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Autore: liraTH12    03/09/2023    0 recensioni
E se le cose fossero andate diversamente quella sera? E se Ade e Zelena fossero rimasti insieme dopo la cena al castello della Strega dell'ovest, in che modo sarebbero cambiate le vite degli abitanti di Storybrooke?
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Altri, Emma Swan, Henry Mills, Zelena
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Storybrooke era in fermento, la notizia della sconfitta di Henry aveva percorso il regno in lungo e in largo.

Per Gregory la giornata era stata lunga. Splendente nel suo mantello blu e verde, aveva guidato Ombra e un gruppo di fidati cavalieri verso le orde dei cacciatori di sangue, riuscendo a disperderli.

Il giorno moriva mentre, per la prima volta da molto tempo, le risate e la gioia tornavano a levarsi dalle strade di Storybrooke.

Ma Gregory sedeva al fianco di Ombra, in una piccola radura al limitare della foresta, illuminata da uno scoppiettante fuoco. La gioia che animava la città non riusciva a farsi strada nel suo cuore. Una strana sensazione lo rendeva inquieto al punto che, senza rendersi conto, stringeva ancora la spada del destino nella mano destra.

Lui era stato lì per tutto il tempo.

Dopo aver distrutto la penna, il semidio aveva sentito la sua presenza.

Durante il giorno, mentre le piccole battaglie infuriavano per le strade, aveva sentito i suoi occhi perforargli la nuca.

Aveva udito il leggero sfregamento del suo vestito passargli accanto.

"Siamo soli padre, perchè non ti fai avanti?" disse Gregory fissando un punto preciso nell'oscurità. Di lì a pochi secondi, Ade mosse i suoi passi verso il figlio, avvicinandosi sempre più al focolare. Il fuoco, al suo passaggio, si spense in un soffio. Il vestito nero era elegante, la pelle bianca e i sottili capelli biondi risaltavano nel buio. Gli occhi blu lo scrutavano in silenzio.

"Hai fatto la scelta giusta lasciando in vita Henry Mills." disse a bassa voce Ade.

"Non sono sicuro di quello che ho fatto, padre. Morendo, Henry avrebbe portato con sé anche il suo odio e la sua pazzia. Con lui resta in vita una minaccia, un nuovo pericolo da tenere sotto controllo."

"Gli eroi servono a questo...."

"La sua morte avrebbe messo al sicuro tutti!" Gregory si tirò in piedi di scatto. "Ma io non ho avuto il coraggio di ucciderlo, nonostante fosse la cosa giusta da fare. Non ho avuto la forza di farlo.. E ora queste persone, anzi, le persone di ogni regno sono in pericolo perché io non ho saputo portare a termine il mio compito." continuò a denti stretti.

Gli occhi di Ade si riempirono di qualcosa di impossibile da descrivere.

"Chi sta parlando adesso è la spada, non sei tu. Tu, Gregory, hai scelto la pietà. Quell'arma vuole il sangue e ha cercato di guidarti verso la violenza ma tu sei riuscito a resistergli." Si fermò. Parlare sembrava costargli fatica. "Hai superato una grande prova, ma sono stato io a metterti in pericolo, sono stato io a farti fare cose per cui ora ti tormenti..... Rachel.... non meritava quella sorte...... è stata tutta colpa mia.... perdonami."

Gregory rimase stupito dalle parole di suo padre e senza pensare lasciò cadere la spada a terra. Si gettò al collo del dio e lo strinse a sé con tutte le sue forze. Quanto gli era mancato.... Ade ricambiò l'abbracciò ed entrambi si lasciarono cullare dalla presenza dell'altro. Dopo un tempo imprecisato si staccarono.

Il dio si fece improvvisamente più teso.

"Gregory, ho bisogno del tuo aiuto ancora una volta. Perdonami se puoi, ma sto per chiederti qualcosa che ti costerà molto e credimi, se ci fosse un altro modo, io non sarei qui a pregarti."

"Cosa succede?" chiese il ragazzo aggrottando la fronte.

"Ti ho chiesto di cercare la spada del destino per fermare Henry, ma non era l'unico motivo."
Esitò ancora, strinse gli occhi, poi il dio dei morti parlò.

"Io voglio diventare mortale e questa spada spezza ogni giuramento magico, ogni legame indissolubile. Anche il giuramento di un dio."

"Padre, cosa stai dicendo?" chiese il semidio sconvolto.

"Il mio dovere è quello di rimanere sul trono degli inferi per l'eternità Gregory, ma questo significa non rivedere mai più il sorriso di tua madre, e io non posso accettarlo. Ho deciso di rinunciare al mio trono, al mio potere e alla mia vita immortale, perché senza Zelena io non sono niente. Ma per farlo ho bisogno del tuo aiuto."
Si fermò ancora una volta e misurò le parole successive con cura. "Ho bisogno che tu prenda il mio posto, che tu sia il nuovo dio dei morti."

"Diventare un dio... ma è assurdo.. dovrei affrontare le dodici fatiche.." disse il semidio agitandosi.

Il dio fissò i suoi occhi in quelli chiari del figlio. "Devi uccidermi con la spada del destino." disse in un solo fiato.

"Che cosa!?" disse il ragazzo indietreggiando di qualche passo.

Ma Il dio continuò.

"La lama spezzerà il voto che io ho fatto all'alba dei tempi, ma ad uccidermi deve essere il semidio a cui io donerò la mia immortalità. Il nuovo dio, chi prenderà il mio posto. E tu sei il solo che può assolvere a questo compito." disse d'un fiato.

"No Padre, non lo farò. Mi stai chiedendo troppo!" disse Gregory, girandosi verso Ombra e iniziando a sellarlo.

Il silenzio cadde tra padre e figlio.

"Se rimango qui io e tua madre non potremo mai più stare insieme. I campi elisi sono un luogo in cui mi è impossibile entrare. Ma posso provare a raggiungerlo da mortale."

"Provare a raggiungerlo...?!" esclamò il semidio tornando a guardare suo padre.

"Non sei neanche sicuro che questo ti porterà da mamma?! Dimmi, quanti altri dei hanno provato a fare questo viaggio senza ritorno nella mortalità?" chiese infuriato Gregory.

Ade sorrise tristemente.

"Nessuno dei miei fratelli a mai fatto ciò che io sto per fare. Non ho garanzie, non ho certezze."

Gregory sospirò spazientito, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi poi si girò nuovamente, raccattando una vecchia coperta e caricandola su Ombra.

"Ho fatto del male a molte persone in questi secoli, figlio mio. Il posto che mi spetterebbe di diritto non è un luogo di pace eterna dove le anime riposano dopo una vita di buone azioni. Potrei sacrificare tutto il mio potere e finire a scontare la mia pena in un regno di dolore e rimpianto, come qualunque altro mortale. Ho ucciso molti semidei, figli dei miei fratelli. Loro mi odiano per questo, e probabilmente sfrutteranno questa situazione per punirmi come merito. Oppure gli dèi potrebbero avere pietà di me, permettendomi di arrivare ai campi elisi. Non lo so Gregory, non so qual'è il mio destino ma tra la possibilità di rivedere tua madre e la certezza di non poterla più incontrare, io scelgo la speranza. Perché l'immortalità senza Zelena è già l'inferno. Se resto un dio, io l'ho già persa."

Gregory fissò suo padre, le mani appoggiate ad Ombra.

In qualsiasi regno, in qualsiasi luogo, lui ti ama.

Era stato proprio il semidio a pronunciare quelle parole ad una donna in lacrime, in un altro regno, in un altro tempo. Quell'amore gli stava davanti ora.

"Non sai neanche se funziona... e... io...... diventare un dio...." mormorò lentamente il ragazzo.

"Ti sto chiedendo qualcosa di terribile, lo so. Volevo tenerti lontano dal peso dell'immortalità, dalle dodici fatiche, e ora arrivo a chiederti questo."
Il dio rise aspramente. "Sono un essere orribile e meschino, e merito il tuo disprezzo. Ma credimi, saresti un dio migliore di me. Perché tu conosci la vita mortale, con le sue gioie e i suoi dolori, mentre io ho imparato a rispettare chi avevo il compito di difendere solo quando tua madre è arrivata nella mia esistenza. Ho disprezzato i mortali, usandoli come marionette, non pensando al loro dolore, perché infondo non sapevo cosa fosse la morte. Sono stato un tiranno, e se ho fatto qualcosa di buono in tutta questa eternità, è stato solo grazie a tua madre." terminò il dio.

Gregory si accarezzò involontariamente il braccio sinistro, coperto dal mantello damascato. Ripensó a Zelena, costretta ad uccidere il suo Ade per salvare il mondo. Lui non avrebbe mai deciso di rinunciare ai suoi poteri per amore, per questo la strega aveva spezzato il suo cuore, uccidendo il suo vero amore. Suo padre avrebbe potuto essere quel mostro, anzi lo era stato per molto tempo, ma ora era in piedi davanti a lui e rinunciava a tutto per una donna. Se c'era una possibilità...

"Non ho ucciso Henry e dovrei uccidere mio padre?" disse infine Gregory.

Ade sorrise.

"Tu conosci il valore della vita e della morte. Per questo motivo non hai ucciso Henry Mills."

"La fai facile..." mormorò Greg mentre tutte le forze venivano meno. "Non sono pronto a lasciarti andare... come faccio senza di te papà? Come faccio ad essere un dio?!" chiese tremante Greg.

Ade scosse la testa, si sfregò le mani e poi se le portò alla radice del naso.

"Ti sto caricando di un peso che non dovresti portare, ma per quanto riguarda l'essere un dio... ero sincero, tu sarai un dio più grande di quanto io e i miei fratelli siamo stati. Io non cederei a nessun altro la mia immortalità."
Il dio dei morti mise la mano in tasca e tirò fuori un cerchio lucente. "L'anello degli inferi è tuo."

Greg abbassò gli occhi. Quanti ricordi tornavano alla mente guardando quell'oggetto così fragile. Le mani di Ade trovarono le sue e le strinsero, richiamando i suoi occhi verso quelli del padre.

"Gregory, ti prego. Si felice. E resta umano."

La spada nera venne raccolta dalla terra e iniziò puntare leggermente il tessuto del completo nero.

Le braccia di Ade lo circondarono.

"Va tutto bene Gregory." sussurrò il dio all'orecchio del figlio.

Greg serrò la mascella trattenendo un singhiozzo, e chiuse gli occhi.

La lama trapassò il corpo magro del dio che si piegò in avanti, arcuandosi a causa del male.

Le lacrime scesero dal volto di Gregory. Ade gli strinse con forza gli avambracci mentre una luce folgorante li avvolgeva. Il calore era insopportabile, la mani bruciavano attraverso gli stati di tessuto. Fasci di luce bianca collegavano padre e figlio, stretti in un abbraccio mortale. Il fuoco sembrava scorrere nelle vene al posto del sangue. La vista era accecata da quella luce così pura. Poi, lentamente, l'abbraccio si sciolse e Ade cominciò a cadere all'indietro. Il corpo dell'uomo toccò terra. Le loro mani erano ancora unite, Gregory sentiva una nuova e immensa ondata di calore. Mentre quella forza entrava in lui, la vita si spegneva ogni secondo di più negli occhi di suo padre. Ade giaceva morbidamente, il sangue era un'oscura presenza che macchiava inesorabilmente la vista. Sorrise lievemente, i suoi occhi blu annegarono negli occhi azzurri.

"Grazie... Gregory..." pronunciò a fatica Ade. Il petto si muoveva a scatti, ma gli intervalli tra i respiri si fecero sempre più lunghi.

"Ti... voglio.. bene.. Greg.."

"Anch'io papà." rispose il ragazzo, cullando un'ultima volta quelle mani antiche.

Gregory rimase fermo, in silenzio, per molto tempo. Poi iniziò a respirare affannosamente, levando un lamento soffocato che risuonò in tutta la piana. Un grido umano, profondo e straziante. Le mani di Ade ora ricadevano sul terreno, immobili, lo sguardo era rivolto al cielo.

Per la prima volta, Gregory si sentì solo.

 

   
 
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