osava andare oltre le loro convinzioni.
Solo il tempo permetteva un mutamento di prospettiva.
La giovane guerriera posò le mani sulle ampie spalle dell’uomo.
− Va bene. Però, permettimi di aiutarti. Non sei obbligato a sopportare da solo il peso dell’odio e dell’invidia. − dichiarò, risoluta. Non gli avrebbe permesso di combattere da solo con un tale dolore.
Kaidan aveva lottato per loro e meritava un supporto fermo, privo di cedimenti.
L’uomo sollevò le braccia e le sue dita si strinsero attorno ai polsi della giovane.
− Va bene. Affido a te il mio spirito, Rhiannon. −
   
 
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