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Autore: theladyontheship    18/08/2023    0 recensioni
Per ottenere la libertà e tornare a casa i cavalieri della tavola rotonda devono portare a termine un'ultima missione oltre il vallo di Adriano. Ad accompagnarli ci sarà anche Morgana, sorella di Arthur.
Amore, gelosia, vendetta, sete di potere, questi gli ostacoli che dovranno superare per sopravvivere.
Genere: Avventura, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Artù, Galvano, Lancillotto, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Quindi sei sempre stata tu?”

“Sì, padre.”

“Quello che hai fatto Morgana, lo sai che è sbagliato?”

La ragazzina guardò il padre negli occhi, gli rispose con tono sicuro: “No che non lo è! Avevano fame, avevano freddo!”

Il generale Castus si inginocchiò davanti alla figlia, le mise una mano sulle spalle: “Morgana, comprendo che le tue intenzioni fossero buone, ma non dovevi intrometterti. Stiamo addestrando dei soldati qui, e questo fa parte…”

“Ma sono ragazzi, come me!” protestò lei “Non vorresti che qualcuno portasse del cibo ad Artorius se avesse fame, che gli portasse una coperta se avesse freddo? Non lo dice forse anche Gesù, di aiutare chi soffre? Lo dite sempre durante le funzioni.” fece notare Morgana.

Il generale scosse la testa: “Loro non sono cristiani.”

“E con questo?” fece spallucce Morgana.

“Signorina.” uno degli ufficiali di suo padre intervenne: "Fa parte dell’addestramento. Chi non vince i combattimenti riceve meno razioni e non ha un giaciglio caldo. Se vogliono di più devono dare di più. E devono imparare a resistere in ogni situazione.”

“Ma sono stanchi e affamati, come potete farli combattere così?” protestò nuovamente lei.

Suo padre la zittì: “Ora basta Morgana! Questa è la legge di Roma, loro sono nostri soldati ed è così che li tempriamo. Non azzardarti mai più a fare di testa tua.”

Morgana si morse un labbro, abbassò lo sguardo.

“Morgana.” la voce di suo padre era ferma e severa “So cosa stai pensando. Non lo rifarai, chiaro? Oppure saranno quei ragazzi a pagare al posto tuo. Di nuovo. E stavolta non sarà solo una leggera strigliata. Sono stato chiaro?”

La ragazzina lo guardò, e annuì, così suo padre la congedò.

Morgana tornò ai suoi alloggi, la tenda che avevano piantato nella radura germanica in cui stanziavano ormai da mesi.

Passò davanti al campo di addestramento, i giovani soldati si allenavano lì, crudelmente spronati da navigati ufficiali.

Sarmati, germanici, iberici, un crogiuolo di vite e di lingue, culture, religioni, tutto amalgamato insieme con violenza per farli diventare il nuovo esercito di Roma.

Morgana si fermò, sospirò. Si sentiva in colpa. 

Lei voleva solo aiutare quei ragazzi, avevano la sua età, anno più anno meno, e invece per colpa sua erano stati puniti.

Li vedeva in quelle gabbie che erano i loro scomodi alloggi, e aveva visto che avevano fame e sete, e non avevano di che coprirsi la notte.

Così una sera era sgattaiolata verso la gabbia più vicina e aveva portato dell’acqua, del pane, e un paio di teli che aveva ricavato dalle sue lenzuola.

Alcuni non capivano la sua lingua, erano stati trasferiti da poco, ma era chiaro ciò che lei stava offrendo, e avevano accettato con un sorriso il cibo e l’acqua.

“Morgana” aveva detto battendosi il petto con la mano.

Il ragazzo dall’altra parte delle sbarre aveva indicato se stesso e aveva detto “Gawain, un pò ti capisco” aveva aggiunto, e poi aveva indicato un altro ragazzo, più giovane di loro, “Galahad”, e un altro, dallo sguardo torvo, “Tristan”, e aveva detto che venivano dalla terra sarmata.

“Ve ne porterò altro!” aveva sorriso Morgana, e la sera dopo era tornata con del formaggio. E quella dopo con altro pane. E allora le guardie l’avevano scoperta. Era da un pò che avevano notato rimasugli di cibo insolito nelle gabbie, ed avevano atteso.

Suo padre l’aveva redarguita pesantemente, non aveva voluto sentire ragioni e aveva fatto punire tutti i ragazzi di quella gabbia, cinque scudisciate sulla schiena a testa, davanti a lei.

Ripensandoci Morgana sentiva che le veniva da piangere. 

Era ingiusto.

Prima di andare via spostò nuovamente lo sguardo sul campo, tra i ragazzi che stavano combattendo c’era quello che si era identificato come Gawain.

A quanto pare aveva vinto un combattimento destreggiandosi con una piccola ascia, affaticato si girò per bere dell’acqua, e la vide.

Morgana trattenne il respiro, si sentiva terribilmente in colpa, avrebbe voluto chiedere scusa ma non poteva avvicinarsi.

Gawain fece qualcosa che lei non si aspettava.

Le sorrise.

E poi tornò ad allenarsi.

Morgana rilassò le spalle e ricominciò a respirare, si sentì improvvisamente più libera.

Aveva avuto la conferma che in qualche modo aveva ragione lei, e che ne era valsa la pena.




 

I cavalieri ripartirono in mattinata, non era sicuro rimanere in quella casa.

Dalle stalle recuperarono un carretto coperto e ci fecero accomodare Gwen e Lucas, che erano ancora troppo deboli per camminare.

Morgana viaggiò con loro guidando il mezzo.

Arthur promise loro li avrebbe aiutati a tornare dalla loro gente.

“Significa proseguire a nord per almeno un giorno, questo renderà il ritorno più complicato.” fece notare Lancelot.

“Lo so, ma abbiamo il dovere di riportarli a casa.” rispose Arthur.

Lancelot lanciò un’occhiata distratta alla ragazza, con l’aiuto di Morgana si era data una ripulita: “Almeno è carina.” commentò il cavaliere, Arthur scosse la testa, rassegnato.

Mentre viaggiavano Morgana chiese a Gwen, seduta dietro di lei: “Conoscevi la famiglia romana, quella nel pozzo?”

Gwen con cautela si alzò e si sedette accanto a lei: “Sapevamo alcune cose di loro, sembravano brave persone. Organizzavano feste nella casa, banchetti. Mio padre ha fatto qualche affare con loro, gli vendeva la selvaggina. Poi sono cambiati. Erano sempre chiusi in casa, hanno iniziato a razionare il cibo, mandavano tutto a Roma. E ricevevano strane visite.”

“Strane?” chiese Morgana.

“Sì, uomini della chiesa, erano spaventosi, indossavano abiti scuri, hanno iniziato a parlare del loro Dio ai contadini, per qualsiasi rimostranza facevano frustare qualcuno.  I servitori a quel punto hanno iniziato ad andare via, così come i contadini. Poi la gente ha iniziato a sparire.” spiegò Gwen “E un giorno la casa, la tenuta, è diventata silenziosa, le porte non si sono aperte più.”

“E vi hanno rapiti.” disse Morgana “Gwen, so che sono stati giorni terribili ma puoi dirmi cosa vi hanno detto quei frati?”
“Perchè ti interessa?” chiese la ragazza sospettosa.

“Voglio capire cosa sta succedendo. Siamo stati ingannati, siamo venuti qui perchè, così ci hanno detto, dovevamo portare in salvo quella famiglia. Ma loro si sono uccisi, perché chiedere aiuto se intendi suicidarti?” spiegò Morgana.

Gwen annuì: “Ci hanno portato nel pozzo, legati…hanno detto che il diavolo ha iniziato a camminare sulla terra. Il diavolo è come i nostri spiriti malvagi?” chiese Gwen.

Morgana annuì: “Sì, per i cristiani è colui che vuole soggiogare gli uomini e portare morte e distruzione nel mondo.”

Gwen continuò: “I frati hanno detto che noi siamo coloro che apriranno la strada al diavolo. Ci hanno picchiati, torturati con delle macchine…” la ragazza rabbrividì “Non so cosa volessero, volevano che pregassimo il loro dio, ma noi non capivamo niente di ciò che dicevano.”

“Mi dispiace molto Gwen, davvero. Gli uomini spesso si credono dei scesi in terra e fanno queste cose.” rispose Morgana.

“Dicevano che il diavolo sarebbe arrivato nascosto, dentro qualcuno che era vicino a Dio…così ho capito, ma ero già tanto provata…” aggiunse Gwen “Dicevano che alcuni bambini sono nati grazie al diavolo, che hanno un marchio…non lo so.”

"Vaneggiamenti di pazzi.” Arthur cavalcava accanto a loro e aveva ascoltato “Mi dispiace che abbiate patito tutto questo. Credimi se ti dico che questo non è ciò che insegna la mia fede.”

Morgana sbuffò.

Gwen lo notò: “Non sei d’accordo, Morgana?”

Lei guardò la giovane, poi suo fratello, sospirò: “Ciò che dice mio fratello è vero, la sua fede parla di amore, aiutare gli altri, dice che tutti siamo stati creati uguali. Ma Arthur è uno dei pochi che mette in pratica questi insegnamenti, purtroppo il potere ha corrotto tanti uomini a Roma, e hanno perso la strada diventando il diavolo che tanto temono.”

“Sei troppo severa Morgana.” disse Arthur.

“La sua fede…non è anche la tua?” chiese Gwen “Siete fratello e sorella, romani, non pregate lo stesso dio?”

Morgana spiegò: “Ho vissuto a lungo lontano da Roma. Diciamo che ho capito che esistono tanti altri modi di vivere oltre a quello cristiano, altrettanto validi. E che l’ipocrisia è un difetto di molti di coloro che si dichiarano cristiani.” 

Arthur abbozzò un sorriso, Morgana aggiunse: “Ma mio fratello sa che rispetto la sua fede, ma solo quella che ha nel suo cuore, perché è l’unica onesta rimasta in tutto l’Impero.”

Gwen ridacchiò, e anche Arthur si concesse una risata.

In quel momento Tristan, che li aveva preceduti per controllare la zona, li raggiunse: “Arthur, l’esercito dei Sassoni è accampato più a valle, hanno depredato un villaggio e ora riposano lì.”

“Maledizione.” disse Arthur “Gwen, c’è una strada che possiamo percorrere?” 

“Proseguiremo a piedi, nel bosco.” disse lei “Voi tornate a casa.”

“Con un esercito di stupratori e assassini nei paraggi? Assolutamente no.” disse Arthur “Vi porteremo il più possibile vicino a casa.”

La ragazza ci pensò poi disse: “C’è una strada un pò dissestata che entra nella foresta, dopo un pò gli alberi diventano molto fitti ma ci si può passare. Lì non ci scorgeranno.”

Arthur annuì, e istruì il gruppo su come muoversi, il tempo stringeva e dovevano essere lontani lì prima del calare del sole.



 

“Sono passati di qui.” disse Cynric guardando suo padre “Un gruppo di soldati si sono accampati nella casa di questi folli romani e sono partiti oggi. Le braci sono fresche.”

Cedric, il comandante dei sassoni, annuì: “C’è un nostro accampamento più avanti, ci passeranno accanto.”

“Mando comunque qualche ricognitore, va bene, padre?” chiese Cynric, sempre alla ricerca dell’approvazione del genitore.

Cedric annuì di nuovo: “Dobbiamo prenderli figlio. Dobbiamo sapere cosa è successo.”


“Sicuri che non vedranno il fuoco?” chiese Bors.

Gwen annuì: “La boscaglia ci proteggerà. Gli alberi sono così alti e fitti che il fumo si disperderà prima di arrivare al cielo."

“Ciò non ci impedirà di fare dei turni di guardia, vero Arthur?” chiese Dagonet.

“Come sempre.” sorrise Arthur.

Galahad aveva catturato una lepre, ne avevano ricavato un ottimo stufato.

Mentre cenavano Lucas guardò Morgana, lei gli sorrise, lui timidamente le chiese: “Ti sei ferita in battaglia, combattendo con questi cavalieri?”

“Lucas!” lo rimproverò Gwen.

Morgana le disse che non era un problema: “No Lucas, vedi quando sono nata c’è stato un incidente. Le ostetriche mi hanno ferita per errore.”

“Ti fanno male?” chiese il bimbo.

“Non più, sono guarite.” sorrise Morgana.

“Mia madre aveva una cicatrice sulla schiena, si era ferita in battaglia. E’ morta due anni fa.” raccontò Lucas.

“Mi dispiace. Era certamente una donna molto coraggiosa.” rispose Morgana.

Gwen ricordò: “Tu e Arthur non avete la stessa madre vero?”

Arthur annuì: “Mia madre era della Britannia, è morta tempo fa…nostro padre ha sposato in seconde nozze la madre di Morgana. Come lo sai?”

“Mio padre, sa molte cose di voi. Raccontava di questo condottiero metà romano e meta celta. Credo gli piacesse l’idea che fossi in parte dei nostri.” la ragazza sorrise.

“Ma tu sai combattere?” la incalzò Lucas “Io sto ancora imparando, non sono molto bravo con l’arco.” ammise.

Morgana gli disse: “Ti confesso che nemmeno io sono molto brava con le armi, rischio di fare male a me stessa e non a chi mi attacca…” spiegò facendo ridere il bambino “...ma ho imparato a difendermi.”

"Perché tuo padre è interessato ad Arthur, al fatto che sia metà britanno?” chiese Lancelot, sospettoso.

Gwen alzò le spalle: “Credo che sia perchè lui, come noi, ama questa terra e potrebbe difenderla dai sassoni che vogliono predarla.”

Lancelot rise: “Mi dispiace dare una delusione a tuo padre, ma presto Arthur lascerà questo posto. Torneremo tutti a casa, una volta riportati voi dalla vostra gente.”

Arthur precisò: “Ciò non significa che vi lasceremo soli a combattere i sassoni, Roma manderà rinforzi.” 

“E dove andrai Arthur?” chiese Lucas.

Arthur gli sorrise: “Sono nato e cresciuto a Roma, non vedo l’ora di tornarci. E’ una bellissima città.”

“Anche tu vai a Roma Morgana?” chiese Lucas.

Morgana sospirò, senza guardarsi intorno poteva percepire lo sguardo cupo di Lancelot, e quello speranzoso di Gawain.

Avrebbe potuto rimanere vaga, invece in pochi secondi le fu tutto chiaro.

Al diavolo i dubbi che Lancelot cercava di metterle in testa, al diavolo Arthur e la sua idea di Roma.

Cosa vuoi tu Morgana? E la risposta era ovvia: essere felice.

Sorrise a Lucas: “In verità no, andrò ad est, insieme a loro.” disse, e guardò i cavalieri, che sorrisero a loro volta.

Gawain aveva ovviamente il sorriso più luminoso di tutti.

Anche suo fratello, nonostante tutto, sembrava felice per lei.

“Ruuuuuus!” esclamò Bors soddisfatto, alzando la sua borraccia “Vanora ne sarà felice, i nostri numeri 3, 6 e 7 poi ti si sono molto affezionati.”

“Chi sono…” chiese Gwen.

Galahad rispose: “Sono i suoi figli, li chiama per numero.”

“Oh.” commentò Gwen abbastanza divertita dalla cosa.

“Prima o poi gli daremo un nome…e sentite questa, Vanora vuole pure che ci sposiamo.” sbuffò Bors.

“Dopo solo 11 figli insieme? Che pretesa!” disse Tristan.

Tutti risero, tranne Lancelot che guardava Morgana con evidente disappunto.


Purtroppo le previsioni di Guinevere sulla boscaglia che li aveva protetti non furono rosee.

Bors svegliò tutti poco prima dell’alba: “Abbiamo ucciso due sentinelle sassoni, io e Dag.” disse spegnendo il fuoco “Un’altra è riuscita a scappare, ci saranno alle costole presto, dobbiamo andare.”

“Meno male che la boscaglia era fitta.” commentò Lancelot guardando Gwen.

“Smettila, non è certo colpa sua se i sassoni perlustrano la zona.” intervenne Morgana.

Lancelot stava per replicare, ma Arthur disse: “Proseguiamo lungo le montagne, abbiamo un certo vantaggio su di loro, possiamo seminarli.”

“Ma è tutto ghiacciato adesso.” fece notare Dagonet.

“O corriamo il rischio o ci prenderanno.” rispose Arthur.

Il tragitto in salita lungo il costone della montagna impedì loro di muoversi con il carretto e in groppa ai cavalli, così proseguirono a piedi.

“Fino a che non sentiamo quei fottuti tamburi siamo al sicuro.” commentò Bors, era quasi una litania che ogni tanto ripeteva per fare coraggio al gruppo.

Arrivarono a una radura, completamente ghiacciata.

“Non è un prato. E’ un lago.” fece notare Dagonet, tastando con un piede il ghiaccio che scricchiolò sotto i suoi piedi.

“D’accordo.” sospirò Arthur “Procediamo in due gruppi. Partiamo noi, Gwen e Lucas con me, da questa parte, Tristan, Dagonet, dall’altra. Evitate di stare troppo al centro dove il ghiaccio è più fragile.

Quando arriviamo dall'altra parte partite anche voi.” disse guardando il resto del gruppo.

“Va bene.” Morgana rispose per tutti “Camminate con lentezza, passi leggeri.”

Arthur annuì e fece strada agli altri.

Attorno a loro si sentiva il vento ululare, qualche fiocco di neve iniziò a cadere, ogni tanto uno scricchiolio del ghiaccio li faceva fermare un istante.

Quando fu sull'altro lato Arthur si girò verso il gruppo, stava per fare loro cenno di raggiungerli ma all'improvviso il ghiaccio vicino alla riva si spezzò e sprofondò, e decine di crepe raggiunsero il centro del lago.

"Maledizione…" mormorò Lancelot "Come facciamo?"

"Potremmo provare a girarci attorno, ma i cavalli non possono camminare su quelle rocce…" disse Bors, e all'improvviso tacque.

Un tuono lo zittì.

No, non era un tuono.

Era un'eco, un rimbombo sordo.

I tamburi sassoni.

Stavano risalendo il crinale, ed erano molto vicini.

Bors guardò gli altri, poi Arthur: “Dovete andare!” gli gridò “Non ce la faremo a raggiungervi, troveremo un’altra strada."

“Ci vediamo a valle!” gridò il comandante.

“Li lasciamo davvero da soli?” chiese Gwen preoccupata.

“Scenderanno dall'altro lato, ci metteranno più tempo ma se vanno ora i sassoni non li raggiungeranno facilmente.” spiegò Arthur.

“Andiamo!” disse Bors incitando gli altri ad andare. 

Morgana fece un cenno di saluto verso suo fratello e poi seguì il cavaliere.

“Ci vediamo a valle!” gridò Galahad, e il suo sguardo incontrò quello di Tristan, i due uomini si scambiarono un fugace sorriso di commiato.

"I sassoni non potranno attraversare il lago. Il ghiaccio non si solidificherà fino a notte fonda, abbiamo un giorno di vantaggio." disse Arthur mentre si allontanavano.

Gwen chiese: "Ma non seguiranno gli altri, per scendere?" 

Arthur annuì: "È una possibilità, ma prima che prendano quella strada i nostri saranno lontani. Il tempo è dalla nostra parte." provò a rassicurarla “Ci rivedremo tutti a valle, ma dobbiamo sbrigarci.” e silenziosamente iniziò a pregare perché questo suo proposito si avverasse.







 
   
 
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