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Autore: EmmaJTurner    15/08/2023    3 recensioni
Anja, botanica che sopravvive con la sua arte raccogliendo e vendendo erbe ai clienti più disparati nella regione fantastica di Zolden, stavolta ha scelto una missione pericolosa: raccogliere fiori di sambuco durante la luna piena. Anja assume quindi Riven, di professione ammazzamostri, per proteggerla dai licantropi.
Anja e Riven, all’inizio concentrati nel loro quieto vagabondare in splendidi boschi traboccanti di specie botaniche e creature fatate, capiranno presto di condividere un raro legale di sangue che per il loro bene - e quello di tutti - deve essere spezzato.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Ruta 

Non ebbe molto tempo per affogare. La porta si aprì di botto e Thalia piombò nella sua stanza in un turbinio di gonne e capelli rossi. “Dobbiamo parlare”.

Anja si sedette sul letto, pronta a difendersi. Ma poi anche Riven entrò. La sua espressione era grave e il cervello di Anja divenne di nuovo un’inutile poltiglia.

“Riven mi hai detto che stavi per baciarlo” disse Thalia a bruciapelo.

Anjò si sentì arrossire sotto il colletto della camicia. “Sì, bè, non…”.

La voce della strega di fece più dolce. “Tu non vuoi baciare uomini che conosci da una settimana, Anja”. La guardò con espressione eloquente, ma Anja non capì. Cos’era quel tono? Aprì la bocca per replicare, ma Thalia la anticipò.

“Il legame che avete… non è sicuro”.

Anja inarcò le sopracciglia, certa di aver capito male. “Il legame…?”.

Thalia cominciò a camminare per la stanza con passi vigorosi. “Quando siete arrivati, ho fatto subito le mie ricerche. Non è comune incontrare un drago in forma umana - Riven, tu lo sai meglio di noi - ma non è poi così raro. Ma un drago che guarisce con gli occhi? Mai letto, mai sentito nulla del genere. Quello che tu mi hai descritto, Anja, quello che provi - che provate - non è affatto comune. E io, in qualità di strega assegnata alla città, nonché di tua amica, mi sono sentita in dovere di indagare.” Thalia si inchiodò in mezzo alla stanza.

“Ho scritto a Zachary perfino - a Zachary, quell’idiota, tra tutti - e lui… ha una teoria. Io non ci potevo, non ci volevo credere, ma adesso Riven mi dice che questa cosa…” la voce le si spense in un singulto angosciato.

Anja sentì una vena di ansia insinuarsi sotto la pelle. Thalia non si agitava mai. 

“Anja” continuò brusca la strega. “Credi che sia possibile che tu abbia sangue di drago? Qualche avo? Zio? Lontano parente?”.

Anja sbatté gli occhi, frastornata da quel cambio di argomento. “Se ho…? Intendi, che mi scorre nelle vene?”.

La strega annuì.

“Oh, bè, come posso saperlo? Conosci mia madre. Tra me e le mie sorelle, potremmo essere figlie di mezzo continente”. Anja cercò di buttarla in ridere, ma la risposta non piacque a Thalia. Stava macinando qualcosa, dietro quegli occhi acquamarina, e Anja cominciava a preoccuparsi.

“Il sangue di drago potrebbe essersi tramandato per molte generazioni” mormorò la strega. “...allungato, sopito… ma non sparito” continuò. 

Anja non rispose. Non stava capendo un accidente. 

“Questo confermerebbe la teoria di Zachary - quell’idiota…!” concesse infine le strega, alzando le braccia al cielo per la frustrazione.

“Thalia” si intromise Anja. “Pensi di spiegarmi di cosa state parlando, o continuerai a fare allusioni criptiche fino a farmi ammattire?”.

“Tu e Riven avete un legame. Un legame pericoloso, che va spezzato”.

Anja sollevò un sopracciglio sarcastico. “Questo, ti faccio notare, non spiega assolutamente nulla”.

Thalia le lanciò un’occhiataccia. “C’è un termine preciso nella lingua dei draghi, che però io non so pronunciare”.

Riven lo pronunciò. Non fu di aiuto. 

Thalia fece un cenno stanco all’uomo, invitandolo a proseguire al posto suo. 

Riven si schiarì la voce e guardò Anja. “Tu sai cosa sono”. Nei suoi occhi chiari c’era un buon equilibrio di preoccupazione e senso di colpa.

Anja annuì. “Thalia me l’ha detto il primo giorno che siamo arrivati qui. Ma se posso autoassegnarmi un punto di arguzia, l’avevo già capito quando mi hai guardato al tempio di Leti. Tu sei il drago che ho visto al lago sotto al Jau”.

“Sì. Temevo che lo avessi già capito lassù. È stata una leggerezza imperdonabile da parte mia, ma non ho potuto - saputo… trattenermi”. Anja notò un leggero rossore sulle sue guance. 

“E…” Riven pronunciò di nuovo la parola incomprensibile “potrebbe essere tradotto nella vostra lingua come “I predestinati”. C’è la possibilità che noi, io e te, siamo… predestinati”.

Non suonava bene. “E questo che vorrebbe dire?” sbottò Anja, più brusca di quanto avrebbe voluto.

Riven si agitò sotto il suo sguardo. “Due draghi predestinati diventano compagni di vita millenaria”. Prese un respiro. “L’ho sentito subito, quando ti ho vista sul lago sotto il Jau. Per questo ti ho seguito. Ero sconvolto dal fatto che tu non fossi, bè… come me. Però non ho potuto farne a meno. Il…” di nuovo, Riven pronunciò quella parola assurda “è una forza magica potente”.

“Non volevo coinvolgerti in nessun modo, all’inizio; pensavo di poterti tenere d’occhio da lontano, e intanto in autonomia capire come risolvere questo… equivoco. Ma poi c’è stato il rosperonte, e quando mi hai detto che saresti andata da una maga di tua conoscenza, ho pensato che avrebbe potuto aiutarmi a disfare la cosa senza irrompere troppo nella tua vita. E hai proposto tu di assumermi, il che è stato un comodo espediente per poterti stare accanto senza destare sospetti”.

Anja lo fissò a bocca aperta. Thalia si era seduta e si teneva la testa tra le mani. Dalla finestra arrivava una brezza lieve e un forte frinire di imperturbabili cicale.

Anja fece un verso strozzato a metà tra un singulto e una risata. “Predestinati” ripeté. Lei? Con lui? Un drago? Ridicolo. Assurdo.

“È una teoria plausibile, purtroppo” si intromise Thalia, massaggiandosi le tempie. “Come ti ho detto, ho fatto le mie ricerche. E i segni, ad oggi, ci sono tutti”.

Anja rielaborò l’intera conversazione nella sua testa. Era senza parole. “E perché… cosa… e cosa significa? Cioè…” riuscì ad articolare.

Thalia sbottò. “Significa che, se tu fossi un drago, avresti trovato il tuo compagno per la vita, e avreste potuto vivere felici e contenti nascosti tra le montagne e contare il vostro oro fino alla fine dei tempi. Ma oh guarda: tu non sei un drago. Questa è una falla del tessuto magico di cui io non ho mai sentito parlare e di cui non si sa un’accidente, quindi non ho idea di come si debba procedere!” 

Il tono isterico di Thalia la rassicurò: trovava la cosa assurda e ridicola quanto lei. Anja si sentì un po’ meglio. Giocherellò con la trapunta sotto le sue mani. “Ok. Va bene. Credo di aver capito. Ma non possiamo semplicemente… ignorare la cosa? Andare per vie separate, e tanti saluti?”.

Riven fece uno sbuffo divertito. “Oh, decisamente no”. Si mosse verso di lei e, in un gesto fluido, le prese la mano posata sul copriletto e le si inginocchiò davanti. Quando la guardò negli occhi l’aria tra loro si strappò e esplose; la vista sfarfallò in tante schegge di luce bianca, e Anja si sentì sciogliere in rivoli di lava bollente. D’improvviso, il termine “predestinati” assunse un altro significato. Boccheggiò. “Oh.”

“Esatto”.

Questo è un problema”.

Riven le lasciò la mano e si alzò. “Te l’avevo detto che era un problema”. Anja, accaldata e confusa, si accorse di avere le dita contratte e le unghie artigliate sulla trapunta. 

Thalia agitò una mano come per scartare quella piccolezza. “Certo, certo, quello è un problema. Ma non è il problema”. Thalia li fissò con attenzione. “Sapete meglio di me che il sangue di drago è un ingrediente raro e richiestissimo. Ma se il mago sbagliato dovesse mettere le mani sul sangue di due draghi predestinati tra loro… si potrebbero fare cose sbagliate”. 

“Cosa sbagliate?” mormorò Anja, ancora frastornata.

“Pozioni di indicibile potenza. Incantesimi proibiti”.

Anja corrugò la fronte. “Ma… cosa… quale mago conosce questa cosa? A chi dovrebbe interessare?”.

Thalia aveva un’espressione risoluta. “Come ci sono fattucchiere che aspettano l’intera vita la caduta di una stella per imbottigliare una pozione di giovinezza, così ce ne sono altre che battono i dungeon e le montagne per trovare due draghi gemelli. E tu non puoi difenderti come un drago. Non puoi fidarti di nessuno”.

“Ok, ma ci sarà pure un modo per spezzare… questa cosa, no?”.

“Il legame si spezza solo con la morte di uno dei due predestinati” si intromise Riven.

“Non ho intenzione di lasciare questo mondo, grazie” replicò veloce Anja.

Riven roteò gli occhi. “Non era quello che intendevo, ovviamente. Intendo che non c’è altro modo riconosciuto per spezzare l’incantesimo. Non so nemmeno se qualcuno ci abbia mai provato. Non ce n’è motivo, tra i draghi”.

“Alcuni maghi potrebbero essere in grado di farlo” propose cauta Thalia. Si era seduta sulla sedia al tavolo davanti alla finestra. “Di spezzare il legame, intendo. Maghi molto più abili e molto più esperti di me”.

Anja la guardò. “Hai già un nome in mente”.

“Ho già un nome in mente” confermò la strega. “Orion Delacourt potrebbe farlo. È il sovraintendente della gilda dei maghi della regione. Lui potrebbe sapere cosa fare, e saprà mantenere il riserbo. Al momento lo sappiamo solo noi e Zachary - e se quel coglione osa aprire bocca, sa cosa lo aspetta” sibilò.

Anja li guardò con espressione disorientata e cercò di incanalare i ragionamenti nel verso giusto. Capiva cosa le stavano dicendo, ma il suo cervello non aveva ancora accettato questa incomprensibile svolta nella sua vita. Draghi predestinati? Lei raccoglieva e vendeva erbe, perdio! Ma se Thalia era una donna da non contraddire, era perché di rado aveva torto. Anja si fidava dell’amica, e se lei le diceva che era in pericolo, era in pericolo. Non aveva nessuna intenzione di farsi braccare da qualche mago pazzoide; se qualcuno si fosse messo sulle sue tracce per avere il suo sangue, Anja non avrebbe avuto nessuna possibilità. Insomma, se c’era la speranza di una soluzione, perché non tentarla?

La risposta emerse limpida nella sua mente. “Per me va bene” disse. “Andiamo da Delacourt. Spezziamo il legame”. Si girò verso Riven. “Riv? Che dici? Va bene per te?”.

Riven la guardò. Anja si sentì liquefare sotto quegli occhi di giada, ma si costrinse a non abbassare lo sguardo. Lui era incerto, afflitto, e preoccupato. Ma disse comunque: “Va bene”.

***

Orion Delacourt viveva nella zona di Alega, a due giorni di viaggio da lì. Thalia disse che lo avrebbe avvisato del loro arrivo tramite “i suoi mezzi”, che Anja sapeva essere delle speciali rocce di quarzo incantate allo scopo di inviare e ricevere messaggi.

Anja, nella piccola stalla accanto al cottage della strega, agganciò il bagaglio sulla sella di Miles. Poi si chinò a prendere lo zaino e se lo infilò con un gemito. Si saggiò la ferita sul petto; tirava appena, ma ancora bruciava.

Uscì dalla stalla nell’aria fresca del mattino. Ammirò il giardino di Thalia, racchiuso da una deliziosa staccionata di legno scuro e traboccante di ortaggi e erbe aromatiche. Un arco di piante di melone invitava ad avventurarsi lungo lo stretto sentiero di corteccia che si snodava tra le piante di zucchine e pomodori; tagete, calendula e alte zinnie punteggiavano di colore il verde acceso del fogliame. Anja provò una punta di invidia. Thalia ci sapeva fare, con il suo orto.

Stava per incamminarsi quando notò un vaso di terracotta traboccante di fiori gialli. Era una piantina di ruta: un’erba scacciadiavoli il cui profumo intenso era ritenuto in grado di allontanare gli spiriti maligni e le energie negative. Anja ne spezzò un rametto e se lo infilò in tasca. Qualcosa le diceva che avrebbero avuto bisogno di tutta la fortuna possibile.

“Riven, posso chiederti un enorme favore?”. La voce di Thalia risuonò dallo studio. Quando Anja entrò nel cottage, Riven era già lì. 

Thalia, vergognosa, chiese a Riven se poteva approfittare di lui per prelevare due boccette di sangue di drago, introvabile in quel periodo. “So che ho detto che è pericoloso, nella vostra situazione. Ma preleverò solo il tuo, e ne farò buon uso, te lo garantisco”. Riv acconsentì senza fare domande.

Thalia tirò fuori un tubicino d’argento e una lunga cannula trasparente. Anja sapeva che non erano in molti, maghi o guaritori, che sapevano come effettuare quella procedura. La strega chiese a Riven di arrotolare le maniche della camicia per mostrare l’incavo del braccio sinistro; trovata la vena, infilò con delicatezza il tubicino d’argento, che aveva già collegato alla cannula. Il sangue scorse veloce lungo il suo percorso trasparente fino a riempire la fiala predisposta.

Anja osservava affascinata. La strega le aveva spiegato che la procedura si chiamava “estrazione” di sangue. Sapeva anche che si erano tentate diverse “infusioni” il sangue tra una persona all’altra, ma a volte i pazienti morivano e a volte no, e non si capiva bene il perché.

Una volta finito il prelievo, Thalia si sperticò in ringraziamenti e li ricoprì di raccomandazioni per il viaggio. Sulla porta diede ad Anja i soldi per la verbena e la strinse a lungo tra le braccia. “Mi raccomando” le disse, baciandola sulla fronte.

Una volta a cavallo lungo la via, Anja allungò parte dei soldi a Riven.

Lui scosse la testa. “Ho abbastanza oro nella mia grotta da seppellirmici”.

Anja inarcò un sopracciglio. “Mi hai salvato la vita, due volte. Non mi interessa quanto è grande il tuo tesoro nella montagna”. Gli cacciò in mano i navok e lo vide deglutire. Era un’enorme difficoltà per lui rifiutare tutto ciò che era prezioso. Ad Anja venne da ridere. Era proprio un drago.

“Tienili” gli disse ridendo “te li sei meritati. Guarda in che razza di faccenda ti sei cacciato, con la predestinazione e tutto il resto”. 

Non ci furono altre obiezioni; Riven incassò il denaro e tornò a guardare la strada davanti a sé.  

Ma ad Anja venne in mente che c’era un’altra cosa che doveva consegnargli. “Ah, aspetta. Io ho ancora la tua collana”. Si sganciò la catenina e gliela porse. L’oro giallo luccicò al sole.

Riven fissò il gioiello che dondolava tra di loro. “Preferisco che la tenga tu”.

“Perché?”.

Lui si umettò le labbra e le fece un sorriso che le provocò uno spasmo nel bassoventre. “Un drago sa sempre dov’è il suo tesoro”.

Dio. Anja strinse il ramoscello di ruta che teneva in tasca. Sarebbe stato un lungo viaggio.
   
 
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