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Autore: Cladzky    19/08/2023    1 recensioni
Seguito di "Pretty Angel Sygma - Retrospettiva"
Ichiro, trasportato da qualche parte sulle alpi, viene addestrato dal suo mentore per sfruttare al meglio le sue nuove abilità da guerriero angelico. I suoi metodi non sono proprio convenzionali e il ragazzo non sa bene come sentirsi. Per fargli capire l'importanza della sua missione il delegato decide di fargli conoscere il resto dell'equipe della missione contro i Nekuroidi. La base si rivela aliena proprio come chi la gestisce.
Genere: Commedia, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pretty Angel Sygma'
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Allora? Quella bolla bianca si disperse e, paradossalmente, quel paesaggio meno candido sotto un cielo azzurro era più accecante della luce pura di Poro Poro Ti sembra un buon posto?

Dove siamo? Ichiro si guardò attorno. I suoi piedi posavano in una distesa verde ai piedi di un costone roccioso. La temperatura era calata di molto e c’era un odore leggero nell’aria. La radura si estendeva fino a un confine a semicerchio, dove precipitava in una vallata scavata da un fiume, piena di alberi, così scarsi dove si trovavano ora. Sopra di lui il cielo scorreva rapido, con le nuvole che si spostavano, deformate da un vento che sbandierava la sua uniforme.

Da qualche parte, sulle Alpi” Saltellò Poro Poro su un tronco caduto. Ichiro, arresosi a tenere fermo l’orlo del vestito, cercò di muoversi verso di lui, ma i suoi occhi non vedevano più nulla. Incespicò fino a cadere a terra e lì si sdraiò, rotolando sulla schiena, a recuperare il fiato, diventato così pesante  Perdonami, avrei dovuto tenere conto del cambio di pressione.

一Non potevamo andare… meno lontano?一 Annaspò il ragazzo, sollevando il petto lentamente e stringendo l’erba nei pugni.

一Pretty Angel Sigma deve rimanere proteggere la propria identità e dunque apparire solo quando è strettamente indispensabile一 Le sue orecchie si spostavano appena alla brezza alpina mentre si guardava attorno 一Non dovrebbero esserci esseri umani per i prossimi venti chilometri quadrati: il luogo ideale dove allenarsi, non credi?

一Fa un po’ freddino, ecco一 Si tirò su piantando i gomiti tremanti a terra 一Non potevo portarmi una sciarpa?

一Non fare il viziato, vedrai che ti abituerai. Una volta cominciato l’allenamento ti scalderai da solo.

Ichiro, con la vista annebbiata e l’equilibrio precario, si rimise in piedi. Visto così, con il fisico gracile sbattuto dal vento, non si sarebbe mai potuto dire che fosse lui quello che aveva fatto a pezzi con le proprie mani una trentina di Nekuroid la notte scorsa. Si stringeva nelle spalle, strofinandosi le braccia.

一In cosa mi devo allenare?一 Chiuse gli occhi e sospirò 一Ho battuto quei gamberi al primo tentativo, se ci riprovassero…

一Saprebbero contro chi si metterebbero contro stavolta一 L’adocchiò storto il delegato angelico, saltellandogli in braccio 一Al prossimo attacco saranno più preparati.

一E quando attaccheranno?一 Lo scosse un poco. Poro Poro la fissò, abbassando le orecchie e con la lingua penzoloni, morsa fra un silenzio e l’altro.

一Non puoi essere così scemo!一 Si passò una zampa sul muso lungo 一Credi che i nostri nemici siano così gentili da prendere appuntamento prima di attaccare?

一Beh一 Azzardò Ichiro, mordendosi il labbro e guardando altrove 一Tu sei arrivato giusto quando i Nekuroidi ci hanno attacato, dovrai pur sapere qualcosa.

Poro Poro si irrigidì e perse la sua solita espressione indecifrabile, ma solo per un momento. Saltò via dalle sue braccia e parlò senza guardarlo, su due zampe, mani dietro la schiena.

一Stavo pedinando gli spostamenti delle truppe di Nekuroidi nello spazio, ma ho perso le tracce della nave madre quando si sono divisi. Ora che sono scesi sulla terra devono avere fondato una loro testa di ponte qui da qualche parte in Giappone per organizzare la loro invasione indisturbati.

一Oh一 Mugugnò Ichiro, roteandosi i pollici. Poro Poro sospirò, grattando il terreno ai suoi piedi. Ichiro si portò le mani al petto 一Scusami per tutte queste domande, ma ancora non capisco il perché di tutto ciò…

一Smetilla di chiedere scusa一 Giuse l’imperativa risposta del tubolidentato. Ichiro alzò gli occhi da terra, solo per ricevere una palla fra gli occhi. Strizzò quest’ultimi, portandosi subito le mani al setto nasale più per sorpresa che dolore. Riaprì le palpebre e lentamente tirò su il capo di nuovo, solo per buscarsi un’altra palla in fronte 一L’allenamento è cominciato.

一Che razza di allenamento è?一 Cercò di lamentarsi ponendo le mani di fronte la faccia e sbirciando dalle dita. Poro Poro stava lì, su quel piccolo rialzamento, circondato da un’aureola di sfere che si proiettavano da sole contro di lui. Una lo prese nelle stomaco, facendogli scappare un verso di sorpresa.

一Ieri sei sopravvisuto solo perché i Nekuroidi non sapevano cosa fossi. Chiaramente avevano in programma di catturarti viva, ma non possiamo basarci sulla loro benevolenza per vincere la prossima battaglia一 Gli occhi di Poro Poro brillavano mentre parlava. Le sue capacità non smettevano mai di sorprenderlo.

一Potevi avvisarmi… Ahia!一 Una di quelle sfere lo prese nel fianco, facendogli incrociare le gambe e scappare un grido che riecheggiò nella vallata.

一Credi che il nemico lo farà?一 Inclinò la testa l’oritteropo, lanciando un altro paio di cannonate. Cosa stava lanciando, poi, Ichiro non lo capiva. Apparivano a mezz’aria senza un minimo di effetto: un attimo prima non c’erano e quello dopo sì. Quando lo colpivano sembrava gomma, del tipo di quei palloni da dodgeball, lo stesso tipo che Norisuke gli aveva spalmato sul naso. Alla realizzazione cominciò a tremare e il suo respiro divenne più veloce. Le sfere gli piovevano addosso e non si smuoveva di un centimetro. Poro Poro sbadigliò 一Allora, intendi lasciarti picchiare come ieri?

一Ieri mi hai colto di sorpresa, Norisuke!一 Tolse la guardia, fissò una palla, ignorò le altre e serrò un pugno fino a farsi male le nocche, lo tirò indietro e lo rimandò avanti, colpendo la palla in pieno. Questa si appiattì sulle sue falangi per poi essere rispedita indietro più veloce di quando fosse partita, fendette l’aria e quasi decapitò Poro Poro se non fosse sparito in una nuvola di stelle all’ultimo. Infine la sfera incassò contro la corteccia di un albero, rimanendo incastrata nella conca formatavi. Il delegato angelico riapparve nello stesso identico punto, con gli occhi stralunati, sudando freddo. Ichiro se ne stava lì, alzando e abbassando il diaframma ritmicamente e con esso le spalle, il pugno ancora teso e le nocche tanto violentemente usate da bruciarsi le dita del guanto all’altezza del prossimale e lasciare la pelle nuda, arrossata e pulsante. Il mentore si lasciò scappare un applauso.

一Complimenti davvero, Ichiro.

一G…grazie一 Arrossì e perse quella posa plastica, dura, tornando al suo usuale aspetto molleggiato, rilassando i muscoli fino a nasconderli sotto la sua carne morbida. Si guardò il dorso della mano e si carezzò la parte disintegrata. Le dita ancora non si aprivano e chiudevano del tutto 一Mi spiace per il guanto. Credi si possa ricucire?

一Oh, non preoccuparti dell’uniforme一 Sventolò la zampa Poro Poro con noncuranza 一Non è stata cucita: son tutti polimeri.

一Ah, certo一 Annuì lui come se questa fosse una risposta comprensibile 一Tornerà come prima?

一Ogni volta che ti trasformerai.

一Va bene一 Fece un paio di passi osservando il cielo. Un paio di cirri solcavano l’azzurro 一Io pensavo allora di… de-trasformarmi e riposare questo pomeriggio.

一Hai già dormito abbastanza oggi一 Sbuffò Poro Poro e saltellò lontano 一Forza, continuiamo: che ne dici di una corsetta?

一Ma sono stanco.

一Se non mi segui ti lascio qui一 Gli gridò con le zampe a farsi da megafono. Ichiro, sbuffando, prese a corrergli dietro poco coordinatamente. Poro Poro, guardandosi alle spalle, vide il ragazzo seguirlo e agitare le braccia lateralmente, incrociando le gambe. Sembrava non aver mai corso in vita sua 一Forza, più in fretta!

一Ma il signor Hikari一 Scosse la testa e riprese un tono di voce più sostenuto 一Il professore di ginnastica dice di mantenere una velocità costante e non bruciarci con degli scatti…

一Ma quali scatti, sei tu che non sfrutti il tuo potenziale一 Rallentò per farsi più vicino, mantenedo quella strana andatura quadrupede che così raramente, nonostante l’aspetto, adottava 一In forma di Pretty Angel Sygma le tue abilità fisiche sono moltiplicate. Prova ad andare più forte!

Ichiro annuì, nonostante gli paresse già di sudare. Si chinò in avanti, come si faceva a quelle gare di staffetta delle assemblee di istituto e accelerò. Subito già sollevava zolle di terra ad ogni passo e le braccia quasi non riusciva a spingerle avanti dall’attrito con l’aria, gli occhi gli si strinsero e alla fine avvenne l’inevitabile, inciampando nel primo tratto dissestato che trovò, rotolando a terra. Poro Poro sgranò gli occhi quando vide che la caduta fu più lunga di quanto si aspettasse. Quando lo raggiuse aveva appena finito l’inerzia e se ne stava sdraiato sulla pancia, sbattendo un pugno che affossò nel terriccio.

一Lo sapevo che mi facevo male, lo sapevo一 Piagnucolava, buttando il viso nelle braccia incrociate. Il delegato lo guardava sbigottito, cercando dove si fosse ferito per fare una scena simile.

一Riesci a metterti in piedi?一 Si grattò il lungo naso.

一Ci provo一 Lentamente si alzò, tenendo sollevato il piede destro, come avesse preso una storta, il che non sarebbe stato improbabile per un essere umano normale dopo quella caduta. Ma Ichiro non era normale.

一Dai, non piangere che stai benissimo一 Allargò le braccia l’oritteropo. Ichiro fece un’espressione incredula, poi offesa, ma quando poggiò il piede si stupì nel non sentire nulla di insolito. Eppure sapeva di averlo battuto forte sul suolo. Possibile che il dolore fosse solo nella sua testa? Si mise seduto a gambe incrociate e sganciò le fibbie dello stivaletto rosso. Quando se lo sfilò si osservò il piede e non vide alcun gonfiore o livido, anzi, constatò che, per puro perfezionismo, la trasformazione gli aveva tinto le unghie di un rosa delicato, dettaglio che non riusciva a capire perché diavolo ci si fosse presi la briga di fare, considerando che sarebbe stato coperto in ogni caso. Per curiosità si sfilò anche l’altro, poi i guanti e constatò che tutte e venti le dita avevano un tocco di smalto. Poro Poro storse il naso 一Prima di lamenti del freddo e poi ti spogli?

一Serve a qualcosa il trucco?一 Alzò lo sguardo lui, muovendo quelle labbra con un leggero cenno di lucidalabbra.

一Pura estetica一 Incrociò le braccia l’oritteropo, sedendosi anche lui 一E per nascondere la tua identità.

一C’è qualcos’altro che avete cambiato nel mio corpo?一 Si toccò il petto. Poro Poro scosse il capo.

一Nulla di cui ti accorgeresti一 A questa informazione Ichiro procedette a sollavarsi il vestito di tutta fretta con uno sguardo spaventato, interrotto dal mentore 一Ma sei scemo, che fai?

一Voglio vedere se ci sono altre sorprese. Magari un piercing o un’operazione chirurgica. Non è che magari...一 Si tastò 一No, c’è ancora, per fortuna.

一Idiota, intendevo dire che i polimeri sono anche dentro il tuo corpo. Sono quelli che ti permettono di fare quegli sforzi sovrumani.

一Oh一 Si allentò il collare al collo. A ogni suo gesto quel campanellino continuava a fare rumore. Sorrise imbarazzato 一Ma io ho sempre dentro i polimeri?

一Solo quando sei in forma di guerriero angelico一 Sollevò un dito con fare serioso.

一Quindi non è il vestito che fa il monaco一 Si sporse in avanti, stirando l’orlo dell’uniforme 一Vuol dire che potrei anche cambiare il mio abito da battaglia?

一Sei libero di compilare un modulo e spedirlo al quartier generale.

一Capisco一 Meditò un momento. Poi si alzò in piedi 一Ai no henshin!

Un lampo e ritornò vestito nel suo pigiama. Gli indumenti a terra sparirono. Gridò la stessa frase e stavolta sparì quanto aveva indosso e l’uniforme gli apparve in perfette condizioni sul corpo, tutta allacciata e ripulita.

一Sei proprio pigro一 Lamentò Poro Poro sorreggendosi il mento 一Avresti semplicemente potuto rivestirti.

一Così è più veloce!一 Gli fece l’occhiolino 一Ma dove va la mia roba quando mi trasformo?

一Nello stesso posto dove vanno i tuoi polimeri quando non li usi. Al quartier generale.

一Sembra un posto interessante, posso vederlo?一 Lo pregò unendo i palmi. L’oritteropo girò il capo in aria.

一Solo se fai il bravo e finiamo questo allenamento.

一Promesso!一 Lo colse di sorpresa in un abbraccio che quasi gli fece uscire gli occhi dalle orbite e tendere le orecchie.

一Fai piano per carità!


***


    一No, non voglio!一 Si aggrappò al fusto dell’albero il ragazzo, con le ginocchia che tremavano. Poro Poro, lì accanto sul ramo, indicò a terra.

一Non fare così! Ora conto fino a tre e poi salti, intesi?一 Comandò con una voce bassa. Ichiro sbirciò giù e vide i quindici metri che lo separavano dal suolo e tornò a premere la faccia alla corteccia.

一Ho paura! Partiamo da più in basso!

一Non essere ridicolo一 Lo tirò per la veste 一Lo sai che sei indistruttibile, non sentirai nulla一 

一Lo so, ma soffro di vertigini uguale!一 Si voltò verso di lui e quasi perse l’equilibrio 一E poi a cosa diavolo servirebbe buttarmi da quest’albero?

一Abituarti a questi balzi一 Fece spallucce Poro Poro 一Devi sfruttare al massimo la tua prestanza fisica e finché avrai paura delle altezze non potrai farlo.

一Va bene, va bene一 Chiuse gli occhi 一Se mi butto dopo andiamo a casa?

一Promesso.

Ichiro tirò un sospiro. Senza preavviso si lasciò cadere. Cercò di tenere i piedi uniti sotto di sé, come aveva sentito in qualche programma con Bear Grylls, per atterrare meglio. Che strano era cadere liberamente, senza controllo su dove si andava, affondando nell’aria che così ostinatamente faceva resistenza. Poro Poro guardò in basso, ma non lo vide subito e non udì alcun tonfo, solo uno schiocco di legna spezzata. Guardò ancora più in basso e vide il suo pupillo, sull’orlo di un attacco di panico, dimenarsi mentre penzolava da un ramo.

一Ti avevo detto di buttarti in avanti, lontano dal bordo一 Lo sgridò Poro Poro. Ichiro se lo ritrovò davanti a grttargli uno sguardo di delusione, galleggiando per aria, dimostrando il suo ennesimo potere psichico 一Dico, sei mai stato in piscina?

一Ho fatto nuoto alle elementari一 Svanì con la mente il ragazzo, per poi tornare al suo problema attuale quando sentì il ramo piegarsi. Il disgraziato se ne stava appeso con l'orlo del vestito impigliato e penzolava al vento come un panno steso 一Insomma, fai qualcosa Poro Poro, prima che si strappi e mi spacchi la testa.

一Non si strapperà一 L'istruttore scacciò quelle parole con la mano e si mise le zampe sui fianchi 一La tua uniforme è stata foggiata molto più resistente rispetto alla versione scorsa.

一Non ti ho chiesto spiegazioni!一 Scalciò e agitò i pugni a vuoto 一Voglio solo che tu mi faccia scendere!

一Rilassati, non sei in pericolo. Siamo qui apposta per abituarti a cavartela da solo.

一E cosa diavolo dovrei fare?

一Potresti provare a spezzare il ramo con un calcio all'indietro.

一Così casco a terra, idiota!

一Ma ti eri buttato per questo.

一Esatto e non intendo farlo un'altra volta!一 Si agitò un po' troppo stavolta nel tentativo di afferrare il suo mentore. Fino ad allora se ne stava a testa in giù, appeso come un insaccato, in perfetto equilibrio. Il movimento gli fece alzare troppo il busto e cambiare baricentro: si ritrovò di nuovo dritto e, prima che se ne rendesse conto, scivolò giù. Poro Poro seguì la caduta tutt'altro che aggraziata. Ichiro si tirò su abbastanza presto, massaggiandosi le parti interessate nello schianto, per poi notare una mancanza foondamentale. Cercò di coprirsi il petto con le mani e sgambettò in giro a cercare dove fosse caduta l'uniforme. Quando fece per chiedere aiuto a Poro Poro notò che questa era rimasta appesa allo stesso ramo e solo lui era finito a terra. Con quel viso arrossito faceva un bel contrasto con le mutandine bianche, che gli erano rimaste addosso oltre che i guanti, gli stivali e il collare. Insomma, tutti i buoni articoli di un'eroina fuorché il minimo indispensabile. Si rese conto, tolto l’ingombro, che il costume comprendeva pure una camicetta così lenta in vita da essere praticamente un reggiseno, il che lo faceva sentire paradossalmente più nudo. Poro Poro se ne stava interdetto, incapace di dire qualcosa dalla situazione grottesca, ma sapeva che in un modo o nell'altro poteva usare la cosa a suo vantaggio. Ichiro sbraitava dieci metri più sotto, sempre con il campanellino che suonava ogni volta che si scuoteva. In quel paesaggio alpino sembrava proprio una pecorella 一Maledetto imbecille, hai visto che succede a seguire i tuoi consigli? Fai qualcosa di utile a passami il vestito!

一Innanzitutto modererei il linguaggio con l'unica persona che potrebbe darti una mano一 Si sedette sul ramo e accarezzò il tessuto 一In secondo luogo, visto che la situazione è questa, perché non ti eserciti a saltare e vieni a prendertelo da solo?

一Ma saranno dieci metri, come faccio?一 Pestò il piede a terra.

一Come se fossero un problema per uno come te一 Si strofinò la zampa sul petto 一Forza, non vorrai rimanere così a lungo?

一Hai ragione, non è un problema. Guarda qui一 Si mise in posa e gridò la formula "Ai no henshin", ma non si mosse nulla. Sgranando gli occhi, ancora con le braccia in aria, ci riprovò, con voce più forte, ma niente, solo il vento 一Che… che succede?

一Il trasferimento remoto dei polimeri dalla base al tuo corpo è un processo molto dispendioso一 Sbadigliò il delegato, socchiudendo gli occhi e sdraiandosi sul ramo 一Per evitare un surriscaldamento dei macchinari abbiamo posto un limite di quattro trasformazioni ogni ventiquattro ore.

一Ma…一 Balbettò pallido 一Mi sono trasformato solo tre volte oggi!

一Dimentichi che quando sei tornato normale dopo il combattimento coi  Nekuroidi era passata la mezzanotte一 Si sgranchì l'oritteropo 一Devi usare i tuoi poteri con attenzione. Che ne dici ora di rispettare il nostro patto e finire l'allenamento?

一Io non faccio proprio niente, sono stanco e voglio riposare一 Si sedette a terra, serrandosi nelle ginocchia 一E poi non ho fretta, tanto qui non c'è nessuno che mi veda.

一Capisco一 Si gratto l'orecchio Poro Poro e si leccò una zampa 一Dunque vuoi considerare la sessione di oggi conclusa?

一Certo一 Chiuse gli occhi Ichiro e levò lo sguardo sdegnoso. Poi un pensiero lo impietrì 一Ehi, aspetta un attimo, non vorrai…

一Non volevi vedere il quartier generale?一 Tornò a galleggiare il delegato, agitando la coda con fare altezzoso.

一Non così!一 Si afferrò le spalle e voltò la schiena 一Mi vedranno tutti!

一Oh insomma一 Schioccò le dita Poro Poro 一Io sono più nudo di te ma non mi lamento mica.


***


La bolla bianca sparì e Ichiro si guardò attorno. La stanza era buia se non per dei flebili pallini arancioni e verdi che aleggiavano tutt'intorno come lucciole. L'unica luce nella stanza proiettava un fascio teatrale sulla piattaforma in cui si trovavano loro due.

一Siamo arrivati一 Si battè le mani il delegato angelico.

一Meno male一 Sospirò Ichiro, rilassando i muscoli e lisciandosi la fronte一Non c'è nessuno.

L'intera stanza si scaldò di azzurro e il ragazzo non ci vide più per un attimo. Tutt'intorno a lui si affacciavano ombre confuse in movimento. Si strofinò gli occhi e infine tornò a vedere. Si trovava su una piattaforma sopraelevata dal suolo di qualche gradino al centro di una stanza ottagonale dalle pareti concave e piene di arnesi incomprensibili. Ma le lucette che aveva visto non erano apparecchiature, bensì occhietti ferali di strani animali che li attorniavano. Ichiro si sarebbe aspettato una razza di oritteropi come Poro Poro, ma ovunque poggiasse lo sguardo non trovava due animali simili. Forse animali non era la parola giusta, perché nonostante possedessero la forma generale di ornitorinchi, formichieri, talpe o ricci, avevano delle proporzioni quasi semplificate, l'idea che avrebbe un bambino di un animale del genere, ecco, senza tutti quei dettagli spiacevoli che si avrebbero ad un occhio più anatomista. E quei buffi esseri lo guardavano, nei loro musi a metà strada fra l'umano e le loro rispettive specie, sorridendo in maniera grottesca. Ichiro si ricordò di essere mezzo nudo e s'irrigidì di nuovo, mettendo le braccia a croce per corprirsi e piegando le ginocchia come a voler rimpicciolire. L'unica consolazione, constatò, fu nel fatto che Poro Poro non era un'eccezione nel suo popolo quando si veniva a mancanza d'indumenti.

一Benvenuto, Sygma!一 Gridò quell'ammasso di mammiferi e uccelli vari con voci stranamente umanoidi, per quanto stridule in alcuni casi, lanciando coriandoli e mentre uno striscione, con la stessa frase cordiale scritta in perfetti ideogrammi, pendeva dal soffitto. Sembrava una festa a sorpresa per un bambino. Qualcuno aveva pure un cono in testa e soffiava una trombetta a girandola.

一Ti presento i miei colleghi del ministero della difesa一 Li indicò Poro Poro con sguardo solenne 一Tutti quanti fanno il tifo per te nella tua battaglia contro i nostri acerrimi nemici.

一Pi…Piacere一 Sollevò una mano accennando un sorriso, aprendosi un poco.

一Oh, dal vivo è ancora più carino!一 Esclamò la versione pupazzesca di una cicogna, prendendosi le guance fra le ali.

一Questa è Saghiri, il nostro modellatore di strutture polimeriche一 Lo additò Poro Poro e le si avvicinò per darle una pacca sulla gamba data la differenza di altezza 一Il tuo costume è opera sua.

一Oh, una sciocchezza一 Fece spallucce lei ridendo, per poi avvicinarsi al ragazzo e camminargli attorno 一Certo avrei fatto un lavoro migliore se avessi potuto misurarti di persona. Sei venuto apposta, vedo.

一Io ho avuto un… non volevo… sono mortificato一 Balbettò Ichiro, trovando assurdo di trovarsi a conversare con degli alieni. Saghiri lo prese per le spalle in segno di incoraggiamento. 

一Suvvia, darti il meglio dell'equipaggiamento è il minimo che possiamo fare一 Cinguettò lei nell'orecchio, che a differenza di Poro Poro lo superava di due spanne buone.

一Puoi dirlo forte一 Si inchinò in avanti un armadillo protendendo un palmo in avanti e l'altra mano dietro la corazza 一Io sono Goeo, l'ingegnere capo nel campo della difesa di massa, come lo era mia madre e la madre di mia madre.

一Il kokorang e la kokoroken sono frutto del suo estro一 L'oritteropo gli diede un buffetto sulla spalla 一Ma non ha ancora dimostrato niente.

一Hai usato al meglio le mie armi!一 Si illuminò quello, puntando il dito al cielo e cominciando a sciorinare progetti futuri su fucili a flussi di positroni e scudi vibranti, ma Ichiro si limitò a sorridere annuendo, per poi essere rapito da un'altra serie di personaggi bizzarri. C'era un dragone barbuto che gli fu presentato come l'addetto al trasferimento di polimeri; una testuggine era responsabile delle intercettazioni Nekuroidi; un orso conduceva le pubbliche relazioni. A cosa servisse un ufficio per le pubbliche relazioni non poteva neppure immaginarlo. Fra una presentazione e l'altra era sceso dal piedistallo, spinto dal suo mentore, per affrontare il comitato di benvenuto. Si ritrovò a stringere mani pelose, pennute, glabre e squamate, ad osservare da vicino quei sorrisi, a sentirsi nelle orecchie riecheggiare quanto fosse stato bravo ieri, quanto fosse stato coraggioso, così giovane, a mettersi a combattere per il bene dell'umanità e che si aspettavano grandi cose da lui. Ichiro sentì qualcosa di nuovo. Fino ad allora, da quando era cominciata questa pazzia di Sygma, aveva provato molte cose. L'incredulità all'esistenza degli alieni e che avessero scelto proprio lui per la loro crociata; la paura di morire in strada ieri notte; il sollievo per la fine della battaglia. Ma ora sapeva di essere utile, anzi, indispensabile per questa guerra e che stesse facendo pure un bel lavoro: insomma, era la persona più importante del pianeta e ne era orgoglioso. In un certo senso non vedeva l'ora che ricomparissero i Nekuroidi.

一Il costume è proprio come in TV一 Che lo toccassero non fu nulla di nuovo, si sentiva le mani di loro dappertutto ma non riusciva a dirgli di smetterla. Non erano umani, i loro modi dovevano essere diversi e mancavano della concezione di molestia, si trattava di pura curiosità nei confronti di una specie diversa, o almeno questo si diceva. Quindi cercava di ignorare chi gli metteva una mano sulla spalla, lo prendeva per un braccio o carezzava la schiena, così stranamente liscia rispetto la loro, o ancora gli arruffava i capelli. Ma quando sentì quell'unico pezzo di tessuto che gli era rimasto addosso venire tirato, stringendo la stoffa sull'inguine, non potè fare a meno di voltarsi di scatto e trattenere, ma nemmeno troppo, un gridolino. Il colpevole, a giudicare dal braccio ancora teso, era un canguro rosso dallo sguardo inquietantemente mansueto e due occhi foschi nascosti dietro i vetri tondi di occhiali colorati.

一Largo, largo一 Sgomitò Poro Poro per fare un cerchio intorno a Ichiro, il quale non era proprio sicuro se sentirsi in colpa per aver rovinato l'atmosfera di festa o rompere il muso al marsupiale agguantatore. L'intermediario fra cielo e terra si abbarbicò sulla spalla del ragazzo per spiegare la situazione 一Devi perdonarci Ichiro, è la prima volta che vedono un uomo dal vivo. Cari colleghi, sappiate che ai terrestri serve confidenza prima di farsi toccare, quindi vedete di non turbarlo.

一Povero piccolo, non volevamo spaventarti一 Si chinò Saghiri, incrociando le ali. Gli altri mimarono il suo atteggiamento di pietà.

一Pelle sensibile, capisco一 Annuì il canguro, inforcando gli occhiali. Ichiro sperava chiedesse scusa, ma non aprì più bocca.

一Questo è Neba Neba, il tuo medico di fiducia一 Proclamò il delegato, guardandolo storto 一È il migliore di questa galassia.

一Non c'è molta competizione一 Si voltò lui per andarsene 一Ma devo ammettere che gli animali sono la mia specialità.

Ichiro fece per gridargli contro, ma la mancanza di scandalo nei visi degli altri convitati lo fece indugiare. Possibile che lo lasciassero essere insultato così platealmente dopo tutto l'amore che gli avevano rivolto pocanzi? Poro Poro dovette intuire, dal viso, quello che pensava, così si tirò il viso di lui per confidargli qualcosa.

一Neba Neba non ci sa fare con le parole, ma non è cattivo. Devi solo capire che non si è ancora abituato a trattare la tua razza come una senziente, ecco一 Ichiro capì: capì che per loro doveva davvero sembrare un animale. Il suo mentore saltò giù e battè le mani 一Saghiri, perché non rivestiamo il nostro ospite con abiti adeguati per la cerimonia?

一Ma certo, direttore一 Si accostò lei al ragazzo.

一Quale cerimonia?一 Chiese il giovane alzando lo sguardo ai suoi occhi.

一Quella per il tuo primo giorno da guerriero angelico, sciocchino一 Gli premette il naso lei, per poi camminare verso una parete 一Avanti, seguimi.

Ichiro fece quanto detto, abbandonando la stanza cone pare facessero tutti gli altri, sparendo in porte scorrevoli così ben nascoste nel muro da non sembrare d'esserci. Vide il suo mentore svanire in uno dei corridoi della base, lasciandolo solo in balia di una sconosciuta, almeno ancora più sconosciuta di uno che conosceva da un giorno. Passeggiarono per corridoi circolari senza troppa differenza fra tetto e pavimento, privi di finestre, seguendo indicazioni luminose incomprensibili. Lui stava al passo un po' mogio, incapace di dire nulla nonostante la miriade di domande che aveva in testa, limitandosi a seguire, anzi, imitare quel meccanico passeggio da teropode della sua guida. Levò il capo un momento dalle sue zampe, cercando di guardarle il retro della testa, ma lei si voltò come se se lo aspettasse, sorridendo calando le palpebre in un espressione di gioco. Lui deviò ancora lo sguardo. La luce mutò: ora stava diventando via via più rosea e lei parlò.

一Immagino che per te tutto questo debba essere molto estenuante一 Gli disse, senza smettere di sorridere.

一Sì一 Disse solo in risposta, mordendosi un dito.

一Certo ne sono successe di cose nelle tue ultime ventiquattr'ore. Ma non ti preoccupare, ora sei in un posto sicuro.

一Ma dove?

Saghiri non rispose subito, guardandosi attorno come non lo sapesse.

一Mah, da qualche parte一 Disse con noncuranza, come niente fosse 一Non sono la navigatrice, ma siamo lontani.

一Quanto lontano?一 Si fece più pressante, avvicinandosi a lei.

一Su per giù centotrenta anni luce dal pianeta.

Ichiro non riusciva neppure a comprendere quella cifra. Si sentì mancare la terra sotto i piedi, quella che non aveva mai abbandonato in tutta la sua vita e ora si trovava in mezzo al nulla, dentro una scatola di metallo edificata da intelligenze aliene alla sua, senza sapere cosa sarebbe accaduto da lì in poi. Fino ad allora poteva illudersi che il compito di Pretty Angel Sygma fosse quello, un appuntamento da svolgere ogni tanto per poi tornare alla sua quotidianità, ma ora si rendeva conto della grandezza della questione. Ebbe la necessità di aggrapparsi a qualcosa e afferrò le piume della coda di Saghiri. Lei si fermò, si voltò un po’ stranita, ma sorrise di nuovo, incapace di prendere sul serio il suo disagio.

一Se proprio vuoi posso tenerti la mano.

一Voglio tornare a casa!一 Strepitò lui, paonazzo.

一Oh, mi hai frainteso, piccolo一 Abbozzò un espressione di rammarico, lasciandogli la guancia. Lui lasciò andare 一Intendevo dal nostro pianeta. Ora siamo sulla Terra.

一Oh一 Riprese a respirare 一È solo che… Vorrei tornare a casa.

一Ma Poro Poro ci aveva comunicato che volevi vedere il quartier generale, hai cambiato idea?一 Inclinò il capo lei.

一Io l’ho detto così, tanto per, ma ora… Sono troppe informazioni tutte in una volta. È da ieri che vengo bombardato di sorprese. Vorrei stare un po’ da solo, riflettere, prendere una pausa.

Camminò avanti a lei a grandi falcate. Saghiri gli corse dietro, pregandolo di fermarsi, ma le suppliche erano confuse all’orecchio, come fosse troppo lontano per sentirla. Passò un po’ prima di rendersi conto che il percorso che teneva fosse una curva, probabilmente un cerchio e che tutti gli sbocchi prima o poi lo avrebbero portato da qualche parte. Prese il primo a sinistra e si ritrovò con un piede nel vuoto. Sotto di lui si apriva una voragine di ferro, dai muri uguali, nel disegno, al resto dei corridoi, ma perfettamente in perpendicolare al terreno e seguiva anche questa una curva. Ichiro sbracciò e riuscì, col cuore in gola, ad afferrarsi al bordo opposto del buco, ma era sorpresa, non paura, forse perché aveva interiorizzato, almeno per istinto, che non doveva preoccuparsi di un piccolo schianto quando era in forma di Sygma. Ma il pavimento non offriva molto attrito, liscio com’era di piastrelle, e cominciò a scivolare, ma non verso il fondo del condotto, bensì all’indietro, con le gambe che invece di penzolare si piegavano all’indietro, attratte dall’altra parete della fossa. Perse la presa, col cervello in subbuglio per questo repentino cambio di gravità e si preparò a schiantarsi lateralmente come una mosca sul parabrezza, ma l’atterraggio fu più morbido. Su due braccia si ritrovò, la testa vicina a un petto di piume e non gli ci volle molto a capire che Saghiri l’avesse colto al volo. Lo scrutava piegando il lungo collo verso il basso e aveva uno sguardo di compassione un po’ più sincera rispetto a prima.

一Devi stare attento Ichiro一 Lo rimise a terra ma lui esitò a staccare le braccia da lei, incapace di realizzare che non stava più cadendo ma era attratto, per merito di chissà quale tecnica, a un pavimento che trenta secondi prima avrebbe definito una parete 一La base può essere pericolosa per chi non la conosce. Stammi vicino ora.

E stavolta l’ascoltò, facendosi pure prendere per mano.

一Mi spiace一 Mormorò appena, facendosi un po’ trascinare.

一Oh, non è successo niente一 Scosse il capo lei 一Devi solo ascoltare quanto ti dico e andrà tutto bene.

Lui annuì, perché in fondo non faceva altro da tutta la vita. Avrebbe potuto credere che la catena si fosse spezzata ieri nella sua camera, ma ora, ventiquattrore dopo, già sapeva che per tutti era ancora un bambino incapace di scegliere.


***

    

    一Ora devo toglierti i vestiti一 Ichiro si ritrasse dalle mani di lei e lei si tirò indietro, con un’ala davanti al becco 一Oh, scusa, dimenticavo quanto avesse detto Poro Poro. Aspetterò fuori, d’accordo?

    Non dovette neppure rispondere. Lei salutò con un cenno e sparì dietro una porta che sparì a sua volta, mimetizzata nel muro. Ichiro si guardò attorno, ma la stanza, alta sui tre metri e larga poco più, era una vera scatola vuota colorata di bianco, con giusto due piccole bocche di scolo nel pavimento monocolore e delle prese d’aria sul soffitto che ronzavano. Nel quasi totale silenzio si rese conto di essere da solo per la prima volta da un bel pezzo. Finalmente non doveva temere che Poro Poro si materializzasse davanti a lui per redarguirlo su cosa fare e poteva pensare chiaramente. Si sedette un momento a massaggiarsi le meningi, poi tirò un gran respiro. Cominciò a pensare a come stessero andando le cose a casa. Si era quasi dimenticato di essere un ragazzo umano, con una famiglia e degli impegni. Quanto tempo era passato da quando aveva lasciato camera sua?

    一Per usufruire dei servizi igienici rimuovere e mettere i vestiti dentro l’apposito raccoglitore一 Istruì una voce preregistrata, proveniente da nessun punto in particolare, quasi se la fosse immaginata.

Un improvviso rumore metallico svelò dei meccanismi. Davanti a lui, dal muro, slittò un recipiente a vaschetta quadrato. Ichiro si alzò e dedusse che quello era l’unico posto dove poteva riporre i suoi vestiti. Fece quanto si aspettavano dall’altra parte e si tolse prima gli orecchini. Si rese conto che fossero senza buco, agganciandosi con un semplice scatto e li ripose con cura. Si chiese se qualcuno lo stesse guardando, ma non voleva pensarci troppo. Si prese tutto il tempo del mondo per sfilarsi il resto dell'abbigliamento, o quanto ne rimaneva, fino a che non fu del tutto nudo e rimirò quelle pareti lisce, incapace di pensare come potesse fare una doccia lì dentro. I suoi abiti sparirono, inghiottiti dal muro.

一Per favore, portarsi al centro della stanza nella zona designata一 Continuò la voce, implacabile. Ichiro fece tre passi fino a portarsi in una zona dove il pavimento si era colorato di azzurro. Con i piedi che spostavano il peso su una gamba e poi sull’altra attese, premendosi le mani.

一Puntare il corpo verso il segnale luminoso一 Ichiro ascoltò e subito apparve un punto azzurro, uguale a quello sopra cui stava, sullo stesso muro in cui aveva riposto i vestiti. Regolò il corpo di conseguenza, cercando di risultare preciso.

一Inizieremo ora una sessione completa con regolazione rapida. Per favore, seguire attentamente i comandi per non costringere il sistema a una procedura forzata一 Lui deglutì a fatica. Di nuovo gli veniva ricordato di seguire gli ordini e di nuovo terribili conseguenze lo minacciavano in caso contrario. La voce riprese 一Avete compreso e desiderate procedere?

一Sì, certo一 Rispose lui pronto, serrando il corpo e si sentì stupido. Si comportava come se fosse in pericolo, ma era un luogo sicuro. Gliel’avevano detto, no? Qualcosa si alzò dal terreno, quattro articolazioni che sembravano cobra, a circondarlo ai quattro angoli. Puntarono la loro testa scintillante verso di lui e subito partì un getto d’acqua fredda. Cercò di non gridare, strinse i denti e pensò forte “sii adulto”. Fece un paio di passi indietro quando i getti, le cui bocche continuavano a spostarsi intorno a lui, puntarono sul viso. Si coprì il volto e chiuse gli occhi, ma arretrando incontrò qualcosa di morbido con la schiena. Fece per voltarsi, vide appena un altro paio di bracci, dotati di morse, ma subito questi gli afferrarono le spalle con presa gommosa ma salda e lo costrinsero a guardare avanti.

一Siete pregati di non muovervi dalla zona designata e mantenere la direzione一 Intervenne la voce senza emozioni, ma chiaramente in tono piccato, tanto che quasi lui si scusò con la macchina 一Per favore, alzate le braccia, ci vorranno pochi secondi.

Ichiro le sollevò subito al cielo, sempre che stesse davvero indicando il cielo: aveva già imparato che la base non agiva secondo le normali leggi fisiche e ogni piano aveva la propria gravità artificiale. I suoi pensieri furono rotti dal getto che gli violò i fianchi e l’ascelle. Trasalì ma resistette. Dio, pensò, possibile che soffrisse tanto per una doccia? Doveva salvare la terra e invece si trovava rabbrividire per l’acqua fredda. Il getto cessò e subito altri strumenti si misero al lavoro, sbucati dal pavimento ma stavolta terminanti in un pennello intriso di rosa. Non aveva idea di cosa fosse e non gli piacque per niente quando gli sparsero quella sostanza cremosa addosso, partendo dalle gambe. Era densa, profumava d’amarena così forte da sturargli le narici e si attaccava alla pelle come cera. Un moto involontario gli fece abbassare le braccia e piegare in avanti, oltre che scappare una risata. Quei pennelli avevano preso a colorargli sotto la spalla, creando un moto di solletico che lo colse di sorpresa. Fece per tornare al proprio posto, ma dovette esitare un secondo di troppo, perché le due morse di prima si chiusero intorno ai suoi polsi e lo costrinsero a tenere le mani in alto. Sorpreso, cercò di sfilare le braccia dalla presa, ma non si muovevano.

一Eravate stati pregati di tenere le braccia alzate一 Lo ammonì la voce, anche se a dire il vero teneva la stessa nota di prima, ma la percepì diversa e abbassò il capo imbarazzato, come un bambino disubbidiente 一I sistemi di restrizione sono stati impiegati per agevolare il processo e sarete liberati al termine di quest’ultimo.

I pennelli ripresero il loro lavoro nonostante il fastidio e lui cercò in tutti i modi di disperdere la sensazione facendo smorfie, chiudendo i pugni e mettendosi in punta di piedi. Quando ebbero finito passarono al petto, per poi scendere in basso, sotto il ventre. Rimase immobile, per quanto avrebbe voluto scuotersi, per timore di altre punizioni e non volle guardare. Spalmarono la crema anche nelle sue parti sensibili, poi si spostarono e fecero la stessa cosa dall’altro lato. Non fu piacevole per niente e incrociò le dita che finisse il prima possibile. Doveva essere un processo rapidissimo, gli avevano detto meno di dieci minuti, eppure sembrava un’eternità. Fu riscosso da un altro getto d’acqua, stavolta calda e gli tolse il respiro. Ai suoi piedi la crema rosata stava colando dalle sue gambe giù a terra e ancora negli scarichi. Il getto, più forte del precedente, terminò pure prima, lasciandolo intontito ma più rilassato. Fece per muovere le mani e scoprì di poterle agitare un poco ma le morse erano ancora assicurate ai polsi, per quanto mobili. Non intendevano immobilizzarlo per tutta la durata del processo solo perché aveva esitato per un momento, vero? Una nuova sostanza gli fu sparata addosso, stavolta una schiuma color pesca e non gli vennero risparmiati i capelli a questo giro. Proprio per paura che quello shampoo gli finisse negli occhi spostò la testa avanti e indietro, facendo sì che gli finisse davvero. Tentò di portarsi le mani ai suoi bulbi che bruciavano ma le manette erano tornate rigide. Incapace di vedere, sentì i getti spegnersi, ritirarsi e altri meccanismi prendere il loro posto. Qualcosa si adagiò in cima la sua testa, come un elmo, e prese a massaggiargli il cuoio capelluto. In altre zone del corpo succedeva lo stesso ma mediante terminazioni a spazzola. Sopportò anche questo. Cercò di allontanarsi con la mente, pensare ai suoi impegni scolastici. Dopo il disastro avvenuto in centro città la scuola non aveva ancora comunicato quando avrebbero ripreso le lezioni, ma doveva comunque studiare per la verifica di storia. Inoltre Ryoko lo aveva invitato a uscire con lui domani, insieme alle altre e doveva essere pronto. Da quanto tempo era nella loro base? Forse i suoi erano già tornati a casa senza trovarlo e si sarebbero preoccupati, come ieri. Un terzo getto, stavolta tiepido, lo inondò da ogni direzione. Finalmente riuscì ad aprire gli occhi e a strofinarseli pure, perché le morse lo avevano lasciato andare. L’acqua smise di scorrere e lui quasi cadde a terra da come si sentiva.

一La procedura è quasi completa一 Riprese la voce 一Per favore, sedetevi.

一Sedersi dove?一 Domandò appena prima di venire sollevato da uno sgabello circolare spuntato sotto di lui. Quando si fermò in posizione non riusciva appena a toccare il terreno con le dita dei piedi. La superficie su cui poggiava era praticamente un cuscino, il che, quanto meno, lo mise a suo agio, fisicamente parlando. Agitò le gambe mentre attorno a lui si posizionavano gli ennesimi meccanismi e fu allora che, passandosi la mano sulle cosce, notò qualcosa. I peli, che fino ad allora credeva si fosse semplicemente afflosciati per l’acqua, erano spariti del tutto, lasciando la pelle bianca e liscia, non ruvida al tatto come un semplice taglio. Per un attimo realizzò cosa diavolo fosse quella crema rosa, ma prima di potersi preoccupare ulteriormente venne investito da una folata di vento che quasi lo fece cadere dalla sedia. In pochi secondi, quel turbine cocente, lo aveva asciugato e rimase lì, coi capelli irrigiditi, gli unici peli rimasti sul suo corpo ormai. Le ventole svanirono.

一Tenete ferma la testa一 Comandò la voce e già una serie di pettini trasparenti presero a lisciargli i capelli con dolcezza mai dimostrata fino ad allora. Incassò la testa fra le spalle, sentendosi troppo adulto per farsi lavare da qualcuno, anche se una macchina, sentimento ancora più rinforzato quando quello che aveva tutta l’aria di essere uno spazzolino, per quanto di foggia aliena, gli si parò davanti. Era troppo. Cercò di evitarlo tirandosi indietro ma la morsa scese a spingergli in avanti il collo e, che lo volesse o no, quell’affare gli si insinuò in bocca. Di nuovo la voce iniziò la sua tiritera sulle misure di restrizione e su quanto fosse importante ascoltare le istruzioni.

“Non sono in pericolo” Si sforzava di pensare mentre veniva manipolato in tutti i modi. Si strinse le ginocchia “Sanno quello che fanno, io no. Devo rilassarmi e seguire cosa mi dicono. Vogliono il meglio per me.”

Finalmente tutti i pezzi si ritrassero. Calò un ultimo attrezzo, reggente un vassoio con bicchiere e panno.

一Risciacquate con l’acqua, pulitevi il viso e recatevi all’uscita一 La voce spiegò l’ovvio, eppure Ichiro non si mosse finché non fu questa a dirgli cosa fare. Lo fece e sputò per terra considerando che si trovava dentro un enorme doccia e tutto sarebbe svanito nello scarico, proprio come i suoi peli corporei. No, non riusciva a smettere di pensarci. La sedia si abbassò fino a svanire nel pavimento, lasciandolo in piedi al centro della stanza. Il segnale azzurro era svanito da sotto i suoi piedi e un altro apparso su un muro alla sua destra, rettangolare, della dimensione di una porta. Come un automa lui stesso si recò meccanicamente all’uscita, cercando di pensare a quanto stesse bene ora, libero del sudore dell’allenamento e lo sporco della terra, ed evitando di concentrarsi sui metodi per cui si trovava in questo stato.

一Grazie per aver seguito la procedura. Abbiate un buon proseguimento e tornate presto一 Lo salutò la voce. Lo stava prendendo in giro? No. Volevano il suo bene, ergo, doveva stare bene.

   
 
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