« Non fraintendere eh, non mi interessano i tuoi marchingegni, ma ehi, alcuni si sono rivelati dei buoni sex toys! Oh sì, non hai idea di quanti Gummiblock io mi sia infilata fra le cosce e credimi, sicuramente son più interessanti in quel senso. »

E Cid ci aveva pure speso notti e notti a pensarci sopra. Oh, sì, se ci aveva ripensato. Le dolci paroline di quella sboccata di Yuffie – che, quando ci davano dentro in laboratorio, lo superava pure quanto a bestemmie sfuggite da quelle belle labbra che amavano perder tempo a mordicchiarlo e – insomma.

Ci aveva ripensato così tanto, a quella storia dei gummiblock sex toys, da aver iniziato a considerare tutta una linea di giocattolini da rivendere al grande pubblico. E le idee che quel ragazzetto allampanato gli portava sottoforma delle sue avventure a bordo della gummiship contribuivano solo a riempire il suo adorato tavolo da laboratorio – delle sveltine, così come Yuffie l’aveva rinominato, ma guai a farlo a sapere a quella pettegola di Aerith – di fogli su fogli di progetti di assemblaggio dei gummi. La lampada di Aladino, il candelabro di Belle e così via. Tutti molto più espliciti di quanto il loro nome suggerisse. Insomma, in qualche modo si doveva pur invogliare quel dannato pubblico a comprare la sua più recente ossessione, no?

E a proposito di ossessioni. Uno scoppio indistinto nell’angolo del laboratorio gli suggerì che la sua musa ispiratrice non doveva essere troppo lontana.

«Ehilà, vecchietto!»

Cid nemmeno perse tempo a sollevare sguardo e occhialoni. Yuffie era entrata in laboratorio da appena cinque secondi e già aveva conficcato una stelletta ninja in una parete, rubacchiato qualche acino di uva arcobaleno e rovistato tra i progetti recenti mettendoli a soqquadro. E lui l’avrebbe lasciata fare, come sempre. L’avrebbe poi scontata quella sera stessa, ché la ninja era piccola solo d’altezza. Oltre che una cavia fin troppo disponibile ed eccitata all’idea di provare le sue più recenti creazioni...in quel senso.

«Allora?» L’adorabile caschetto corvino di lei gli fece capolino su una spalla. «Che stai inventando, ‘stavolta?»

«Qualcosa per le signore», rispose Cid, cercando di coprire malamente l’assemblaggio dei gummiblock in quella che avrebbe dovuto rassomigliare la forma di un frutto dell’albero paopu. «Ed è una sorpresa, quindi non sbirciare!»

«Mmh...» Yuffie gli lasciò un bacino sotto l’orecchio, facendogli cascare il cacciavite di mano. «E se promettessi di fare la brava? Anche ‘stasera...»

«Yuffie, Minerva santa e pure porca!!»

La ninja si allontanò con una risatina. «Capito, capito. Lascio il genio al lavoro!» E saltellò via, canticchiando. Cid non dovette neppure voltarsi, per sapere che stava saltellando. Lo faceva sempre, dopo una missione ben riuscita. O quando riusciva ad interrompere la sua concentrazione.

Mi serve una doccia fredda, pensò l’inventore. Tanto, ormai non riusciva più ad assemblare un bel niente. E sotto l’acqua, gli venivano in mente le idee migliori. Come quei nunchaku da bondage, che non era tanto sicuro Yuffie avrebbe gradito. Ne sarebbe andata matta, al contrario. E si appuntò mentalmente di chiederle la dinamica esatta di quegli affari, per evitare di incorrere in errori durante il progetto. L’avrebbe fatto quella sera stessa, decisamente. Tanto, quel rompiscatole di Leon sarebbe stato in missione...