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Autore: primimesi    30/08/2023    1 recensioni
"Chi sei tu?" chiese il ragazzino, confuso e al tempo stesso incuriosito dall'intensità dello sguardo di Merlin.
Il mago deglutì, l'emozione gli serrava la gola. "Sono Merlin," rispose, la sua voce era ferma, ma c'era un tremore leggero che tradiva l'emozione che lo attraversava. "Ti ricordi per caso di me?”
Il ragazzino lo osservò, incerto, cercando di comprendere le sue parole. "Sei... sei un amico di famiglia?”
Merlin prese un respiro profondo, lottando per mantenere la calma nonostante le emozioni che lo travolgevano. "Come ti chiami?"
“Arthur.”
Il mago scoppiò in lacrime. Arthur lo fissò incredulo, un po’ preoccupato. "Cosa ti succede? Perché stai piangendo?"
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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E finalmente dopo tanto tempo da quando ho visto Merlin per la prima volta (più rivista altre cento volte) mi sono decisa a scrivere il finale che all'incirca avrei voluto, non saprei dire perché ci ho impiegato così tanto per convincermi, ma alla fine ce l'ho fatta. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate ^_^

Erano trascorsi innumerevoli anni da quel giorno in cui Arthur aveva esalato il suo ultimo respiro, lasciando Merlin immerso in un vortice di tristezza e rimpianto. Con il cuore spezzato, il mago aveva dovuto dire addio al suo più caro amico e sovrano. Le loro avventure condivise, le sfide affrontate e i momenti di gioia sembravano ora lontani, sepolti nel passato. Dopo quell’addio struggente, scelse di allontanarsi da Camelot. Sentiva che il suo ruolo accanto al re era ormai giunto al termine, che la luce che aveva brillato così intensamente ora si era spenta. Non c’era più posto per lui nella terra che un tempo aveva chiamato casa. Così, senza voltarsi indietro, si incamminò verso l’orizzonte sconosciuto, portando con sé il suo dolore e le memorie di giorni migliori. Gli anni trascorsero, lasciando Camelot a declinare nell’oblio. Le mura che un tempo avevano raccontato di trionfi e glorie si sgretolarono sotto il peso del tempo e dell’abbandono. Nonostante la decadenza, Merlin rimase lontano, quasi come se temesse che il suo ritorno avrebbe potuto risvegliare il dolore di ciò che era stato perso. Neanche quando Gwen fu incoronata regina, Merlin fu presente per condividere il momento di gioia e di speranza che aveva segnato l'inizio del suo regno. Le strade del destino li avevano allontanati, separando il mago da coloro che avevano significato così tanto per lui. La morte della regina segnò un altro momento doloroso al quale Merlin non osò assistere. Mentre il regno piangeva la perdita della loro amata sovrana, lui vagava silenziosamente altrove, portando con sé il peso dei ricordi e dei momenti non condivisi. Anche quando Gaius, il suo mentore e amico più fidato, lasciò questo mondo,  rimase lontano, incapace di dire l'ultimo addio a colui che gli aveva insegnato tanto e che lo aveva sostenuto nei momenti più difficili. La vita di Merlin continuò a scorrere, immerso in una solitudine che solo lui poteva comprendere. Gli anni trascorsero, portando con sé la loro carica di cambiamenti e perdite. Eppure, nonostante le assenze e le separazioni, la memoria di Gwen, Gaius e di tutti coloro che avevano attraversato la sua vita rimase viva nel suo cuore, un costante richiamo a un passato che non poteva dimenticare.
Prima che le rovine avvolgessero completamente Camelot, un giorno uno dei valorosi cavalieri della Tavola Rotonda, Sir Parsifal, si incamminò alla ricerca di Merlin. Trovò il mago in un luogo isolato, sperando di convincerlo a tornare e aiutare a proteggere la regina Gwen e il popolo che ancora rimaneva. Con occhi pieni di speranza e voce tremante, Parsifal supplicò Merlin di unirsi a loro, di utilizzare la sua magia per respingere la minaccia che incombeva su Camelot. Tuttavia, il cuore del mago era ancora gravato dal peso delle scelte passate e delle perdite sofferte. Aveva visto amici e amati cadere, e il prezzo della sua magia era stato troppo alto. Così, nonostante la disperata richiesta di Parsifal, scosse la testa con tristezza e rifiutò.
"Io ho fatto abbastanza", disse con voce sommessa, fissando il cavaliere negli occhi. "Le conseguenze della mia magia sono state troppo distruttive. Non posso rischiare che accada di nuovo. È ora che il mio cammino si separi da quello di Camelot."
Parsifal abbassò lo sguardo, deluso ma rispettoso della decisione del mago. "Merlin, ti comprendo. Ma non possiamo fare questo senza di te. Non solo come mago, ma come amico. La nostra regina ha bisogno di difensori leali."
Merlin annuì con malinconia, un moto di affetto nei confronti del cavaliere. "Il mio tempo accanto a voi è giunto al termine. Che il coraggio e la speranza guidino il vostro cammino, Sir Parsifal."
Così, con un nodo in gola, l’uomo tornò a Camelot con il cuore pesante, lasciando Merlin nei suoi pensieri e ricordi. La scelta del mago aveva segnato la fine di un'era.
Merlin aveva compreso con amarezza che il destino di Albione, la terra che tanto aveva sperato di vedere nascere, era intrecciato inestricabilmente con la caduta di Camelot. I suoi segreti e la sua conoscenza gli avevano rivelato una profezia che collegava il futuro glorioso di Albione alla perdita di ciò che amava di più: Arthur, il re che aveva servito e amato con tutto il cuore. Anche se la sua morte aveva lacerato l’anima di Merlin, egli sapeva che il suo sacrificio non poteva essere vano. Doveva perseverare, anche a costo di distanze e separazioni, in nome di una visione più grande. Il destino di Albione richiedeva la rinuncia a ciò che era caro, per forgiare un nuovo inizio. Così, mentre Camelot crollava e il dolore lo avvolgeva, il mago trovò la forza di accettare il sacrificio e il peso delle sue scelte. Aveva fiducia che, anche se non avrebbe mai visto con i suoi occhi l’Albione che aveva sognato, il suo impegno avrebbe plasmato un futuro di speranza e cambiamento. L’eco delle gesta di Arthur e di Camelot avrebbe continuato a risuonare, ispirando generazioni a venire. La nascita di Albione richiedeva il prezzo della perdita, ma nel sacrificio di oggi si celava la promessa di domani.
La morte di Arthur aveva lasciato Merlin immerso in una profonda e lancinante sofferenza. La perdita del suo amico, del suo re e dell'anima gemella delle sue avventure aveva creato un vuoto incolmabile nel suo cuore. Tutti quegli anni trascorsi a suo fianco, affrontando insieme sfide impossibili e creando legami indissolubili, sembravano dissolversi in un attimo. Si sentiva perso, come se un pezzo fondamentale del suo essere fosse stato strappato via. Aveva portato con sé una tempesta di emozioni: dolore, rabbia, rimpianto e una sensazione di impotenza. Aveva perso non solo un amico, ma anche il suo scopo. Per anni aveva dedicato la sua vita a proteggere Arthur e a realizzare il destino di Albione, e ora si ritrovava senza guida, senza scopo. Nonostante fossero trascorsi molti anni da quella tragica giornata, la sua mancanza era ancora palpabile e dolorosa. Ogni luogo, ogni ricordo, ogni sorriso che aveva condiviso con lui si trasformavano in pugnalate nel cuore. La sua assenza era una ferita aperta che non si rimarginava, un dolore costante che non accennava a placarsi. Sentiva la presenza di Arthur ovunque andasse, come un'ombra che lo accompagnava in ogni passo. Non c'era giorno in cui non pensasse a lui. Eppure, nonostante la sofferenza che provava, c'era anche un senso di gratitudine. Gratitudine per averlo conosciuto, per aver avuto l'onore di servirlo e amarlo come amico e re. Il suo dolore era un riflesso dell'amore che aveva provato per lui e dell'importanza che il loro legame aveva avuto nella sua vita. Nonostante il tempo, nonostante i cambiamenti, quella mancanza rimaneva, poiché alcune ferite sono così profonde che possono solo essere affrontate, ma mai completamente sanate. Le parole del drago risuonavano nella mente di Merlin come un'eco persistente, un vincolo che aveva alimentato la sua speranza attraverso i secoli. L'idea che Arthur sarebbe ritornato quando Albione avrebbe avuto bisogno di lui era stata come una luce che aveva tenuto viva la sua fede. Tuttavia, con il passare del tempo, quella luce era diventata sempre più fioca e incerta. I secoli erano trascorsi e  si era ritrovato a chiedersi quando quella profezia si sarebbe finalmente avverata. Aveva dedicato la sua vita alla protezione e alla preparazione di Albione, ma nonostante i cambiamenti, le sfide e le evoluzioni del mondo, Arthur non era mai tornato. La promessa del drago sembrava quasi un sogno lontano, una speranza che rischiava di svanire nel vuoto dell'attesa. Merlin si trovava in un limbo di emozioni contrastanti: la fede che aveva nutrito per tanto tempo e la frustrazione crescente per il passare inesorabile dei secoli senza alcun segno del ritorno del suo re. Si chiedeva se tutto ciò che aveva vissuto, tutto ciò che aveva sacrificato, avrebbe portato mai a un risultato tangibile. In mezzo a quella confusione e alla sensazione di essere bloccato in un flusso temporale, non poteva fare a meno di chiedersi se l'attesa avrebbe mai avuto una fine. Avrebbe Albione mai avuto davvero bisogno di Arthur? E se sì, come e quando sarebbe accaduto? Eppure, nonostante il dubbio e la frustrazione, una fiamma di speranza bruciava ancora dentro di lui. La promessa del drago non poteva essere stata vana, doveva esserci un significato dietro quelle parole. E così, mentre i secoli scorrevano lenti come sabbia attraverso le dita, Merlin si aggrappava a quella fiamma, continuando ad aspettare e a credere che un giorno, forse quando meno se lo aspettava, Arthur sarebbe tornato per adempiere alla sua promessa e a guidare Albione nel momento in cui avrebbe avuto bisogno di lui.

 

  
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