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Autore: EmmaJTurner    27/08/2023    3 recensioni
Anja, botanica che sopravvive con la sua arte raccogliendo e vendendo erbe ai clienti più disparati nella regione fantastica di Zolden, stavolta ha scelto una missione pericolosa: raccogliere fiori di sambuco durante la luna piena. Anja assume quindi Riven, di professione ammazzamostri, per proteggerla dai licantropi.
Anja e Riven, all’inizio concentrati nel loro quieto vagabondare in splendidi boschi traboccanti di specie botaniche e creature fatate, capiranno presto di condividere un raro legale di sangue che per il loro bene - e quello di tutti - deve essere spezzato.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sangue di Drago

Anja sentiva voci concitate vicino a lei, ma non riusciva a collegarle a dei volti. Aveva ogni muscolo del corpo in fiamme e la gola secca. Invocò dell’acqua, che gli fu porsa subito in un boccale di peltro. Bevve e vomitò. Un mal di testa micidiale le strangolava i pensieri. E poi il buio calò di nuovo, spegnendo ogni cosa.

***

Con un discreto senso di deja-vu, Anja riconobbe il profumo di lavanda della trapunta patchwork che la copriva fin sotto il mento. Non aprì gli occhi. Sentiva la testa orribilmente vuota, e gli arti prosciugati e deboli contro il materasso.

Udì delle voci soffocate nel corridoio subito fuori dalla stanza.

“Vi ho messo in pericolo”. Era la voce di Thalia, rapida e spezzata dal senso di colpa. “Pensavo di potermi fidare di Delacourt. Dio, che stupida sono stata. Dovete stare nascosti qui finché Anja non sarà guarita da… da… da qualunque cose quello schifoso le abbia fatto”.

Anja si mosse cercando di fare rumore per attirare la loro attenzione, ma era così debole che non ci riuscì. Sconfitta, si rassegnò ad origliare.

“Mai, mai avrei pensato che Orion potesse osare” la voce della strega si perse lungo il corridoio in quelli che sembravano insulti. Con un avvicinarsi di passi, la voce tornò. “L’idea, la possibilità… deve avergli dato alla testa. Deve aver ceduto all’egoismo e pensato di poter avere il sangue per sé… per utilizzarlo, o venderlo al miglior offerente”.

“Ha tirato fuori un coltello, strega. Ha cercato di ucciderla mentre io ero lì”.

La voce di Thalia uscì grave e monotona. “Dopo aver prelevato il sangue di entrambi, deve aver pensato che uccidendo uno di voi il suo bottino due avrebbe avuto valore maggiore. Le uniche due fiale di draghi predestinati in tutto il mondo, probabilmente”.

Silenzio.

“Oppure… quando siete scappati dal laboratorio… le avete distrutte? Le fiale?” chiese Thalia speranzosa.

Ci fu una lunga pausa. “No. Non posso esserne certo, ovviamente. Molte cose sono andate distrutte. Ma temo di no”.

Anja, sprofondata nel tepore delle coperte, assorbì quello scambio con la lestezza di una spugna bagnata. Le pareva di capire quello che si stavano dicendo, eppure anche solo registrare quelle informazioni le spappolava il cervello. 

Con uno sforzo enorme tirò fuori un braccio da sotto il copriletto patchwork e lo allungò sul comodino. Diede un debole colpo al boccale che era lì posato, che cadde sul pavimento con un dolce thud. Fu sufficiente.

Thali spalancò la porta della stanza e fu subito al suo fianco. “Anja! Sei sveglia. Dio grazie. Come ti senti? Riesci a muoverti?”.

Riusciva a muoversi. Per come si sentiva… “Prosciugata” articolò a stento.

“Vado a prenderti un altro bicchiere d’acqua”. Thalia raccolse il boccale a terra e sparì in cucina.

Riven prese il suo posto sulla sedia accanto al letto. Anja, con la testa affondata sul cuscino, lo guardò.

E… niente. Niente lava bollente, niente senso di beatitudine. Niente di niente. Solo due occhi verde chiaro con la pupilla leggermente verticale, notò Anja per la prima volta. 

Dall’espressione di Riven, fu chiaro che lui era sorpreso quanto lei. “Ha funzionato” mormorò. 

Anja accennò un sorriso che lui non ricambiò. Era accigliato. E insoddisfatto. E, nonostante tutto, ancora maledettamente molto bello.

Thalia tornò con il bicchiere d’acqua, che Anja ingollò in tanti piccoli sorsi. Il suo sguardo passò da lei e lui. La consapevolezza si fece strada nella sua espressione. “Il legame…”.

“È spezzato” disse Riven, definitivo. “Il mago ci è riuscito”.

Thalia si massaggiò le tempie. “Ma come…? L’incantesimo, la macchina… in effetti Anja ha perso molto sangue… Dio, non lo so” mormorò.

Thalia lasciò ricadere le mani e, ripresasi dallo shock, si adoperò attorno a Anja. Le disse che aveva dovuto effettuare una trasfusione di emergenza con il sangue di Riven che, grazie a Dio, aveva funzionato. E che non c’erano indicazioni che gli incantesimi di Orion Delacourt avrebbero avuto effetti permanenti su di lei. Le chiese se sentiva dolore. Anja annuì.

“Lascia fare a me”.

Un’ora dopo, Anja galleggiava in dormiveglia felice sotto l’effetto di un generoso dosaggio di oppiacei. Riven rimase sempre con lei, un po’ seduto sulla sedia accanto al letto, un po’ studiando il paesaggio fuori dalla finestra. Anja lo guardava senza ritegno, ammirandone il profilo incorniciato dalla luce che filtrava dal vetro. Era bello poterlo guardare e basta, provando solo un accenno di quieto e autentico affetto. Dopotutto, le aveva salvato la vita. Di nuovo. E poi era simpatico.

Quando si sentì abbastanza in forze per sostenere una conversazione. Anja non resistette. “Riv”. chiamò.

“Dimmi”.

“Ti sei trasformato in un drago”.

“Sì”.

“Hai distrutto il laboratorio malvagio di Delacourt”.

“Sì”.

Anja, ebbra di oppiacei, ridacchiò. “Hai sputato fuoco?”.

“No”.

Anja chiuse gli occhi. “Peccato. Sarebbe stato fico”.

“Come fai a prendere tutto così alla leggera?” chiese Riven, il tono a metà tra l’infastidito e il divertito.

“Sono fatta così. E forse la droga sta ancora facendo effetto”.

Anja sentì la mano di Riv stringersi sulla sua. Il tuo tocco era caldo e asciutto. “Sono felice che tu stia bene” mormorò lui. “Molto felice”.

Anja ricambiò la stretta e sorrise. Tornò a guardarlo. “Grazie a te. Per la terza volta, se non ho fatto male i conti. Ma ora che il legame è spezzato puoi finalmente tornare al tuo antro segreto nella montagna e smettere di preoccuparti di salvare la vita ad una - com’è che mi avevi chiamato? - attiraguai come me. Sei ufficialmente licenziato”.

Riven alzò gli occhi al cielo e fece un falso sospiro afflitto. Anja, ignorando la stretta che sentiva petto e la piacevole sensazione delle loro mani unite, si obbligò a fare un enorme sorriso. “Sei libero di andare”.

***

Orion Delacourt era sparito. Thalia aveva inviato a Alega il suo ranger più fidato, che era tornato con un resoconto del castello distrutto dalle fondamenta e nessun segno di vita. Delle fiale, nessuna traccia. C’erano i segni del loro tafferuglio, sangue alle pareti; ma nessun cadavere, e alcune cose mancavano all’appello. Secondo il ranger, Orion Delacourt se l’era svignata.

Thalia pianse e si accusò numerose volte in quei giorni. Anja si limitava a farle degli incoraggianti colpetti sulla schiena, incapace di consolarla in altro modo. Se Delacourt aveva le fiale - e le aveva, Anja se lo sentiva sottopelle - allora qualche cosa di molto brutto incombeva su tutti loro. Secondo Thalia, perlomeno. Ma cosa potevano farci, esattamente? Un bel nulla di nulla.

Nel frattempo Anja si era rimessa completamente. In quell’ultimo mese aveva passato più giorni a letto che in tutta la sua vita. Non ne poteva più. Non vedeva l’ora di tornare ai suoi boschi, ai suoi viaggi, alle sue erbe. Le mancavano terribilmente.

Riven se n’era andato. Si era trasformato in un drago fuori dal cottage e se n’era volato via, facendo cadere i pomodori di Thalia con lo spostamento d’aria delle sue enormi ali.

I saluti erano stati brevi e imbarazzanti. Anja arrossiva solo a ripensarci. In quelle settimane assurde, si era un po’ affezionata a lui. Le sarebbe mancato, ma non poteva dirglielo. Avrebbe sopportato. Alla fine, senza la predestinazione e stronzate varie, stare senza di lui sarebbe stato facile. In teoria.

Fu sistemando i bagagli per tornare in città che Anja trovò la collana. Era la stessa che Riven le aveva allacciato prima di quella terribile notte di luna piena. L’aveva dimenticata lì? L’aveva lasciata per lei? Nel dubbio, la posò sul comodino di fianco al letto. E fu lì che vide il biglietto. Era strappato e accartocciato, ma Anja riconobbe la grafia delle liste di Zachary. Il messaggio pieno di svolazzi recitava: “Delacourt? Sei impazzita, Nat?.

Ah, vedi. Qualcuno che ci aveva visto lungo c’era stato. Anja piegò il biglietto e lo rimise al suo posto.

Salutò una Thalia ancora piena di sensi di colpa e furiosa con se stessa. La abbracciò forte e le assicurò che sarebbe passata di lì entro due settimane.

Anja saltò in groppa a Miles e si avviò lungo il sentiero per Oswald. Con la luce del sole che filtrava tra le fronde dei faggi, prese una boccata d’aria fresca che profumava di bosco. E sorrise. 

***

Cercasi AMMAZZAMOSTRI

per raccolta di sambuco 

la prossima luna piena.

Pagamento 100 nk

50% in anticipo, 50% a lavoro ultimato.

Per info chiedere di Anja

 

Anja stava inchiodando il nuovo volantino alla porta della locanda, con la lingua tra i denti per la concentrazione, quando una voce la fece sussultare.

“Vorrei candidarmi per la posizione”.

Anja non si voltò nemmeno. “Fantasmi, vampiri, licantropi?”.

“Me la cavo con tutte le creature magiche”.

Anja sorrise contro la porta. “Ferite magiche?”.

“Ho acquisito una certa esperienza sul campo”.

“Incantesimi di protezione?”.

“Solo di piccolo raggio”.

“Arco e frecce?”.

“Non è la mia dote migliore”.

Anja soffiò fuori una risata e si voltò.

Erano passati sei mesi, ma Riven era esattamente come lo ricordava. Era in piedi in mezzo alla strada davanti alla locanda, e sorrideva. Con i suoi capelli d’argento e i gioielli d’oro in mezzo al paesaggio innevato, scintillava al sole come un diamante. Era una visione. Anja sentì il cuore accelerare i battiti. 

Perché era lì? Temeva a chiederlo. “Ce ne hai messo di tempo a trovarmi” lo provocò giocosa.

“È colpa tua che continui a spostarti. Ero a Oswald ieri e a Berg stamattina, e ogni volta tu già eri sparita”.

“Mi stai seguendo?”.

“Sì” rispose lui senza esitazione. Ci fu una lunga pausa. “Non hai preso la collana”.

Anja si morse il labbro. “Non ero certa di cosa significasse”.

Lui annuì. “Capisco. Devo essere più chiaro”.

Riven le si avvicinò. Anja deglutì. Gli occhi verdi del drago non la scombussolavano più come prima, eppure… non le erano indifferenti. 

“Sono sei maledetti mesi che penso a te ogni giorno” annunciò lui, deciso. “E so che il legame è spezzato. E che mi hai detto di andarmene. E che non hai preso la collana. Ho colto i segnali e ci ho provato, davvero, a tornare alla mia vita; ma mi è…” fece un pausa, e un luccichio avido gli guizzò negli occhi verdi “impossibile stare senza di te. Mi manchi, Anja. Ho bisogno di averti vicina. E voglio stare con te, se tu mi vorrai”.

Anja spalancò gli occhi. Era esattamente quello che aveva voluto sentirsi dire, ma non aveva mai creduto che sarebbe potuto succedere veramente. Si trovò senza una risposta da dare. “Cosa? Ma io…bè, certo, sì, ma tu… che cosa faremo?”.

Riven sorrise e alzò le spalle. “Onestamente, non ne ho la minima idea”.

Era assurdo e ridicolo e bellissimo. Anja era senza parole, e non riuscì a pensare a niente di più adatto per loro due. Lo afferrò per il colletto e lo baciò con così tanto entusiasmo che lui fece un passo indietro.

Anja si staccò ansimando. “Aspetta. Senza la tua collana, come hai fatto a trovarmi?”.

Riven rifletté, come indeciso se rivelare qualcosa di molto personale. Infine, con un guizzo negli occhi verdi, disse: “Un drago sa sempre dov’è il suo tesoro”.

   
 
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